1871-2021: Vive la Commune!

E all'alba, armati di ardente pazienza, entreremo nelle città della gloria.

Rimbaud, 1873

Ci sono alcune date nella storia della classe operaia che hanno lasciato un segno duraturo e indispensabile nel programma comunista, e che noi intendiamo come acquisizioni e insegnamenti delle precedenti lotte affrontate dalla nostra classe. Il 1871 è uno di quelli. Il 18 marzo, 150 anni fa, i lavoratori di Parigi hanno preso il controllo della città e per 72 giorni hanno sperimentato la trasformazione della società.

La guerra franco-prussiana

L'Europa della seconda metà del XIX secolo fu plasmata dallo spettro delle rivoluzioni del 1848. In Francia, Napoleone III aveva stabilito la sua dittatura sui cadaveri del proletariato insorto durante i giorni di giugno, impegnandosi a restaurare l'Impero francese. In Germania, ancora divisa in 39 Stati, le rivoluzioni liberali del 1848 erano fallite. Sarebbe stata la casta degli junker militari prussiani guidata da Bismarck a unificare la Germania per preservare la monarchia e la loro posizione di classe. La guerra franco-prussiana scoppiata nel 1870, in seguito alle vittorie della Prussia su Danimarca e Austria, fu l'atto finale della realpolitik di Bismarck, perseguita sin da quando era diventato primo ministro nel 1862.

Napoleone III fu spinto a dichiarare guerra alla Prussia quando Bismarck pubblicò il telegramma di Ems, che sembrava mostrare come l'ambasciatore francese fosse stato bruscamente respinto dal re prussiano. I nazionalisti manifestarono a Parigi cantando A Berlino, così che il 28 luglio Napoleone III guidò l'esercito francese verso il Reno, mentre i prussiani e i loro alleati degli stati tedeschi minori cominciarono ad ammassarsi sul confine francese. Nelle settimane successive l'esercito francese, mal organizzato e mal diretto, subì sconfitte su sconfitte, finché il 2 settembre lo stesso Napoleone III fu catturato nella battaglia di Sedan. Con l'abdicazione di Napoleone III, il Secondo Impero francese di fatto franava. Scoppiò il panico a Parigi e due giorni dopo un governo provvisorio di difesa nazionale fu creato da membri dell'Assemblea nazionale, compresi i repubblicani di destra e di sinistra, che si impegnarono per la continuazione della guerra.

Gli eventi di Parigi non alterarono il corso finale della guerra. Il 19 settembre Parigi era sotto assedio. Il 31 ottobre il governo provvisorio decise di avviare negoziati con i prussiani, fatto che fu accolto da violente proteste da parte della popolazione. Vari rivoluzionari cercarono di trarre vantaggio da questa situazione di instabilità. A Lione, Bakunin era al lavoro per organizzare un'insurrezione: il 28 settembre lui e i suoi compagni si impadronirono del municipio, proclamarono l'abolizione dello stato e annunciarono la formazione di una Convenzione rivoluzionaria per la salvezza della Francia. Trovando scarso appoggio, i rivoluzionari furono dispersi lo stesso giorno, e Bakunin partì per Marsiglia, dove cercò di dare inizio ad un'altra insurrezione di breve durata (prima che scoppiasse, il 31 ottobre, dovette fuggire in Svizzera). Nel frattempo Blanqui, che aveva già organizzato manifestazioni armate in gennaio e in agosto, lanciava un nuovo quotidiano repubblicano La patria in pericolo, e il 31 ottobre svolgeva un ruolo di primo piano nell'organizzazione degli elementi rivoluzionari tra i lavoratori parigini e la Guardia Nazionale diretta al rovesciamento del Governo Provvisorio, reo di aver tradito la causa francese. Blanqui e i suoi compagni si impossessarono del municipio (Hôtel-de-Ville), annunciarono la formazione di un Comitato di Pubblica Sicurezza, per poi essere arrestati anche loro poco dopo. Lo stesso Blanqui si diede alla clandestinità da cui continuò a cospirare contro il governo provvisorio fino a quando il 17 marzo 1871 fu infine arrestato a Bretenoux.

