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Alcune riflessioni generali
“Finalmente” la vispa Teresa, dismessi i suoi blazer multicolori, è ritornata al classico, i suoi veri abiti: il tanto amato poncho stile Clint Eastwood da: “Per un pugno di dollari”. E sotto il poncho le pistole che non vi fo vedere, son sempre lì pronte all'uso: “l'Italia, (eccolo! Il tanto sospirato -ndr) finalmente raggiungerà questo target (2% del Pil per la difesa) nel corso del 2025....Perché senza difesa non c'è sicurezza e senza sicurezza non c'è libertà”. Così starnazzava (il, lo, la) premier - ci scuserà per la (?) minuscola, premier; facciamo così, d'ora in avanti lo chiamiamo lu premier - al premier time del 7 maggio scorso. Tutta giuliva come faceva con la farfalletta mentre la stringeva, soffocandola, poteva esclamare quel: finalmente (!) anch'io son bombarola. Perché? Perché secondo la folle teoria, la sicurezza e la libertà sono in simbiosi con le bombe; ergo se vogliamo più sicurezza e libertà, bisogna armarsi fino ai denti. Ma questi sono argomenti per i signori che stanno su, su, in alto più di noi, poveri cristi, che non capiamo di questioni così d'alto ingegno; noi al massimo, poco inclini all'uso di teorie belliche e libertarie, possiamo, come al solito, tirare la carretta.
E quindi? Quindi han ben pensato - i borghesi capitalisti - di spogliarci financo di un coltellino per quanto riguarda la sicurezza e la libertà dentro i confini dei vari stati, perché quando si parla di sicurezza e libertà da garantire, parlano solo della loro ovvero della classe dominante, che avevate capito? L'unico permesso per imbracciare il fucile è solo per la difesa della patria, solo per la macellazione fra proletari, per difendere gli interessi del capitale in tutto il globo terracqueo. Questo è lo scempio, lo scenario che il capitalismo ci offre e ci ha offerto in passato. È lo scempio di una società in disfacimento che pur di ingozzarsi di profitti, quando questi non rispondono più ai propri interessi, non v'è più nessun delitto che non osi commettere. Le centinaia di migliaia di vittime della guerra in Ucraina; le decine di migliaia Gaza, soprattutto bambini e donne; senza dimenticare le altre decine di migliaia in giro per il mondo in particolare in Africa: sono le vittime sacrificali e sacrificate per il capitalismo criminale.
Capitalismo e criminalità: due facce della stessa medaglia. Può cambiare il metallo della stessa, ma non la sostanza, il fine dei civili criminali, quelli legali e quelli illegali, si fa per dire, ovviamente. Poi naturalmente ci sono sempre i cantori del bel mondo, antico e nuovo. Vi è in questo mare magnum della gara canora, il cantore dei cantori che ha già fatto spellare le mani a mezzo mondo: Leone XIV. Già il nome è una garanzia, infatti il suo predecessore, autore della famosa Enciclica “Rerum novarum”, si pone, di diritto, accanto a Marx e alla classe operaia. Per la prima volta nella storia la chiesa cattolica pensò di spendere quattro paroline divine a favore della classe operaia. Purché mostrasse la sua sottomissione e ubbidienza al potere costituito e sempre fedele ai precetti della chiesa.
Ma chi era veramente Leone XIII, non certamente uno stinco di santo di cui tutti parlano. E, quella famosa enciclica più che agli operai era vicina ai padroni. Fin dall'inizio mette le cose in chiaro: “La soluzione socialista inaccettabile dagli operai”. E ancora, poco più avanti, se non fosse chiaro: “...non fa che danneggiare gli stessi operai, ed è inoltre ingiusta per molti motivi, giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari, altera le competenze degli uffici dello Stato, e scompiglia tutto l'ordine sociale”. (Rerum novarum)
L'enciclica dei proletari e della povera gente! era in realtà l'enciclica dei borghesi e dei capitalisti. a Non possiamo altresì non sottolineare con forza la sua complicità e il suo sostegno, di fatto, a uno dei maggiori criminali del colonialismo: Leopoldo II del Belgio, il primo e maggior genocidario dello Stato Libero del Congo. Si chiamava proprio così: Libero! con una guardia armata che presidiava questa libertà così come teorizza la nipotina del duce “malanima”. Il re filantropo si sentiva così libero che tra malattie, torture, fucilazioni sterminò 10 milioni di africani. Tutti in schiavitù ai lavori forzati per l'estrazione di caucciù, “l'oro gomma” dell'epoca per la gioia dei forzieri del re filantropo. Che cominciava ad assestare un bel colpo all'ambiente nel nome dello sfruttamento dell'ambiente naturale e degli schiavi africani al suo servizio. Un brevissimo passo di Cuore di tenebra ci da l'idea delle condizioni disumane di questi uomoni e donne: «Le loro costole si distinguevano una a una, le giunture delle loro membra sembravano i nodi di una corda; ciascuno aveva un collare di ferro intorno al collo e tutti erano legati a una catena i cui anelli, dondolando _assieme, tintinnavano ritmicamente»_.1
Com'è evidente gli ingranaggi della storia vengono sempre fatti girare in un'unica direzione, e siccome è la classe “eletta”, ovvero la borghesia, che dispone dell'intellighenzia che suona la tromba e muove al suo comando, dietro pagamento, pedine e pedoni, la melodia storica che si leva è come il canto delle sirene dell'odissea: ammaliante e ingannante. Non una parola infatti sulle tenebre del passato che avvolgono le nefandezze della chiesa.
La devastazione del mondo vede sul banco degli imputati il capitalismo e tutte le sue propaggini e la chiesa cattolica, che è una di queste, sta sicuramente ai primi posti. Ogni tanto fa la sua enciclica per tacitare la sua coscienza di fronte al mondo. Infatti per devastazione, intendiamo non solo l'ambiente natura, ma anche l'ambiente sociale del rapporto fra gli uomini. Ambiente dominato dai sacri valori dei rapporti economici. Gli unici che hanno diritto di esistenza. Rapporti di produzione basati sul nudo interesse, sopra il quale si erge il profitto, al quale tutti si inchinano in deferente adorazione.
