Revisionismo di destra e di “sinistra”…

A proposito delle tematiche del “revisionismo storico”, qui riguardanti quello “olocaustico”, ci è capitato di leggere pagine della “Menzogna di Ulisse” di Paul Rassinier (Ed. Graphos 1996). L’autore (il quale vanta un passato nella “sinistra” e nella “resistenza della prima ora”, quando la Francia venne occupata da Hitler) fu arrestato dalla Gestapo, torturato e deportato a Buchenwald, prima, e poi nel lager di Dora. Vicende che si pretenderebbero a favore della credibilità di quanto l’autore racconta…

Nel libro, scritto dopo la liberazione anglo-americana, Rassinier sostiene, fra l’altro, che l’organizzazione e la disciplina dei campi (in molti dei quali si reclutava, ad ogni arrivo dei detenuti, una forza-lavoro a costo zero e sistematicamente usata per scopi bellici) (1) era affidata a gruppi di prigionieri, diretti dai Kapò, i quali sostituivano (anche come esecutori di violenze e condanne a morte) le stesse SS. Potevano così avere non pochi privilegi e soddisfare appetiti (non solo alimentari) più o meno confessabili. Dunque, nei campi regnava una sordida complicità fra carcerieri e carcerati, alla quale partecipavano anche alcuni prigionieri “comunisti” (molti gli stalinisti, ma identificati da Rassinier come “bolscevichi”…). Se la “rivelazione” è questa, sarebbe la scoperta dell'acqua calda. Naturalmente, non è a ciò che punta l'ignobile revisionismo: insomma, pochissimi sarebbero stati i misfatti voluti e commessi direttamente dai nazisti; il revisionismo di Rassinier arriva a sostenere che le stesse SS non erano a conoscenza delle nefandezze che avvenivano nei campi e contro i prigionieri. In realtà, basterebbe riflettere sul fatto che gli “alleati democratici” (Vaticano compreso) erano al corrente dello stermino in atto nei campi di Polonia come nei territori occupati dell'URSS; per convenienza politica, gli Stati “liberi e democratici” lasciavano fare e tacevano, visto che si “eliminava” in fin dei conti una massa di sovrappopolazione poco utilizzabile ed anzi socialmente preoccupante. In fondo non si sarebbe trattato che di un processo di selezione sociale, quasi naturale, più che razziale….

Quanto alla “esistenza” delle camere a gas, Rassinier scrive: “mi pare possibile se non certa (…) Ve ne furono non tante quanto si crede…”. In definitiva, la sua tesi sarebbe quella di una montatura in gran parte costruita di intesa fra tutte le potenze vincitrici per i loro intenti politico-ideologici, contro il proletariato europeo e la sua lotta internazionalista, disorientandolo e separandolo da ogni possibile unione col proletariato tedesco che veniva per l’appunto criminalizzato (come intero “popolo”) dagli “alleati”. I quali avevano commesso e commettevano crimini anche più terribili, presentati come atti occorrenti per l’abbattimento del “mostro” nazista, e giustificando così i loro devastanti bombardamenti sulle città tedesche, italiane e poi giapponesi nonché le finali bombe atomiche. Si tratterebbe di orribili atrocità attribuibili agli uni e agli altri – e su questo saremmo d’accordo – ma poi in definitiva la “revisione” tende a dare maggiori responsabilità ai “liberatori” e a minimizzare le gesta compiute dai nazisti.

