Dagli operai Titan (Bologna)

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa corrispondenza, inviata anche a siti “di sinistra”, in quanto emblematica di una condizione operaio-proletaria molto diffusa, come tutti sanno. Gli operai della Titan, dopo aver dato prova di ampia disponibilità nel venire incontro alle esigenze padronali, in seguito al terremoto del 2012, adesso corrono il rischio di essere brutalmente scaricati, buttati nel cassonetto sociale della disoccupazione. Infatti, l'azienda in questione trova più conveniente comprare all'estero parte del materiale che produrlo direttamente, visto che in Cina e in Turchia le condizioni di lavoro complessive sono, per il capitale, più vantaggiose, a cominciare, va da sé, dai salari.

Il fatto è che nel capitalismo la forza lavoro è solo uno strumento da sfruttare fino all'osso per fare profitti: questo è vero sempre e a maggior ragione oggi, quando il sistema è colpito da una crisi profondissima, che dimostra in maniera netta l'opposizione inconciliabile tra gli interessi della classe operaia e quelli del padronato: o loro o noi! Non ci sono alternative, perché il capitalismo può sopravvivere solo peggiorando le condizioni di esistenza della classe lavoratrice, aumentando sfruttamento e oppressione sociale, gettando nella precarietà, nella disoccupazione, nella povertà settori sempre più grandi di proletariato e persino di piccola borghesia.

Sappiamo quali sono o possono essere gli effetti collaterali, per così dire, di questa situazione: di fronte all'incertezza del domani, al rischio tutt'altro che remoto di cadere nella miseria, i lavoratori sono tentati e spesso spinti ad accettare quello che, nell'immediato, appare essere il meno peggio, cioè la cassa integrazione, i contratti di solidarietà ecc., che, pur costituendo un taglio anche pesante del salario, sono pur sempre un (pezzo di) salario: “meglio” di niente, ci si dice. Ma c'è un altro rischio ancora, vale a dire lo scivolamento verso posizioni corporative-aziendalistiche, sempre dietro l'angolo, quando si perde di vista l'interesse generale della classe operaia. In sostanza, è giusto pretendere che, di fronte all'ipotesi della CIG o peggio, la produzione ora esternalizzata venga riportata in fabbrica, senza dimenticare però che questo potrebbe danneggiare altri settori di classe operaia (in Cina, Turchia o altrove), a loro volta licenziati o messi a salari ridotti per il calo nelle commesse. Insomma, non bisogna dimenticare che il padronato cerca costantemente di scaricare le sue difficoltà e deviare il malcontento che ne può nascere dentro la classe operaia, spingendola a una guerra tra poveri di cui l'unico beneficiario è il capitale stesso. Non a caso, la destra fascio-leghista agita ipocritamente lo slogan del lavoro nazionale-padano per stordire i lavoratori e far passare in altra forma il solito concetto, falso come un soldo di gesso, che “siamo tutti sulla stessa barca”, padroni e operai, sfruttatori e sfruttati.

Se i lavoratori sono costretti ad accettare – o a subire – i cosiddetti ammortizzatori sociali, le avanguardie di fabbrica-comuniste non devono però mai smettere di denunciare che si tratta comunque di una perdita secca di salario, di una sconfitta, non di una vittoria, benché parziale, come solitamente dicono i sindacalisti. I contratti di solidarietà e via dicendo sono sì solidarietà, ma nei confronti dei padroni, che oltre tutto possono contare sul veloce raffreddamento della combattività operaia fino al suo sonno profondo, il che non è meno importante, per i capitalisti, del risparmio ottenuto sul piano salariale.

Nella tempesta economico-sociale prodotta dalla crisi del capitalismo – non una fatalità alla quale rassegnarsi! - il mondo del lavoro salariato è solo, abbandonato da tutti o, “ben” che vada, circondato da una “sinistra” che, indipendentemente dalla buona fede dei suoi militanti “di base” (o comunque li vogliamo chiamare), spesso indiscutibile, non può offrire oggettivamente alcun aiuto politico, persa com'è nel suo opportunismo congenito che alimenta un riformismo per altro impraticabile, fuori tempo massimo, rispetto a ciò che il capitalismo può concedere. Sempre alla ricerca di una presunta concretezza, in realtà le sue ricette, per i lavoratori e la società, possono al massimo essere archiviate sotto la voce “illusioni e delusioni”.

Non è da questa sinistra, non è dai sindacati, complici e/o conniventi col sistema, che dobbiamo aspettarci una corretta, nonché efficace, prospettiva di lotta. I lavoratori devono prendere la lotta nelle loro mani, creare organismi fondati sulla democrazia diretta (assemblee, comitati ecc.). Sappiamo bene che non è una strada facile, al contrario, che, oggi soprattutto, può sembrare un cosa dell'altro mondo, ma è l'unica possibilità concreta perché il conflitto di classe possa cominciare almeno a difendersi davvero dagli attacchi furibondi del padronato e dei suoi governi. Però, finché si rimane nel capitalismo, ogni eventuale vittoria sarà sempre precaria.

Dunque, la lotta sul terreno economico (salari, difesa del posto di lavoro, contro l'aumento dei carichi di lavoro ecc.) è necessaria, ma non sufficiente, se non si inserisce in una prospettiva politica di superamento di questo sistema, prospettiva che solo l'organizzazione rivoluzionaria, il partito, può dare.