A Parigi il governo provvisorio continuò a resistere alle tempeste fino al nuovo anno. Il 18 gennaio 1871, dopo aver scatenato il nazionalismo tedesco e aver umiliato i francesi, Bismarck raggiunse finalmente il suo obiettivo: l'unificazione della Germania. Nel frattempo, a Parigi nuovi tentativi di insurrezione, come la manifestazione armata dei blanquisti del 22 gennaio (a cui parteciparono Édouard Vaillant e Louise Michel, tra gli altri), venivano respinti con un conseguente inasprimento della repressione politica. Ma i tentativi del governo provvisorio di radunare uomini in armi nelle province non furono sufficienti per salvare Parigi, e l'assedio continuò (così come i negoziati di pace con i prussiani). Nelle elezioni dell'8 febbraio per la convocazione dell'Assemblea nazionale nei dipartimenti non occupati dai prussiani, i monarchici ottennero la maggioranza e pochi giorni dopo il conservatore Adolphe Thiers fu nominato capo dell'esecutivo della Repubblica francese. Il 26 febbraio 1871 egli firmò il Trattato di Versailles che poneva fine alla guerra franco-prussiana.

Tuttavia, coloro che speravano che questa sarebbe stata la fine della crisi sarebbero stati rapidamente delusi. La marcia vittoriosa delle truppe ora tedesche attraverso Parigi e l'ordine di disarmare la Guardia Nazionale furono accolti con un diffuso malcontento. Da questo momento la Guardia Nazionale, delusa dal Governo Provvisorio, cominciò a radunare armi e cannoni nei quartieri popolari di Parigi e a eleggere il proprio Comitato Centrale indipendente. Quando Thiers inviò l'esercito regolare per disarmarli con la forza e riportare l'ordine in città, molti soldati rifiutarono di obbedire e puntarono invece le armi sui loro generali. Il governo provvisorio si ritirò a Versailles. La vita della Comune di Parigi era cominciata.

I proletari di Parigi, tra i fallimenti e i tradimenti delle classi dirigenti, hanno capito che era scoccata per loro l'ora di salvare la situazione prendendo nelle proprie mani la direzione della cosa pubblica ... Il proletariato ha capito che era loro imperioso dovere, e loro assoluto diritto, di rendersi artefici del proprio destino, impadronendosi del potere governativo.

Proclama del Comitato Centrale della Guardia Nazionale, 18 marzo 1871

La prima internazionale

A questo punto vale la pena di delineare brevemente le tendenze politiche presenti all'interno del movimento operaio dell'epoca. Ovviamente il ruolo principale venne svolto dalla Prima Internazionale, fondata nel 1864, un'alleanza amalgamante tradeunionisti, repubblicani e radicali vari, tra loro anarchici e comunisti, a cui Marx fornì una guida politica. In effetti, fu il rapporto di Marx sulla guerra franco-prussiana e sulla Comune di Parigi, pronunciato prima sotto forma di discorso al Consiglio generale dell'Internazionale e successivamente pubblicato nell'opuscolo La guerra civile in Francia (1871), che servì come la più feconda difesa della Comune agli occhi del mondo e fece di Marx "l'uomo più calunniato e più minacciato di Londra". (Marx a Kugelmann, 18 giugno 1871)

In Germania, i membri dell'Internazionale, Wilhelm Liebknecht e August Bebel, denunciarono la guerra al Reichstag a nome della socialdemocrazia tedesca, si astennero dal votare sui prestiti di guerra ed espressero simpatia per la Comune. Per questo furono successivamente giudicati colpevoli di alto tradimento. Assemblee di massa dei lavoratori si tennero nelle città e nei villaggi tedeschi, approvando risoluzioni contro la guerra. In Francia, dove l'Internazionale era solo una forza marginale, afflitta com'era da continue repressioni e processi, la sezione di Parigi pubblicò comunque un manifesto contro la guerra e lanciò un appello ai lavoratori tedeschi. Dopo il settembre 1870 - il crollo del Secondo Impero - l'Internazionale a Parigi fu rivitalizzata e furono creati nuovi comitati in vari quartieri della città. Detto questo, come ha riferito Auguste Serraillier, c'era molta disorganizzazione e non tutti abbracciavano posizioni internazionaliste (Blanquisti e Proudhoniani rifiutarono di pubblicare una traduzione del secondo discorso di Marx ritenendolo "troppo prussiano"). Nel complesso, tuttavia, la politica ufficiale dell'Internazionale era quella per la pace e contraria all'annessione dell'Alsazia-Lorena da parte della Germania. L'Internazionale cercò di indirizzare i lavoratori a quel fine non solo nelle due nazioni in guerra, ma anche in Inghilterra e in America.

