Reclamo dell’odio di classe

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di un giovane compagno

Dopo anni ed anni di promesse di pace eterne, di conclusioni della Storia e di perenne stabilità, i tuoni della guerra si fanno nuovamente risentire, cogliendo impreparata la classe dirigente europea. Come si può tirar su un esercito pronto alla nuova futura guerra? Come convincere un’intera generazione a rendersi cadaveri sulle cui spoglie piangeranno amare lacrime padri e madri?

Nel Vecchio Mondo, la pluridecennale pace aveva cullato ogni visione ed ogni analisi. Il futuro non generava inquietudine, gli occhi e la mente non andavano al di là del futuro più prossimo. Oggi questa mosaica illusione d’un futuro prospero perde ogni secondo un tassello al ritmo dei colpi degli obici nell’oriente europeo.

“Come portare avanti il riarmo?”, questa è la questione dei politicanti dei nostri tempi, politicanti formati da dibattiti con interventi di due minuti e risposte da mezzo minuto, da social stronca-attenzione, da post da qualche periodo, da una prospettiva che si rende miope sull’oltre urna, che lascia cadere ogni impegno al dopo vittoria. È a tali personaggi che oggi spetta un compito inedito per il ventunesimo secolo. Oggi bisogna infrangere quasi un secolo di illusioni di pace, ed anche celermente. Bisogna far dimenticare la paura della morte ai giovani ed instillare in loro una sete di gloria, un amore istintivo, materno, nei confronti d’ogni simbolo nazionale, un amore che trionfi su ogni timore, almeno fino all’arrivo al fronte, dopodiché speranze e sogni si tramuteranno in fredda carne da contare e seppellire. Ma tale impresa appare veramente ardua. Dopo vent’anni in cui la mente della nuova generazione si era liberata della definizione di “cartolina precetto” si vorrebbero reimbastire infrastrutture, caserme e catene logistiche d'approvvigionamento in 5 anni. “Readiness 2030”, questo è il nome inglese del riarmo europeo, “prontezza 2030”. Un piano quinquennale con un peso da 800 miliardi che rende i piani di stalinistica memoria una sciocchezza se comparati con l’odierna mole di investimenti. Ammodernare ed ampliare gli armamenti è possibile e necessario per tutte le borghesie del continente, ma i metodi per giungere all’obiettivo sono assai frastagliati. Alcuni Stati, i cui conti presentino ancora spazi di manovra, possono percorrere la via dell’indebitamento. Esempio trainante: la Germania e la modifica costituzionale che permette un indebitamento per il riarmo pari a 43 miliardi di euro l’anno (1). Per gli Stati che già sono ai ferri corti con i debitori, l’unica via è austerità, termine che dal 2008 è tornato ad essere pane quotidiano delle politiche economiche Italiane. Tuttavia, mentre il ferro non oppone resistenza nell’esser mescolato e fuso assieme al carbone per dar vita all’acciaio dei cannoni, le anime son sempre più restie. Come trasformare chi non ha mai sentito il rimbombo della bomba a mano, chi non ha mai smontato ed operato un fucile, chi non è mai stato costretto ad ubbidire alla marcia marziale, in un ardito pronto ad assaltare le nuove trincee nemiche di questo secolo? A tale quesito per ora ci son poche risposte. Berlino ha già risposto con l’introduzione di una leva militare volontaria, basata sulla compilazione di moduli riguardanti la salute fisica del candidato e su estrazioni casuali. In caso la mancanza di effettivi non fosse risolta con le buone, il governo afferma di tornare all’imposizione del servizio obbligatorio con una semplice votazione parlamentare (2). Anche in Italia si calcolano i vuoti da colmare. Secondo il capo di stato maggiore Masiello: “le limitazioni dell’attuale modello appaiono evidenti se analizziamo le richieste avanzate dall’Alleanza atlantica nell’ambito degli obiettivi 2025 e diventa più significativo se confrontato con la necessità di assicurare ulteriori forze dell’esecuzione del piano militare di difesa nazionale”. Nell’esercito del Bel Paese si parla di un necessario incremento dell’organico tra le 40 mila e le 45 mila unità. (3) In tutte queste discussioni sembra facilissimo trattare uomini e donne come fossero tonnellate di ferro da spostare, fondere e rimodellare, ma la realtà è ben altra. Innanzitutto verrebbe da chiedersi come reperire le 40 mila unità richieste quando si è in piena crisi demografica continentale, crisi spinta da una società, quella capitalistica, in cui fare figli è diventato un giogo economico. In Italia la situazione appare nera. L’età media è di 46 anni ed il rapporto tra anziani e bambini è di 5,8 : 1. Se si controlla questo dato per il 2011, il rapporto scende ad un bambino per 3,8 anziani. (4)