Noi non cadiamo nella trappola di discutere su questo o quel numero effettivo di camere a gas e di assassinati nei lagher: si tratta di dati storici incontrovertibili. Sappiamo benissimo che il capitalismo, qualunque sia il colore della camicia indossata, da quando è nato gronda sangue da ogni poro della sua pelle, anche quando si maschera da miglior mondo possibile, dispensatore (con abbondanti e forti dosi di cinismo e ipocrisia) di giustizia e benessere per tutti. Nella tragica realtà, lo stesso “uso” del *genocidio è un “fenomeno” ricorrente nella storia del capitalismo*; una pratica antica, radicata e diffusa – in modo aperto o subdolo – negli “usi e costumi” delle diverse borghesie presenti sul Pianeta. Ciascuna con una sua specifica barbarie che esplode (variando solo le dimensioni e le modalità della carneficina) con stragi bestiali e raccapriccianti orrori. Basti guardare ai crimini commessi dal fascismo in Africa o dalla borghesia francese in Algeria. Senza dimenticare il genocidio dei nativi americani e aggiungendovi, per l’appunto, lo sterminio di razze e popoli “inferiori” prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. La scia di sangue lasciata dagli odi razziali e dalle pulizie etniche, provocate in ogni parte del mondo dai travolgenti interessi della civiltà borghese e del capitale che la sorregge, si è allungata: dalle stragi di ebrei, popolazioni balcaniche e slave, alla persecuzione degli Armeni da parte dei Turchi, allo sterminio dei Tutsi in Africa, agli eccidi contro i musulmani nella ex Jugoslavia….

Certamente, nei panni sia di alfieri del Bene sia di demoni del Male, tutti agivano sul medesimo piano inclinato, quello dove il sangue del proletariato e delle masse misere, emarginate ed oppresse scorre copioso da secoli. Tutti gli Stati borghesi – nessuno escluso – di quel sangue si sono macchiati e continuano a macchiarsi in abbondanza, a salvaguardia dei propri privilegi, della sopravvivenza e sviluppo del capitalismo e del suo “ordine”, nazionale e internazionale. Non possiamo in proposito stendere un velo sulle azioni compiute – ieri e oggi – proprio dallo stesso sionismo e dalla sua visione altrettanto razzista del mondo, con i suoi dirigenti intenti a patteggiare con i nazisti dal 1933 al 1941 o a trattare con loro (più tardi, nella primavera del 1944) per la “vendita-acquisto” di un milione di ebrei. Ma neppure i sionisti sapevano dove collocarli, visto che nessuno voleva ospitarli in casa propria... Insomma, un peso per tutti: meglio eliminarli! Si noti che, ancora oggi, il solo criticare gli ambienti sionisti, che con i loro emissari contribuirono a chiudere le porte in faccia a quel milione di “fratelli”, comporta l’accusa di… antisemitismo.

Nel caso specifico sopra citato, i “contatti” avvennero fra Eichmann (capo delle SS) e Joel Brand, un sionista ungherese che fu incaricato di proporre agli Alleati la disponibilità da parte di Himmler a liberare un milione di ebrei da inviare in Spagna o Portogallo. Lo scambio sarebbe stato con mille camion di vari generi di consumo. I nazisti intendevano forse aprire ulteriori trattative che in qualche modo separassero gli angloamericani dai russi. Se ne parlò a Istanbul con il movimento sionista, ma le autorità turche consegnarono Brand agli inglesi che – contrari assieme ai russi allo scambio e ad altre trattative – bloccarono ogni possibilità per un “baratto di sangue contro merci”. (Vedi La lista di Eichmann, di Amodeo e Cereghino, con documenti degli archivi di Stato britannici). Si è in seguito appreso che si stava per coinvolgere nelle trattative il governo neutrale svizzero ma che l’opposizione degli inglesi respinse tassativamente un accordo che rischiava anche di “scaricare” in Palestina, allora sotto tutela inglese, centinaia di migliaia di ebrei, creando una esplosiva situazione nel rapporto con gli arabi. Cosa che poi a fine guerra accadde con la nascita di Israele. (2)

Il progetto nazista di “soluzione finale fu deciso alla Conferenza di Wannsee del 20-1-1942. E da qui prese il via quella carneficina, “definitiva” nelle intenzioni, di ebrei (ma non solo) e ufficialmente definita dai governanti nazisti la “eliminazione degli ebrei dallo spazio vitale”. Uno spazio – possiamo dire per un “privilegio” altrettanto “divino” – che spettava (?) soltanto al popolo tedesco. Con il mito della razza eletta (la purezza ariana, un cardine dell’ideologia hitleriana), alla quale era riservato il dovere di cancellare quella ebrea e slava, si rafforzò il collante ideologico che sosteneva i “diritti” dello scalpitante imperialismo tedesco accerchiato e soffocato dalle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale*.*

