Cronache dalla crisi

I fatti

I fatti recentemente avvenuti a Prato (maggio/giugno 2019) hanno visto i lavoratori, per lo più immigrati, di diverse tintorie della città contrapporsi alle rispettive proprietà, cinesi, per dire basta a condizioni lavorative brutali, per migliorarle e per l’applicazione del CCNL.

In difesa della proprietà “cinese” di queste tintorie, prima tra tutte la FADA, e contro le lotte dei lavoratori, sostenuti dal sindacato Sicobas, è intervenuta la forza repressiva dello Stato che non solo ha attaccato i presidi dei lavoratori con cariche e arresti, ma ha teso a chiudere anche sul piano formale ogni possibilità di azione per i due attivisti SiCobas al centro della vicenda, e già usciti vittoriosi da una precedente vertenza in un altra tintoria, dando loro il foglio di via da Prato.

Lotta di classe e nazionalità

La retorica populista/sovranista svela il suo vero volto se misurata al quadro dello scontro fra le classi. In primis sul terreno delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori, a maggior ragione se forza lavoro immigrata, che devono essere legati ad una “disciplina ferrea dello sfruttamento” fatta di salari bassissimi, condizioni di lavoro schiavili, ricatti legati al loro essere stranieri e, quindi, appesi al filo del permesso di soggiorno.

Ma a Prato, pur essendo immigrati sia il padrone (cinese) che gli operai (pakistani), la forza pubblica non ci ha messo molto a capire da che parte schierarsi.

I fatti di Prato, su cui per lo più è calato il silenzio dei media, confermano insomma la pretestuosità dell'ideologia razzista e xenofoba, venduta dall'ala destra o sovranista della borghesia e dello slogan "prima gli italiani" propinato dal "capitano" Salvini e soci. Lo Stato non è, come pretende il sovranismo, un'entità interessata a promuovere l'interesse degli "italiani", interesse minacciato da orde di immigrati "criminali". Quando la borghesia e i suoi servi si riferiscono all'immigrato, non si riferiscono agli immigrati in generale: in realtà dietro a questa etichetta nascondono il lavoratore salariato ricattabile, da colpire con maggiore ferocia al fine di abbassare il prezzo della forza lavoro in generale e spegnere sul nascere qualsiasi lotta rivendicativa.

Da questo punto di vista, essendo gli immigrati in larghissima parte lavoratori salariati, ogni razzismo, ogni discriminazione su base etnica o nazionale, deve essere considerata sempre come un attacco alla classe lavoratrice nel suo complesso.

Gli umanitaristi borghesi inquadrerebbero invece la vicenda nei termini di un contrasto tra “identità sociali multiple” oppure con banalità come l'egoismo o l'incomprensione culturale. Nella testa degli umanitaristi che negano la lotta di classe, e il suo esito rivoluzionario, si tratterebbe probabilmente di una mancanza di rispetto della dignità umana e di assenza di empatia da parte del padrone "cinese" e quindi in definitiva di una questione tra individui: per questi signori\e animati dalla buona volontà umana la realtà di una società capitalistica irremediabilmente divisa in classi con interessi antagonistici, e non in individui in posizioni giuridiche da conciliare democraticamente, è inconcepibile. Tanto il sovranismo/populismo di destra quanto l’umanitarismo/democraticismo di sinistra sono ideologie della classe dominante, create e nutrite al fine di nascondere la verità dello scontro di classe in atto. Gli episodi quotidiani della lotta dei lavoratori per strappare migliori condizioni per la vendita della loro forza lavoro denunciano nei fatti ogni ideologia partorita dalla società borghese, smascherandola per quello che è: la pretesa “coincidenza di interessi” fra la classe padronale e quella lavoratrice diviene una foglia di fico, pronta a trasformarsi in bastone di fronte alla reazione operaia e proletaria o di chiunque alzi la testa. Come sempre, gli interessi del capitale non hanno nazione, colore o provenienza: sono solo gli interessi del profitto quelli che devono essere tutelati, comunque e a qualsiasi costo.

Il ruolo del SiCobas

Il sindacato SiCobas ha dimostrato anche in questa vertenza la sua forza e il suo limite. Da un lato abbiamo la determinazione e la voglia di intervenire a qualsiasi costo e con generosità per migliorare le condizioni dei settori operai più sfruttati: gli attivitsti hanno continuato a partecipare ai picchetti e alle assemblee nonostante i fogli di via. Il limite sta nel piano di azione reale del sindacato che, in quanto tale, non può uscire dal piano rivendicativo para-legale, impedendo nei fatti qualsiasi maturazione politica dei lavoratori coinvolti nelle differenti vertenze. Il SiCobas è forse l’ultimo dei sindacati degno di tale nome in Italia, visto che gli altri sono praticamente ingranaggi dello Stato (CGIL, CISL, UIL) o strutture politico/sindacali che hanno fatto della legalità borghese il loro naturale terreno di vita e sviluppo (COBAS, USB). Ma Il medesimo SiCobas cade nelle stesse contraddizioni: è forte laddove si tratta di lottare per applicare il CCNL quando nemmeno quello viene applicato, ma esaurita la vertenza perde la sua carica propulsiva, solitamente arrivano altri sindacati (riconosciuti) più avvezzi al terreno legale, e viene emarginato. Questo limite è intrinseco alla natura stessa del suo essere sindacato, con la babele di grilli parlanti delle varie aree politiche (trotskismo, maoismo, stalinismo, bordighismo…) che girano intorno a questa struttura senza avere il minimo interesse ad individuarne il limite e ad indicarne la via per superarlo, ossia l’abbandono della forma sindacato, ma questi sono temi da sviluppare altrove e già sviluppati altrove.