L'enciclica “Laudato sì” è tutta dedicata all'ecologia alla “sorella e madre” terra, nel solco di S. Francesco; l'uomo che intavolava dialoghi con il fratello sole e la sorella luna, non disdegnando qualche discorsetto anche alle margherite. Inutile aggiungere che, al falso rimprovero ai ricchi e alle responsabilità del genere umano (chi mai sarà, boh?), ripongono la salvezza del pianeta nelle mani di Dio e di Gesù. “Illumina (Dio, ndr) i padroni del potere e del denaro perché non cadano nel peccato dell’indifferenza, amino il bene comune, promuovano i deboli, e abbiano cura di questo mondo che abitiamo”. (Laudato sì). Beh evidentemente non sono stati illuminati a sufficienza.
Ambiente e guerre
Lasciamo alle religioni le elucubrazioni mistiche e narcotiche, e passiamo ad un esame dell'ambiente da un punto di vista marxista. Cosa che sfugge ai più, compresi molti radicali che si dichiarano anticapitalisti, ma che al dunque gravitano e si rotolano beatamente nel letame borghese. Non ci importa se lo fanno in buona fede o meno, quel che conta è che, alla fine, sono sempre dalla parte delle classi dominanti. Ma tant'è.
Prima ancora di iniziare una breve premessa per meglio capire cos'è che determina questo cambiamento climatico.
È con la prima rivoluzione industriale, oramai più di duecento anni fa, che iniziano i problemi. Si comincia a bruciare il carbone, poi si passa al petrolio e al gas ma, continuando a mantenere il carbone, che, ancora oggi, lo si usa massicciamente. La continua rivoluzione dei mezzi di produzione, la concorrenza sempre più spietata, prima prevalentemente tra capitalisti di un solo paese, poi tra i paesi capitalisti, avvia una guerra del mondo intero all'assalto alla diligenza della competitività. Inizia così la civilizzazione della società capitalista con la borghesia a dirigere l'orchestra. Ebbene questo impazzimento del continuo aumento del Pil, in ossequio all'arricchimento della classe dominante, è il principio della fine verso la quale stiamo precipitando se il proletariato mondiale non interverrà a fermare la classe parassitaria, ovvero la borghesia.
L'uso di questa macchina infernale, come dicevamo, richiede come alimentazione per essere messa in moto, i fossili di cui si diceva prima, questi fossili però quando bruciano emettono anidride carbonica (CO2). L'anidride carbonica è un gas che non fa male, infatti ce la “beviamo” nell'acqua frizzante, la respiriamo, è fondamentale per la vegetazione delle piante che assorbono CO2 e rilasciano ossigeno che, neanche a dirlo, è importante per gli esseri viventi.
Il problema però sorge dal momento in cui noi “estraiamo” l'anidride carbonica da sottoterra dove se ne stava da centinaia di milioni di anni. Quando viene bruciato il carbone, il petrolio ecc., la CO2 viene liberata nell'aria e si scioglie anche nelle acque degli oceani. Le conseguenze le paghiamo in termini di innalzamento delle temperature perché la CO2 è un gas a effetto serra. Cioè blocca una parte del calore del sole che dovrebbe disperdersi nello spazio. In pratica funziona come una serra per la crescita delle piante. Se infatti, d'estate volete fare la sauna andate sotto una serra e capirete cosa vuol dire, ovviamente in micro, effetto serra. Questo in generale, dell'altro fenomeno di ciò che accade negli oceani ecc. ne parleremo più avanti.
Quando si parla di ambiente e cambiamento climatico, spesso le guerre e il militarismo non vengono presi in considerazione. Nelle varie COP (È l'acronimo, Conferenza delle parti, nome dato alle riunioni annuali dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), infatti questo è un argomento tabù. Parlate di quel che volete, si fa per dire, ma sulla difesa, armi, militarismo e guerre che, come vedremo, è uno dei maggiori imputati, silenzio.
Di solito, in generale, si pensa al fossile petrolio, quindi carburanti, inquinamento industriale, autovetture, ovvero tutto il comparto trasporti, allevamenti intensivi e così via. Ma l'incidenza delle guerre e delle spese per la difesa, hanno un impatto enorme sulla crisi climatica: «La crisi climatica ed ecologica hanno alla base l’elevata quantità di gas serra che vengono prodotti a livello mondiale. Le attività militari sono tra i fattori che incidono maggiormente sull’ambiente, sia in tempo di pace che di guerra. Per contrastare il cambiamento climatico uno degli obiettivi era quello di ridurre le spese militari».2
Questo accade perché anche l'economia di guerra si basa fortemente sull'utilizzo di fonti fossili (carbone, petrolio e GNL principalmente), sia direttamente (aerei, carri armati, navi, tutti i veicoli e tutte le fabbriche di produzione di armamenti; sia nella costruzione che nell'uso, ecc.) che indirettamente, tutto ciò che è legato all'uso della tecnologia più sofisticata, Internet, IA ecc. Chiamare poi economia tutto ciò che riguarda la costruzione di strumenti di morte, è come chiamare inno alla vita i bombardamenti a Gaza, in Ucraina, e nelle altre 50 e più guerre in giro per il mondo. Ma così è l'anomala normalità della aberrante società capitalista. Mi armo per la pace. Il ricco esiste per la felicità del povero, ma, il suo contrario, di solito viene taciuto perché dei due, è quello veramente vero.
Se diamo uno sguardo, anche superficiale, o coi dati che si riescono a reperire, in quanto il settore armamenti e guerra spesso è top-secret, ci rendiamo conto del forte inquinamento ambientale di questi giocattolini e del loro uso per la risoluzione delle controversie nel crudele e disumano mondo della concorrenza imperialista.
“Un F-15, (ci dice l'AI Overview su Google), in un'ora di volo, consuma circa 16.200 litri di cherosene. Un aereo come l'F-15 produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero per ogni chilometro percorso, mentre un'auto ne produce solo 42 per passeggero per chilometro”. Se facciamo due conti vediamo che, su 200 auto con due passeggeri di media per autovettura (quindi 400), abbiamo un consumo di 16.800 grammi di CO2; nell'F-15 tale consumo sale fino a 114.000. Questo l'AI non ce lo dice, si limita a dire che sono “molto superiori”. Forse, è un'intelligenza di parte e fa la scema? Ma questo era solo per un raffronto rispetto a dei dati del 2004 che mantengono intatta la loro validità.
