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Home ›Leggi di bilancio e morti sul lavoro, solo affari di stato
Come sempre accade, ma anche no, ad ogni infortunio mortale sul lavoro, si stura la stucchevole bava di stato, che si esercita nella sua immane ipocrisia, nella stanca recita dei falsi cordogli degli onorevoli e delle istituzioni borghesi. Per loro è solo un inciampo, un fastidio che nuoce al regolare processo di produzione del profitto, nulla di più, nulla di meno. La morte che sta sempre in agguato, è un “privilegio” che alberga soprattutto nelle classi più disagiate, sfruttate, nel proletariato insomma. Sono milioni le storie di disgrazie e disgraziati, di famiglie distrutte. Il meccanismo infernale che sta alla base di queste morti è sempre lo stesso e non ci stancheremo mai di ripeterlo: il profitto. Il Dio imperante in ogni luogo. Il Dio del processo di produzione capitalistico. La vera religione, il vero Dio.
Intanto, se qualcuno si fosse dimenticato, di onorare la sacra Patria, con la P maiuscola, ci sono giornali e reti tv unificate a ricordarcelo. Funerali di stato per la morte di tre carabinieri nell’esplosione di un casolare a Castel D’Azzano, nel veronese. Ora, ogni morte sul lavoro, va salutata con profondo cordoglio, questo è evidente; notiamo solamente un piccolo particolare, ovvero che vi sono morti di serie A e morti di serie Z. Non ci pare che i morti di proletari sul lavoro vengano celebrati in egual modo. I proletari non godono dello stesso trattamento, non sono gli eroi difensori del sacro impero del capitale, come le forze dell’ordine borghese, son solo forza lavoro da sfruttare e da spremere il più possibile. E, se ogni sei ore muore un lavoratore (fino al 31 ottobre del 2025 sono morti 1.260 lavoratori), ebbene sono il giusto tributo all’ingrasso dei maiali borghesi.
Non sono certo gli onori che ci interessano, era solo per sottolineare che, al di là delle ipocrite parole, delle morti dei lavoratori addetti alla produzione del bene più prezioso, interessa loro come la morte di un numero, che può essere rimpiazzato da un altro numero. Diversa è la morte di un “tutore dell'ordine”, che sfugge ai più. Perché quest'ordine è quello dello stato borghese, per cui ogni simbolo che muore nell'adempimento della difesa di quest'ordine, va ricordato con tutti gli onori.
Giusto in questi giorni il governo ha varato un D.L. Sulla Salute e Sicurezza sul lavoro che è, ancora una volta, un provvedimento “che non salverà nessuna vittima” (collettiva.it -Cgil). I 650 milioni di euro di fondi per la Sicurezza, promessi dalla Meloni il 1° maggio di quest'anno, sono, di fatto spariti
Come d'altronde vediamo nella preparazione di ulteriori tagli a gogò nella legge di bilancio, dove si mettono a punto le armi per colpire pesantemente il solito pantalone. La solita sparatoria del capitale alle classi subalterne. Il trio del governicchio è tutto intento a chi la spara più grossa mentre si accusano a vicenda. Ma niente paura, siamo nel solito mercato delle merci avariate. Ancora si sente l’eco della siora Giorgia di nero vestita che strillava, da par suo, alla pompa del benzinaio contro il pizzo di stato, le accise: “noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite”. Sembra un secolo, e invece è solo ieri, storicamente parlando. Ma lei, come tutti i governanti, chi più chi meno, nel torneo mondiale dei racconta palle, è sicuramente uno/a dei leader.
Infatti, in un video del gennaio del 2023, dopo aver raggiunto l’agognato divano, simbolo del suo disprezzo dei “fancazzisti” del Reddito di Cittadinanza da 4/500 euro mensili; mentre lei le sue chiappe su un divano, ma di lusso, da 13mila euro al mese, ce le metteva da tempo immemorabile, fin da quando vestiva alla burina, in quel video, appunto, scopriva e ci spiegava la ragion di stato.
“Sono ancora convinta – diceva - che sarebbe ottima cosa tagliare le accise; il punto è che si fanno i conti con la realtà… (oibò!) non sfuggirà che il mondo intorno a noi è cambiato”. Oh, ri-oibò. Incredibile! Denunciava, sempre nel famoso video, che questa odiosa tassa esiste da quando hanno inventato il motore a scoppio, e si accorge solo oggi che il mondo è cambiato. Ma va? Una volta c’era persino la ruota di legno, circa 3500 anni a.C., e ora ci sono gli pneumatici. Ma non mi dire?! Anche l’anima, che certamente non è buona, del presidente operaio (che fu), prometteva di togliere il bollo; poi c’è quell’altro, il bauscia, che sta ancora combattendo con le pensioni per abbattere la Fornero, mah… la realtà è cambiata. E la riforma Fornero è ancora lì: pure peggiore di prima.