Rischio diffusione

L’elemento centrale che è balzato agli occhi a Prato è stata la forza con cui lo Stato è intervenuto al fine di impedire il possibile allargarsi a macchia d’olio della vertenza all’interno del tessile, così come anni fa avvenne nella logistica: l'effetto “propagazione” andava fermato in anticipo.

I lavoratori imparano dai successi degli altri e prendono coscienza del maturare di una nuova situazione che essi stessi contribuiscono a costruire con i propri strumenti.

Se la classe padronale non ha nazione, colore e appartenenza, nemmeno quella proletaria ne ha, ed è pronta, lì dove emerge, a cercare sul piano del confronto capitale-lavoro i propri margini di miglioramento. Certo, come già detto, il limite della lotta è spesso nel terreno vertenziale della lotta stessa. Il terreno di sviluppo del conflitto di classe nasce e termina all'interno della condizione stessa che lo ha generato, un dato questo che ha valenza politico-generale e che anche a Prato emerge con chiarezza.

Un quadro generale non rassicurante

Iniziano infatti ad essere numerose le vertenze in atto, all’interno di un quadro di calo della produzione industriale e di aumento del debito che fa presagire come prossima una nuova esplosione della crisi, sul modello del 2007. Per il momento il malessere del capitalismo, oltre a condizioni di lavoro sempre più dure e sotto pagate, si esprime principalmente attraverso un elenco ogni giorno più lungo di aziende industriali che chiudono, mandano gli operai in cassa integrazione, falliscono: Whirpool, Mercatone Uno, la cassa integrazione all’ex Ilva, in Sicilia dalla Blutec alla Cmc, da Almaviva a Dacca, sono oltre 5000 i posti di lavoro a rischio, abbiamo poi la crisi Stefanel e numerose altre che si vanno ad inserire in un quadro di iper-sfruttamento e paghe da fame fondamentalmente insostenibile, come dimostrano i migliaia di immigrati che lavorano a meno di due euro l’ora nella piana di Gioia Tauro, gli stabilimenti di Gabicce che lamentano di non riuscire a trovare personale al prezzo (misero) al quale è disponibile il lavoro oggi, i riders… etc. Questo giusto per fare un minimo elenco di alcune situazioni particolarmente gravi della nostra classe, che andranno a peggiorare in profondità ed estensione con le nuove svolte della crisi.

All’interno del quadro dato non sono possibili soluzioni politiche a tutto questo, in quanto la politica è l'imposizione unilaterale di un interesse economico e che in questo momento è la borghesia a fare "politica", visto che il sistema è capitalista.

Per prevenire una possibile ripresa del conflitto di classe la borghesia ha disposto e disporrà una serie di dispositivi per disinnescare il conflitto, come per esempio al Petrolchimico di Gela, dove è stato fatto esplicito divieto alla CGIL, da parte del prefetto, di manifestare per le strade.

Lo Stato affronta questo genere di situazioni attraverso tutta una serie di dispositivi legali vecchi, nuovi e rinnovati. Dagli anni ‘90 la repressione (vedi il daspo) ha utilizzato lo stadio come luogo nel quale testare i dispositivi prima di generalizzarli all’intera società: così la lotta di classe viene ridotta a problema di ordine pubblico e confinata nell'illegalità. Gli stessi sindacati confederali controllano le assemblee interne alle fabbriche, con servizi d'ordine pronti ad isolare e punire eventuali contestatori. Nel caso Whirpool poc'anzi citato, alcuni operai presenti all’assemblea di fabbrica hanno contestato duramente i vertici sindacali e sono stati immediatamente accerchiati dai servizi d’ordine e buttati giù dal palco. Il nuovo decreto sicurezza in discussione altro non è che una ulteriore misura repressiva a carico della classe operaia.

Quindi non ci troviamo, nei fatti di Prato, come in tanti altri, di fronte ad una semplice azione repressiva. I vari decreti sicurezza che hanno accompagnato questo governo, cosi come i precedenti, toccano ogni ambito dei rapporti sociali e dei fenomeni che se ne determinano. La lotta deve essere sostanzialmente pacificata, i suoi margini resi inagibili, i punti di resistenza erosi e portati su un terreno di logoramento.

È in questo quadro che la costruzione del partito internazionalista acquista più senso che mai, come unica prospettiva capace al contempo di denunciare la fase in cui vive il capitale, le caratteristiche e i limiti che in esso agiscono, per trarne i dovuti insegnamenti sulla base dei quali legittimare il proprio progetto di costruzione politica e la propria presenza come forza rivoluzionaria all’interno della classe.

A.C.

Venerdì, June 14, 2019