«La combustione di 1 litro di benzina produce 2,35 kg di anidride carbonica (CO2), quella di 1 litro di gasolio produce 2,66 kg di CO2, la media, che useremo per i nostri calcoli sarà perciò di 2,5 kg di CO2 per ogni litro di carburante. _Un carro armato Abrams M1, pesa 65 tonnellate e fa 1 km con circa 4.5 litri di carburante, quindi 450 litri per 100 km... Altri tank consumano in media 200-300 litri per 100 km._ Un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16200 litri/ora».3 Poi ci sono bombardieri, elicotteri ecc. i cui consumi sono sempre di “ottimo livello”. Questi sono consumi che non cambiano sia con la guerra che con la pace.
I dati - elaborati dalla Società Meteorologica Italiana, di Luca Mercalli, che, ci tiene a sottolinearlo, “è un'organizzazione apolitica e apartitica”; quindi niente di più neutro - ci danno un quadro esaustivo dell'inquinamento ambientale nella guerra “Desert Storm”, lanciata da Usa/GB e i soliti servi, contro l'invasione dell'Iraq in Kuwait: « ...Gli F117 erano 42 e volarono per 6900 ore in 38 giorni, quindi con una media di circa 4 h/giorno. Gli altri aerei complessivamente impiegati nell'operazione furono 2400. I carri armati Abrams furono 1848, i veicoli d'appoggio oltre 50000.
Un caccia F15 vola ad oltre 2000 km/h e consuma tra 16000 e 20000 litri di cherosene all'ora.
Furono effettuati rifornimenti di carburante in volo per un impressionante volume di 675 milioni di litri (ci si potrebbe fare il pieno a circa 17 milioni di autovetture normali), tanto che un pilota di F-15 commentò: "There was more gas in the sky over Saudi than in the ground below". [C'era più gas nel cielo sopra i sauditi che nel terreno sottostante. Ndr] (Fonte: White Paper - Air Force Performance in Desert Storm, Department of the Air Force, April 1991). Ovviamente si tratta del solo carburante erogato in volo dai tankers, e non tiene conto di tutto quello erogato direttamente a terra.». (Ibidem)
Citiamo, per evidenti ragioni, solamente le cose più interessanti: «In sostanza ogni giorno di guerra si consuma tanto carburante che basterebbe a fare il pieno a 1.125.000 autovetture. - poco più avanti - Se la guerra dura 30 giorni: consumo (di carburante, ndr) 1,35 miliardi di litri, emissioni 3,38 milioni di tonnellate di CO2 (equivalente a una città italiana di 344.000 abitanti per un anno).». La guerra durò una quarantina di giorni. E per concludere «Poiché l'Italia, per ottemperare agli accordi di Kyoto dovrebbe ridurre il suo carico di emissioni di circa 80 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, pari a circa 220.000 tonnellate al giorno, l'emissione giornaliera derivante dal conflitto iracheno equivale almeno alla metà di questa massa.». (Ibidem)
Da notare che tutti i dati sono per difetto perché non tengono conto di tutta la movimentazione di tutti i mezzi per la preparazione delle solite carneficine; e inoltre non tengono conto di tutte le distruzioni e ricostruzioni. Per cui, anche ammesso e non concesso che l'Italia tenga fede agli accordi di Kyoto,4 questi ad ogni guerra andrebbero rivisti. Con riduzioni ben maggiori, e non parliamo delle guerre in atto, soprattutto in Ucraina, ormai più di tre anni, e in Palestina, che segna un ulteriore recrudescenza. Tutti conflitti che stanno mettendo a ferro e fuoco l'intero mondo.
Guerra del Vietnam
Come non ricordarsi della guerra del Vietnam che durò, a parte le “scaramucce” precedenti, 11 anni? Ecco, i conti precedenti si riferivano a poco più di 40 giorni; non è difficile farsi un'idea dei danni provocati dall'imperialismo statunitense in Vietnam. Gli Usa, modello di democrazia per il mondo, nonostante Trump, hanno per primi usato il Napalm (un gel incendiario), bombe al fosforo, le cluster bomb (le cosiddette bombe a grappolo). Inoltre non si ponevano certo problemi nell'uso del cosiddetto ”Agente Arancio”, un erbicida devastante alla diossina, i cui effetti ambientali, su persone, vegetazione e animali, ancora oggi non sono terminati. Come non ricordarsi del filmato di quella povera bambina nuda che scappava con la disperazione nel volto, con le bombe incendiarie che la rincorrevano e la braccavano, come una mostruosa lingua di fuoco?
Ancora oggi c'è gente che muore per gli effetti di quella guerra, che salta in aria ”grazie” alle bombe a grappolo inesplose. «Nel 1995 – ricorda l’Enciclopedia britannica – Hanoi pubblicò una stima del numero di vittime durante il conflitto con un bilancio di 2 milioni di civili oltre a circa 1.100.000 _combattenti nordvietnamiti e vietcong. Nel Sud sarebbero invece morti 200/250mila soldati sudvietnamiti»_.5
Come non ricordare poi il massacro di My Lai del 16 marzo 1968 quando i soldati assassini della compagnia Charlie, massacrarono bambini, vecchi e donne, tutti civili innocui. Il conto, come sempre in questi casi, non si conosce, ma le cifre parlano di circa 500 morti. La barbarie e l'efferatezza di questi veri e propri delitti non hanno pari. Gli abitanti del villaggio vennero raccolti in gruppo e falciati coi mitra così come si fa con il grano; ragazzine violentate e uccise con la baionetta; il ventre di una donna incinta fu squarciato con un machete e il suo feto lanciato in mezzo alle sterpaglie. Infine prima di lasciare il loro parco giochi, buttarono bombe sui cadaveri per fare un bel minestrone e mostrare al mondo intero, a modo loro, cosa significa rispetto per la vita umana, ancor di più se sono vecchi, donne e bambini.
Questo probabilmente rientrava nella loro concezione di arricchimento dei terreni con materiale organico umano, molto più fertile del solito letame.
I teneri cuori del migliore capitalismo americano, come la rivista Newsweek, col cuore grondante di Napalm e delle centinaia di tonnellate di bombe, definivano questa devastazione, «tragedia americana»! Per i vietnamiti fu un'allegra scampagnata, un felice déjeuner sur l'herbe. Fra un cadavere e l'altro.
