Dai movimenti contro gli attacchi del capitale alla lotta per un mondo nuovo

Il movimento francese e la sostanziale assenza – fatte salve alcune esperienze significative ma circoscritte – di lotta di classe in Italia pongono i medesimi problemi politici:

Come contrastare l'attacco alle condizioni di vita e di lavoro della classe sfruttata?

Nel cuore di una crisi capitalista di portata epocale, quale prospettiva politica perseguire?

Decenni di crisi e ristrutturazioni, attacchi al salario e precarizzazione hanno prodotto una nuova composizione di classe. Se il cuore della classe proletaria rimane l'operaio produttivo, grandi masse di popolazione vivono ormai in condizioni ad esso assimilabili: lavoratori dei servizi, precari, lavoratori sottopagati, disoccupati, formano a tutti gli effetti la nuova classe sfruttata, il nuovo proletariato. Un proletariato, però, così frammentato e disperso da far fatica a riconoscersi come classe unitaria, avente interessi comuni e contrapposti al Capitale.

La sconfitta della nostra classe non si è limitata alla sua dispersione e impoverimento nell'organizzazione del lavoro. La sconfitta politica è stata causa e conseguenza della sconfitta sul terreno economico. Le vecchie ipotesi riformatrici facenti perno sulla “difesa dei diritti” e la richiesta di riforme “progressive” hanno preparato il terreno allo scoramento e alla dispersioni attuali. La sinistra ha cancellato la prospettiva e la necessità della lotta per un mondo nuovo, libero dal profitto, dallo sfruttamento, dal capitale. Mentre questa è e rimane l'unica strada che abbia oggi senso perseguire e sulla quale abbia oggi senso costruire qualcosa.

I margini di contrattazione, la possibilità di migliorare la nostra condizione lavorativa sono ormai prossimi a zero. La crisi capitalista porta con se un dato: lo Stato deve divenire sempre più autoritario, la forza-lavoro sempre più precaria e flessibile, le politiche del capitale (p.es. TTIP) sempre più aggressive e rapaci.

Se le lotte, tutte, hanno come unico obiettivo non l'attacco, ma la resistenza alle aggressioni del capitale, e se tali aggressioni continuano a sommarsi le une alle altre, allora ogni ipotesi di miglioramento delle condizioni della classe lavoratrice, fermo restando il capitalismo, si configura sempre più come illusoria.

Il problema politico oggi è: cosa succederà in Francia quando, prima o poi, la nuova legge sul lavoro passerà?

Giusto opporsi alla riforma ma chi avrà illuso le masse sulla certezza di poter contrastare tale legge fermo restando il capitalismo sarà allora politicamente responsabile dello scoramento e della demoralizzazione che seguiranno.

Non si può demandare al “movimento reale” il compito di risolvere i problemi politici che i militanti non hanno il coraggio di affrontare.

Appoggiare con ogni mezzo le mobilitazioni francesi, stimolarne di simili in Italia e ovunque, è solo il primo passo. O si coglie l'occasione offerta da questi movimenti per sviluppare e radicare una organizzazione anti-capitalista e rivoluzionaria e il programma di superamento rivoluzionario di cui questa è portatrice; o si lasciano tali generosi movimenti in pasto alle forze opportuniste (sindacato-CGT, partiti riformisti, stalinisti...) che hanno il solo obiettivo di rendere le mobilitazioni compatibili con le esigenze di sopravvivenza del sistema, ossia di cancellare ogni prospettiva rivoluzionaria, od impedire che questa maturi.

È ora di impegnarsi per la organizzazione rivoluzionaria, è ora di smettere di delegare ed impegnarsi concretamente per rendere il superamento del capitalismo una prospettiva da perseguire materialmente. Lotta con noi!

Domenica, June 19, 2016