Alcune precisazioni sulla teoria della caduta del saggio del profitto sostenuta da Roberts

L'economista marxista Roberts, in un suo recente post, si è cimentato nel tentativo di convalidare la teoria di Marx sulla caduta del saggio del profitto ritenendola, giustamente, la legge più importante all'interno della forma produttiva capitalistica. Legge, le cui conseguenze rappresentano già nel passato, ma in modo particolare nel capitalismo contemporaneo, la più grave delle contraddizioni, quella che non solo penalizza pesantemente il processo di valorizzazione del capitale, ma esaspera tutti i meccanismi economici del capitalismo, ponendo il sistema stesso in una sorta di crisi permanente.

Nella prima parte del post si sforza di dimostrare la possibilità di calcolare, con metodi statistici innovativi, la caduta del saggio del profitto su scala mondiale. In realtà inizialmente il suo sforzo si limita al G20, ovvero ai maggiori paesi capitalistici quali Usa, Germania, Russia, Cina e Giappone e i maggiori paesi in via di sviluppo, ripromettendosi di estendere l'indagine statistica anche ai paesi meno sviluppati, per avere un quadro complessivo sia delle diverse velocità di caduta, sia per elaborare una media dei vari saggi del profitto su scala internazionale. Sforzo meritorio, se ci riesce, ma nella seconda parte del post si espone ad alcune considerazioni sulle cause che pongono in essere la legge marxista della caduta che con l'elaborazione di Marx hanno poco a che vedere. Ad esempio Roberts, per quanto riguarda il rapporto tra l'aumento del saggio del plusvalore (più sfruttamento) e la variazione della composizione organica del capitale (c / v, e non C / v come erroneamente scrive l'estensore del post, ovvero il rapporto tra il capitale costante e non complessivo, e la forza lavoro impiegata) così si esprime:

Inoltre, esaminerò la scomposizione del tasso di profitto nei suoi fattori chiave, vale a dire la composizione organica del capitale e il tasso di plusvalore. Questa scomposizione è importante. Una cosa è mostrare un tasso di profitto in calo nel tempo, un altro dimostrare che ciò è causato dalla legge di Marx sulla tendenza alla caduta del saggio di profitto. Potrebbe avere altri motivi.
Se la legge di Marx è corretta, ne consegue che quando il tasso di profitto diminuisce, la composizione organica del capitale (C / v solito errore, la composizione organica è data dal rapporto c / v, ndr) dovrebbe aumentare più rapidamente del tasso di sfruttamento (s / v). Secondo la legge di Marx, una crescente composizione organica del capitale è il fattore tendenzialmente determinante per la caduta del saggio di profitto e il saggio di sfruttamento è il (principale) fattore di contrasto a quella. Se il secondo aumenta più rapidamente del primo, aumenta il tasso di profitto - e ci sono stati periodi in cui ciò è accaduto. Ma nel lungo periodo secolare, il saggio del profitto diminuisce e questo perché la composizione organica del capitale aumenta più del saggio di sfruttamento.

Partiamo dalla prima giusta considerazione:

Inoltre, esaminerò la scomposizione del tasso di profitto nei suoi fattori chiave, vale a dire la composizione organica del capitale e il tasso di plusvalore.

La giusta considerazione riguarda la necessità di scomporre tutti i fattori che concorrono al manifestarsi della legge, ma è palesemente insufficiente quando indica soltanto la composizione organica del capitale e il saggio del plusvalore. Insufficiente perché non analizza la differenza dei vari tipi di plusvalore, né spiega il legame tra questi e la composizione organica del capitale. Non esiste un solo plusvalore, c'è il plusvalore assoluto, il plusvalore relativo e quel plusvalore relativo, consistente nell'intensificazione dei ritmi di produzione che sostanzialmente non va a intaccare la composizione organica. Di quale plusvalore parla? E quali conseguenze attribuisce ai vari tipi di plusvalore nel rapporto con l'aumento della composizione organica del capitale? Nel primo caso, quello del plusvalore assoluto (allungamento dell'orario di lavoro), non c'è praticamente nessuna incidenza sulla modificazione verso l'alto della composizione organica. Nel secondo caso, quello del plusvalore relativo (contrazione del lavoro necessario a ricostituire il salario del lavoratore) necessitano tre condizioni perché lo stesso possa pienamente esprimersi:

  1. aumento del saggio del plusvalore relativo;
  2. sviluppo delle forze produttive;
  3. investimenti maggiori in capitale costante e diminuzione relativa o assoluta della forza lavoro.

