Marx, Stalin e Katniss Everdeen

L'effetto dell'assenza di una prospettiva rivoluzionaria nella cultura giovanile

Un ben conosciuto effetto dell'attuale crisi del modo di produzione capitalistico è che comporta uno smarrimento legittimo che ha ricadute sulla contestazione dello stesso di una parte degli sfruttati. Di fronte a questa rivolta, il capitale ha molte difese. Il dominio borghese possiede un ampio arsenale, dai sindacati all'esercito, dal voto ai gas lacrimogeni, dalla divisione razziale alle armi atomiche, a causa del quale il proletariato non ha mai saputo vincere in maniera definitiva. Ogni volta che la classe lavoratrice è stata sconfitta, se è riuscita a infliggere un duro colpo alla borghesia, i suoi successi sono stati presto tramutati e aggiunti all'arsenale del dominio borghese. La Comune di Parigi ha partorito le urne elettorali, la Rivoluzione d'Ottobre ha prodotto lo stalinismo, l'anarchismo è diventato antifascismo democratico.

La lotta proletaria ha spesso un aspetto culturale. È un movimento contro l'insignificanza dell'esistenza borghese e della sua cultura, la controcultura. Questa è destinata al fallimento se non è basata su un movimento di classe, se non trova le basi materiali sulle quali svilupparsi. È, finora, stata recuperata e relegata a merce. La sostanza sovversiva è trasformata in capitale, la rivolta in merce. La contro-cultura assorbita dal sistema è un mezzo di controllo e conservazione tanto quanto gli organismi della democrazia sociale. La rivolta è redditizia, specialmente in tempi di crisi, perché fonda il riconoscimento di un gruppo di proletari, spesso giovani, nel suo consumo. Gli skinhead antifascisti e i teamster, si aggregano tanto quanto Burningam e Montdragon. Canalizzano rivolta degli sfruttati, riducendola a un semplice ingranaggio nel sistema capitalistico, e creano una nuovo sbocco di mercato per la rivalorizzazione del capitale.

Per due o tre anni, non solo la rivolta è stata sfruttata, ma la stessa idea rivoluzionaria la è stata. Dopo le sollevazioni nel mondo arabo, le rappresentazioni culturali delle insurrezioni si sono moltiplicate sul mercato. Dai cattivi dell'ultimo Batman, che lanciava in maniera inesplicabile un'insurrezione anticapitalista per mettere in atto un piano di distruzione della città con armi nucleari fatte in casa, alla banda dei giovani rivoluzionari del cattivissimo Divergent. Sovvertire l'ordine stabilito sembra diventato di moda. Il successo di queste produzioni è radicato nel fatto che si indirizzano alla giovane generazione di proletari del paesi del Centro. Più istruita della generazione precedente, avrà solo lavori precari, erediterà un pianeta devastato dalla sovrapproduzione e molto probabilmente un conflitto imperialistico, più devastante e totale dei due che lo hanno preceduto. Questa generazione non ha altre alternative se non sbarazzarsi del capitalismo, far esplodere la propria voce verso l'avvenire, se non vorrà invidiare il destino dei massacrati a Verdun o di quelli bruciati nei Lager nazisti.

Una cosa colpisce con forza nelle quasi totalità dei casi di quelle recenti rivolte. Il progetto rivoluzionario non ha nome. Spesso non esiste nemmeno. La rivoluzione è puramente negativa nella sua essenza. Eppure è stato detto che:

Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dai presupposti materiali ora esistenti.

K. Marx – L'ideologia Tedesca

Marx e Engels ebbero cura di definire i tratti generali di quello che dovrebbe essere una società senza stato né classi. “Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!” o “libera associazione di produttori” rimangono chiari punti di riferimento per il futuro. Lo spettro che si aggira per l'Europa aveva un nome e una sostanza, ora è anonimo e vuoto. Noi analizzeremo due lavori per vedere come questo fenomeno si manifesti. Prima il videogioco “BioShock Infinite”, poi la serie di libri adattati per il film “Hunger Games”.