I criminali di guerra, in fondo non furono tali, la democrazia ultra democratica era il loro faro. La democrazia borghese deve trionfare anche a costo di milioni di morti, anche a costo di trasformare l'ambiente nel quale viviamo in una putrida fogna. I crimini di guerra e contro l'umanità degli Usa
vengono riconosciuti con inchino e premi Nobel. Infatti il carnefice e guerrafondaio Henry Kissinger, vinse nel 1973 il Nobel per la pace. Il suo curriculum era pur degno di tale riconoscimento. Il codazzo dei comunisti extraparlamentari da burletta, dopo una breve ubriacatura di “vero” comunismo sovietico e cinese, tornarono tutti in braccio all'imperialismo americano. La cosiddetta sinistra sempre in movimento: una volta di qua e un'altra di là, ma, sempre in braccio all'imperialismo più simpatico.
Un ultimo sguardo alle due guerre più distruttive tutt'ora in atto (Ucraina e Striscia di Gaza) e i loro devastanti effetti sull'ambiente.
Ucraina
«La vegetazione naturale e semi-naturale copre il 29% del paese, vantando circa 220 tipi differenti di paesaggio, dalle foreste alle steppe, dalle paludi alle saline. Possiede specie endemiche e residuali. Occupa meno del 6% dell’area Europea eppure detiene il 35% della sua diversità.».6 Dall'inizio della guerra, nel febbraio del 2022, la situazione è completamente cambiata: «almeno 1,24 milioni di ettari di riserve naturali sono state colpite dalla guerra. Sono stati danneggiati 3 milioni di ettari di foresta e altri 450 mila ettari sono in questo momento territorio occupato o zone di combattimento... Non si contano gli incendi in depositi di petrolio, stazioni di servizio, discariche, i danni agli impianti di riscaldamento, approvvigionamento idrico e depurazione.».(Ibidem)
Purtroppo vi sono danni incalcolabili anche nel Mar Nero, che non aveva certo bisogno di questo ulteriore “contributo”, dopo decenni di inquinamento all'epoca dell' URSS. I “compagni” non disdegnavano di ridurre questo mare in una gigantesca bagnarola di rifiuti tossici di tutti i tipi. In Crimea inoltre c'è sempre stata, e c'è, la base navale prima dell'Unione Sovietica e poi della Russia. Tutti mezzi che producono grandi quantità di CO2 e quindi gas serra; abbinati a diversi affondamenti di navi da guerra e commerciali, come la petroliera Moldava Millenial Spirit affondata con tutto il suo carico con 500 tonnellate di gasolio, il massimo per i pesci e l'ecosistema marino già gravemente compromesso.
Il drammatico conto delle emissioni di CO2 durante i tre anni di guerra, che si va ad aggiungere all'altro ancor più drammatico conto delle centinaia di migliaia di vittime tra morti e feriti, viene fatto, ogni anno, da: «Il gruppo Initiative on GHG Accounting of war» _con il contributo di autori internazionali e la supervisione ucraina. Esso prova a tenere conto proprio della crescita delle emissioni causate dalle operazioni militari: ormai in Ucraina siamo arrivati a superare i 200 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, emissioni climalteranti che, per dare un’idea, sono vicine per valore a quella che l’intera Spagna rilascia in un anno... o di 120 milioni di auto in un anno»_.7
Purtroppo, ancor prima della guerra, le popolazioni dell'Ucraina e della Romania in modo particolare, sono state vittime di un'altra devastazione territoriale e ambientale, passata quasi sotto silenzio. Il 30 gennaio del 2000 in Romania nella cittadina mineraria di Baia Mare ci fu un incidente che per gravità è secondo soltanto al disastro di Chernobyl. Non siamo in guerra, ma vi sono condizioni di lavoro che, in verità, non sono molto dissimili. La miniera è povera d'oro e per renderla più concorrenziale si usavano massicce quantità di cianuro «...quando una montagna d'acqua si riversò, da un laghetto di contenimento dove finivano gli scarichi della miniera, sul ricco sistema fluviale dell'area. Acqua “ricca” di cianuro –utilizzato dalla multinazionale australiana Esmeralda Exploration per estrarre l'oro– avvelenò un territori sterminato. La più disastrosa catastrofe ambientale dopo Chernobyl mai verificatasi in Europa».8
Lo sversamento del cianuro in abbinamento, ad altri metalli come lo zinco e il rame, in diversi fiumi e corsi d'acqua, per ultimo il Danubio, inquinò mezza Europa, e dulcis in fundo, il Danubio portò tutti questi veleni nel mar Nero. Un percorso da fare invidia ad Attila: mucche, uccelli, migliaia di tonnellate di pesci dei fiumi e del Mar Nero, morti in un batter d'occhio. Altro che “non cresce più erba”, quello in confronto era un gioco da ragazzi. Altro che “flagello di Dio”. Il vero flagello con la sua scia di morte è il capitale e la sua insaziabile sete di profitto.
Palestina- Striscia di Gaza
Se volete sapere qual è il vero volto della borghesia, ebbene guardate ciò che sta succedendo a Gaza e avrete la risposta. Fa veramente schifo sentire poltronari televisivi vari, il peggio del peggio degli organi di disinformazione, ma anche il meglio, che poi sarebbe il meglio della classe borghese: la più caritatevole e la più “umana”, disquisire sulla parola genocidio. Tutte interpretazioni di una vocabolo che muta a seconda degli interessi in gioco, e che non cambia di una virgola la sostanza della carneficina in corso. Una carneficina che con volontà chirurgica spappola in mille pezzi bambini e donne e, laddove non arriva il cannone, ci pensano la fame e la sete a completare l'opera di distruzione e di annientamento. Ora, tutto ciò, chiamatelo come volete. Fu il giurista e avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin fedele impiegato al servizio della buona borghesia (soprattutto quella americana e quella israeliana), a usare per primo la parola genocidio. Ironia della storia: hanno imparato così bene la lezione da essere a loro volta tra i peggiori genocidari o carnefici, fate voi.
