Metalmeccanici e Stellantis: un unico destino un'unica lotta

A dicembre del 2024 titolavamo “Muore Tavares, se ne fa un altro”. Ebbene è arrivato l'altro. Pare, pare... che non sia cambiato nulla. Ah, sì una cosa è cambiata. Il nuovo amministratore delegato di Stellantis è italiano; finalmente! Direbbero i patrioti col culo tricolore ma, soprattutto, al caldo. Il bel caldo emanato dai loro privilegi. Il bel caldo rubato a chi si fa il culo ogni giorno nella disumana ginnastica dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Ma non è finita, la gioia si amplifica, sempre nei soliti culi a tre strisce, nello scoprire che Antonio Filosa, il nuovo amministratore delegato, ha chiamato a sé altri 3 patrioti, tutti “Marchionne boys”. E se permettete, solo il nome è una garanzia... per i padroni. Il caro defunto era un grande intenditore di de profundis di forza-lavoro. La Cassa integrazione cronica e fattore dell'ingranaggio produttivo, era una sua specialità; la sua gestione ha lasciato sul campo morti e feriti e pur con fonti diverse e non concordanti tra loro, il conto dei morti varia dai 40 ai 60 mila; parliamo ovviamente della dieta dimagrante alla quale furono sottoposte le varie società sul patrio suolo del gruppo Fiat e poi FCA. Il primo colpo di maglio a Mirafiori, fu assestato da lui: altro caro patriota abruzzese. Tutti patrioti il cui primo e unico comandamento è il legame con doppio nodo indissolubile col portafoglio: tricolore però. Mai scordarsi la canzoncina: chi paga stabilisce la musica del suonatore, così come il suonatore suona la musica di chi paga. Questo è il patriottismo: una questione d'argent.

Intanto prima che si insidiassero/insediassero, ufficialmente, hanno sgombrato il campo di un po' di “pesi morti”, la solita zavorra. Ma andiamo con ordine.

Il 6 giugno sindacati e azienda hanno firmato per il rinnovo biennale del CCSL (contratto collettivo specifico di lavoro) che prevede aumenti mensili a regime, cioè da novembre 2026, del 6,6%, nel biennio, ovvero 134,96 per Stellantis e di 139,80 per Iveco, Ferrari e Cnhi; più una tantum di 480 euro divisa in due trance 240 a giugno '25 e 240 ad aprile '26. Dichiarazioni di giubilo da parte dell'azienda, dei sindacati e dei soliti giornalai e media, i galoppini e galopponi in ordine d'importanza e di prebende. Non ci soffermiamo oltre per quanto riguarda altre parti dell'accordo, anche perché se già ti fottono con il salario, immaginatevi cos'è il resto, che solitamente nasconde sempre il peggio, come nella tradizione sindacale. Solo una voce stonata, ma, più che stonata piangente, quella della Fiom che protesta come un bambino a cui hanno tolto il giocattolo, perché i padroni l'hanno ritenuta poco fedele. E dire che questa volta ce l'avevano messa tutta: «La Fiom le ha provate tutte per condividere un’intesa che avrebbe potuto rappresentare un primo importante passo verso la realizzazione di un sistema di relazioni sindacali costruttivo e lungimirante. Ma le aziende che applicano il Ccsl non lo hanno voluto» (Uff. Stampa Fiom/Cgil- 6 giugno 2025). Dai, impegnatevi ancora un po' e potrete brindare col nuovo Ceo.

Contemporaneamente, nella stessa giornata della firma dell'accordo, i giornali ci informavano del compenso del patriota Filosa. Prenderà, il poverino, il 10% meno di Tavares. Per lui sarà un problema arrivare alla fine del mese: contatti male, non stiamo qui a fare la somma delle varie voci, tra le quali è già prevista la futura rivalutazione, sono all'incirca 24 milioni di euro/dollari? Una cosa va ancora sottolineata, anche se lo sarebbero tutte, ovvero gli incentivi legati alle performance dell'a.d., che partono dal 500% per salire al 600%, fino al 780%! Tranquilli avete letto bene.