Usciti vittoriosi dal Secondo conflitto mondiale, gli “alleati” (sempre in nome dell’umanità…) hanno usato la denuncia della brutalità e della barbarie dei nazisti (d’altra parte più che evidente!) per meglio nascondere le loro non poche criminose gesta, compiute con la falsa apparenza di imprese necessarie per la salvezza della civiltà. La “loro”, naturalmente. È pur vero – e questo va detto chiaramente e sempre ripetuto – che non si trattava, riguardo alla bestialità dei nazisti, di apparenze gonfiate ad arte (anche se in parte qualche esagerazione sugli sconfitti nazisti fece indubbiamente comodo: vedi l'attribuzione indebita fatta ai nazisti del massacro di Katyn compiuto dagli stalinisti). La realtà era comunque più che evidente, e non si trattò certo di menzogne: l’inganno fu semmai quello di nascondere contemporaneamente Ie altrettanto criminose azioni compiute, con una sordida complicità, dalle “liberal-democrazie” occidentali e da quel campione del “socialismo in un solo paese” che fu Stalin con tutti i suoi accoliti in vesti di “nazional-comunisti”.

Non si possono quindi negare o ridimensionare i misfatti nazisti: dobbiamo semmai respingere la loro valutazione di eccezionali accadimenti che nulla avrebbero a che fare col dominio del capitale. Al contrario, il vero Mostro non fu unicamente quella esplosione di orrori bestiali imputabili ai nazisti: è la classe borghese di ciascun Stato, quella che in ogni parte del mondo scatena e impone apertamente la propria violenza ogni qualvolta deve difendere i propri interessi e allargare e rinforzare il suo dominio.

Nessuno di noi può minimamente dar credito ad una revisione storica la quale avrebbe la pretesa di voler smascherare l’ipocrisia di chi – fingendosi “liberatore”, come gli anglo-americani-russi – aveva a sua volta distrutto città e paesi, massacrato centinaia di migliaia di esseri umani indossando i veli di angeli purificatori e paladini della “libertà”, contro il "sadismo tedesco". Addirittura definendo quella dei crimini nazisti (i quali ci furono, e come!, naturalmente assieme a tutti gli altri) soltanto una “scandalosa mistificazione”, da denunciare in nome di una verità da ritenersi più… rivoluzionaria. E ci fu chi lo fece – addirittura come rappresentate di una personale Sinistra comunista con tanto di etichetta “doc”! – definendo la versione propagandata niente altro che «una menzogna da distruggere come compito primario del partito». (Programma comunista, n. 12, 1979)

Va quindi detto, in ogni occasione e senza nasconderlo, che il classificare come mostruoso il nazismo (e certamente lo fu!) tacendo sulla presenza – ieri e oggi – di altri mostri del medesimo genere, è servito a determinati centri imperialistici per giustificare la “necessità” di un “democratico” macello bellico. Tacendo invece sulle cause reali, alla base di tutto, ovvero su quelli che sono i concreti e dominanti rapporti di produzione e i veri interessi di classe che hanno generato e generano una costante, estrema e reazionaria violenza su una maggioranza di sfruttati e oppressi. Una violenza che arriva alle forme più bestiali presentandosi come il prodotto storico di quei rapporti (politici e commerciali) fra gli Stati e le potenze imperialistiche rivali, e che si scatena sulle masse proletarie (e non solo) del mondo intero, man mano che le contraddizioni del capitalismo esplodono.

