Finché si suicidano gli operai...

Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni di un compagno sulla durissima e persino tragica situazione della classe operaia

Fiat mette fine al rapporto di lavoro con cinque cassintegrati del polo logistico di Nola (Napoli), che il 5 giugno misero in scena il finto suicidio di Sergio Marchionne nel piazzale antistante lo stabilimento.

Con quattro scarne righe si motivano da parte dell’azienda i licenziamenti, collegandoli all’eclatante rappresentazione messa in atto dai cinque cassa integrati. Altrettanto non può essere fatto, a parti inverse, con i suicidi, veri, in questo caso dei lavoratori, i quali, appunto hanno subito le ritorsioni da parte del padronato.

Non si può! Non ci sarebbero prove infatti per chiamare in causa la Fiat riguardo le morti “volontarie” dei suoi dipendenti, assimilate dall’azienda e dunque - grazie all'influenza esercitata dai mass media da essa controllati o influenzati - diffusamente percepite quali problemi da intellettuale decadente.

Basterebbe però dare uno sguardo alla casistica dei suicidi nel periodo seguente al massiccio uso della cassa integrazione a zero ore e i licenziamenti della Fiat Lingotto di inizi anni '80 a Torino - tra cassintegrati e licenziati 55.000, sommando l'indotto - per accorgersi che una relazione potrebbe infine esserci!

Dal 1980 al 1984, furono 149 i cassaintegrati che si tolsero la vita e si registrò un aumento del 200% dei casi di richiesta di assistenza psichiatrica, in maggioranza cassa integrati, circa il 70%, assillati dalle mensili convocazioni e spinti senza troppi giri di parole a licenziarsi perché “inutili”. Risulterebbe (come per altro è, dal punto di vista borghese) infatti produttivo esclusivamente il consumo che genera capitale, mai quello che riproduce la vita delle persone; inorridiscono i bravi borghesi di fronte all’alternativa comunista di socializzazione dei mezzi di produzione.

Insomma, coadiuvati da una legislazione borghese scritta da borghesi, lo staff repressivo di casa Fiat si occupava, e si occupa tuttora, degli "effetti collaterali" dovuti allo sfruttamento e l’immiserimento delle masse proletarie sotto le leggi del capitale. Sono queste infine, che dettano le sole risposte che bisogna attendersi provenienti dalle sovrastrutture del capitale, nella democratica società del benessere…di pochi a scapito di molti!

Fenomeni, e non casi, di portata sociale, bollati come effetti spiacevoli ma rari di una pur sempre utile e necessaria concorrenza dei mercati, cosi che unico antidoto al perenne decadimento delle condizioni di vita proletarie sia un "comune" concorso all'aumento di produzione e fatturato, quando Invece rappresenta la maggior causa di impoverimento e sottoccupazione.

L’intero quadro politico-istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della Fiat è corresponsabile di questi morti insieme alle centrali confederali. Tanti lavoratori Fiat sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine e a un futuro di disoccupazione

Scriveva Maria Baratto, l’operaia anti-suicidi, suicida essa stessa a 47 anni, cassa integrata da sei. E' in suo ricordo, lo spettacolo teatrale costato il posto ai suoi cinque compagni di lavoro.

L’opera di repressione, prodotto sociale borghese, condotta a spese dei proletari senza distinguere "razza", religione o altri fittizi surrogati tipologici di appartenenza alla specie umana, mantiene i rapporti sociali nei limiti capitalistici di "rapporti tra cose”. Una società che spinge, se è il caso, all'annullamento e alla scomparsa dei produttori (degli operai) - compreso il suicidio, come in questi casi - fino alla miseria e alla fame pergli altri, considerando il tutto legge di natura.

Agli operai la responsabilità di cambiare lo stato di cose attuale, cercando e trovando il proprio partito e il proprio programma rivoluzionario.

GK
Giovedì, July 17, 2014