Riecheggiano le parole dell'avvocato: “La festa è finita”. Per qualcuno la festa non finisce mai. Mentre per le masse sfruttate veramente non è mai cominciata. Ora provate a fare, come si dice, “di conto”; questo esercizio aiuta a capire meglio cosa significa essere le vacche da mungere e il significato degli opposti interessi tra la classe dominante e la classe dominata. Dunque il signor Filosa (fenomeno) porta a casa 24 milioni di dollari o euro, non si capisce bene. Ora riguardate i cosiddetti aumenti appena concordati con le organizzazioni dei padroni (parliamo dei sindacati ovviamente): un misero 6,6% in due anni a fronte del suo 500, 600 e 780%. Inoltre, prendiamo il suo compenso annuo (24 milioni); poi il salario medio di un operaio Stellantis, circa 26mila euro (qui facciamo riferimento alle cifre fornite da loro, ovvero aumento del 6,6%; quindi: 26.000x6,6:100= 143 circa; appunto l'aumento medio mensile): ebbene, lo stipendio annuo di un metalmeccanico Stellantis, corrisponde allo 0,12% circa del signor Patriot. Avete letto bene, questi patrioti si trasformano in missili, come i Patriot e bombardano tutti i giorni il proletariato. Intanto nella calura record di giugno, mister Filosa ha fatto un giro nella città di Gianduia presentandosi: «Sono uno di voi. A Torino è dove sono nato da un punto di vista professionale e da dove è partita la mia carriera».1

Beh, insomma saremo pure delle scimmie tonte, ma due conti ancora li sappiamo fare, mica come la bionda “premiera” che non ci riesce neanche con la calcolatrice (nel comodo divano della Vespa); e i due conti sono che, per fare “un te” ci vogliono 923 operai. Anche perché questa teoria (peraltro molto vecchia) è simile, identica a quella dei vasi comunicanti: per cui se tu sei uno di noi, uno di noi, “siamo uno di te”. C'è solo una piccola differenza: il compenso per te è di 24 milioni; e il salario per noi arriva a malapena a 26mila euro all'anno e, quando ci sono i cosiddetti aumenti, considerano pure i centesimi (134,96), mica i milioni come per te. Salari falcidiati da anni, sono lì a confermarlo, Istat e Banca d'Italia. “Dal 2019 il potere d’acquisto dei salari è calato del 10,5%”. L’allarme nel rapporto annuale dell’Istat”, (Fatto Q. 21/5/25); “Panetta (Bankitalia): Salari reali sotto quelli del 2000. Recuperato solo in parte il potere d’acquisto perso causa inflazione”. (F.Q. 30/5/25).

Il signor Filosa ancora impegnato a cantare la solita melodia di presa per i fondelli, non si è “accorto” di quanto questa sia stonata, scontrandosi ad ogni istante con la dura e cruda realtà degli interessi in gioco, che vanno in direzioni opposte e contrarie.

Perché, neanche il tempo di “gioire”, si fa molto per dire!, che già tre giorni dopo: «Seicentodieci operai in esubero, da mandare via: Stellantis dismetterà un altro pezzo di Mirafiori, la storica fabbrica torinese. L'azienda ha comunicato l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo, con incentivo all'esodo». (Fatto Q. 9/6/2025). E per restare sulla stessa lunghezza d'onda: « Con le 265 nuove uscite incentivate nella fabbrica di Cassino, sale a quota 1925 il numero di addetti che lasceranno il Gruppo Stellantis nei prossimi mesi, a seguito di accordi sindacali che prevedono incentivi per chi è vicino alla pensione. Si tratta dell'ultimo, in ordine di tempo, intervento sugli stabilimenti italiani del Gruppo per “alleggerire” i costi e la struttura, per allinearla a costi e mercato». (Il Sole 24 ore 10/6/2025).

Funziona così, la pistola fumante: i sindacati, dai più istituzionali/statali, ai più radicali, in una stanza firmano dei miserabili aumenti salariali, ben al di sotto dell'inflazione e dei danni provocati dal fiscal drag; poi passano nella stanza a fianco a firmare licenziamenti, riduzioni di personale, flessibilità e aumenti della produttività, ovvero dello sfruttamento e così via. Il tutto ovviamente dipende dalle varie situazioni specifiche, determinate dalle esigenze del capitale, dal mercato e dalla concorrenza; tutte categorie che confluiscono nel saggio di profitto, modificandolo e, con ciò stesso, determinando le furiose crisi che stanno alla base del caos mondiale di cui le guerre sono l'ultima espressione..

Nella sola Torino dal 2021, dall'arrivo di Stellantis, sono spariti 5000 dipendenti che si aggiungono alle migliaia degli anni precedenti. Senza contare l'indotto che ha visto la chiusura di diverse aziende. Il tutto in una situazione che ha visto un calo della produzione industriale per 26 mesi di fila; ad aprile c'è stata un'inversione di tendenza che fa perfino ridere: un più 0,3%.

Nel frattempo i metalmeccanici inseguono da un anno il rinnovo contrattuale. La richiesta di aumento salariale calcolata sul livello C3 è di 280 euro. Vedremo come finirà. Una cosa è sicura: gli aumenti devono essere in linea con la competitività aziendale. Tant'è che la solita triplice e appendici varie hanno già pensato, con la lungimiranza dei servi padronali, di trovare un escamotage per venire incontro alla Federmeccanica e all'Assistal, cioè la detassazione degli aumenti contrattuali. Il solito giochino con cui i cosiddetti aumenti ricadranno sul groppone degli stessi lavoratori.

