Report assemblea pubblica sul Venezuela

Il tre febbraio abbiamo tenuto a Milano una riunione pubblica sulla cosiddetta “rivoluzione venezuelana” di Chavez ed, in generale, sul Sud America. La necessità di organizzare tale iniziativa è stata suggerita dalla simpatia politica che questa esperienza ancora suscita in vasti settori della “sinistra” del Sud America e non solo.

Abbiamo impostato la relazione sulla demolizione politica ed ideologica della "via bolivariana al socialismo" sia sul terreno economico, nessun passo verso l'indebolimento delle categorie economiche capitalistiche, anzi il loro rafforzamento, che politico.

Quello che si tentato subito di chiarire è che in Venezuela non è avvenuta nessuna rivoluzione e nessun passo in avanti è stato compiuto verso il socialismo (ovviamente non identificabile con la statalizzazione di alcuni settori dell'economia). Nonostante la rendita petrolifera sotto Chavez non si è prodotto nessun progresso produttivo. L’enorme rendita petrolifera (nel periodo dell'alto prezzo del petrolio si stima qualcosa come mille miliardi di dollari di valuta estera) sebbene abbia consentito di elargire delle briciole allo stato sociale, in larga parte è stata "fagocitata" dalla nuova borghesia di stato, delle alte stratificazioni della burocrazia, della banche e dal circuito speculativo.

Le briciole elargite (in buona parte per garantirsi un’adeguata base elettorale) si sono prontamente dileguate con il crollo del prezzo del petrolio (il 95% della valuta estera è legata al mercato petrolifero) ed i fenomeni speculativi, le difficoltà di approvvigionamento sia dei generi alimentari che dei farmaci, la miseria e l’indigenza, ben lungi dall’essere scomparse, si sono accresciute. La rabbia sociale che si è espressa nelle piazze, inevitabilmente - in assenza di alternative - guidata dall’opposizione di destra e sostenuta dagli USA, è stata prontamente repressa.

Lo stato, nel sistema capitalista (sebbene si possano presentare, in alcuni contesti storici e sociali, differenze non trascurabili tra diverse forme di governo), è una componente integrante, potremmo anche dire fondamentale, del disegno di dominio della classe borghese. Nella gestione delle contraddizioni che inevitabilmente si sviluppano in seno alla società fa proprie le esigenze di valorizzazione/accumulazione del capitale (e quindi dello sfruttamento della forza lavoro), senza le quali la società borghese (basata sul profitto) ed il suo stato non potrebbero sopravvivere. In questo senso i governi di sinistra possono essere altrettanto funzionali alla esigenze del capitale (perché in grado di gestire meglio la rabbia sociale, di far “ingoiare” i sacrifici ecc.) dei governi di destra, spesso si tratta solo del gioco delle parti.

C'è stato un buon dibattito, anche per la presenza di un partecipante esterno, proveniente dal Sud America, che pur non condividendo le nostre critiche è stato da stimolo per il dibattito e per una ulteriore chiarificazione di quando avevamo già detto nella relazione introduttiva.

Giovedì, February 8, 2018