La seconda problematica tratta dello spirito dell’odierna gioventù. Si potrebbe anche creare un esercito da un milione di giovani fanti, ma come si propina la morte ad un - e forse, se l’industria del macello spalancherà completamente le porte al femminismo borghese anche ad una - diciottenne odierna/o abituata/o all’opulenza che il capitalismo porta? Come far tornare nei cuori l’amor per la santa Patria, che ad ogni occasione, dagli ospedali alle pensioni, ha sempre dimostrato di voltar le spalle ai suoi cittadini per metter nelle proprie tasche quanto oro riuscisse ad arraffare? E oggi non si lavora più con cittadini, ma anche con immigrati, lo strato più sfruttato della classe operaia, strato che viene rinchiuso in gabbie dette “Centri d’accoglienza” come bestie o lasciato morire dissanguato sulle porte delle case padronali. Come forzare chi del paese ha conosciuto solo il vero volto ad amare il proprio boia? Come colmare i cervelli con questa sindrome di Stoccolma? Qui si tenta, in soli cinque anni, di fare ciò che il nostrano fascismo non è riuscito a fare in venti. (5) Per di più, un secolo di sviluppo capitalistico ha portato grandi cambiamenti nella sovrastruttura, nell’ambito culturale. L’italiano medio, statisticamente parlando, non è più un contadino semi-analfabeta (l’analfabetismo nel 1931 era pari al 21% tra la popolazione d’età superiore ai 6 anni) (6) isolato alla vita del paesello ( il 51% della popolazione risiedeva in comuni con meno di 10mila abitanti e la stessa percentuale lavorava nel settore agricolo) (7), in cui è nato, si sposerà e morirà. L’italiano medio non è più un contadino che non sa dove si trovi El-Alamein o Dnipro e che non se lo chiede poiché stroncato dalla straziante fatica giornaliera. Oggi l’italiano medio è diplomato, ha un lavoro più o meno stabile, sebben retribuito meno rispetto alla media UE, e vive in un’area urbana, che resta tuttavia limitata per numero di abitanti. (8). Non vi è più assenza di merci, anzi, a partire dal secondo dopoguerra il mercato è stato colmato di ogni cianfrusaglia potesse essere venduta. Così si giunge alle nuove generazioni, ai membri della famosa generazione Z e i nuovi arrivati della generazione Alfa. Queste generazioni hanno vissuto il peggio dell’inevitabile degenerazione della politica borghese. Oggi trionfa in maniera dominante l’inazione e la passività dinanzi gli eventi sempre più atroci che la Storia getta sui quotidiani per ricordar a qualche intellettuale che essa ancora non si è conclusa. Tuttavia questa passività non è rosea, non è un idillio, l’eco del peso degli eventi grava sulle menti e il sistema capitalistico mostra ogni giorno i suoi peggiori sintomi di decadenza e di anarchica incertezza. È stato recentemente pubblicato il rapporto ESPAD Italia 2024 dal titolo “Sotto la superficie - Le nuove sfide dell'adolescenza tra rischi e quotidianità(9). Questo rapporto tratta delle miserie dei giovani, con un campione di ben 20.201 studenti delle scuole superiori di tutta Italia d’età compresa tra i 15 ed i 19 anni. A questo si possono affiancare le statistiche dell’ISTAT sulla povertà per avere una chiara visione delle contraddizioni della società in cui viviamo. Due milioni di famiglie vivono in povertà assoluta, numero traducibile in 1,3 milioni tra bambini e ragazzi (quasi il 14% dei minori residenti nel nostro paese). (10) A queste miserie fisiche, che trovano la loro cagione nella carenza, o meglio, nell’impossibilità d’ acquisto di beni di consumo, si aggiungono quelle morali provocate dall’abbondanza capitalistica. Il capitalismo ha reso merce perfino la morte e finché darà profitto essa sarà venduta a chiunque la possa acquistare. In questo ambito, ma non solo, il mercato mostra tutto il suo egalitarismo borghese, figlio del rivoluzionario luglio francese 1789: per queste letali merci non vige alcuna distinzione di sesso e di età, chiunque abbia i soldi è un possibile acquirente! Questa abbondanza delle peggio merci, in perenne crescita, cagione dei turbati tempi a noi contemporanei, dà i suoi marci frutti: aumento di ludopatia, tabagismo e abuso d’ogni sostanza possa far dimenticare ogni angoscia del presente. Almeno uno studente su dieci ha fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione (12%). Tre quarti degli studenti ha fatto uso di alcol e l’età dell’intossicazione alcolica è sempre più bassa, in molti casi prima dei quattordici anni. Quasi il 60% degli studenti ha provato il gioco d’azzardo, con un 10% che presenta un profilo considerabile come a rischio, complice l’accessibilità e la facilità con la quale si accede a siti in rete di gioco d’azzardo, con un trionfo delle schedine e dei centri Snai. Basta avere accesso ad un documento di un famigliare o di un amico maggiorenne. Leggendo le pagine del Corriere fiorentino (11), si riesce ad intravedere un concreto frammento dell’attuale situazione: alcol comprato nei supermarket e consumato per le piazze o nei parchi a causa del prezzo proibitivo dei locali, risse facili e sogni e pensieri che trovan radici nella realtà sociale che attornia questa generazione . “Tutti parlano di giovani, ma nessuno parla con loro”, ecco le parole chiave che risaltano da questo articolo. Ecco in cosa la borghesia si cimenta: parlare ai giovani, ma non riesce per sua stessa natura a parlare con i giovani. Essa non può intraprendere un dialogo con i giovani poiché la sua sete di profitto è irresolubilmente opposta alle giuste richieste di una vita dignitosa che vengono portate avanti. La borghesia potrà mai affermare per bocca dei propri rappresentanti la realtà delle cose? Potrà mai essa dire ai giovani che il proprio sistema è crisi e sfruttamento, che i suoi “pacifici” cicli di accumulazione non saranno mai eterni, che il saggio di profitto andrà sempre a calare e che la guerra è inevitabile frutto di tutto questo? La borghesia, dinanzi ad ogni questione scomoda, preferisce ripetere le sue ideologie. Tuttavia, oggi i tre pilastri ideologici del dominio borghese mostrano tutte le loro crepe e traballano nel mare della tempesta internazionale. Il dio cattolico ha da molto tempo perso la sua centralità, come testimoniano le chiese sempre più vuote e il calante numero di preti, lasciando spazi al freddo ateismo nichilista o ad un più confortevole misticismo eclettico dai precetti modificabili all’occasione giusta. Questi precetti son ricavati da una ritirata nell’immediato, formato anzitutto dall’Io e da amici e famiglia, più che da testi sacri e giudizi divini. (12). La patria ha mostrato il suo vero volto la sete d’oro, il rendersi capitalista collettivo, e così la fiducia in essa è giustamente scomparsa, come testimonia il rapporto dell'Agenzia giovani: “decisamente inferiore risulta l’indice di fiducia verso le altre istituzioni ed attori sociali, con valori pari a 5,5/10 per il sistema universitario, a 4,9/10 per il sistema imprenditoriale, a 4,8 per il sistema scolastico, a 4,4 per le Istituzioni locali ed a 3,8/10 per le Istituzioni Centrali (Governo e Parlamento) […] .(13) In termini di fiducia, l’unica istituzione a resiste è la famiglia, ma l’irrisolvibile crisi del capitalismo ha travolto anche quest’ultima istituzione. Il matrimonio non è più imperativo sociale. Formare famiglia non è più facile, non rientra nei conti e nei bilanci delle coppie. (14) In questo turbinio ideologico, non è ben chiaro come si caverà da questa gioventù, solitaria ed abbandonata a se stessa, che tenta di trovar un rifugio dalle angosce dell’attualità negli affetti familiari, nelle amicizie e nei facili piaceri, un esercito. Una giovinezza che non ha neanche la preparazione ideologica che forniva l’Opera Nazionale Balilla e che non ha mai vissuto, la censura di idee e pensieri “nemici” e/o “non autarchici” e delle abiettezze della realtà, messe in piena mostra e diffuse, dovunque se ne potesse trarre profitto, in rete. Bisogna rompere le menzogne che venivan sempre ribadite nelle aule delle scuole di tutti i gradi; il dialogo perde il suo primato su qualsiasi altra azione e si ammette, a denti, stretti che nella democrazia, purtroppo, non esistono solo avversari, ma anche nemici da abbattere. La borghesia deve tramutarsi in becchina d’ogni aspettativa e d’ogni pacifica promessa con cui aveva, fino a poco tempo fa, assordato ogni orecchio. Essa deve stroncare i sabati sera passati tra droghe ed ubriacature e rimpiazzarli con marce serrate e addestramenti.

