Ostia militarizzata

Lo stato mostra i muscoli

La sindaca Raggi invoca la legalità ad Ostia ed il ministro dell'interno Minniti risponde presente, rovesciando sul nostro quartiere il dispositivo repressivo dello Stato.

I numeri: 250 agenti tra carabinieri, polizia e finanza. 3 elicotteri.

Risultato delle operazioni: 4 persone arrestate e 1 denunciata; sequestrate 2 pistole, 1 coltello e 1 tira pugni, 1 bilancino di precisione, "dosi" di marijuana ed hashish, 20 grammi di cocaina , 10 mila euro; 353 individui e 276 mezzi sottoposti a controlli e verifiche; 7 persone ed altrettanti locali perquisiti; 1 individuo segnalato come consumatore di droga.

Lo scarto tra la realtà e la sua narrazione mediatica

Tutti i media di regime applaudono il pugno duro dello Stato ed il suo ritorno contro la criminalità. Ma la realtà è che si tratta di una operazione molto mediatica e poco concreta per arginare la malavita. Nella fattispecie si è colpito solo qualche nome legato alla famiglia Spada, nota alla cronaca per la testata di Roberto al giornalista di Nemo (trasmissione di rai due), oltre a qualche piccolo spacciatore e ciò è evidente dalla limitatezza dei sequestri e delle persone fermate. Fa quantomeno riflettere il fatto che i fascisti di CasaPound, pubblicamente legati alla famiglia Spada, siano scomparsi dalla cronaca. Infatti i poteri forti del litorale legati alla malavita non sono stati toccati, come non sono state toccate le loro proprietà, i loro negozi, le loro ville, i loro stabilimenti. Ci riferiamo a quei loschi figuri rinomati sul territorio che hanno fatto accordi ed affari con lo Stato per anni, attraverso concessioni, appalti, leggi ad hoc e non solo mazzate. Quelli che hanno cementificato il nostro lungomare attraverso speculazioni finalizzate al loro profitto, il tutto con l'appoggio bipartisan delle forze istituzionali.

Il terreno sociale su cui nasce il legame tra mafia, fascismo e stato

La realtà di Ostia, come di molti altri quartieri proletari, è frutto del sistema in cui viviamo. Se ci troviamo in quartieri in mano alla criminalità organizzata e ai neofascisti, la colpa è di quelle stesse istituzioni democratiche che hanno condotto politiche di devastazione sociale e peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, sulle quali la criminalità ha potuto sguazzare come forma di impresa economica ed ammortizzatore sociale, da un lato, e come argine repressivo con l'aiuto neo fascista, dall’altro. Il legame tra fascisti e mafiosi non è altro che il legame politico-imprenditoriale della fazione più reazionaria della borghesia (classe sociale che sfrutta la classe dei lavoratori), che in periodi di crisi come questo fa molto comodo sostenere ed alimentare. Questo è il terreno sociale su cui nasce il legame tra criminalità, neofascismo e Stato democratico. Non è un caso che queste istituzioni, lo Stato, che ora si riempiono la bocca di legalità e libertà, siano le stesse che fino a poco tempo fa erano commissariate per infiltrazioni mafiose, corruzione ecc.. Le stesse istituzioni che hanno sostenuto l’asso balneare ed i padroncini locali per anni, che hanno dato spazio, legittimità e risonanza mediatica ai fascisti del terzo millennio, (notoriamente legati alla mafia locale) alimentando quel brodo culturale fatto di razzismo e nazionalismo, esclusivamente volto a dividere il fronte dei lavoratori, generando ulteriori incertezze e paure.

La questione della droga

Ma è veramente criminalizzando chi è ai margini che risolveremo il problema? criminalizzando i giovani che, nel vuoto di un tempo libero imposto dal sistema per via della disoccupazione, si ritrovano senza luoghi di aggregazione ed interazione sociale che non siano legati al consumo, legale o illegale, diventando spesso più per noia che per volontà consumatori di sostanze quale unica (falsa) scappatoia alla miseria di un presente e all'incertezza del futuro? La criminalizzazione dei consumatori è solo frutto del perbenismo e della cecità della cultura odierna. Non si fa cenno alla funzione sociale assolta dalla droga ma invece si criminalizza il singolo consumatore. Si mettono sullo stesso piano consumatori e spacciatori. Lo Stato stigmatizza le droghe ed il loro consumo ma poi ne permette la diffusione come strumento di controllo e anestetico sociale, basti pensare ai Sert, presidi medici territoriali senza risorse ne operatori, che distribuiscono l'eroina di Stato, il metadone (con il grande piacere delle case farmaceutiche).