Altro che il Bene della civiltà borghese che rischiava di essere sconfitto dal Male dei nazisti! Per gli uni e per gli altri, era indispensabile trovare la via migliore da battere, ideologicamente e politicamente, per manovrare e trascinare con sé il proletariato, convincendolo a farsi scannare sui fronti di un’altra guerra fratricida, a livello mondiale e nel nome di una “sacra unione” (capitalisti inglesi e americani assieme ai “comunisti” russi), che ripristinasse una “convivenza civile”, chiaramente interclassista, fra i popoli. E naturalmente col dovuto “rispetto” per gli Stati più potenti….

Il nazismo toccò certamente punte estreme di atroce criminalità, biecamente reazionarie, comprese le sue farneticazioni ideologiche cavalcanti il mito di superiorità della razza ariana eletta ad un superiore destino – per altro al pari di quanto predica il sionismo in favore del popolo ebreo, prediletto dal suo dio personale. E con Hitler fu innalzata una bandiera, l’antisemitismo, che per lunga tradizione buona parte della intellighentia borghese in Europa (ma anche in America) aveva già abbracciata nei passati decenni. Ora si trattava, per molti che al nazismo guardarono con una certa… benevolenza (almeno fino alla fine degli anni Trenta) di concludere una battaglia fattasi necessaria contro i «tiranni ebrei o mongoli» che guidavano gli «inferiori e arretrati popoli slavi» (così urlava Hitler) e, con un radicato antisemitismo (professato dalla stessa Chiesa cattolica nonché ben vivo nelle chiese protestanti) (2), puntare armi e aprire camere a gas contro la spregevole «razza degli ebrei, dei giudei». Il Fuhrer non perdeva occasione per arringare le masse contro quelli che erano considerati appartenenti ad una «tubercolosi-razza dei popoli»: gli ebrei praticanti la «danza per il vitello d’oro»...

Dunque, sulla brutalità e sulla barbara ferocia dei nazisti si concentrò – a cose fatte – la propaganda della borghesia “democratica” (a fianco di un altro macellaio quale fu Stalin), guardandosi bene dal fare altrettanto per le atrocità da sempre praticate dal capitalismo e incancellabili dal suo Dna. Ma altrettanto mistificante sarebbe sorvolare o minimizzare la violenza praticata dai nazisti, mettendo in dubbio le perversità e le crudeltà perpetrate dalla borghesia tedesca. Con la pretesa, poi, di favorire così la causa rivoluzionaria del proletariato, affinché esso non si faccia irretire dal “buonismo democratico” delle altre borghesie, europee e americane, che pretenderebbero di essere più e meglio civilizzate.

Non è affatto necessario, anzi sarebbe veramente inconcepibile, il sostenere da parte di un comunista un indirizzo politico del tipo sopra indicato (revisionando e sminuendo presunte e interessate “esagerazioni” attorno alle imprese criminose compiute dai nazisti, con la scusa di operare uno smascheramento di orribili e ripugnanti gesta compiute dai “liberatori” e dal capitalismo in generale. Molto chiaramente, non si tratta di classificare come terrificante il solo nazismo, tacendo sulla presenza – ieri e oggi – di altri “mostri” e fornendo così una giustificazione a determinati centri imperialistici per il loro ben calcolato intervento in un macello bellico quale fu la Seconda Guerra imperialista. Neppure si può ridurre i criminosi misfatti nazisti con pretestuose “disquisizioni” che portano acqua in definitiva ad un sottinteso e mal nascosto tifo – abbiamo avuto più di un esempio, purtroppo – per questo o quell’imperialismo, tenendo a pretesto la loro differente età…

In definitiva, noi dobbiamo, sì, denunciare anche una speculazione fatta dagli “alleati” attorno alle montagne di scheletri rinvenuti nei lager nazisti, e di altre migliaia di moribondi sopravissuti, ma in alcun modo possiamo prestare il fianco a possibili offuscamenti su tali eccidi. Dobbiamo presentarli per quello che sono, assieme a tutti gli altri crimini commessi dagli Stati in guerra, “effetti” orribili di un unico responsabile: il capitale.