Quando si parla di ambiente, non si può ignorare quali sono le condizioni di vita del genere umano; e quando diciamo genere umano parliamo delle masse sfruttate e subordinate, ovvero del proletariato. Perché sottoporre un'intera popolazione, civile, per beccare di tanto in tanto qualche vile criminale terrorista di Hamas, loro degni compari, a continui bombardamenti, fino al punto di arrivare a radere al suolo il suolo è, parafrasando il T. Tasso nella Gerusalemme Liberata (che coincidenza): «Opera di uomini che sono stati generati dalla furiosa onda del mare, e dal freddo Caucaso, e che sono stati allattati dalle mammelle della feroce tigre dell'Ircania. Questi uomini, maledetti e spietati, che stanno al comando di Israele non han dato neanche un piccolo segno di essere creature umane. Han forse al dolore di milioni di Gazawi speso una piccola lacrima o emesso un solo sospiro»?
Ma Israele ha sicuramente un altro primato: l'ecocidio. Aver cioè trasformato Gaza oltre che in una prigione a cielo aperto in un ammasso di macerie e veleni dove l'agricoltura, la pesca,, allevamenti ecc. sono un ricordo. Che significa poi questa espressione usata da montagne di riformisti e sinistri della prima e dell'ultima ora? Magari! Dove sarebbe 'sto cielo? All'otto novembre del 2024 Israele aveva “donato” 85.000 tonnellate di bombe; aerei, droni, blindati, carri armati che scorrazzavano da mane a sera: tutta CO2. Il cielo, una cappa nera simile a un tetto, le migliaia di volti e i corpi maciullati nel cuore dei superstiti. Solo una macabra prigione sottoposta quotidianamente a bombardamenti.
Inoltre, molte migliaia di queste bombe non sono esplose. Quindi una prigione ridotta in macerie e in un campo minato. Sarebbe interessante farci passeggiare la nomenklatura mondiale che in cuor suo gioisce nel veder saltare in aria a brandelli i palestinesi. Questo a scanso di equivoci vale anche per la guerra in Ucraina e per tutte le altre guerre. Guerre scatenate dalla borghesia per la difesa dei suoi sporchi interessi, che hanno un solo nome: profitto. Il proletariato non ha e non deve avere la Sua borghesia da difendere, deve quindi schierarsi contro il capitalismo mondiale, il quale a sua volta è schierato con le diverse bandiere nazionali contro i proletari di tutto il mondo.
Concludiamo il nostro breve viaggio in Palestina con una citazione di Mohammed el Bakri che lavora per la Land Association for Agricoltural Development in Palestine, una ong palestinese «Prima del 7 ottobre, nel nostro lavoro con contadini, pescatori, donne, famiglie marginalizzate, cercavamo di aumentare il grado di resilienza delle persone e proteggere il loro diritto a gestire le proprie risorse naturali. Avevamo raggiunto un punto in cui non dovevamo quasi più importare carne bianca dentro Gaza e solo il 50% di carne rossa. Dopo il 7 ottobre tutti i nostri sforzi sono andati in frantumi: il 90% dei terreni agricoli è stato distrutto e con loro sono state distrutte le infrastutture del settore agro-alimentare». Non crediamo servano commenti, se non che, oltre a tutto questo, si affama deliberatamente la popolazione impedendo l'accesso ai soccorsi umanitari e alimentari. Qui della CO2 se ne fregano, anche se la sua “produzione” viaggia di gran carriera. Il cielo è sempre più nero, per chi ha la fortuna di vederlo.
Non vi sono dubbi quindi sul fatto che gli armamenti sia in tempo di guerra che di pace siano tra le maggiori cause dell'effetto serra e del riscaldamento globale, ma, nonostante tutto, le spese militari crescono di anno in anno: «Le stime diffuse a fine aprile dall’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) fotografano un nuovo record raggiunto dalle spese militari globali nel 2024: 2.718 miliardi di dollari, il 2,5% del Prodotto interno lordo (Pil) mondiale. In crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente, con l’incremento maggiore registrato dalla fine della Guerra fredda.».9 Questi calcoli non si sa bene come vengono fatti perché nel rapporto dello stesso Sipri dello scorso anno, si attestava che: «...nel 2023 la spesa militare mondiale ha toccato i 2.443 miliardi _di dollari, un record storico, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente.»10_ Se facciamo due conti vediamo che in realtà l'aumento è dell'11,257%. I 2.718 miliardi corrispondono al Pil del 2024 di Spagna e Olanda insieme; giusto per avere un'idea di cosa significhi questa montagna di soldi. Ma al di là di tutto, è una spesa folle che solo dei folli possono continuare a far crescere, insultando centinaia di milioni di esseri umani che vivono di stenti e che, loro vittime, muoiono di fame.
Tutto ciò ci fa comprendere la grande presa per i fondelli delle riunioni annuali della cosiddetta Cop sui cambiamenti climatici, che non ha mai preso in esame uno dei maggiori fattori dell'inquinamento ambientale e atmosferico. Le spese per gli armamenti e le guerre che, anche nell'ipotesi più ottimistica –ossia che i predatori capitalisti del mondo dovessero trovare degli accordi per ridurre l'uso dei fossili e quindi dell'anidride carbonica e gas serra– costringerebbero gli stessi a ricominciare tutto da capo. Questo perché, come abbiamo visto finora, le spese militari, gli armamenti e le guerre, oltre a rapinare di risorse le classi diseredate, oltre ad ingrassare i maiali fabbricatori di morte e disperazione, devastatori dell'ambiente, vanificherebbero qualsiasi sforzo atto a ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera.
Poi bisogna sempre sperare che qualche dottor Stranamore, e tanti se ne intravedono all'orizzonte, non si faccia fremere le dita e imiti il signor Truman e ci regali qualche altra Hiroshima e Nagasaki. Teniamo conto che oggi una bomba atomica può avere una potenza anche 24 volte superiore a quella di Hiroshima. I morti diretti in quella occasione furono oltre 200 mila.