A Parigi, l'eredità repubblicana del 1789, 1830, 1832 e 1848 esercitava un'influenza più forte sulla vita politica. Furono le idee di Proudhon e Blanqui, rivoluzionari della generazione precedente, a dominare ancora il movimento operaio. Quando la Comune, alla quale il Comitato centrale della Guardia nazionale aveva trasferito il potere, tenne la sua prima elezione il 26 marzo, i membri dell'Internazionale ricevettero solo diciassette dei novantadue seggi, mentre la maggioranza andò ai Blanquisti. Lo stesso Blanqui era stato arrestato solo pochi giorni prima della costituzione della Comune, ma ne fu eletto ugualmente presidente onorario. Tutti i tentativi dei comunardi di proporre uno scambio di ostaggi in cambio del rilascio di Blanqui furono respinti. I blanquisti desideravano essenzialmente una dittatura militare che avrebbe sostituito l'inutile governo provvisorio e avrebbe continuato la guerra con la Prussia. I Proudhoniani volevano una federazione di comuni in cui lavoro e capitale potessero coesistere reciprocamente ed evitavano la partecipazione alle lotte politiche ed economiche. Come notò Engels, tuttavia, di fronte al movimento reale entrambe le correnti furono a volte costrette a fare "l'opposto di ciò che la dottrina della loro scuola prescriveva".

Assalto al cielo

Essa [la Rivoluzione del 18 marzo] rappresenta la conquista del potere politico da parte del proletariato proprio come la Rivoluzione del 1789 rappresentava la conquista del potere politico da parte della borghesia.

Vermorel, L’ami du peuple, 24 Aprile 1871

... per la completa rivoluzione sociale, per l'abolizione di tutte le strutture sociali e legali esistenti, per l'eliminazione di tutti i privilegi e le forme di sfruttamento, per la sostituzione del governo del Capitale con il governo del Lavoro ... in breve, per l'emancipazione della classe operaia ad opera della classe operaia.

Unione delle donne per la difesa di Parigi e per l’assistenza ai feriti, 8 maggio 1871

Così hanno dichiarato alcuni dei comunardi. Ma la Comune di Parigi aveva un tempo limitato per mettere in azione concreta le sue varie idee. Nei 72 giorni della sua esistenza, ha approvato una serie di decreti. Sebbene solo ventiquattro membri della Comune provenissero dalla classe operaia, è chiaro che la maggior parte dei suoi decreti, anche se limitati, mirava ad alleviare la vita del proletariato parigino. Inoltre va anche notato che alcuni decreti furono introdotti solo sotto la minaccia di manifestazioni e alcuni non furono mai attuati correttamente.

  • 19 marzo: il Comitato Centrale della Guardia Nazionale annuncia le elezioni per la Comune di Parigi;
  • 29 marzo: la Comune delibera una moratoria sugli ultimi tre trimestri dell'anno del canone di locazione;
  • 30 marzo: la Comune decreta l'abolizione dell'esercito permanente;
  • 2 aprile: La Comune decreta la separazione tra Chiesa e Stato. Gli stipendi di tutti i membri del governo e dei funzionari pubblici sono fissati al livello dei salari di un operaio specializzato;
  • 12 aprile: La Comune delibera una moratoria sul pagamento delle cambiali commerciali;
  • 16 aprile: La Comune decreta la confisca di fabbriche e delle officine abbandonate e ne trasferisce la proprietà a cooperative di lavoro;
  • 20 aprile: La Comune decreta l'abolizione del lavoro notturno per i fornai;
  • 25 aprile: La Comune delibera la requisizione degli alloggi vacanti;
  • 27 aprile: La Comune decreta il divieto per i padroni di trattenere multe dal salario;
  • 1 maggio: la Comune vota 45 a 23 per delegare i suoi poteri a un Comitato di Salute Pubblica;
  • 7 maggio: La Comune decreta che gli oggetti detenuti dai banchi dei pegni devono essere restituiti;
  • 12 maggio: la Comune decreta la preferenza per le cooperative di lavoro in materia di contratti.

