I calici levati della più becera controrivoluzione - A proposito della morte di Gorbaciov

I calici levati per la morte di Gorbaciov da certi squallidi individui, che non si fanno scrupoli a definirsi comunisti, ci fanno perlomeno sorridere. Anche in una sede dei vecchi GLP (da cui alcuni di noi provengono) c'era un pupazzo con le sue sembianze impiccato – ah, la gioventù... – , ma i rimproveri – se così si può dire – che gli muovevamo noi erano di tutt'altra natura rispetto a quelli di coloro che ora gioiscono.

Il tradimento che gli viene addebitato è nei confronti di qualcosa che era a sua volta un tradimento di qualcos'altro mai realizzato. Lui ha “tradito” in chiave liberalcapitalista quel capitalismo di stato che altro non era che il tradimento del comunismo. Quindi dargli del traditore da parte di chi inneggia all'Unione Sovietica, è come se il bue desse del cornuto all'asino. Gorbaciov è stato lo stilista che ha concepito l'idea di cambiare l'abito al capitalismo sovietico, di sfilargli quello del potere statale e di mettergli quello dell'iniziativa privata, della libera concorrenza e dei McDonald's che dopo il 1991 sono spuntati come funghi. Ma sotto la forma, la sostanza è rimasta sempre la divisione in classi della società e la dittatura borghese. Borghesi erano i vecchi funzionari statali e del PCUS, e borghesi i nuovi manager rampanti della nuova ed emergente classe dirigente russa.

I nodi irrisolti della perestroika hanno origine in 70 anni di stalinismo, ma mettiamo il caso che lui abbia “tradito” in nome della democrazia (intesa all'occidentale), quelli prima di lui hanno tradito, senza le virgolette, in modo peggiore, spacciando per comunismo ciò che comunismo non è mai stato. Il tradito, con o senza Gorbaciov, resta comunque il comunismo,inteso come società ugualitaria e orizzontale in cui i lavoratori hanno in mano la gestione dei mezzi con cui produrre, a meno che non ci si dimostri che l'URSS dai primi anni '20 al 1991 si avvicinasse anche solo lontanamente a un modello di questo tipo.

Quindi c'è poco da brindare, perché i nostalgici della Russia dopo la morte di Lenin (1924-1989) e quelli dell'uomo con la voglia sulla testa sono due facce della stessa medaglia: quella della controrivoluzione.

Non a caso, costoro, stalinisti fino al midollo, si imbrancano, nel circo elettoralesco, con i sottoprodotti della putrefazione borghese, di cui per altro essi stessi sono parte, vale a dire sovranisti, nazionalisti, populisti che hanno la faccia tosta di collocarsi tra le file della sinistra. Benché questo termine sia abbastanza largo da tenere assieme forze politiche e individui che, da un punto di vista astrattamente idealistico, dovrebbero fare a cazzotti, considerare certi sovranismi “di sinistra” è un po' troppo persino per gli stomaci più forti e disincantati...

IB
Sabato, September 3, 2022