Un’altra rivoluzione a Cuba?

Come è noto Raul Castro – capo dello Stato e del governo della Repubblica di Cuba – ha dichiarato di voler unificare i due pesos nell'economia di scambio a Cuba. Il peso cubano, ovvero la moneta corrente, viene utilizzato per pagare salari, stipendi e pensioni nel settore pubblico, mentre il peso cubano convertibile, viene usato dai turisti e dai cubani per pagare i beni di lusso come la benzina, i ristoranti, gli alberghi, tutti i servizi turistici e la maggior parte delle merci d'importazione. Il peso cubano, vale circa 5 centesimi di dollaro ma non può essere convertito in nessuna valuta straniera, tantomeno in dollari. Il peso cubano convertibile ha invece un rapporto fisso con il dollaro statunitense pari a 1,08 dollaro.

I due sistemi monetari hanno per 19 anni svolto un duplice ruolo. Il primo di coefficiente di scambio tra le merci all'interno del mercato domestico e di calcolo dell'ammontare delle retribuzioni dei dipendenti dello Stato e non. Il secondo di drenare valuta pregiata (dollari in particolare) da usare come mezzo di acquisto sul mercato internazionale di quelle materie prime e di tecnologia di cui Cuba è priva.

Per chi – a differenza nostra – ha sempre creduto che Cuba sia stata e sia tuttora un paese socialista non sarà certamente questa riforma a fargli cambiare idea. Tra l'altro la riforma non è stata ancora formulata tecnicamente né si sono dati i tempi di scadenza del vecchio regime. Probabilmente andranno verso la costituzione di una divisa unica convertibile con enorme danno per il potere d'acquisto della popolazione interna.

Non si accorgono, i seguaci di Fidel, che a Cuba nessuna delle categorie economiche capitalistiche è mai stata soppressa. Dal capitale ai salari, dalla produzione di merci al regime dei prezzi, nonché dell'esistenza del mercato, anche se tutte queste categorie hanno avuto nello Stato centrale il "dominus" politico e amministrativo. Noi lo chiameremmo capitalismo di stato nella versione caraibica che, per certi versi, è stata “migliore” (meno oppressiva) di quella asiatica (stalinismo), senza per questo perdere il suo carattere capitalistico e il suo interprete principale, il "leader massimo" quello di dittatore, ma questo è un altro discorso che ci interessa relativamente.

Rispetto all'impianto economico complessivo quello del doppio corso monetario e della sua possibile unificazione è un dettaglio che, in sintonia con tutto il resto, si adegua alle necessità di un piccolo capitalismo di Stato che per sopravvivere è portato ad adeguarsi sempre di più al capitalismo più o meno privato che lo circonda. Da qui le già avvenute privatizzazioni in alcuni settori dell'economia e l'adeguamento del cambio del peso.

FD
Giovedì, November 28, 2013