L'inspiegabile sete di sangue di BioShock Infinite

BioShock Infinite, uscito nel marzo 2013, il giocatore è Booker DeWitt, investigatore, ex-membro della Cavalleria degli Stati Uniti, che ha partecipato al massacro di Wounded Knee ed è un vecchio agente della Pinkerton National Detective Agency. Nel gioco si è mandati indietro nel 1912 in una città sospesa chiamata Columbia, per trovare una donna in cambio dell'estinzione di alcuni debiti. La città è una rappresentazione ideale della società americana di inizio secolo: ne è la caricatura. Segregazione razziale, sfruttamento abietto dei lavoratori, puritanesimo ipocrita e bigottismo religioso oltre l'immaginabile. Questa è l'America descritta da Vladimir Pozner e Howard Zinn, dove la lotta di classe cresce.

I proletari sono organizzati in un gruppo chiamato “Vox Populi”, guidato da una brillante donna di colore, Daizy Fitzroy. Operaia ribelle, vestita di rosso, ricalcante un'estetica a metà tra quella degli Industrial Workers of the World e l'inizio della Rivoluzione russa: l'associazione con il movimento socialista è facile da fare. Ma nessuna ideologia sembra animare i “Vox”. A parte un vago populismo, non c'è un progetto politico, se non l'odio per i padri fondatori (il nome dato ai grandi borghesi di Colombus) e una forma di gelosia. All'inizio del gioco, i “Vox” sono razionali, le loro intenzioni sono nobili e i metodi del tutto giustificabili, di fronte alla repressione del regime. Ma quando la rivoluzione trionfa, le masse divengono brutali e assetate di sangue. Benché eventi simili possano comparire, il capovolgimento è decisamente brutale. Il caso più estremo è quello di Fitzroy, che cerca di uccidere un bambino borghese, per “distruggere il male alla radice”, quando invece, da leader rivoluzionaria, prima non era mai sembrata assetata di sangue.

La spiegazione per questa improvvisa sete di sangue da parte dei rivoluzionari è la stessa che fa luce sulla loro mancanza di un progetto politico. La rivoluzione è considerata essenzialmente un atto violento e negativo, malgrado le sue nobili intenzioni. Il bagno di sangue è normalmente associato ad ogni tentativo di cambiare il mondo al di fuori degli schemi borghesi. Ogni cambiamento qualitativo nella società è associato alla paura liberale della dittatura delle masse, così pericolosa per le minoranze (specialmente le minoranze sfruttatrici). La rivoluzione in sé è vista come qualcosa che può solo degenerare in un atto di sanguinaria dittatura. Processo ben conosciuto, in cui, dalla rivoluzione francese alla rivoluzione russa, la storiografia borghese è capace solo di vedere una successione di bagni di sangue uno più orribile dell'altro.

Un altro angolo visuale potrebbe essere che si tratta della visione attuale di molti bianchi “liberal” dei “disordini” proletari a base razziale nei paesi centrali del capitalismo. I liberali spesso riducono gli atti di rivolta a semplici momenti di saccheggio per rivalsa sociale. Possiamo notare questa visione quando, avendo vinto, i membri di “Vox” scrivono “le vostre vite sono nostre, anche le vostre case e le vostre mogli sono nostre”. Benché questa visione delle cose abbia una parte di verità - i rivoltosi spesso commettono atti di vandalismo controproducente per i loro interessi - i movimenti spesso muoiono dopo la loro fase di rivolta a causa della mancanza dell'organismo politico. Rimane il fatto che il conflitto sociale è ridotto a stupidi atti di vendetta compiuti da una parte della popolazione, che l'organizzazione sociale borghese favorisce.

Gli Hunger Games: qualcosa di completamente differente

Hunger Games è una serie di libri di avventure per giovani, che segue il classico schema in vigore dai primi anni 2000: un bambino, un adolescente o un giovane adulto che salva il mondo. Il successo di Harry Potter è emblematico di questo modello narrativo. Nato dalla promessa infranta della “Fine della storia” di Francis Fukuyama, questo modello è semplicemente quello della generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino. La promessa del libero mercato capitalista non essendo stata mantenuta, il “male” persiste malgrado non sia chiaro come, e ragazzi giovani sono obbligati a scontrarvisi come i loro genitori. La minaccia molto raramente è nuova: è spesso un male antico, già sconfitto dalle generazioni precedenti, che ritorna nel presente. È facile capire come questo sia lo spettro del “totalitarismo”. È l'Unione Sovietica che si erge tra le ceneri del Terzo Reich, è Saddam Hussein che sorge dalle rovine del muro di Berlino.

