Sulla vittoria elettorale di Syriza in Grecia

Commento dei nostri compagni di Grecia (che pubblicano la rivista Enzymo)

La vittoria impressionante del partito di sinistra Syriza e la terribile disfatta delle forze dell’uscente governo neoliberale (ND e Pasok che avevano sottoscritto i memorandum) rappresentano un’importante manifestazione della volontà della stragrande maggioranza del popolo greco di sbarazzarsi degli odiosi memorandum e delle loro conseguenze anti-sociali e anti-operaie.

Tuttavia questo non costituisce in alcun modo la liberazione dal regime che le ha create e dalle vere cause che hanno portato alla crisi economica che ha colpito il paese.

Durante le elezioni, in fondo, si sono affrontate due linee borghesi per la gestione del sistema e della sua crisi: una dura, neoliberista, e l’altra moderata, keynesiana; entrambe riconoscono gli odiosi accordi di finanziamento, lo stato di sottomissione all'area euro e senza dubbio la costruzione imperialistica dell'Unione europea.

La nostra posizione in queste elezioni è stata, ancora una volta, espressamente e chiaramente astensionista e anti-parlamentarista, perché la nostra politica è rivoluzionaria e la nostra visione del mondo è comunista. Le elezioni non hanno mai cambiato, né ovviamente possono cambiare, il sistema capitalista, né possono liberare il mondo del lavoro dallo sfruttamento, dall'oppressione e dalle sofferenze imposte dalle crisi periodiche.

Dato che il sistema parlamentare è il sistema con cui la borghesia domina con l’aiuto delle classi oppresse, noi non intendiamo fornirle assistenza pratica tramite la nostra partecipazione al voto.

Invece, non smettiamo di sostenere che il parlamentarismo è la forma “democratica” della dittatura del capitale e che il potere dello stato moderno, indipendentemente dal tipo di governo, è un comitato per la gestione degli interessi comuni delle componenti più potenti della borghesia, e in questo caso dell'oligarchia finanziaria.

Nelle elezioni l'oggetto del contendere riguardava la gestione della profonda recessione economica in relazione all’eccessivo debito pubblico. Ma la recessione ha natura sistemica, quindi anche la soluzione deve essere di tipo sistemico. La crisi è il prodotto delle contraddizioni interne del capitalismo e il debito eccessivo è la forma particolare con cui la crisi si manifesta.

Sono necessari quindi il rovesciamento del capitalismo stesso, l'istituzione di un sistema sociale basato sul collettivismo economico, la socializzazione dei mezzi di produzione, la presa del potere e della direzione della produzione da parte dei lavoratori, la pianificazione della produzione basata sulle esigenze sociali e sull rispetto per l'ambiente, al contrario ogni tentativo di trovare un’alternativa all'interno del capitalismo è una mera truffa.

Il nuovo governo SYRIZA con i suoi alleati (la destra nazionalista ANEL - Greci Indipendenti), spera di attenuare le dure condizioni di rimborso del debito (che è ormai insostenibile e in nessun modo pagabile) attraverso la ricerca di un "compromesso sincero" con i creditori della troika - cioè i rappresentanti del capitale finanziario internazionale - al fine di poter fare qualche concessione minimale ai larghi strati della popolazione greca gravemente colpiti a livello economico.

Spera nella fine della dura disciplina di bilancio e delle politiche deflazionistiche che hanno portato alla situazione di stallo nella zona euro e a crepe politiche, tra cui l’ascesa dell'estrema destra di Marine Le Pen, che punta all’uscita della Francia dall’Unione europea; se qualcuno può immaginare l'UE senza la Grecia, non la può certo immaginare senza la Francia.

In ogni caso, se il nuovo governo può riuscire ad alleviare i sintomi più dolorosi, non può certo curare la malattia, soprattutto in un ambiente internazionale di capitalismo globalizzato e neoliberismo frenetico. Anche un neo-keynesismo moderato, che è essenzialmente la dottrina economica di SYRIZA, può, a rigore, seguendo tale dottrina, funzionare solo all’interno di un'economia limitata ai confini nazionali, il che è pura finzione.

Ma la situazione è cambiata da lungo tempo a causa della interconnessione e integrazione dei mercati e dei movimenti internazionali del capitale. La caduta del tasso di profitto, che si è fatta sentire già a partire dagli anni '70, ha portato allo spostamento dei capitali verso l’investimento finanziario. Questo ha prodotto un accumulo massiciio di capitale fittizio e la creazione di un'economia finanziaria virtuale molto sensibile ogni volta che vengono messi in dubbio il flusso di denaro e giochi speculativi sui titoli bancari.

Con l'esplosione della crisi, i governi borghesi europei hanno ripreso il piano di salvataggio delle banche attraverso la conversione del loro debito in debito pubblico, scaricando quest’ultimo sui lavoratori europei. In più stigmatizzando e definendo i più deboli tra questi “popoli” come porci e parassiti.

Nel frattempo, il capitale finanziario " ha trasformato la crisi in opportunità" attraverso la speculazione sugli interessi sui nuovi prestiti.

Con una campagna di menzogne svergognate la nuova egemonia imperialista tedesca, approfittando questa volta del vantaggio economico offerto della riunificazione, ha convertito i paesi del Sud, in particolare la Grecia, in capri espiatori. Ha sparso il disonore su questi “popoli” (proletariato e ampi settori di piccola borghesia) citando il tradizionale sadomasochismo protestante (la cosiddetta etica protestante) che ha fornito la base morale ideale per gli approfittatori del mercantilismo capitalista.

La verità è lontana da quella dei neo-liberali e neo-pietisti di Berlino e Francoforte che, con le loro prediche moraleggianti, nascondono i loro portafogli gonfi e la loro grande ipocrisia. Ad esempio, i prestiti coloniali di 240 miliardi di euro che sono stati rilasciati alla Grecia, non solo non pesano sui contribuenti tedeschi, ma non sono stati nemmeno elargiti all'economia greca o alla società greca che, per contro, ha perso quasi metà del suo reddito. Di questo importo, 185 miliardi sono stati forniti dal Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (fondo europeo per il fallimento controllato) e sono stati presi direttamente dal mercato. In realtà, il prestito "di salvataggio" dalla Germania è solo 15 miliardi di euro, ma lei stessa ne ha guadagnato 75 solo grazie alla differenza dei tassi di interesse! La Germania, come ogni buon creditore, non è così stupida da mettere i soldi in un "buco nero".

Con i nostri compagni tedeschi del GIS abbiamo preso l'iniziativa internazionalista di rivolgerci più volte ai lavoratori tedeschi al fine di svelare la propaganda sciovinista, evidenziare le menzogne della borghesia tedesca e avvertendoli che nel presente dei lavoratori e disoccupati greci e del sud-Europa possono vedere il loro stesso futuro.

In ogni caso i rapidi cambiamenti che travagliano l'Europa richiedono l'unità internazionalista della classe operaia e la sua lotta per il rovesciamento del sistema che alimenta il mostro dell’austerità, della disoccupazione e dell'esclusione sociale.

Atene, 28 gennaio 2015
I compagni internazionalisti
Sabato, February 7, 2015