Oceani, mari, fiumi e laghi
L'effetto serra sugli oceani. L'anidride carbonica si scioglie nelle acque formando acido carbonico (H2CO3), il quale abbassando il Ph acidifica le acque, minacciando di conseguenza la vita negli oceani. Il tutto è dovuto al solito surriscaldamento climatico che non solo mette a repentaglio la vita e l'ambiente marino, ma mette a repentaglio anche la vita sulla terra. Bisogna sapere che gli oceani funzionano da termoregolatori del clima globale, essi infatti assorbono e rilasciano calore. E qui ricomincia la solita storia del surriscaldamento dovuto alle emissioni antropogeniche, ovvero alle attività umane, tutte; dall'industria all'agricoltura, dal traffico (industria automobilistica) ai condizionatori, dal riscaldamento all'uso di Internet, (server ecc.), dalla deforestazione alla guerra.
Ma qui ricomincia la solita storia del capitalismo che subordina ogni attività umana ai suoi interessi, e i suoi interessi sono tali se, per dirla con linguaggio moderno, sono profittevoli. «Una macchina filatrice di cotone è una macchina per filare il cotone. Soltanto in determinate condizioni essa diventa capitale. Sottratta a queste condizioni essa non è capitale, allo stesso modo che l’oro in sé e per sé non è denaro e lo zucchero non è il prezzo dello zucchero».11 Il capitalismo non produce beni ma solo capitale cioè merci, e lo fa a determinate condizioni, cioè che la merce diventi prezzo, denaro, oro. Se chiedi ad un'ambientalista, ad un ecologista, su, su fino ad arrivare agli pseudo radicali di sinistra, di chi sia la colpa di questi disastri, in maggioranza rispondono, pur con sfumature diverse, che è nostra. I rapporti di produzione capitalistici di solito, nonostante qualche cattivo rimprovero, affinché ritrovi la retta via, ne escono assolti.
Quindi le emissioni di CO2 dovute alla cecità dei borghesi, determinata dalla sopravvivenza stessa dell'accumulazione capitalista, sono per la classe dominante una strada obbligata fino a quando la produzione green, ecologica, biodinamica ecc., non si renderanno a loro volta appetibili. Tutto ciò lasciando immutati i rapporti di produzione borghesi che sono alla base di questi disastri e che continueranno ancora per lungo tempo.
Metà dell'ossigeno mondiale è generato negli oceani. Le emissioni di gas serra, come già visto stanno portando ad un innalzamento delle temperature che: «...si sta accumulando nel sistema climatico terrestre. La maggior parte del calore, circa l'89%, è immagazzinato negli oceani; circa il 6% è il riscaldamento della terra; il 4% sta riscaldando la criosfera (con il conseguente scioglimento diei ghiacciai, compresi quelli delle montagne. Ndr) e circa l'1% l'atmosfera. Il riscaldamento degli oceani ha conseguenze importanti, ad esempio l'aumento della stratificazione nell'oceano, l'alterazione delle correnti oceaniche, l'innalzamento del livello del mare la riduzione della solubilità del carbonio nell'acqua oceanica, l'impatto sugli ecosistemi marini e molti impatti sulla criosfera terrestre».12 Insomma, per non appesantire il discorso; lo strato superficiale illuminato dal sole è ben ossigenato, l'ossigeno viene distribuito ma, scendendo in profondità la concentrazione di ossigeno diminuisce. Questo a causa della stratificazione, quindi al mancato mescolamento delle acque, correnti e così via, e tutto ciò è sempre dovuto alle emissioni di CO2,
«Nel periodo 2011/20 l’aumento medio è stato di 0,88°C rispetto al periodo 1850/1900. Nell’aprile 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto il record di 21,1°C e le proiezioni ci indicano che questa tendenza non si fermerà.».13
Le barriere coralline testimoniano inequivocabilmente a che punto è arrivato il disastro delle umane attività dei rapporti di produzione capitalistici con un unico denominatore che risponde al nome di profitto. Gli splendidi colori della grande barriera corallina sono dovuti a un'alga unicellulare (che gli scienziati chiamano “zooxantelle”) che vive in simbiosi con i coralli; essa oltre a produrre questi colori, grazie al processo di fotosintesi, rappresenta un'importante fonte di energia per le alghe. Con l'aumento delle temperature marine e l'inquinamento, i coralli reagiscono espellendo questa alga simbiotica, con ciò si ha uno “sbiancamento” dei coralli che può portare alla loro morte, che ha come conseguenza la perdita di habitat per molte specie marine. Inoltre ha effetti negativi sull'ecosistema marino, sulla biodiversità e sull'economia, poiché le barriere coralline sono importanti anche per la protezione delle coste e per la pesca. Ovviamente quando si parla di economia non bisogna mai scordarsi che si parla di economia capitalista, con annessi e connessi.
Ricordiamo ancora brevemente che, come se non bastasse, si staglia all'orizzonte prossimo venturo, un altro stress devastante per mari ed oceani, il cosiddetto Deep sea mining, l'estrazione mineraria in mare profondo di noduli polimetallici di grande interesse economico, perché contengono una varietà di metalli preziosi, come rame, nichel, cobalto, e manganese, che sono importanti per la produzione di batterie e altri prodotti industriali. La famelica voracità del capitale aggredisce senza pietà laddove intravede la possibilità di riempire il portafoglio, anche a scapito di stravolgere gli ecosistemi marini, la biodiversità ecc.
I fiumi e i laghi sono diventati, già da molto tempo, delle vere e proprie strade e autostrade, ”nastri trasportatori” di tutto il peggio che c'è nell'ambiente; ricettacoli di cimiteri di plastiche che in realtà col tempo diventano micro e nanoplastiche. «Il 7 aprile in un'edizione speciale della rivista Science and Pollution Research, sono stati pubblicati i risultati di 14 studi, dove si denuncia che in nove grandi fiumi europei si registra un preoccupante inquinamento da micro e nanoplastiche, che causa rischi per la biodiversità e per la salute umana».14 Inoltre queste microplastiche assorbono come spugne sostanze tossiche (pesticidi e metalli pesanti) diventando portatori di veleni e batteri. Il 25% di queste plastiche, è dovuto all'industria e all'agricoltura. Purtroppo si prevede una crescita: da qui al 2060 triplicherà. Non mancano, naturalmente detersivi, farmaci, prodotti per l'igiene ecc. Inutile dire che la stragrande maggioranza di questi veri e propri veleni vanno ad “arricchire” il mare.