Hunger Games ha la particolarità di operare una certa rotture del genere. Infatti, in questa serie, il male ha trionfato sulle precedenti generazioni. Il male è il Capitol, un posto fisico e una struttura di governo che regge il paese di Panem. In un Nord America post-apocalittico, il Capitol ha pieno domino sopra i 13 distretti. I distretti sono aree del continente, in ognuna delle quali si produce un tipo di merce per il Capitol. Per esempio, il distretto 12, da dove proviene Katniss, è noto per le miniere di carbone. Il dominio mercantile del Capitol fu messo in discussione da una rivolta soffocata 74 anni prima dell'inizio del racconto. Dalla ribellione, il Capitol ha organizzato una serie di combattimenti a morte tra giovani dei 12 distretti, allo scopo di rinforzare la supremazia del Capitol sul paese. I combattimenti hanno luogo in gigantesche arene high tech ricreanti un paesaggio ostile. I giochi sono trasmessi per televisione in tutto Panem. Katniss, sfidando i giudici durante la sua partecipazione ai giochi, innesca una rivoluzione che riesce ad abbattere il Capitol. Tuttavia, nem mentre che la rivoluzione trionfa, i capi della rivoluzione propongono di mantenere i giochi, questa volta con i figli del Capitol. Opponendosi alla ripresa dei giochi, Katniss uccide anche il leader della ribellione, quando invece doveva uccidere il Presidente Snow, il dittatore deposto del Capitol.

Questo lavoro è interessante sotto molti aspetti. Prima di tutto, la critica che propone è potente, una critica dello spettacolo spinto ai suoi estremi più barbari. Poi, quella alla divisione internazionale del lavoro, che è ovviamente semplificata, ma stiamo parlando di un libro per giovani adulti. Ancor più impressionante è la descrizione del distretto indipendente, il distretto 13, che, a causa del suo isolamento e della sua mancanza di risorse, è degenerato in una severa dittatura. Sembra quasi una critica al socialismo in un solo paese. Anche la designazione del nemico come Capitol, con una O al posto di una A, è chiaramente anti-capitalista.

Ma ancora una volta l'assenza di un progetto rivoluzionario si fa sentire. A parte due righe verso la fine del terzo libro in cui si parla in maniera vaga di una repubblica, la domanda di cosa rimpiazzerà il Capitol è appena sfiorata. La teoria non esiste e nemmeno i dibattiti che dovrebbero animare i ranghi rivoluzionari. I ribelli non hanno altro nome che ribelli o insorti. Inoltre, la conclusione è facilmente prevedibile. Poiché le necessità della rivoluzione hanno corrotto i capi ribelli, la lotta si deve fare contro di loro.

Dalla povertà della letteratura alla povertà del movimento

Le sconfitte dei movimenti rivoluzionari rappresentano bene le carenze del attuale movimento proletario. La violenza cieca dei proletari oppressi anche per le loro origini etniche di “Vox Populi” è un'eco di quei giovani proletari figli dell'immigrazione stipati nelle periferie delle metropoli capitaliste con i loro scoppi di rivolte devastatrici. I ribelli anti-Capitolisti di Panem, ricordano l'anticapitalismo informe dei movimenti Occupy e Indignados. E' il marasma ideologico di una generazione di proletari, dove il nemico è solo vagamente noto. Capitol e i Fondatori fanno eco all'1% e a Babilonia, in cui il progetto rivoluzionario è vago e indefinito. E' un proletariato privato delle sue esperienze e del suo passato. Il colpevole non è difficile da individuare. La carogna stalinista puzza ancora abbastanza da nuocereala movimento rivoluzionario. La sconfitta della Rivoluzione Russa ha aperto una ferita nell'ideale comunista, una ferita che fatica a guarire. Lo stalinismo ha inferto un duro colpo non solo al progetto politico del proletariato, il comunismo, associandolo ai gulag e alla fame, ma anche alla forza materiale che può trasportare l'esperienza del proletariato, il Partito Rivoluzionario, associandolo all'organo di governo dello stato autoritario. Se le condizioni materiali attuali spingono ogni essere razionale a mettere severamente in causa il capitalismo, l'assenza della forza materiale che connette la classe lavoratrice al suo passato rivoluzionario, all'esperienza a cui può abbeverarsi, ci porterà diretti alla barbarie.

Maximilien, 18 novembre 2014
Giovedì, April 9, 2015