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Home ›La protesta dei lavoratori della logistica ai Mercati Generali Torino
Pubblichiamo le considerazioni inviateci da un compagno sulla protesta avvenuta lo scorso 16 ottobre al CAAT.
I lavoratori del CAAT (Centro Agro Alimentare Torinese) nella notte tra 15-16/ottobre/14 sono scesi nuovamente in piazza, questa volta alla ricerca della solidarietà di classe tra le fila del facchinaggio. Indetto dal Si Cobas, lo sciopero è avvenuto contemporaneamente in molti altri mercati ortofrutticoli italiani, a Torino in particolare, l’intendo era di continuare la lotta intrapresa mesi fa contro lo sfruttamento delle cooperative, organo padronale utile a licenziare e mantenere sottopagati i lavoratori, formalmente inquadrati come "soci", oppure in "nero". L'obbiettivo è l'adeguamento al contratto nazionale della logistica.
Intorno alle ventitre si incominciano a radunare i lavoratori insieme ai militanti del SI COBAS e di diverse organizzazioni politiche e si vanno a costituire i picchetti per bloccare la circolazione delle merci. Contemporaneamente si posizionano le forze di polizia, un dispiego di caschi blu imponente.
La partecipazione attiva di organizzazioni solidali e singoli militanti politici viene in seguito definita, dalla stampa ufficiale, una forza preponderante in quanto risoluta “fomentatrice di violenze”. Proprio loro - più tardi - saranno malauguratamente coinvolti nel tragico episodio dell'impedimento all'entrata di un piccolo commerciante ambulante, venuto a rifornirsi, il quale nella concitazione accusa purtroppo un malore, risultatogli fatale. Quarantanove anni, lascia due bimbi e la moglie. L'atmosfera era infatti tesa e si sono registrate alcune fiammate di dura protesta,con lancio di sassi, petardi, cariche e scontri "fisici" tra manifestanti e forze dell'ordine.
Questo episodio, evidentemente fortuito ma grave, ha condizionato il proseguo della protesta che viene abbandonata dai lavoratori prima del dovuto, intorno alle 5-6 del mattino. Ne approfittano lucidamente, ben poco impressionati, i rappresentanti dell'ordine costituito (dai padroni) per effettuare alcuni fermi (poi rilasciati), una schedatura di massa, procedendo al ritiro di documenti, consegnati da partecipanti ormai arrendevoli che avevano di fatto chiuso la protesta, loro sì impressionati dall'accaduto.
Molti sono stati i gruppi di solidali, composti in gran parte da studenti, che hanno partecipato all'azione di resistenza, arrivando fino allo scontro e che in alcuni casi sono stati anche fermati. La solidarietà può rafforzare certamente i lavoratori ma non basta. Il compito dei militanti dovrebbe essere quello di partecipare sì alla lotta, ma aggiungendo contenuti sul piano politico comunista. Invece, nessuna linea politica è stata trasmessa, generali appelli alla libertà, slogan radical-riformisti e spesso interclassisti... per esempio, vista la significativa presenza mussulmana si potrebbe tentare con un: "compagni, non si può continuare a pregare il signore!, se gli operai non parlano di lotta di classe è come se non parlassero di nulla". Siamo certi che la classe operaia non possa comprendere? Che possa rimanere all'oscuro ed essere rivoluzionaria di per sé? L'impressione che se ne ricava è che no, si agisce come se la classe operaia non debba sapere, non debba prendere coscienza di classe comunista, ma questo è il lavoro che già svolge quotidianamente la borghesia!
Le condizioni di lavoro variano a seconda della categoria di appartenenza, insieme mutano quelle salariali necessarie al mantenimento dell'operaio ed è chiaro, da questo punto di vista, che tutto ciò tende ad ostacolare lo sviluppo di lotte comuni attraverso rivendicazioni economiche, che necessariamente sono differenti tra le diverse categorie di lavoratori. O si trasmette un messaggio politico di solidarietà di classe, che vada oltre la richiesta economica, o tutti gli sforzi di lotta rimarranno sul terreno della rivendicazione immediata, senza produrre nessun passo in avanti sul percorso della ripresa della lotta di classe.
Compito del partito è rendere disponibile la coscienza rivoluzionaria di classe durante tutto un periodo e in qualunque condizione storica, non, o almeno non solo, andare allo scontro, peculiarità questa già inscritta nel dna della lotta tra capitale e lavoro.
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