“L’affare Kornilov” muove le masse

Tratto da “1917”, opuscolo prodotto dalla CWO. Seguite la sezione del sito dedicata al centenario della Rivoluzione d’Ottobre dove potete trovare l’introduzione, i precedebti capitoli di questo opuscolo, i capitoli successivi e tanto altro materiale che inseriremo nel corso del 2017… Buona lettura!

Come abbiamo compreso guardando alle giornate di luglio, i bolscevichi sono stati in grado di sopravvivere alla repressione post-luglio grazie al forte radicamento nella classe operaia. Per chi fosse alla ricerca di facili lezioni per l’oggi, però, c’è un avviso da fare. È da tenere presente che tutto questo avrebbe significato ben poco se non fosse stato per la relativa forza dei lavoratori di Pietroburgo nei quartieri Vyborg e Petrogradsky, che trasformarono queste due aree in fortezze proletarie difficilmente penetrabili dalle forze dello stato.

Si deve anche tener conto della cronica debolezza della borghesia russa, la quale ha ogni volta fallito dopo l’abbattimento dello zarismo. Dopo la “Rivoluzione di febbraio” ha tentato di costruire uno stato che per la sua esistenza dipendeva completamente dai comportamenti della classe operaia. Riuscivano a mantenere il potere solo fintanto che la classe operaia non comprendeva dove stavano i suoi stessi interessi, ovvero, solo fin quando i menscevichi e i socialisti rivoluzionari sarebbero stati capaci di imporre la loro sempre più fittizia maggioranza nel soviet di Pietroburgo. Per la borghesia, la caduta dello Zar ha significato solamente l’abbattimento dell’ostacolo più grande per vincere la guerra contro la borghesia tedesca. Il proletariato, messo di fronte a continue privazioni durante tutto il 1917, non poté che decidersi per l’unico partito che si opponeva alla guerra fin dal suo inizio: i bolscevichi.

Ai primi di agosto, quando i risultati del voto della Duma cittadina mostrano un incremento di voti del 14% a favore dei bolscevichi rispetto a maggio, fu chiaro come le giornate di luglio si fossero risolte solo in una breve frenata per le speranze bolsceviche. E mentre il proletariato russo si univa sempre di più dietro al partito bolscevico, la frattura nelle file della borghesia si spalancava.

La Kornilovschina.

L’apparente sconfitta dei bolscevichi in luglio inizialmente diede nuova fiducia alla borghesia. Nella speranza di restaurare la disciplina vennero introdotte nell’esercito misure più rigide, ivi inclusa la pena di morte. Il principe Lvov affidò al social-rivoluzionario Kerenskij l’incarico di primo ministro. C’era la percezione che questi fosse l’unico ad avere il sostegno della maggioranza dei soviet nonché la volontà di distruggere i bolscevichi. Ben presto però, quando divenne chiaro che Kerenskij era in grado solo di perseguitare i bolscevichi, ma non di indebolire l’influenza che i soviet avevano conquistato da febbraio, la vecchia classe dominante iniziò a speculare sulla necessità di una propria figura napoleonica. Incoraggiati dagli ambasciatori di Francia e Inghilterra, che promuovevano costantemente la causa del generale Kornilov, il partito della borghesia russa, i Democratici Costituzionali, meglio conosciuti come “Cadetti”, orientarono il loro peso politico a favore di una dittatura militare. I capitalisti formarono una “Società per il Risanamento Economico della Russia”, con l’obbiettivo di finanziare i piani dei cadetti, che, come per sottolineare il cambiamento tattico della borghesia, aprirono i loro ranghi ai semifascisti ex membri dei “Centoneri” zaristi, noti per i loro pogrom contro ebrei e operai sotto lo Zar Nicola II.

Allo stesso tempo, il disastro dell’offensiva di luglio portò il generale Brusilov a rassegnare le dimissioni e Kerenskij, sotto pressione dell’ “Unione degli ufficiali” e degli ambasciatori alleati, a insediare Kornilov a comandante in capo dell’ esercito.