Indubbiamente, e si potrebbe quasi dire in modo scontato, ad una banda internazionale della borghesia ha fatto comodo nascondere la realtà, la verità dei fatti, e incolpare di tutti gli orrori un’altra banda concorrente. Ma quelle raccapriccianti atrocità ci furono e sono da denunciare – in termini estremamente chiari, senza possibili fraintendimenti – assieme e al pari di tutte quelle commesse dai liberal-democratici e dagli stalinisti. Altrimenti, che significato potrebbe avere la sola accusa, ad una delle bande in azione, quella “liberal-democratica”, di aver fatto un infame uso dei cadaveri di uomini e donne (ripetiamo: non solo ebrei) per nascondere le loro colpe? Quei cadaveri ci sono stati, purtroppo, e assieme a tutti gli altre vittime del capitale (qualunque sia la sua nazionalità o il suo centro imperialistico di appartenenza) non le possiamo certamente dimenticare – o comunque non possiamo lasciare spazio al sospetto che le si voglia considerare in qualche modo in seconda… graduatoria.

DC

[Per quanto riguarda il riferimento a Programma, vedi la rettifica pubblicata sul sito: leftcom.org ]

(1) Campi di lavoro furono istituiti vicino agli insediamenti industriali (una fabbrica di caucciù sintetico a Bergen-Belsen, la I.G. Farben ad Auschwitz, la Siemens a Ravensbrück, la fabbrica sotterranea delle V-2 di Mittelbau-Dora collegata al campo di Buchenwald). La società di costruzioni Todt utilizzò i prigionieri (centinaia di migliaia) per il ripristino delle linee di comunicazione (strade, ponti, ferrovie) distrutte dai bombardamenti alleati. I quali – guarda caso – risparmiavano proprio le linee ferroviarie sulle quali transitavano i treni carichi di ebrei, pur essendo a conoscenza di quel che accadeva fin dal 1942.

L’utilizzo dei prigionieri come forza-lavoro gratuita fu dunque massiccio nell’industria bellica tedesca. Alla Conferenza di Wannsee si stabilì quanto segue: «Adesso, nell’ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi a est, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà a mancare per decremento naturale. Quanto all’eventuale residuo che alla fine dovesse ancora rimanere, bisognerà provvedere in maniera adeguata, dal momento che esso, costituendo una selezione naturale, è da considerare, in caso di rilascio, come la cellula germinale di una rinascita ebraica» (Dal protocollo di Wannsee del 20 gennaio 1942, nel quale soprattutto si puntualizzarono le “questioni operative”).

(2) Anche se non di “pubblico dominio”, va pur detto che il Governo di Hitler (più o meno segretamente) sostenne il Sionismo e l’emigrazione ebraica in Palestina dal 1933 fino al 1940-41. In cambio, molti erano i gruppi Sionisti disposti a lottare contro gli inglesi. Sulla questione legata a uno spazio territoriale dove collocare gli ebrei sparsi nel mondo, già alla Conferenza di Evian (1938) i 32 Stati “democratici” invitati da Roosevelt si erano rifiutati di “ospitare” ebrei, dando a Goebbels il pretesto per denunciare (1943) l’atteggiamento ipocrita delle nazioni democratiche le quali – così esternava – si rifiutavano di ospitare quelli che nel contempo definivano «pionieri della civiltà, geni della filosofia e della creazione artistica… ». Famosa è, nel 1939, l’episodio della nave carica di 1939 ebrei, respinta dagli Usa e costretta a ritornare in Europa.

