Ancora sangue in Palestina

Critica della critica.

Il documento che ci è stato sottoposto:

coalizioneoperaia.com

Il nostro commento

Pochissime sono le posizioni di classe all'interno del panorama politico che si esprimerà sul riaccendersi della questione palestinese, fuori dal coro nazionalista del sinistrume democratico e falsamente antagonista.

Pochissime mettono in luce un barlume di una posizione internazionalista che possa contrapporsi alle litanie guerrafondaie dell'uno e dell'altro campo: dietro alle fazioni in lotta vi sono gli imperialismi che ben conosciamo. Gli Stati Uniti, che hanno sempre sostenuto e foraggiato Israele come proprio gendarme nel Medio Oriente, e Hamas che, sotto la muffa della lotta per l'indipendenza palestinese, è finanziata da mini e grandi imperialismi regionali (Iran, Turchia e Qatar).

Certo, la tragedia è ancora una volta che le masse diseredate palestinesi, come i proletari di Israele, si scontrino e vengano risucchiati nel vortice terribile dell'appoggio a una guerra cui le/li chiamano le rispettive borghesie.

Fino a quando i lavoratori israeliani, invece di lottare e rivendicare condizioni salariali e di lavoro dignitose scontrandosi con i propri padroni, seguiranno gli appelli alla lotta contro gli arabi, nel più classico e marcio “stile” nazionalista? E fino a quando le masse di Gaza, Cisgiordania e dintorni affamate, disoccupate, con problemi enormi per la sopravvivenza quotidiana, invece di opporsi e scendere in piazza contro la stracciona borghesia di Hamas, accorreranno alla mobilitazione contro gli israeliani?

Un barlume di flebile speranza potrebbe sorgere quando si mobilitassero sul terreno dello scontro sociale, in opposizione ai rispettivi governi di Israele e alla amministrazione di Gaza da parte di Hamas, elevando i loro bisogni quotidiani immediati a momento di lotta classista e unità internazionalista fra i proletariati della regione.

Sicuramente questo quadro potrebbe sorgere e allargarsi se, pur con mille, enormi difficoltà di ogni genere, emergessero avanguardie comuniste guidate da un partito rivoluzionario che orientasse la rabbia e la disperazione dei fronti proletari contro la guerra e per una prospettiva rivoluzionaria.

Oggi, purtroppo, a quanto ne sappiamo, non sono presenti forze pur minime che orientino in tale direzione. Inoltre, il lavoro dei comunisti in tali contesti sicuramente sarebbe terribilmente impegnativo e pericoloso, anche per evitare la repressione e la liquidazione fisica che rischierebbero per il loro agire politicamente da "traditori" nei confronti delle rispettive patrie borghesi. Lavoro difficilissimo, indubbiamente, ma non c'è scelta: le “alternative” sono le bombe “sofisticate” dell'una o quelle “artigianali” dell'altra borghesia, in un eterno ritorno di miseria, dolore, disperazione e morte sotto l'ombrello degli imperialismi di riferimento.

Sabato, May 15, 2021