Quest’ultimo aveva conquistato l’attenzione degli inglesi essendo stato il primo a chiedere lo stop dell’offensiva al fine di poter prendere le misure necessarie per ripristinare il pieno controllo degli ufficiali sull’esercito. Aveva già attuato la sua politica nella zona del fronte di sua competenza dissolvendo le unità che si rifiutavano di combattere, disarmando più di 7000 soldati, fucilando i disertori e disperdendo con la forza le assemblee di soldati. Kerenskij concluse che Kornilov poteva salvare la guerra e congelare la rivoluzione, annunciò quindi che “Kornilov, le cui idee sono simili a quelle del governo provvisorio, è l’uomo che può salvare la situazione”. Una volta che Kornilov fu insediato al potere, il suo schema contro la rivoluzione comincia ad attuarsi.

Riga viene deliberatamente lasciata al controllo dei tedeschi in modo da portare Pietroburgo all’interno della zona del fronte e quindi sotto la legge militare. Da qui parte la crisi. Lasciamo agli storici borghesi il compito di analizzare il grado di complicità di Kerenskij nelle prime fasi dell’ “Affare Kornilov”. Nostro compito è invece di guardare al significativo punto di svolta nella coscienza del proletariato, quale risultato delle azioni di Kornilov. Per illustrare la differenza lasciateci citare in più versi, l’unico storico occidentale che aveva reale accesso agli archivi russi.

“Nelle crisi precedenti, in aprile, giungo e luglio, le iniziative spontanee dei soldati bolscevichi e anarchici avevano causato dimostrazioni di piazza. I capi del partito bolscevico alla fine erano stai costretti ad assumersi la responsabilità di un movimento innescato dai giovani dell’organizzazione militare. Come mostrano i film, erano presenti molto meno lavoratori che soldati o marinai.

Nell’affare Kornilov, in cui l’azione è stata difensiva, è successo il contrario. I distretti proletari sono stati i primi a mobilitarsi reclutando 40.000 uomini e armandone 25.000 dalle fabbriche tramite i loro comitati o con le armi lasciate dai marinai di Kronstadt durante i giorni di luglio…

Un ulteriore differenza fu che, dalla scomparsa degli anarchici come forza propulsiva, la base militante e i piani alti del partito bolscevico sono entrati in più stretto contatto. Ricordavano gli effetti della mancanza di disciplina nelle giornate di luglio ed erano prudenti nell’intraprendere azioni che avrebbero potuto provocare reazioni ostili. La leadership del partito, che si era rivelata perspicace in luglio, aveva guadagnato in autorità. Come richiesto dal partito, il 27 agosto non ci sono state dimostrazioni. Ma la base militante era pronta per l’azione e rispose istantaneamente all’appello dell’organizzazione contro il putsch poiché, a differenza di Lenin, che era più preoccupato di questioni di strategia generale, analizzavano le cose in maniera differente e non erano sorpresi di quello che accadeva. Così per il comitato del distretto di Petrogradsky è stato possibile organizzare la difesa il 23 agosto, quattro giorni prima dell’appello lanciato da Kerensky, Chernov , dal soviet e dal partito bolscevico. Sotto la guida del bolscevico Skorokhodov questo comitato ha coordinato le sue azioni con gli altri comitati della capitale organizzando auto per andare in giro e tenere le comunicazioni, sorvegliando le fabbriche, realizzando incontri di informazione in tempi stabiliti e …

Le persone erano mentalmente preparati e i mezzi per la difesa erano resi disponibili così che, all’appello dell’organizzazione, ogni cittadino, albero, casa o pietra era pronto per opporsi all’avanzata di Kornilov, i suoi telegrammi non giungevano ai destinatari, e le sue locomotive rimanevano senz’acqua”. (Marc Ferro, The Bolshevik Revolution - A Social History, 1980, pag. 56)

Non ci scusiamo per la lunga citazione. Rivela in primo luogo un nuovo passo avanti nella coscienza e nell’organizzazione della classe operaia. Il gioco non è più guidato da impetuosi marinai, bensì da azioni minuziosamente pianificate di masse più grandi di lavoratori. Con la resistenza a Kornilov si vede per la prima volta l’armarsi della classe operaia russa su vasta scala. È a questo punto che le Guardie Rosse si mettono in contatto con i soldati della guarnigione di Pietroburgo, ed è a questo punto che la tolleranza verso le buffonate di Kerenskij, dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari è sostituita da sempre maggior sospetto.