Sorgevano intanto di distretto in distretto innumerevoli comitati, assemblee, sindacati, cooperative, circoli di discussione, dimostrazioni e società di mutuo soccorso, animati da una base operaia. Nella migliore delle ipotesi, la Comune ha interagito con queste forme di auto-organizzazione (un esempio: il 15 aprile alcune assemblee generali dei lavoratori hanno deliberato già di rilevare alcuni luoghi di lavoro e di gestirli in modo cooperativo, il 16 aprile la Comune approvò un decreto che forniva ai lavoratori i necessari permessi di confisca). Vi furono tentativi di riformare il sistema scolastico e le arti. Furono intraprese alcune azioni simboliche: il 6 aprile la ghigliottina fuori dal carcere di Parigi venne fatta a pezzi e bruciata, il 15 maggio la casa di Thiers venne distrutta, mentre la Colonna Vendôme, odiato simbolo della guerra, venne abbattuta il 16 maggio. L'internazionalismo della Comune, che dichiarava che la sua bandiera rossa era quella della Repubblica Universale, era qualcosa di più di una semplice dichiarazione di intenti. Jarosław Dombrowski, un ufficiale militare polacco che aveva partecipato all'insurrezione del gennaio del 1863, fu eletto Comandante in Capo della Comune. Léo Fränkel, un membro ungherese dell'Internazionale e contatto di Marx, fu nominato delegato alla Commissione per il lavoro, l'industria e gli scambi. L'Unione delle donne per la difesa di Parigi e per l’assistenza ai feriti era guidata da Nathalie Lemel, membro francese dell'Internazionale e attivista rilegatrice, ed Elisabeth Dmitrieff, membro russo dell'Internazionale e altro contatto di Marx. Hanno sostenuto e difeso la causa della rivoluzione nel servizio di ambulanza e hanno preso parte alla costruzione delle barricate. Prosper-Olivier Lissagaray ha descritto le scene che ha osservato intorno alle elezioni della Comune del 26 marzo nel modo seguente:

Quelli che si erano disperati un mese prima erano ora pieni di entusiasmo. Gli estranei si sono rivolti l'un l'altro e si sono stretti la mano. Infatti non eravamo estranei, ma legati insieme dalla stessa fede e dalle stesse aspirazioni ... Il giorno dopo 200.000 "miserabili" vennero all'Hôtel-de-Ville [il municipio, ndr] per installarvi i rappresentanti da loro scelti, i tamburi del battaglione che battevano, gli stendardi sormontati dal berretto frigio e con frangia rossa intorno ai moschetti; le loro file, ingrossate da soldati di linea, artiglieri e marinai fedeli a Parigi, scendevano da tutte le strade fino a Place de Grève come i mille ruscelli di un grande fiume ... Un'eco mille volte rispose: "Vive la Commune!". I berretti erano lanciati all'estremità delle baionette, le bandiere sventolavano nell'aria. Dalle finestre, sui tetti, migliaia di mani agitavano fazzoletti. I rapidi colpi del cannone, delle bande, dei tamburi, si fondevano in un'unica formidabile vibrazione. Tutti i cuori sussultavano di gioia, tutti gli occhi si riempivano di lacrime. Mai, dai tempi della grande grande Federazione, le viscere di Parigi erano state scosse così fortemente ... Questo lampo avrebbe fatto vedere i ciechi. 187.000 elettori. 200.000 uomini con la stessa voce, con la la stessa parola d'ordine. Questo non era un comitato segreto, una manciata di ribelli faziosi e di banditi, come si diceva da dieci giorni. C'era una forza immensa al servizio di un'idea precisa - l'indipendenza comunitaria, la vita intellettuale della Francia - una forza inestimabile in questo tempo di anemia universale ...

Lissagaray, La Comune di Parigi del 1871

Questo movimento popolare, al quale la classe operaia di Parigi diede una guida pratica, di cui l'Internazionale divenne portatrice spirituale, fu un insulto a Thiers e ai suoi compagni. Il vecchio mondo si riorganizzò mentre Parigi si rallegrava.