Ricordate la Chiesetta della Vittorio Emanuele? Nel nostro quartiere esisteva uno spazio di socialità ed aggregazione, che poi diventò uno spazio di perdizione per via dell'uso di sostanze, ma che finché era un ghetto per drogati andava più che bene al sistema, ma dal momento in cui la chiesetta cominciò a ripulirsi iniziando a svolgere un minimo di funzione aggregativa sociale e politica (sebbene molto leggera) fu chiusa con l'impiego di decine di blindati e celere. Il tutto per fare posto all'ennesima chiesa... quella stessa fazione cattolica che espropriò il campo di calcio Rodolfo Morandi al quartiere nuova ostia per lasciarlo abbandonato, in attesa di migliori occasioni speculative.

Ma il prezzo economico e sociale ricade su lavoratrici e lavoratori

I risultati dei blitz sono abbastanza miseri come abbiamo detto, finalizzati più all'aspetto mediatico che alla risoluzione di un problema francamente irrisolvibile nella società odierna.

Ma quanto è costato ai contribuenti questa scenata muscolare e mediatica dello Stato? Quanto costa l'uso di un elicottero? circa 2 mila euro all'ora!!Quasi 200 mila euro in soli tre giorni!!

Questo costo lo Stato lo scaricherà sui contribuenti e specialmente sui lavoratori, coloro che non possono evadere poiché ricevono le trattenute direttamente in busta paga. Da un lato, il peso economico della propaganda militaresca ricadrà sulle nostre povere tasche, sempre più povere per via della crisi e delle politiche antiproletarie dei governi, fatte di regali alle aziende, peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e di tagli alla spesa sociale. Dall'altro lato, le zone di ostia più martoriate e per cui criminalizzate sono quelle più povere dove già si fa fatica a sopravvivere e dove si cerca di arrabattarsi per tirare avanti, uscendo tal volta dal seminato della legalità non certo per scelta ma per necessità. Parliamo ovviamente di Ostia Nuova e specialmente di P.za Gasparri e Via dell'Idroscalo. Se è vero che la dove vi è povertà e miseria è più facile che attecchisca la malavita ci sarebbe da chiedersi se è con la repressione che si può risolvere il problema (repressione che colpisce sempre e solo i disgraziati e non i veri poteri criminali, ben legati alle istituzioni) o se, invece, lo si potrebbe limitare (limitando la condizione di miseria della manovalanza di cui la criminalità si serve) attraverso politiche di lotta alla povertà e di sostegno sociale, ovvero andando a intervenire sul terreno sociale sul quale la malavita cresce e si rafforza. La verità è che lo Stato non ha nessuna intenzione di cambiare le condizioni sociali che permetto la diffusione della povertà e la proliferazione della malavita. La sicurezza sociale non si misura in base al numero di agenti e blindati che vengono dispiegati sul territorio ma andrebbe misurata in base al benessere economico della comunità, ai servizi sociali garantiti alla comunità, alle possibilità concrete di costruirsi un futuro ed una vita degni di essere vissuti. Ma non illudiamoci! siamo pienamente consapevoli che ciò non è possibile in questa società. In questa società il benessere collettivo è sottomesso alle necessità di ricchezza e dominio di pochi. La verità è che il sistema economico produce talmente tante contraddizioni sociali e relativi antagonismi, (dividendo la "cittadinanza" in cittadini sfruttati e cittadini sfruttatori, con interessi opposti e inconciliabili per quanto cerchino di ingannarci col preteso bene del paese), che l'unico modo che ha per governarli sul piano dello Stato è l'utilizzo della violenza poliziesca. Violenza Statale nell'interesse di difendere i privilegi e le ricchezze dei cittadini sfruttatori, una esigua minoranza rispetto a noi lavoratori. Il sistema non è in grado di darci alcun che se non miseria e repressione. Come a dire " miseria e povertà sono le sole cose che possiamo regalarvi, o le accettate con gratitudine per il bene del paese o vi faremo la pelle". Dove ci giriamo non vediamo che devastazione sociale e violenza, non solo fisica ma anche economica e sociale. In questa devastazione si inseriscono i gruppi neofascisti, che cercano di farsi belli agli occhi delle fasce sociali più povere con una specie di “stato sociale dal basso”, cioè la distribuzione di generi alimentari gratuiti. Ma dove li prendono i soldi necessari al loro “stato sociale fai da te”? Perché di soldi ce ne vogliono e non ci vengano a raccontare che si tratta di autofinanziamenti: ancora una volta, dietro ai “patrioti”, dietro al fascismo ci sono quei ricchi che i gruppi neofascisti, a parole, dicono di combattere; e non può essere diversamente. Distribuiscono gratuitamente un po' di generi alimentari (che non può, in alcun modo, risolvere il problema della povertà), deviano la nostra rabbia contro quelli ancora più poveri e in difficoltà, invece che contro il sistema,il tutto per intossicare le nostre coscienze, stordirle e rendere più sicuro il dominio dei ricchi, della borghesia – legale ed extralegale – del loro Stato.