Le notizie che arrivano dal carrello della spesa nel frattempo, nonostante i gridolini di gioia di miss Italia, fissano l'aumento a giugno, secondo le stime preliminari, al 3,1%, come non accadeva da mesi; l'aumento del dato generale è dell'1,7%, contro l'1,6 del mese precedente. Brutti tempi sono garantiti da questo sistema infame, in ogni angolo del mondo. Anche nella ricca Germania il proletariato è sottoposto ad un sempre maggiore sfruttamento e ricatto padronale: «Secondo un sondaggio, circa il 41% dei dipendenti dichiara già di essere troppo stanco dopo il lavoro per occuparsi di questioni private o familiari. Si stima che il numero totale delle ore di straordinario lavorate equivalga a circa un milione di posti di lavoro a tempo pieno. Tali calcoli sono ovviamente molto imprecisi, poiché molte ore di straordinario non vengono né documentate né retribuite». La crisi del capitale non risparmia nessuno, come si può vedere.

Sempre da sottolineare la tattica sindacale nel dividere i lavoratori: vedasi Stellantis e i metalmeccanici, entrambi della stessa categoria, ma ognuno viaggia su strade separate. Per non parlare degli scioperi telefonati. Sintetizzando: il culo e la camicia trovano nel sindacalismo la sua massima espressione. Non pensiamo sia necessario spiegare chi sono i protagonisti.

Abbiamo già analizzato in diversi articoli le ragioni economiche soprattutto della crisi del settore dell'automotive. Quel che ci preme sottolineare ulteriormente è un altro aspetto della questione. Ovverosia la solidarietà internazionale tra il proletariato. Ne abbiamo avuto un fulgido, radioso e sfavillante esempio dalla Fiom il 24 giugno, giorno di festa a Torino per il patrono che, tutti protegge, fuorché le classi sfruttate. I festeggiamenti sono stati finanziati da Stellantis la quale, in questa occasione, ha presentato la Grande Panda, sollevando grandi proteste dei nipotini di Di Vittorio, uno dei padri fondatori dello stato, l'organo del dominio della classe borghese contro il proletariato.

Ebbene sentiteli questi soffocatori di ogni anelito di una pur minima liberazione della classe operaia: «Un'operazione tutta propagandistica dell'ex Fiat...Peccato che la nuova autovettura lanciata a San Giovanni in pompa magna, non venga prodotta a Torino, ma nello stabilimento serbo e questo sa molto di sbeffeggiamento, altro che attenzione per Torino, come si vorrebbe far credere. - e ancora -... Se Elkann volesse mostrare vera attenzione a Torino e al Piemonte porterebbe a Mirafiori la produzione delle due versioni della nuova Fiat Tipo, che con un volume previsto di circa 300 mila auto all'anno, garantirebbero assunzioni e lavoro per tutta la filiera dell'automotive del nostro territorio». Le due versioni vengono prodotte una in Turchia e l'altra in Brasile. (Tali dichiarazioni dei responsabili Fiom si trovano sia sul sito di torino.corriere.it, sia sui social).

Ora è comprensibile che in questo mondo dove domina il capitale, ognuno cerchi di salvare la domo sua e che gli altri crepino. Va bene, immaginiamo che i sindacati di Torino la spuntino. Che la grande Panda e la Tipo vengano prodotte nella città della Mole. Che fine faranno i loro compagni serbi, turchi e brasiliani, come loro sotto il giogo del capitale? Ma restringiamo ancora il cerchio. E perché altri stabilimenti in crisi in Italia non possono pretendere che una parte di quelle produzioni vengano dirottate verso le loro unità produttive?

Il ruolo del sindacato è quello di fare da “pilastro” degli interessi borghesi, è quello di sostenere il gioco al massacro nella concorrenza sempre più spietata. Già Marx ed Engels denunciavano che uno dei pilastri su cui si regge il capitale è la concorrenza che gli operai si fanno tra di loro, e quindi indicavano la necessità di rompere, distruggere questo stato di cose. Ma i sindacati in quanto strumenti della borghesia non ci pensano neanche lontanamente di opporsi a questo stato di cose. Essi, anzi, lo alimentano accendendo vieppiù il sistema concorrenziale. Il capitale non può che ringraziare i suoi gangster a guardia del proletariato.

Il proletariato, per contro, deve buttare al macero e distruggere queste organizzazioni al servizio della borghesia e organizzarsi autonomamente sotto le proprie bandiere. Sotto le bandiere di una società dove lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo venga bandito in maniera definitiva, sotto la guida del suo partito comunista.

T

1www.torino.corriere,it

Martedì, July 1, 2025