Secondariamente mostra un’altra volta i bolscevichi colti impreparati di fronte a un altro cambio improvviso della situazione. Come in casi precedenti i bolscevichi di Pietroburgo rispondono velocemente e in modo deciso, chiarendo tramite le loro dichiarazioni alla stampa di opporsi a Kornilov ma senza sostenere Kerenskij. Ciò fu importante poiché i bolscevichi furono un’altra volta di fatto legalizzati, potendosi prendere 3 delle 8 poltrone nel nuovo “Comitato per la lotta contro la controrivoluzione” creato dai soviet.

Il fatto, come testimonia Sukhanov, era che questa volta il soviet aveva bisogno dei bolscevichi più che non il contrario:

Il comitato, preparandosi alla difesa, doveva mobilitare le masse di lavoratori e dei soldati. Ma le masse, dove erano organizzate, lo erano con i bolscevichi e quindi li seguirono. A quel tempo nella capitale erano l’unica organizzazione estesa e tenuta insieme da una elementare disciplina legata al più basilare livello democratico della capitale. Senza di loro il comitato era impotente. (da Rabinowitsch, pag. 132)

Tattiche bolsceviche

Lenin, che era ancora nascosto in Finlandia, fu sorpreso più di tutti gli altri leader bolscevichi. Aveva infatti riconosciuto che il fallimento di luglio aveva dato alla borghesia la possibilità di far arretrare la rivoluzione a favore di una dittatura militare. Pensava tuttavia che la borghesia avesse trovato il suo dittatore in Kerenskij e che Kerenskij, essendo solo la caricatura di un “Bonaparte”, sarebbe riuscito a resistere per qualche tempo ma non sarebbe durato.

“Il bonapartismo russo del 1917 differisce dal primo bonapartismo francese del 1799 e 1849 in molti aspetti, come per il fatto che non un singolo compito della rivoluzione qui è stato assolto. (Opere scelte, Vol. XXV, pag. 221)

Tra questi compiti c’erano anzitutto la distribuzione delle terre e la questione della guerra. Benché Cernov, il capo dei S.R. (ritenuto il partito dei contadini), fosse ministro dell’agricoltura, la presa delle terre da parte dei contadini era osteggiata con forza, il governo provvisorio e i soviet suoi alleati infatti non avevano alcuna intenzione di rompere con la borghesia e i proprietari terrieri. I quali dimostravano la loro gratitudine cercando un generale che spazzasse via i soviet. Questa fu la ragione per cui commisero il loro suicidio politico optando per l’avventura Kornilov, ed è proprio questo che sorprese Lenin. Il quale però, una volta visto cosa stava accadendo, non ebbe alcuna esitazione nel sostenere le azioni dei bolscevichi a Pietroburgo.

Certamente questo episodio indebolisce l’immagine fornita sia dagli storici borghesi che stalinisti (compresi anche alcuni scrittori trotzkisti come Tony Cliff), secondo cui senza Lenin il partito bolscevico sarebbe stato incapace di agire. In questo caso, il contributo di Lenin fu di inquadrare la risposta proletaria nel dilemma posto al proletariato da un evento importante come l’affare Kornilov.

In una lettera al comitato centrale del partito bolscevico scrive:

“La rivolta a Kornilov è un …incredibile e netto cambio di rotta. E come ad ogni netto cambio di rotta, siamo chiamati a fare una revisione e un cambio di tattica. E, come ad ogni revisione, dobbiamo stare molto attenti a non diventare dei senza-scrupoli. E’ mia convinzione che quelli che diventano senza-scrupoli sono persone (come Volodarskij), che slittano verso il difensivismo o (come altri bolscevichi) in un blocco con i S.R. per supportare il governo provvisorio. La loro attitudine e assolutamente sbagliata e senza scrupoli.

Perfino ora non dobbiamo sostenere il governo di Kerenskij. Questo è senza scrupoli. Ci verrà posta la domanda: non combattiamo noi contro Kornilov? Certo, dobbiamo! Ma questa non è la stessa cosa. C’è una linea di confine qui, che si è elevata al di sopra delle teste dei bolscevichi i quali sono cascati nel compromesso e che si permettono di farsi trascinare dal corso degli eventi. Dobbiamo combattere e stiamo combattendo, esattamente come lo stanno facendo le truppe di Kerenskij, ma non dobbiamo supportare Kerenskij. Al contrario dobbiamo mettere in risalto le sue debolezze. Qui sta la differenza. E’ una differenza alquanto sottile, ma è altamente essenziale e non va dimenticato… che dobbiamo non tanto fare una campagna diretta contro Kerenskij, quanto una campagna indiretta contro di esso, letteralmente domandandogli una più e più attiva, veramente rivoluzionaria guerra contro Kornilov… portando le masse in questo disegno, fomentandole e infiammandole (Kerenskij ha paura delle masse, ha paura del popolo) … (Opere scelte, Vol. II, pag. 168-170)

Lenin aggiunge una breve nota nella quale si congratula con i bolscevichi di Pietroburgo per avere già attuato la politica che lui stesso auspicava.

