Sulla via giusta

Le manifestazioni di opposizione alle riforme Gelmini e Profumo, così come quelle contro Fioroni, Moratti e Berlinguer, si sono spente nell’arco di un inverno e pare abbiano lasciato dietro di sé fondamentalmente nulla.

La scuola è stata salassata e periodicamente viene ulteriormente impoverita dai governi di turno che piangono miseria, per racimolare soldi da elargire in ampie manciate ai capitalisti della penisola, così come del mondo.

Il deserto nel mondo dell’istruzione pubblica avanza. Avanza nelle scuole elementari, nelle medie, nelle superiori, nelle università. Tuttavia la risposta legittima e giustamente arrabbiata tarda ad arrivare, arriva stanca e poco incisiva, si scioglie come la neve entro la primavera.

Compagni studenti, la lotta non finisce qui!

La lotta prosegue, in diverse forme, la prima di queste è la formazione politica.

E vi è solo una categoria di studenti che può portare avanti la lotta, sia la lotta nelle scuole e nelle università, che la lotta per l’eguaglianza economica e sociale, la lotta per una società migliore. Questa categoria di studenti è formata dagli studenti proletari e da tutti quelli che – aldilà della provenienza sociale – vogliono lottare contro questo sistema di sfruttamento e avere il proletariato come proprio referente.

Non è necessario spaventarsi a questa parola, “proletario”, e bollare di anacronismo chi la usa. Il proletariato non è semplicemente la classe sociale di chi non ha che i figli, ma bensì la classe sociale di chi non possiede mezzi di produzione ed è costretto a lavorare sotto padrone. Gli studenti proletari non sono altro che i loro figli. E portate con orgoglio questa “etichetta”, perché sarà in voi, come classe, che risiede l’unica speranza per un mondo nuovo.

Per quale ragione non possono essere innanzitutto gli studenti proletari ed i proletari in genere a portare avanti la lotta per un mondo migliore, più giusto, dove non vi saranno più disuguaglianze politiche, né economiche, né sociali? Il proletariato è la classe oggettivamente sfruttata dal sistema capitalistico, la classe che più di tutte ha interesse che il regno del suo sfruttamento abbia fine e che al suo posto sorga un mondo di socialmente eguali. Il proletario, al lavoro, riceve come salario molto meno di quanto le sue mani in realtà producano, viene licenziato, costretto alla precarietà. Il proletario, a scuola, si vede strappare i “diritti” allo studio, ad un ambiente libero dall’ideologia dominante. Il proletario, ad ogni taglio della Spesa Pubblica, si vede privare dei “diritti” ai servizi statali, perché faticherà di più a permetterseli.

Al contrario il borghese – ossia la classe avversa al proletariato, quindi quella che è padrone dei mezzi di produzione – e suo figlio, lo studente borghese, di questi problemi se ne infischia. Il borghese si appropria del lavoro del proletario e lo spaccia per merito suo, il borghese licenzia e precarizza il lavoratore proletario. Lo studente borghese è in grado di pagare un istruzione migliore, al contrario dello studente proletario. Il borghese, ad ogni taglio della Spesa Pubblica, semplicemente metterà senza sforzo mano al portafogli e pagherà ciò che gli conviene.

Posta ed appresa la divisione in classi della società, qui brevemente schematizzata, non facciamo mistero che in realtà la politica dell’eguaglianza economica e sociale, ossia la politica del comunismo (lontano dal “comunismo” russo, cinese o cambogiano che sia che vi insegnano dalle cattedre), sia una politica che possa essere portata avanti sia da singoli studenti proletari che singoli studenti borghesi, sia da singoli proletari sia da singoli borghesi, purché sia fatto chiaro che il comunismo è il nostro fine e il proletariato, gli oppressi di questo mondo, sono il nostro riferimento e coloro i quali difendiamo dallo sfruttamento borghese.

Giungiamo quindi al nostro invito.

Scrollatevi di dosso tutte le catene che vi vengono imposte, “insegnate” e sotto le quali siete nati, le catene del nichilismo, le catene del “anche l’imprenditore è un lavoratore”, le catene dello “Stalin=comunismo”. Abbandonatele sul selciato e invece costruitevi la vostra spada e il vostro scudo attraverso lo studio, lo studio del comunismo e del marxismo. Studiate il vostro nemico, studiate il capitalismo, studiate le crisi, studiate la politica borghese e diffidate della politica borghese. Senza lo studio, senza il metodo marxista di analisi della società, la risposta istintiva non può che cadere in movimenti odiosi e populisti o nella logica del ricatto di “votare il meno peggio”. Abbiate il coraggio e la forza di opporvi e di lottare contro queste ipocrisie e contro questi mostri ideologici.

Informatevi liberamente presso di noi.

Martedì, February 18, 2014