Alla creazione di uno Stato ebraico nell’Isola di Madagascar (sulla quale puntavano i nazisti), tutti si opponevano, come pure, specie la Gran Bretagna, per un insediamento ebraico in Rhodesia e nella Guinea britannica. Ad insediamenti ebraici in Palestina (protettorato inglese) si opponevano soprattutto gli inglesi (rimangiandosi gli impegni presi con la dichiarazione di Balfour del 1917) mentre i nazisti organizzarono prima della guerra convogli marittimi per il trasporto di ebrei fuori dalla Germania, d’accordo con gruppi sionisti clandestini e superando lo sbarramento navale inglese…

Quando gli esponenti dell’ebraismo mondiale si affiancarono a Gran Bretagna e Francia contro i tedeschi (settembre 1939) e dopo che già nel 1933 era stata dichiarata la “guerra economica e finanziaria” di 14 milioni di ebrei contro la Germania (“guerra santa contro il popolo di Hitler”, titolava il quotidiano inglese Daily Expressi del 24 Marzo 1933), i nazisti si sentirono più che “legittimati” a meglio organizzare una repressione totale contro gli ebrei. Come agirono gli stessi Usa con i loro cittadini di origine giapponese, così fecero con grande organizzazione e tecnica i nazisti sia contro gli ebrei sia contro chiunque, politicamente e socialmente, li… disturbava. Senza dimenticare le storiche gesta degli inglesi che internarono, durante la guerra contro i Boeri, oltre 100 mila donne e bambini nei campi di concentramento in sud Africa; a migliaia morirono di stenti, malattie e malnutrizione. Tutti crimini di cui ben poco si parla.

Nel frattempo e dietro le quinte, nazisti e sionisti intrattenevano affari “commerciali” di non poco conto. Con l’accordo stipulato fra la compagnia Haavara a Tel Aviv e la compagnia Paltreu a Berlino (mentre si boicottava a livello mondiale il commercio con la Germania) i nazisti pur di liberarsi degli ebrei favorirono alcuni trasferimenti (per lo più ebrei facoltosi) e qualche iniziativa politico-commerciale (vi parteciparono anche personaggi come Ben-Gurion e Golda Meir). Questo almeno fino alla fine del 1939 e sempre con l’accompagnamento di un considerevole movimento di decine di milioni di marchi e dollari: accordi commerciali esclusivi (prodotti ortofrutticoli in cambio di macchine agricole tedesche) che permisero ai sionisti anche la costruzione di alcune infrastrutture in Palestina per il futuro Stato d’Israele (acquedotto Mekoroth e industria tessile Lodzia).

(3) Nessun dubbio sull’atavico antisemitismo cristiano. I ghetti, le leggi e le persecuzioni contro gli ebrei di cui la Chiesa Cattolica Romana fu l’artefice, sono ben note nei secoli passati, a cominciare dalle più atroci accuse medievali rivolte agli ebrei, specialmente quando lo Stato Pontificio era una concretà realtà di potere economico e politico oltre che religioso. Basterebbe esaminare gli archivi segreti dell'Inquisizione.

Un fatto storicamente certo: gli ebrei erano confinati in ghetti dove, oltre alla miseria e a sofferenze di ogni genere, si diffondeva il colera; erano costretti ad indossare distintivi gialli e subivano tutta una serie di umiliazioni, senza parlare degli atti di terrore da parte dell’Inquisizione, con i soggiorni nell’infame “Casa dei Catecumeni” affinché si verificassero conversioni al cristianesimo. Fu poi anche il Vaticano a diffondere il mito dell’ebreo non solo quale avido capitalista ma pure come un “socialista” pericoloso per la “società cristiana”! E i gesuiti (La Civiltà Cattolica, 1880) descriveva gli ebrei quali “ladri ostinati, sporchi, ignoranti, bugiardi, parassiti (…). Una invasione barbarica da una razza nemica”. All’epoca nazista, anche il vescovo di Linz (che sembrò in alcune occasioni un difensore del popolo ebreo) affermava poi: “Molti ebrei esercitano un’influenza estremamente perniciosa in quasi tutti i settori della civiltà moderna. (…) Si può solo sperare che ariani e cristiani arrivino sempre più a riconoscere i pericoli creati dallo spirito ebraico e li combattano più tenacemente”. Affermazioni che si accompagnavano alle scarse proteste del Vaticano contro le persecuzioni naziste...

Martedì, February 28, 2017