Acqua
L'acqua è un bene fondamentale e contemporaneamente può essere fonte di disastrosi alluvioni e inondazioni e di veleni. L'ultimo report di Oxfam sulle conseguenze della crisi climatica sull'acqua in Africa (e ovviamente, non solo) è drammatico. Noi naturalmente lo utilizziamo per i dati che ci fornisce, altra cosa sono le soluzioni che propone, tutte basate sulla buona volontà degli uomini e donne che combattono contro le disuguaglianze come Don Chisciotte della Mancia combatteva i mulini a vento. Anche qui si ha la pretesa di lottare contro le classi dominanti borghesi con le buone azioni, simili a quelle dei missionari che suffragavano le rapine stragiste degli stati coloniali, dando le sante benedizioni ai selvaggi indigeni. Ma questo è altro argomento che riguarda le stimmate del navigatore genovese al servizio della monarchia spagnola: il primo stragista delle Americhe. Tutte cose che sfuggono al negazionista psicopatico della bianca casetta di origini tedesche: il vero migrante da mettere in catene e rispedire a casa a calci nel culo, sei tu, erede degli squartatori europei.
Un report drammatico: «In Africa orientale e meridionale, il caos climatico sta lasciando oltre 116 milioni di persone letteralmente senz’acqua, aumentando esponenzialmente i livelli di insicurezza alimentare. L’intensificarsi di eventi meteorologici sempre più estremi – come siccità, cicloni e inondazioni improvvise – provoca infatti l’esaurimento o la contaminazione delle falde acquifere sotterranee».15
Tutti fenomeni la cui causa è dovuta al “climate change”, al surriscaldamento del pianeta, alle emissioni antropogeniche di anidride carbonica i cui massimi responsabili sono i paesi più avanzati o, per dirla come va detta: il cui massimo responsabile è il sistema capitalista produttore, al di là dei vari settori merceologici, di una sola ed unica “merce”: il profitto. «La situazione in questi Paesi (Etiopia, Kenya, Malawi, Mozambico, Somalia, Sud Sudan, Zambia e Zimbabwe) è sempre più drammatica. Basti pensare che negli ultimi 5 anni il numero di persone colpite da malnutrizione acuta è cresciuto dell’80%, passando da quasi 31 milioni nel 2019 a oltre 55 milioni nel 2024. Si tratta di due abitanti su dieci. Un’emergenza causata da una crisi climatica ormai fuori controllo... Non ci possiamo poi dimenticare che, tra il 2000 e il 2022, le alluvioni improvvise a livello globale sono diventate 20 volte più frequenti e la durata della siccità è aumentata del 29%”». (Ibidem). Per saperne di più rimandiamo al report stesso. Che un urlo di dolore vi trapani i timpani - non parliamo del cuore che ormai è al sicuro nella nera cassaforte piena di scheletri - da mane a sera e vi accompagni per tutta la vita in un tormento senza fine; come quelli che causate ai proletari e ai poveri di tutto il mondo. Sempre una triste mortale e straziante litania che si ripete: “ Alluvione in Sud Kivu: più di400 vittime 5.500 dispersi”; (il manifesto 10 maggio 2023); “Rd Congo, più di cento morti nelle alluvioni in Sud Kivu”; (africarivista.it -12 maggio 2025). Non fu detto invano, ahinoi: piove sempre sul bagnato.
Se ci spostiamo nei paesi industriali o economicamente più sviluppati,il cosiddetto occidente, possiamo misurare i consumi di acqua con una certa precisione, tramite quella che chiamano “impronta idrica”, ovvero il consumo di acqua diretto e indiretto. L'Italia ad esempio si colloca al 7° posto in Europa con 6.300 litri pro capite giornalieri. Si è proprio così, perché ad alzare i consumi è l'uso indiretto; che si ottiene misurando il volume di acqua consumata nella produzione di un prodotto e quella necessaria per diluire gli inquinanti, in tutte le fasi della catena di produzione e distribuzione sino al consumatore finale. Anche qui, non vogliamo appesantire la questione e quindi portiamo solo un esempio molto esemplificativo per meglio capire i problemi: la produzione di un Kg di carne bovina richiede circa 15 mila litri di acqua.
Altra questione di cui si sente parlare poco sono i Pfas (composti poli e perfluoroalchilici -gruppo di sostanze chimiche sintetizzate dall'uomo che contengono legami carbonio-fluoro); sono molto persistenti in natura, nocivi per l'organismo e cancerogeni. Meglio conosciuti come inquinanti eterni: «Gli inquinanti eterni sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da greenpeace Italia in tutto il Paese nell'ambito dell'indagine indipendente “acque senza veleni sui Pfas, Si tratta di composti chimici di sintesi che non esistono in natura, perché prodotti esclusivamente dalle attività umane. Molti Pfas agiscono come interferenti endocrini e possono provocare danni a tiroide, fegato, sistema immunitario e alla fertilità. Ma nelle acque potabili sono stati trovati anche quelli classificati come cancerogeni» .16 Insomma c'è proprio di che stare* allegri. Ma qui non c'è solo il danno dell'avvelenamento, c'è anche la beffa che l'acqua ce la fanno pagare a peso d'oro.
Un breve accenno, per concludere, a una serie di argomenti importanti tanto quanto quelli già presi in considerazione fino qui, ma che in genere sono molto più presenti sui media e, quindi, più conosciuti, ovviamente dal punto di vista borghese. Saranno argomenti che sviscereremo nella nostra stampa di volta in volta.
Non vi è settore produttivo che sfugge alle rapaci mani del capitalismo. Mani rapaci al punto tale da rendere il mondo un ammasso di macerie. La deforestazione, per dire, è in continuo e costante aumento: «Nel 2024 la distruzione della foresta pluviale tropicale ha raggiunto il livello più alto da almeno vent’anni a causa degli incendi alimentati dal cambiamento climatico e di un peggioramento della situazione in Brasile Sono stati distrutti 6,7 milioni di ettari di foresta tropicale, un’area grande quasi quanto Panamá. È il dato più alto da quando nel 2002 sono cominciate le rilevazioni del Global forest watch, elaborato dal World resources institute (Wri) in collaborazione con l’università del Maryland.».17 La distruzione di foreste e alberi, che contribuiscono a “mangiare” anidride carbonica per la fotosintesi e rilasciano ossigeno, come già detto, aggrava ulteriormente il surriscaldamento climatico perché viene meno il contributo di queste foreste a “mangiarsi” anidride carbonica e a rilasciare ossigeno.