Tuttavia la posizione presa dei bolscevichi necessita di una discussione se vogliamo spiegarne il suo vero significato, in particolare perché da allora questa tattica è stata adottata in numerose occasioni per mascherare posizioni opportuniste e controrivoluzionarie da parte di chi si definisce proletario.

Le tattiche dei bolscevichi durante l’affare Kornilov sono spesso citate come precursore del fronte unico del 1921 o degli slogan antifascisti degli anni ‘30. Tuttavia, come Lenin (e Marx) fece notare, la chiave per la comprensione dell’azione politica sta nell’inserirla nel suo specifico contesto storico. Se lo facciamo possiamo capire perché le ultime due erano espressioni di sconfitta per la classe operaia, mentre la prima era corretta, perché messa in atto in una situazione completamente differente. In agosto e settembre le masse di Pietroburgo marciavano ormai confidenti in loro stesse, come indica la citazione di Marc Ferro. In questo contesto è stato possibile per i bolscevichi combattere al fianco dei socialisti rivoluzionari e dei menscevichi senza compromettere la loro indipendenza politica. Non agire così avrebbe significato voltare le spalle all’opportunità di dimostrare le loro capacità e risolutezza nell’azione pratica. Nel 1921 e nel 1930 la tattica del fronte unico e dell’alleanza antifascista erano completamente differenti, perché avvennero in un momento in cui la classe lavoratrice era in ritirata. L’intreccio di queste politiche era di legittimare le forze della socialdemocrazia come proletarie (mentre l’affare Kornilov stava trascinando queste forze verso la rivoluzione), di associare quindi la difesa degli interessi dei lavoratori con la difesa della democrazia capitalista.

Nell’affare Kornilov la difesa di Pietroburgo avveniva sotto l’egida degli stessi organi dei lavoratori, i soviet. In questo modo non esisteva il pericolo che i difensori della democrazia capitalista potessero approfittarne. L’affare Kornilov fu per i soviet l’occasione di uscire immediatamente dal governo provvisorio per prevenire qualsiasi altro complotto da parte di Kerenskij e della destra.

Tutto il potere alla classe operaia”

Non era un passo che la leadership menscevica o socialrivoluzionaria potevano compiere. Dopo sei mesi di supporto a una coalizione con la borghesia, non erano infatti in grado di abbandonare questa politica. Ora gli operai di una fabbrica dopo l’altra si convincevano che solo i soviet potevano difendere la rivoluzione. Il giorno seguente la sconfitta di Kornilov, gli operai nella sala macchine della fabbrica di pipe di Pietroburgo, dichiaravano che “Tutto il potere deve essere trasferito al soviet degli operai, dei soldati e dei contadini” mentre gli 8000 operai della fabbrica Metallist approvano una mozione di sfiducia nei confronti dei socialisti che collaboravano col governo provvisorio. Queste dichiarazioni hanno seguito in tutte le più grandi fabbriche di Pietroburgo così come nella guarnigione, anche in quei reggimenti che avevano represso le giornate di luglio. Tre giorni dopo la disfatta di Kornilov il soviet di Pietroburgo approva una risoluzione di Kamenev secondo la quale il governo andava rimpiazzato da un governo composto solo da sinceri rappresentanti dei lavoratori. Fu la prima volta che una risoluzione dei bolscevichi conquista la maggioranza in quell’organo. Era chiaro che l’affare Kornilov aveva portato a un enorme passo in avanti della coscienza di classe.

