Morti per stress da lavoro in Cina

Il sole si offusca nel cielo di Pechino

Di nuovo, recentemente si è avuta notizia del suicidio di altri tre operai della Foxconn – l'azienda taiwanese che produce per Apple e Nokia – già nota alle cronache internazionali per la catena di suicidi del 2010. I tre operai si sono buttati dal tetto dell'azienda. Così la Cina ha conquistato il primato mondiale di suicidi e morti per un eccesso di lavoro a loro imposto dalle aziende del social-capitalismo imperante nel paese.

Ed è proprio Xinhua, l'agenzia stampa governativa, a pubblicare uno studio che colloca la Cina al primo posto per morti di stress da lavoro tra tutti i paesi del mondo (1). Questa vera e propria epidemia, questa particolare forma di morte da lavoro, si sviluppò in Giappone nell’immediato dopoguerra, quando prese avvio la ricostruzione nazionale del paese devastato dai bombardamenti apocalittici dell’imperialismo americano concorrente a quel del Sol Levante.

Quella “epidemia” colpiva chi era costretto a lavorare dodici o più ore al giorno per sei o sette giorni alla settimana, procurandogli danni permanenti, fisici e psicologici, che potevano avere come soluzione estrema quella che fu chiamata guolasi, morte per straordinari, per stress da lavoro.

Questo sfruttamento intensivo della forza-lavoro si è ora imposto in Cina per strappare al lavoro degli operai quanto più plusvalore sia possibile per assicurare l’accumulazione “socialista” del capitale, sia nazionale che internazionale.

E’ la stessa agenzia di stampa governativa cinese Xinhua, quindi, e citando statistiche elaborate dalla multinazionale Regus, a parlare di ben 600mila morti all'anno, in prevalenza colletti bianchi che lavorano nelle grandi città. Altri sintomi acuti di stress da lavoro sono poi i fenomeni di insonnia, anoressia e dolori addominali.

Anche un sondaggio del Global Times, spinn off in lingua inglese del Quotidiano del Popolo cinese, conferma la drammatica condizione dei proletari cinesi. Dando anche notizia di un gran numero di operai in fin di vita per malattie occupazionali o mutilati per incidenti sul lavoro.

Le notizie di episodi di protesta e scioperi improvvisi, e in alcuni casi di vere e proprie rivolte, si vanno ripetendo; quantomeno stanno ad indicare una situazione nella quale non solo i milioni di migranti dalla campagna ma anche molti dei cosiddetti “colletti bianchi” stanno sperimentando quanto costi loro uno “sviluppo nazionale” basato sul più assoluto rispetto di tutte le categorie fondamentali del modo di produzione e distribuzione capitalisti. Imprigionati in rapporti di produzione che li obbligano a fare da vittime sacrificali dello stesso sviluppo in termini di altissimi saggi di sfruttamento e quindi di profitto, al fini del massimo potenziamento della accumulazione del capitale.

Il vento che comincia a soffiare è però ora anche quello di un rallentamento quantitativo della produzione delle industrie manifatturiere, conseguente al calo di ordini provenienti dall’estero. Così i ritmi di crescita del Pil non solo non sono più a due cifre come qualche anno fa, ma vanno sempre più ridimensionandosi fino a poco più del 7% nel primo trimestre 2013. Sempre alto, sì, ma la tendenza al calo prosegue.

Il settore degli immobili, fino a ieri in crescita, dopo aver drogato buona parte dello “sviluppo nazionale”, non solo potrebbe avere un crollo che in parte viene già annunciato dalle contrazioni registratesi da parte delle industrie del cemento e del carbone, ma addirittura potrebbe essere al centro della esplosione di una bolla pericolosa per i suoi effetti generali.

Anche il settore delle comunicazioni da segni di rallentamento. Inoltre si accenna ad un preoccupante aumento della disoccupazione giovanile, specie fra i laureati che le Università rilasciano in numero sempre maggiore.

Le notizie non molto… edificanti sopra accennate hanno subito influenzato in parte il recente crollo della Borsa di Tokyo e quindi, sulla sua scia, delle principale Borse del resto del mondo. La vecchia talpa scava anche nella vasta terra cinese…

DC

(1) E' anche di questi giorni la notizia della morte per troppo lavoro di un giovanissimo operaio cinese, di soli quattordici anni: rainews24.it

Lunedì, June 3, 2013