Ma come arrivare a tutto ciò? Dinanzi a noi risiede una generazione ferma, impaurita, angosciata da un mondo in fiamme, che spera disperatamente in un futuro migliore, ma che percepisce che questa speranza è di poco conto nei calcoli di burocrati e ufficiali.

La speranza dei rivoluzionari, è che da questa stridente imposizione sorga, come si inizia già ad intravedere, in queste masse un sentimento che per lungo tempo fu trattato come un taboo: l’odio.

L’odio, l’astio, dirompente e violento, contro un nemico che esiste, ma che non è l’estraneo, l’immigrato, la nazione ostile. Il nemico contro cui provare odio è in casa nostra, gestisce industrie e locali, viene trattato come un patrimonio inestimabile dal suo Stato e le sue istituzioni e ne viene lodato il “Made in Italy”. Il nemico contro cui scagliarsi con ogni forza che s’abbia è il nemico di classe: la borghesia! Chiunque si definisca un rivoluzionario deve provare un odio di classe. Tale odio non è di derivazione moralistica, non sorge dalla e non si limita alla suddetta decadenza, e certamente non vede in una rinascita dell’oppio dei popoli, religioso o laico che sia, una soluzione. Esso è frutto di un’accurata analisi scientifica dell’incancrenita sorgente di tutte le odierne miserie. L’odio nei confronti della sfacciataggine degli affaristi, della cialtroneria dei politici, di ogni repressione di scioperi e delle sparute situazioni di lotta economica, di chi spreme ogni goccia di sudore e sangue dai lavoratori per avere qualche soldo in più, di chi, dinanzi a tale scempio, propone soluzioni sterili e pacifiche alla sanguinosa situazione contemporanea.

Il conflitto che coinvolge l’umanità intera non è risolvibile con un paio di riformette - ammesso e non concesso che siano possibili - e neanche bruciando qualche villa come s’è visto nelle rivolte in estremo oriente.

O si avrà la comune rovina delle classi in lotta o s’avrà la necessaria evoluzione della società intera;

queste sono le uniche due possibilità.