“I soviet, ora distintamente più radicali verso l’esterno, sono emersi dalla crisi con una popolarità tra le masse immensamente accresciuta. La Russia rivoluzionaria era ormai satura di organizzazioni politiche di base e comitati rivoluzionari. I lavoratori sono diventati più militanti e organizzati ed un numero significativo di loro ha ottenuto delle armi. Allo stesso tempo dei comitati democratici nell’esercito, in virtù del loro ruolo di comando di soldati contro Kornilov, vennero riabilitati. All’interno della guarnigione di Pietrogrado il controllo di molti comitati di reggimento passò dalle mani di elementi più moderati a quelle dei bolscevichi. (I bolscevichi arrivano al potere, pag. 166)

Lenin a questo punto prospetta ancora la possibilità di uno sviluppo pacifico della rivoluzione solo a condizione che i menscevichi e socialisti rivoluzionari permettano ai soviet di prendere il potere.

“Impossessandosi di tutto il potere, i soviet potrebbero ancora oggi e questa è forse la loro ultima possibilità, assicurare uno sviluppo pacifico della rivoluzione, elezioni pacifiche di deputati della popolazione e un pacifico contendersi dei partiti dentro i soviet. (I compiti della rivoluzione)

Lenin spiega anche perché il potere dei soviet sarebbe stato fondamentalmente diverso da quello di tutti i governi apparsi fino al 1917.

“lo slogan “Tutto il potere ai soviet”, è spesso, se non nella maggioranza dei casi, compreso in modo abbastanza scorretto, cioè come un gabinetto di partiti della maggioranza sovietica”…

“Potere ai soviet significa trasformare radicalmente l’intero apparato statale che impedisce qualsiasi forma di democrazia, cioè quella della maggioranza organizzata e armata della gente, i lavoratori, i soldati e contadini. Non vuole solamente dire di permettere alla maggioranza popolare l’iniziativa e l’indipendenza nella scelta dei deputati, ma anche di partecipare all’amministrazione statale, nell’effettuare riforme e vari altri cambiamenti”. (Opere scelte, Vol II, pg 220-221)

Questo passaggio non solo smaschera le falsità di tutti quelli che continuano a citare il “Che fare” per dimostrare che Lenin vedeva le masse solo come uno strumento da manipolare, ma, formulando chiaramente cosa significasse il potere dei soviet, mette alle strette i così detti democratici S.R. e menscevichi. Essi non potevano abbandonare il governo provvisorio dato che anche loro, come Kerenskij, erano terrorizzati dalle masse. E visto che non abbandonavano Kerenskij, quest’ultimo tentò di reprimere la marea dell’agitazione popolare emanando decreti che miravano a dissolvere tutte le organizzazioni e comitati rivoluzionari (compreso il comitato per la battaglia alla controrivoluzione). Il fatto che i bolscevichi fossero l’unico partito a sostenere significativamente il potere dei soviet iniziava ora a volgere lentamente a loro favore. Agli inizi di settembre i bolscevichi avevano conquistato il controllo del soviet di Pietroburgo con 4 seggi su 7 e così anche la presidenza. Trotzki diventò ancora il leader del soviet di Pietroburgo, posizione che aveva occupato già nel 1905. Sei giorni dopo Mosca diventa bolscevica, seguita da Kiev, Kazan, Baku e molti altri centri industriali. Similmente avviene anche nell’esercito dove, in unità come la guarnigione di Mosca, una maggioranza del 70% a favore dei menscevichi in luglio si trasforma in un 90% a favore dei bolscevichi a settembre. Si potrebbero fare altri esempi sull’avanzata dei bolscevichi nei consigli locali (a Mosca la rosa dei deputati bolscevichi sale da 11 a 475), nei sindacati, e perfino nelle agenzie assicurative. Il che, come sostiene Ferro “era l’evidenza di un movimento a larga scala che veniva dal profondo della società” (op, cit., pag.58)

Allo stesso tempo la mancanza di una volontà rivoluzionaria da parte dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari porta alla rottura di queste due organizzazioni. Mentre una parte dei S.R. si riorganizza in una formazione di socialisti rivoluzionari di sinistra, che generalmente si muoveva con i bolscevichi, i menscevichi rimangono in un quarto rispetto a prima per via della forte affluenza dei loro delegati nelle file dei bolscevichi. Ciò però non significava ancora la vittoria proletaria. Il potere dei soviet non poteva realizzarsi solo sulla base di discorsi e di risoluzioni. Andava prima messo da parte il vecchio ordine e per fare questo il proletariato doveva trovare il suo strumento. Lo trova nel partito bolscevico.

Giovedì, July 13, 2017