Conseguenza inevitabile è la modificazione della composizione organica del capitale e l'innesco della caduta del saggio. Questo è il plusvalore che deve essere preso in considerazione e questo è il rapporto che lega l'incremento del saggio del plusvalore relativo, la modificazione della composizione organica del capitale alla caduta del saggio del profitto.

L'errore di parlare indistintamente di plusvalore, inteso come unico sistema di sfruttamento della forza lavoro senza farne i dovuti distinguo ha alla base una grave incomprensione del metodo marxista. Per Roberts il, o i plusvalore, essendo sinonimi di sfruttamento, non possono che essere considerati delle controtendenze alla caduta del saggio, per cui la caduta del saggio del profitto o avviene in presenza di una diminuzione del saggio del plusvalore o, come si legge in una sua citazione fasulla di Marx,

Secondo la legge di Marx, una crescente composizione organica del capitale è il fattore tendenzialmente determinante per la caduta del saggio di profitto e il saggio di sfruttamento è il (principale) fattore di contrasto a quella.

A parte il fatto che Marx non si è mai sognato di attribuire ad un generico aumento dello sfruttamento il ruolo di contro tendenza. A parte il fatto che non si spiega il perché la composizione organica aumenti senza che intervenga un fattore che la determini (pv relativo). A parte che il maggiore sfruttamento non è considerato da Marx una controtendenza (a meno che non si tratti del plusvalore assoluto o dell'intensificazione dei ritmi di produzione o dello stesso pv relativo, nel breve periodo e per il singolo capitalista che acquisisce temporaneamente un vantaggio nei confronti della concorrenza sulla base di una innovazione tecnologica destina a scomparire nel lungo periodo). Marx sostiene esattamente il contrario quando esamina le differenza tra il pv assoluto e il pv relativo. Al primo attribuisce un valore di controtendenza alla legge della caduta del saggio perché aumenta lo sfruttamento ma non interviene sulla modificazione della composizione organica. Al secondo attribuisce il ruolo di causa della modificazione della composizione organica e quindi della caduta del saggio. Fatte salve, ovviamente, quelle situazioni in cui l'aumento del saggio del plusvalore sia superiore alla modificazione della composizione organica che mette in atto (anni ottanta e novanta con la rivoluzione del microprocessore). E per chiudere, va ricordato che Marx insiste sul fatto che la caduta del saggio medio del profitto si determina non perché la forza lavoro venga sfruttata di meno (diminuzione del saggio del plusvalore), ma perché, per essere sfruttata di più, il capitale fa ricorso al pv relativo che, pur incrementando il suo saggio, innesca un aumento della composizione organica che, nel lungo periodo, rende inevitabile l'innesco della caduta del saggio del profitto. Conclusione delle conclusioni, il saggio del profitto cade non perché la forza lavoro sia sfruttata di meno ma perché è sfruttata di più. Per dirla con Marx,

E' già stato dimostrato, e qui consiste il vero segreto della caduta tendenziale del saggio del profitto, che tutti i procedimenti che hanno come fine la produzione di un plusvalore relativo tendono complessivamente a ciò: da un lato a convertire in plusvalore la maggior possibile quantità di una determinata massa di lavoro, dall'altro ad impiegare in proporzione al capitale anticipato il meno possibile di lavoro, cosicché la medesime cause che permettono di aumentare il grado di sfruttamento del lavoro, impediscono che, impiegando lo stesso capitale complessivo, venga sfruttata la stessa quantità di lavoro di prima. Queste sono le tendenze antagoniste che, mentre spingono verso un aumento del saggio del plusvalore (relativo ndr), influiscono al tempo stesso nel senso di una diminuzione della massa del plusvalore prodotto da un capitale determinato e quindi nel senso della diminuzione del saggio del profitto.

Terzo libro del Capitale. Editori Riuniti, pag. 286

Diamo a Cesare quello che è di Cesare e a Roberts quello che è suo, anche se non appartiene all'analisi marxista.

FD
Sabato, August 1, 2020