O il socialismo o la morte: ecco la scelta che viene data indiscriminatamente a giovani e anziani. Ma sono i rivoluzionari a svelarla, la borghesia la nasconderà con codardia attraverso ogni espediente le sia d’uso, fino al momento in cui non sarà costretta a farla intenderla nei fatti con guerre e repressioni.

È compito dei rivoluzionari rapportarsi con le masse e coglierne il disagio, l’angoscia e la miseria e spiegarne i reali motivi.

È compito del partito di classe l’organizzare queste masse ed di indirizzare il loro odio verso i veri responsabili di carneficine e barbarie così da poter compiere l’assalto finale contro questa società morente.

O socialismo o barbarie!

FC

Fonti e Bibliografia

1) Luciana Araujo, (18.03.2025), ‘La Germania dice addio all'austerità e approva la riforma del debito’, TGla7, tg.la7.it (consultato il 26.10.2025)

2) Johanna Urbancik, (27.08.2025), ‘La Germania approva riforma della leva militare su base volontaria: potrebbe diventare obbligatoria’, Euronews, it.euronews.com (consultato il 26.10.2025)

3) (24.10.2025), ‘Leva militare obbligatoria, si adegua anche la Croazia (dopo la Germania). E l’Italia?’, Quotidiano Nazionale, quotidiano.net (consultato il 26.10.2025)

4) (16.12.2024), ‘Istat, l'Italia invecchia: c'è solo un bimbo ogni sei persone over 65’, Rainews, rainews.it (consultato il 26.10.2025)

5) (1975) “Libro e moschetto” Il fascismo sui banchi di scuola , Sergio Valentini, minuti 16:40- 18:44, youtube.com (consultato il 26.10.2025),

6) “Statistica dell'istruzione elementare per gli anni scolastici dal 1927-28 al 1931-32”, pp. 4,

ebiblio.istat.it (consultato il 26.10.2025)

7) statistica inurbamento: (2018), ‘L’evoluzione demografica dell’Italia’ , Istat, istat.it ,

consultato il 26.10.2025

statistica lavoro nell’agricoltura: ‘L’Italia in 150 anni: Sommario di statistiche storiche 1861-2010’,(2011), Istat, ISBN:978-88-458-1695-6, capitolo 10 ‘Mercato del lavoro’, pp. 470, istat.it (consultato il 26.10.2025)

8)Paola Pozzolo, (19.09.2025),’ Chi è l’italiano medio? Cos’è l’uomo medio in statistica e come diventa un pregiudizio’ , Geopop, geopop.it , (consultato il 26.10.2025)

9) (21.10.2025), ‘Rapporto ESPAD®Italia 2024: adolescenti, meno cannabis e sigarette tradizionali, ma è boom di nicotina elettronica e psicofarmaci’, cnr.it (consultato il 26.10.2025)

10) (14.10.2025), ‘le statistiche dell’Istat sulla povertà | anno 2024’, ISTAT, istat.it , (consultato il 1.11.2025)

11) Jacopo Storni, (30.04.2025), ‘L’alcol, la droga, le risse in Santa Croce alle serate dei 15enni “Qui zero alternative e girano troppi coltelli”’, Il Corriere Fiorentino

12) Sul calo della chiesa: (28.05.2024), ‘Il calo dei sacerdoti in Italia, 6.200 in meno in 30 anni’, Ansa, ansa.it (consultato il 26.10.2025)

Sul credo senza precetti: Alessandro Di Bussolo, (26.10.2021), ‘Italia: una fede dubbiosa ma una “religione diffusa” e attenta ai valori’ , Vatican News, vaticannews.va (consultato il 26.10.2025)

13) (09.0.2024), ‘ “Giovani 2024: il bilancio di una generazione”. Pubblicato il rapporto EURES per il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù’ agenziagioventu.gov.it (consultato il 26.10.2025)

14)Massimo di Braccio, (13.11.2024), ‘Famiglia: un percorso a ostacoli per i giovani’, changes.unipol.it (consultato il 26.10.2025)

Martedì, November 4, 2025