La “settimana di sangue”

Quando la notizia della Comune di Parigi si diffuse nelle province, si tentò di stabilire comuni simili in tutta la Francia: a Lione, Marsiglia, Tolosa, Narbonne, Saint-Etienne, Le Creusot e Limoges. Nessuna di queste sopravvisse a lungo. Parigi doveva presto affrontare una tragedia ancora più grande. Criticare gli errori dei nostri predecessori è sempre più facile con il senno di poi, tuttavia alcuni di questi erano già evidenti agli osservatori e ai partecipanti contemporanei.

La Comune non poteva abolire il rapporto capitale-lavoro o eliminare ogni oppressione. Sarebbe stato assurdo aspettarsi che avesse introdotto il socialismo in una città. Ma le idee dominanti del movimento (il Proudhonismo e il Blanquismo) la trattennero più del necessario. Spesso ci sono volute pressioni dal basso affinché la Comune violasse effettivamente il diritto alla proprietà privata (da qui la riluttanza a rilevare la Banca di Stato). Molte delle nuove cooperative in pratica funzionavano esattamente come le imprese capitaliste con cui dovevano competere (quindi i salari rimasero bassi e l'orario di lavoro lungo). E sebbene le donne lavoratrici fossero molto coinvolte sul campo, non avevano il diritto di voto e non avevano una rappresentanza diretta negli organi superiori della Comune (sebbene esponenti del calibro di Fränkel e Vaillant sostenessero la loro causa).

Ma la caduta della Comune è stata spesso attribuita all'indecisione, alla perdita di tempo e alla mancanza di direzione. Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale non si considerava sufficientemente autorevole per agire e come tale si è adoperato per organizzare le elezioni per la Comune. La Comune, divisa tra maggioranza e minoranza (oltre al Comitato di Salute Pubblica), discuteva ed approvava decreti. Nel frattempo, a Versailles veniva data l'opportunità di radunare le forze. E una volta fatto questo, la Comune non aveva alcuna influenza diplomatica, tranne un gruppo di ostaggi. Marx avrebbe poi commentato:

[La Comune di Parigi fu] semplicemente il sollevamento di una città in condizioni eccezionali, la maggioranza della Comune non era affatto socialista né poteva esserlo. Con un po' di buon senso, tuttavia, avrebbero potuto raggiungere un compromesso con Versailles utile a tutta la massa del popolo - l'unica cosa che si poteva raggiungere in quel momento. L'appropriazione della Banca di Francia sarebbe stata sufficiente, di per sé sola, a gettare i Versagliesi nel terrore...

Marx a Domela Nieuwenhuis, 22 febbraio 1881

Questo sentimento fu evocato anche dai partecipanti alla Comune. La Comune avrebbe avuto la possibilità di lottare solo se si fosse colpito presto, mentre Versailles era ancora scossa. Dopo si poteva solo sperare in un compromesso negoziato. All'inizio di aprile Thiers ebbe il sopravvento militare. Le sue truppe furono rinforzate con i prigionieri di guerra francesi, prontamente restituiti da Bosmarck, e con nuovi effettivi reclutati nelle province. Sotto Napoleone III Parigi si era trasformata da una città di strade strette, perfetta per l'installazione di barricate, in una città di ampi viali più attrezzati per il movimento delle truppe. A differenza del 18 marzo, il tentativo di fraternizzare con le truppe si rivelò inutile. Nonostante la coraggiosa presa di posizione di molti comunardi, non poterono resistere. L'esercito di Thiers fu spietato: mentre conquistavano, giustiziavano i vinti. In preda alla disperazione, i comunardi fucilarono 63 ostaggi e incendiarono parti di Parigi. Questo era il "terrore rosso". L’ampiezza del "terrore bianco" doveva ancora essere rivelata:

Il massacro venne così portato avanti, sistematicamente organizzato, alla Caserne Dupleix, al Lycée Bonaparte, alle Stazioni Ferroviarie Nord ed Est, al Jardin des Plantes, in molti quartieri e alloggiamenti, così come nei macelli. Grandi furgoni aperti venivano a prendere i cadaveri e andavano a svuotarli nella piazza o in qualsiasi spiazzo nei quartieri. Le vittime morivano semplicemente, apertamente. Molti incrociavano le braccia davanti ai moschetti e essi stessi comandavano il fuoco. Donne e bambini seguivano i loro mariti e i loro padri, gridando ai soldati: "Fucilateci con loro!" E furono uccisi ... L'esercito, non avendo né polizia né direttive precise, uccideva in maniera indiscriminata. Il primo passante che chiamava qualcuno con un nome rivoluzionario, lo faceva fucilare dagli ufficiali desiderosi di riscuotere la taglia.

Lissagaray, La Comune di Prigi del 1871

La strage culminò nella settimana di sangue del 21-28 maggio. Più di 20.000 comunardi e quelli sospettati di esserlo, furono massacrati per le strade di Parigi dalle truppe di Thiers. Circa 40.000 furono fatti prigionieri; di questi altri migliaia furono giustiziati, deportati, imprigionati o condannati ai lavori forzati. La borghesia non ha mostrato pietà. Il movimento operaio in Francia è stato schiacciato dalla forza bruta. Ci sarebbero voluti decenni per riprendersi. Fu verso la Germania unificata che le speranze proletarie si sarebbero ora volte, dove si aprivano le condizioni per lo sviluppo di un partito operaio di massa. Questo, però, in seguito avrebbe posto altri problemi.

Il marxismo rivoluzionario e la Comune di Parigi

Lo stesso Marx era inizialmente pessimista sulle prospettive di una rivolta a Parigi. Quando scoppiò, ovviamente gettò il suo peso in appoggio a esso. Ciò che ha reso la Comune eccezionale non sono state le limitate riforme che ha approvato, è stato il suo essere "essenzialmente un governo della classe operaia". Ha dimostrato che i lavoratori possono prendere il loro destino nelle proprie mani. In questo ha dato alla classe operaia internazionale una bandiera dietro cui radunarsi.

Una delle caratteristiche distintive del metodo marxista è che, invece di stabilire principi eterni o tracciare schemi utopici, impariamo da e con il movimento reale. La consapevolezza che la trasformazione sociale verso la “libera associazione” avrebbe dovuto eventualmente comportare l'abolizione dello Stato era presente nelle opere di Marx anche prima della Comune di Parigi. Qui dobbiamo solo citare L'ideologia tedesca (1845), dove Marx riconobbe che i proletari "dovranno abolire la condizione stessa della loro esistenza", che significava anche "devono rovesciare lo Stato", o Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte (1852), dove Marx osservò come dalla rivoluzione francese del 1789 "tutte le rivoluzioni avessero perfezionato la macchina [statale] invece di abbatterla", come i partiti in lotta semplicemente "considerassero il possesso di questa enorme struttura statale come il principale bottino che spettava al vincitore".

La Comune di Parigi fu il primo esempio pratico di "rottura" di quella macchina statale: abolì l'esercito permanente, spazzò via il parlamento borghese. Al suo posto mise in piedi qualcosa di qualitativamente diverso (anche se nato con le impronte della vecchia società). La Comune di Parigi ha spinto Marx a alla conclusione che:

la classe operaia non può semplicemente impadronirsi della macchina statale così com'è e usarla per i propri scopi.

Marx, La guerra civile in Francia, 1871

Questa intuizione fu così importante che i famosi dieci punti proposti nel Manifesto del Partito comunista (1848), che chiedevano varie misure immediate verso la centralizzazione dello stato, erano ora ritenuti antiquati “alla luce dell'esperienza pratica acquisita, prima nella Rivoluzione di febbraio (1848), e poi, ancora di più, nella Comune di Parigi (1871)”. Engels avrebbe commentato ulteriormente:

Di recente, il filisteo socialdemocratico è stato nuovamente riempito da un sano terrore alle parole: Dittatura del proletariato. Bene signori, volete sapere che aspetto ha questa dittatura? Guardate la Comune di Parigi. Quella era la dittatura del proletariato.