Per la cronaca: lo sciopero del 22 settembre ha visto l'adesione totale dei lavoratori; è un buon inizio, ma un inizio...

Dagli operai Titan (Bologna)

Cari compagni, a titolo d'informazione e poi se necessiterà di un possibile sostegno e solidarietà, vi scrivo le novità di lotta che succedono in fabbrica.

Nella mail precedente scrissi che oggi sarebbe stato l'inizio di uno sciopero ad oltranza, poi, dopo un incontro richiesto da un delegato, avvenuto domenica mattina, la RSU vinse in maggioranza (5 a 3), di sospendere lo sciopero di oggi. Adesso non sto qui a spiegare le motivazioni, è ovvio però che io facessi parte dei 3.

La motivazione dello sciopero partiva dalla protesta da parte degli operai rispetto alle produzioni comprate all'estero (Cina), questo mossa da parte dei padroni preoccupa moltissimo tutti noi, perché potrebbe mettere in discussione anche l'esistenza di tutta la fabbrica e quindi l'esistenza di quasi 200 famiglie.

Oggi pomeriggio, come prevedevamo, (visto che in Titan div. Siria, già quest'estate è stato firmato un anno di contratto di solidarietà) è stata consegnata ad un delegato la richiesta di 13 settimane di cassa integrazione ordinaria, è per questo, domani dalle 6.00 di mattino entreremo in sciopero ad oltranza con picchetto.

Se il picchetto dovesse continuare più di mezza giornata prenderemo in considerazione la sensibilizzazione degli operai della Titan div. Siria a Finale Emilia, anche perché in questo momento è lì che si concentra la produzione più importante. Sicuramente qui ci vorrebbe un aiuto di tutti i compagni sostenitori, perché, anche se non riusciremo a fargli scioperare, cercheremo comunque di coinvolgerli.

Per questa lotta la linea che poterò avanti io ed i miei colleghi che appoggeranno la mia posizione, sarà nel rifiuto di firmare qualsiasi ammortizzatore sociale, perché questa volta i nostri padroni hanno giocato più sporco del solito nei nostri confronti, perché, anche se ci fosse stato un calo di mercato nel settore trattori (noi produciamo le ruote), i padroni non hanno fatto niente per salvaguardare almeno l'occupazione possibile. Hanno comprato migliaia di cerchioni in Cina, cerchioni che fino a ieri facevamo noi con commesse di grandi quantità, da due anni a questa parte si sono attrezzati e probabilmente riempiti magazzini con pezzi acquistati o prodotti in nome Titan in Cina e Turchia.

La Titan (div. Siria) a Finale Emilia il 29 maggio [2012, ndr] fu colpita dal terremoto, da lì grande preoccupazione da parte di tutti, padroni e operai, i clienti aspettavano ma una bella parte dello stabilimento era crollato.

Ci tenevo a fare questo piccolo periodo di storia perchè servirà poi anche a darci più ragioni per lottare.

Ci siamo fatto in 4 per poter ripartire con le consegne, parte di operai di Finale Emilia che venivano con un pulmino a lavorare da noi a Crespellano (Titan, div. Sirmac), concordati turni di lavoro che portavano a lavorare gli operai anche sabato pomeriggio, tutto questo per salvaguardare il nostro posto di lavoro, in un periodo di crisi attuale molto importante.

Nel frattempo in nostri padroni chiesero soldi alla Regione, la fabbrica a Finale doveva essere sistemata, la nostra padrona, azionista italiana della multinazionale americana TITAN, fece tutte le sue belle figure sui giornali e sulle TV locali, come la brava imprenditrice che ama il proprio lavoro e sopratutto riconosceva l'importanza occupazionale della Titan div. Siria di Finale.

Presi soldi e profitti, sempre nel frattempo, si organizzava a distruggere uno stabilimento a cui il terremoto l'ha solo solleticato,(la Titan div. Sirmac di Crespellano) nessun danno.

In questa lotta, vorrei che venga fuori, nella pratica più concreta e materiale, la vera faccia del capitalismo, quel capitalismo che tutti i giorni piange le banche ed i governi per avere soldi in cambio di occupazione ma che in realtà è pronto ad intascarsi tutto e poi scappare via verso profitti migliori dando calci nel culo a tutti i lavoratori che hanno dato anima e sangue per le loro villette al mare o in montagna!

Io con i miei colleghi compagni saremo disponibili a testimoniare la nostra realtà con qualsiasi mezzo, radio, giornali, assemblee, anche la TV, insieme alla lotta vorremmo che ci sia la denuncia più pubblica possibile della nostra situazione perché pensiamo che non sia originale, ma un andamento globale che in particolare colpisce le zone più industrializzate.

Oggi i padroni, o producono dove costa meno o devi produrre e costare meno tu!

Sono queste le loro scelte.

A noi non ci resta che lottare, con trasparenza e sincerità, far risaltare tutte le contraddizioni di cui il sistema capitalista vive facendosi scudo con le realtà di sinistra opportuniste, false ed ingannatrici della classe proletaria.

Restiamo a disposizione di tutti i compagni interessati, anche per riflessioni e consigli che ci potete dare, chiunque di voi voglia darci una mano per fare annunci in radio, pensare di far intervenire giornalisti; interviste; partecipazione ad assemblee pubbliche, programmi Tv… Ecc ecc. Noi saremo disponibili.

Operai Titan div. Sirmac
Sabato, September 27, 2014