Gli allevamenti intensivi sono il metodo predominante in Europa come nel mondo di produzione di carne, latticini e uova che arrivano sulle nostre tavole ogni giorno: è riconosciuto all’unanimità come uno dei settori industriali più inquinanti al mondo nel 2024, responsabile di circa il 15% del totale delle emissioni di gas serra. Nella pianura Padana c'è una delle più alte concentrazioni d'Europa di allevamenti intensivi, che significano inquinamento dell'aria e dell'acqua per non parlare delle emissioni di ammoniaca: «I dati di Ispra ci dicono chiaramente che l’ammoniaca prodotta dal sistema degli allevamenti intensivi in Italia è la seconda causa (16,6%) di formazione delle polveri fini (Pm 2,5), le più piccole e più pericolose».18 Gli animali vivono quasi uno sull'altro, si legge di polli che sono costretti in spazi ridottissimi: un foglio A/4; cioè per capirci cm 29,7x21,0! E da qui il passaggio a focolai di malattie il passo, si fa per dire, è nullo: influenza aviaria, influenza suina, peste suina, febbre Q, che in alcune situazioni possono anche essere trasmesse all'uomo.
Ci sono poi le Big Tech che con l'intelligenza artificiale, i data center, l'economia digitale nel suo complesso, sono responsabili di circa il 3% delle emissioni globali mondiali di gas serra. Questo perché sono voraci mangiatrici di energia, soprattutto fossile, ma si stanno organizzando per un uso massiccio del nucleare di 4° generazione.
Non mancano in tutto questo questionario le terre rare e la battaglia senza esclusione di colpi, per contendere alla Cina il monopolio, pur se si trattasse di andare a scavare in culo alla luna. Naturalmente, va da sé, anche le terre rare inquinano l'ambiente: «...Per poterli estrarre (i metalli ndr) sono richieste lavorazioni molto complesse, che utilizzano sostanze dannose e molto pericolose per l'ambiente, come l'acido nitrico...».19 Ma non è finita: «Un'indagine della On Global Witness mostra gli impatti devastanti dell'industria estrattiva tossica nella regione semi-autonoma del Kachin,al confine con la Cina. L'ennesima “zona di sacrificio” dove un intero ecosistema di un Paese fragile paga il prezzo della transizione energetica delle economie industrializzate».20
C'è poi tutto il settore dell'industria automobilistica, con tutto il suo pesante fardello dei gas serra; e con tutto il fardello di larga parte della borghesia che osteggia con tutte le forze il lento arretramento dell'elettrico. Argomento del quale ci siamo già occupati e che riprenderemo.
Non ci rimane da segnalare che intanto un nuovo record è stato battuto: «Nel mese di gennaio 2025, l’anidride carbonica in atmosfera ha toccato il livello record di 426,03 parti per milione. Rappresenta un aumento di 3,8 parti in un solo anno, un balzo mai registrato dagli anni ‘50 in cui è iniziato il monitoraggio. Per il futuro climatico è un dramma».21 E sui drammi, come si sa ci campano i soliti maiali borghesi. Negli ultimi due anni, 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti. Il 25% dei quali sono fossili, ovvero 250 miliardi. E come non ricordare che il 10% della popolazione più ricca del mondo sia in grado di produrre la metà complessiva di CO2, mentre una larga parte delle persone appartenenti agli strati meno abbienti, pari quasi al 50%, della popolazione mondiale, producano appena il 10% di quel totale.
Sottolineiamo con forza che l'unico responsabile del disastro della natura e dell'ambiente è il capitalismo con la sua voracità di profitto. Ricordando inoltre che gli spettri che si aggirano nel mondo sono i sostenitori della borghesia, finti comunisti e finti amici del proletariato, che predicano in continuazione l'unità di intenti tra proletari e borghesi. Come se si potessero conciliare povertà e ricchezza; forza-lavoro e capitale, due termini antitetici.
Concludiamo con Marx: «Soltanto il capitale crea la società borghese e l’universale appropriazione tanto della natura quanto della coesione sociale stessa da parte dei membri della società. Di qui l’enorme influenza civilizzatrice del capitale; la sua creazione di un livello sociale rispetto cui tutti quelli precedenti si presentano semplicemente come sviluppi locali della umanità e come idolatria della natura. Soltanto con il capitale la natura diventa un puro oggetto per l’uomo, un puro oggetto di utilità. In virtù di questa tendenza, il capitale spinge a superare sia le barriere che i pregiudizi nazionali, sia l’idolatria della natura, la soddisfazione tradizionale, orgogliosamente ristretta entro angusti limiti, di bisogni esistenti, e la produzione del vecchio modo di vivere. Nei riguardi di tutto questo, il capitale opera distruttivamente, attua una rivoluzione permanente, abbatte tutti gli ostacoli che frenano lo sviluppo delle forze produttive, la dilatazione dei bisogni, la varietà della produzione e lo sfruttamento e lo scambio delle forze della natura e dello spirito».22
Capitale e natura sono anche contrapposti per natura. Al proletariato spetta, con la guida del suo partito rivoluzionario spedire nell'inferno surriscaldato la borghesia e tutti i suoi spettri suoi squallidi servitori, prima che sia troppo tardi.
T.
1Joseph Conrad -Cuore di tenebra
2il manifesto 13 giugno 2024
4 É il primo accordo internazionale che contiene gli impegni dei paesi industrializzati a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta. É stato adottato a Kyoto, Giappone, l’11 dicembre 1997 ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. I gas in questione sono: biossido di carbonio (CO2); metano (CH4); protossido di azoto (N2O); idrofluorocarburi (HFC); perfluorocarburi (PFC); esafluoro di zolfo (SF6)
5Il manifesto 30/04/2025
6Il manifesto 25/02/2023
8Il manifesto 21/03/2007
10Il manifesto 13/06/2024
11Marx: Lavoro salariagto e capitale
13Il manifesto 13/06/2024
14Il Fatto Quotidiano 13/04/2025
17 Internazionale 21/05/2025
19Paolo Gila - Le mappe del tesoro. Geopolitica delle materie prime (Hoepli 2024-06)
21Il manifesto 30 aprile 2025
22Karl Marx: I Grundisse
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