Engels, Introduzione alla Guerra civile in Francia, 1891

Ciò fu scritto nel contesto dei dibattiti revisionisti all'interno della socialdemocrazia tedesca dell'epoca. Dopo la morte di Marx, nel 1883, gli elementi riformisti si aprirono la strada per spogliare gradualmente il marxismo del suo nucleo rivoluzionario. Negli ultimi mesi di vita, lo stesso Engels vennne censurato dall'apparato del partito. Le lezioni apprese a Parigi furono presto dimenticate o oscurate, apposta. Sarebbe spettato ad una nuova generazione di rivoluzionari che, sull'onda dei nuovi sconvolgimenti della classe operaia, avrebbe salvato il marxismo dai cosiddetti “marxisti”.

Questa tendenza trovò la sua espressione nelle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917. Nel 1905 i lavoratori russi scoprirono i consigli dei delegati operai (cioè i soviet) revocabili in qualunque momento dai lavoratori che li avevano eletti. Questo fu un enorme progresso sulla democrazia rappresentativa borghese, in cui i rappresentanti eletti sono inamovibili, mentre gli elettori non hanno alcun controllo su di essi. Quando i soviet riapparvero nel 1917, i bolscevichi diedero il più esplicito sostegno all'idea che avrebbero dovuto assumere il controllo della società, in quanto potere alternativo al governo provvisorio borghese. Il 7 novembre lo slogan "Tutto il potere ai soviet!" è stato realizzato dalla Rivoluzione di Ottobre. Con l'apparato repressivo del vecchio regime effettivamente paralizzato, le Guardie Rosse non aspettarono di attaccare la loro Versailles: gli uffici governativi furono occupati e il Palazzo d'Inverno preso. Inoltre, occuparono non solo le stazioni ferroviarie, la centrale telefonica e i principali ponti della città, ma anche la Banca di Stato. Fu il ministro presidente Kerensky a dover fuggire all'estero. Questa linea di condotta non fu casuale: i marxisti rivoluzionari come Lenin avevano trascorso gli anni precedenti preservando con cura il filo rosso che va dal 1848 al 1871 al 1917:

La Comune ha insegnato al proletariato europeo a porre concretamente i compiti della rivoluzione socialista. La lezione appresa dal proletariato non sarà dimenticata. La classe operaia se ne servirà, come ha già fatto in Russia durante la rivolta di dicembre (1905).

Lenin, Lezioni della Comune, 1908

Nei mesi successivi i bolscevichi incoraggiarono attivamente la costituzione di consigli di operai e soldati in tutta la Russia. Se la Comune di Parigi è stata la prima volta che la classe operaia si è sollevata per rovesciare la classe dominante in una città, allora la rivoluzione russa è stata la prima e finora l'unica volta in cui la classe operaia si è sollevata per rovesciare la classe dominante in un grande paese imperialista. Tuttavia, questa non era la sua intenzione. I bolscevichi erano internazionalisti e sapevano che per durare la rivoluzione doveva estendersi ad altri paesi. Una ad una però le rivoluzioni rimasero sconfitte e furono schiacciate in Germania, Ungheria, Finlandia, Cina, ecc. I comunardi persero onorevolmente, venendo schiacciati dalla controrivoluzione. I bolscevichi no, perché si trovarono ad amministrare un mostruoso capitalismo di stato che alla fine li divorò.

Oggi manteniamo vive le lezioni del 1871 e del 1917. La classe operaia, ora più numerosa che mai, ha ancora il potenziale per sradicare il sistema capitalista e aprire la strada a un futuro veramente umano. Sin dai tempi dei comunardi il capitalismo ha prodotto ogni tipo di miseria sociale ed è passato da una crisi all'altra. La classe dominante non ha altra soluzione all'attuale crisi economica se non quella di distruggere ulteriormente il pianeta o portarci sulla strada della guerra generalizzata. L'unica speranza per l'umanità risiede nella classe operaia, che deve riscoprire le proprie forme di auto-organizzazione come hanno dimostrato i lavoratori russi nel 1905 e 1917 e quelli di Parigi nel 1871.

Dyjbas , dicembre 2020

Qualche lettura ulteriore:

  • La guerra civile in Francia (1871) di Karl Marx
  • La Comune di Parigi del 1871 di Prosper-Olivier Lissagaray
Domenica, March 28, 2021