Contro mafia fascismo e polizia, contro il capitalismo! La nostra alternativa, la proposta politica degli internazionalisti

In un contesto come quello attuale sembrano esserci poche speranze. I vecchi spremuti fino all'ultima goccia di sudore e sangue, oppure con pensioni da fame che li costringono a lavorare anche oltre i 70 anni, i giovani vittime della disoccupazione dilagante, relegati alla vita di strada senza alcuna speranza nel futuro se non quella fatta di precarietà ed incertezza, sicuri che la pensione non l'avremo mai. Mezzi pubblici fatiscenti e decrepiti, ospedali senza posti letto e lavoratori ipersfruttati per ridurre i costi massimizzando i profitti. Una scuola sempre più classista, che riduce l'aspetto dell'istruzione per aumentare quello dell'educazione al rispetto della legge e del suo Stato, divenendo parcheggio per migliaia di giovani in attesa di iniziare la propria vita di sfruttamento. La scuola è lo strumento attraverso il quale far accettare passivamente le logiche aziendali e del profitto, con lo scopo di preparare una forza lavoro docile e ubbidiente alla dittatura padronale nei luoghi di lavoro: una dittatura fatta di prepotenza, ricatti, precarietà, bassi e bassissimi salari, se non di lavoro gratuito di tipo schiavistico (la cosiddetta Alternanza scuola-lavoro). Una scuola che, assieme alla funzione di “parcheggio sociale”, assolve anche quella non di addestramento a una professione, ma di sottomissione all'azienda ossia allo sfruttamento, in qualunque forma questo si presenti. Il tutto alimentato da politiche di distruzione sociale fatte di attacchi ai lavoratori e regali alle grandi aziende, che permettono il proliferare di un economia criminale e di ideologie reazionarie e razziste diffuse da neofascisti e populisti di destra e di sinistra.

Ma se il sistema non riesce a esprimere che questo cosa possono fare lavoratrici e lavoratori, disoccupati, studenti di estrazione proletaria?

Il popolo lavoratore di Ostia ha già fatto capire di non credere più nel teatrino municipale e nei suoi burattini, con una astensione al voto vicina al 70%. Ma questo passaggio di delegittimazione delle istituzioni è un primo passo ma non sufficiente per invertire la tendenza. Rifiutare la delega a chi mai potrà rappresentare i nostri bisogni è importante ma se ciò non si traduce nel nostro protagonismo politico finiamo per delegare indirettamente ad altri il nostro futuro.

NOI Lavoratrici e lavoratori più coscienti dobbiamo tornare protagonisti con la NOSTRA politica. Una politica di classe ed anticapitalista.

Politica di classe nel senso che difenda gli interessi della classe dei lavoratori, coloro che producono la ricchezza sociale di cui una minoranza parassitaria si appropria privatamente, poiché i lavoratori hanno interessi comuni che vanno al di là delle differenze nazionali, etniche e linguistiche.

Politica anticapitalista perché solo superando il sistema del profitto si potranno costruire le basi economiche e sociali di un mondo nuovo, che produca in funzione delle esigenze sociali e non quelle del profitto, eliminando di conseguenza la divisione in classi della società e tutto il marcio che essa produce, criminalità, corruzione, razzismo, sessismo ecc..

Per fare ciò dobbiamo cominciare a confrontarci ed organizzarci, per costruire un'Avanguardia politica di lavoratrici e lavoratori che sappia:

promuovere la solidarietà e l'unità dei lavoratori al di là di ogni possibile differenza (nazione, sesso, etnia, lingua, contratto, categoria, ecc..) poiché accomunati dal fatto di dover vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario.

promuovere il protagonismo dei lavoratori fuori e contro deleghe sindacali e partiti parlamentaristi. Attraverso: 1) il sostegno all'autorganizzazione di forme di lotta di difesa delle proprie condizioni di vita e lavoro; 2) Estensione di tali forme ad altri ambiti e quartieri; 3) collegamento delle lotte immediate (lavoro, scuola, casa, ambiente,ecc) alla necessità rivoluzionaria, promuovendo la necessità di superare il sistema capitalista per poter soddisfare i nostri bisogni.

Denunciare il sistema economico come causa della crisi, della miseria, della guerra. Denunciare tutte le forze politiche che difendono il sistema e puntano ad amministrarlo.

Affermare ed argomentare la necessità di un'alternativa rivoluzionaria, sociale politica ed economica, a quella del capitalismo. E di conseguenza della necessità di costruire il suo strumento politico: l'Organizzazione dei rivoluzionari.

Solo in questa maniera potremo portare nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri un'alternativa vera allo sfacelo dell'oggi. Solo in questo modo potremo legare le questioni immediate (casa, lavoro, bisogni, socialità) alla prospettiva di trasformazione sociale. Solamente intraprendendo questa strada potremo costruire un movimento di lavoratori per i lavoratori che sappia agitare ed organizzare l'alternativa al sistema.

Non vi sono altre strade: socialismo o barbarie!

Domenica, December 31, 2017