Si sono messi a giocare a fare i condottieri del proletariato, in testa al corteo, pare di sentire Marx, perché mentre marciano al grido di “noi siamo con voi, anzi, siamo voi”, la classe operaia scorge nei loro deretani “i blasoni dei ricchi onorevoli al servizio dei padroni”. Accanto a loro, mimetizzati, viaggiano anche quelle forze politiche che si spacciano per difensori del popolo, ma che hanno attaccato al culo lo stesso blasone; chi aspira ad averlo, e chi, sigle sindacali dalla più servile (Cisl al totale servizio del governo, e Uil); e chi, dalla Cgil fino ai sindacati di base, aspira alla conquista del potere al popolo. Il “popolo”, che splendida e mirabile parola, una massa informe di individui, un complesso di individui; dalla Meloni al bracciante agricolo, da Agnelli al metalmeccanico, da Musk al manovale edile. Con un colpo di spugna sono spariti padroni e proletari, gli interessi degli uni sono quegli degli altri!
E quindi? Quindi gli interessi delle classi dominanti sono gli stessi dei dominati. Infatti la vita terrena è lì a spiegarcelo tutti i giorni. L’inflazione ti mangia i salari? Niente paura, ci sono i sindacati e le organizzazioni “datoriali”, a mettere le cose a posto. Intanto, notiamo l’altra perla borghese: datoriale, da datore: colui che dà, che concede, che elargisce!, capito? Colui che si fa il mazzo e che elargisce, pare che prenda; colui che prende, pare che dia. E così, anno dopo anno, le retribuzioni sono sempre al passo? (al palo) coi tempi. A settembre del 2025 le retribuzioni reali restano inferiori dell’8,8% rispetto al gennaio del 2021. Dati del 29 ottobre. Ma l’indagine condotta dal DataRoom di Milena Gabanelli (Corriere della Sera del 27 ottobre), fa un’analisi più dettagliata della dinamica delle retribuzioni dal 2019 al 2025.
Ebbene, che cosa viene fuori? Quello che da anni si sa, ovvero la conferma della vera e propria demolizione del potere d’acquisto dei salari, da qualunque angolo visuale e prospettiva si vogliano guardare i numeri. Rispetto ad una inflazione del 20,6% dello stesso periodo preso in esame, vi è una perdita secca di una retribuzione mensile netta, nel migliore dei casi, e oltre, in tutti gli altri casi. Il tutto tenendo conto sia degli aumenti contrattuali (si fa veramente per dire), sia degli interventi del governo, sia fiscali, sia sul cosiddetto cuneo fiscale. Tradotto, in parole povere, vuol dire che i lavoratori sfruttati, la forza lavoro ha lavorato, nel corso dell’anno 12 mesi, ma gliene sono stai pagati undici. Ecco, nel sistema capitalista, questo è quello che accade tutti i santi giorni, ecco perché sono santi: ma solo per qualcuno. Questo è il meccanismo infernale, che si chiama pluslavoro o plusvalore, col quale si ciba la borghesia. Perché in questo caso appare immediatamente evidente, al contrario di quello che succede durante la giornata lavorativa, in cui il lavoratore lavora otto ore ma gliene vengono pagate meno della metà, perché il resto se lo pappano i padroni, anche se non esistono più, almeno così ci raccontano, quelli del blasone nel culetto.
Ovviamente i benefattori e i loro complici, si guardano bene dal parlare della manovra soprattutto in riferimento al cuneo fiscale precedente e all'irpef, che favorisce, in maniera inversamente proporzionale chi ha di più. Orbene queste manovre si traducono esclusivamente in un finanziamento alle imprese, che lo stato recupererà con tagli e con tasse. Infatti hanno messo in moto una fervida fantasia resuscitando perfino la Democrazia Cristiana, con l'aumento delle sigarette. Il resto della manovra, che esamineremo nel dettaglio non appena sarà battezzata dalla ciurma parlamentare, vede schierati i tiratori scelti, ci adeguiamo al fraseggio dei guerrafondai, intenti a bombardare vieppiù, quel che resta del Welfare State.
Frattanto col giochetto delle tre carte sulle accise i furboni hanno diminuito dal 1° gennaio 2026 di 4,05 centesimo al litro quelle sulla benzina e aumentato dello stesso importo quelle sul gasolio, ma, a differenza dei vasi comunicanti, l’operazione, essendo il consumo del gasolio superiore a quello della benzina di ben oltre il doppio, si è concluderà con un gettito per il 2026 di di ben 552 milioni di euro. Il saldo conclusivo per i tre anni 2026/28, più 1,5 centesimi a maggio dell'anno in corso, senza contare le ripercussioni sui prezzi, è di oltre 1,5 miliardi di euro. L'Assotir riferendosi all'aumento delle accise parla di “accelerazione violenta”, in quanto era stato promesso un intervento graduale. Per una che voleva togliere le accise, niente male. Complimenti! alla cortegiana e ai cortegiani, gran maestri del cerimoniale borghese.
Avanti a demolire la sanità, la scuola, i salari e ad ingrassare i mercanti e costruttori di armi: per i droni ed i cannoni, per carri armati e missili i soldi non mancano mai; vuol dire che al posto delle polpette ci mangeremo le bombe.
Ma un'idea la conserviamo sempre e la custodiamo gelosamente: quella di farvele mangiare a voi le bombe. Per gli amanti di armi e di guerre dovrebbe essere, come si dice, perdiana, non ricordo, ah ecco, ci sono...la morte sua. Perché noi proletari dichiariamo la guerra alla vostra guerra. Il nostro cammino sulla strada della liberazione, con il nostro partito internazionalista, non si fermerà.
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