stati operai, stati semicoloniali: l'alternativa che non c'è!

Ciao Ragazzi,

io vi consiglio di leggervi le recenti elaborazioni di PC rol sulla questione internazionale.

Credo che conosciate i punti salienti di quello che essi chiamano il trotskismo conseguente:

  1. la differenza degli Stati, cioè delle Potenze, riflette le diverse gradazioni della scala sociale, in particolare, nel campo borghese. Per questo, come esiste borghesia reazionaria e borghesia democratica, vi sono stati imperialisti (tout court) e stati che, pur essendo di fatto capitalisti, sono per così dire, ancora incatenati da vincoli di varia natura (commerciali prima di tutto) con i paesi dell'Occidente
  2. La differenza, anche se non di struttura, ma piuttosto di gradazione del capitalismo, condiziona secondo il trotskismo conseguente, la collocazioni dei marxisti rivoluzionari, o piuttosto la loro solidarietà con paesi a capitalismo più arretrato come ad esempio la Palestina, il Libano etc.
  3. A questo punto, con un vero e proprio gioco di prestigio, i trotskisti conseguenti, sulla base del "Programma di Transizione" di Trotsky, del 1938, pretendono che si prenda posizioni a favore di un paese attaccato, cioè dal punto di vista militare (alleanza militare), ma nello stesso tempo di denunci il ruolo controrivolzionario delle direzioni di partiti come Hezbollah...si demoralizzi cioè il fronte interno con la propaganda volta a screditare le direzioni borghesi dei movimenti antimperialistici.

Non trovate, amici miei, che quest'ultimo punto sia una versione sostanzialmente uguale all'entrismo, tattia che si riassume così: ANDIAMO DOVE C'è LA MAGGIORANZA, SPUTTANIAMO I CAPI E PRENDIAMOCI LA MAGGIORANZA ( che resta-se resta) . Ed io che ero convinto che il Partito andasso cotruito dalle fondamenta, cioè dalla teoria, si vede che mi sbagliavo...

Forum: 

La teoria è indispensabile per l'azione e la teoria viene dall'azione. Dipende poi, se trarre conclusioni affrettate dall'azione ed il risultato immediati per mettere in discussione la teoria o se applicare correttamente(sono sempre di parte quando uso questo termine)la teoria per un proficuo risultato sul piano strategico, quindi dell'azione, sia immediata (piano tattico), come quella a lungo termine. La collocazione dei marxisti rivoluzionari non si scosta da questa impostazione. La teoria e l'azione sono imprescindibili l'una dall'altra.

Per il resto, a mali estremi, estremi rimedi.Si viene soffocati se si dà filo ai borghesi, quindi non basta denunciare la direzione controrivoluzionaria del paese aggredito.Quello che nomini, Parvus, sà ben poco di disfattismo rivoluzionario, soprattutto per quanto riguarda la posizione dei trockijsti odierni.

In paesi come Palestina e Libano, l'unica soluzione è la diretta lotta di classe a sciabola puntata verso la borghesia, TUTTA!Inoltre, ma potrei sbagliarmi, l'impressione è che non abbiano troppi problemi a procurarsi armi di vario genere(cosa che in Europa sarebbe impensabile).Manca però la coscienza di classe ed un conseguente proletariato disposto alla lotta per la propria emancipazione.Non è dir poco.

Saluti

Rivolunzio

infatti...

Infatti, caro Rivolunzio, avendo avuto contatti con i trotskisti di Pc.Rol, ho detto loro mille volte che difficilmente si poteva contrabbandare la loro posizioni frontista per disfattismo rivoluzionario BILATERALE; in altre parole loro sostenevano che fosse legittimo per un comunista difendere Hezbollah, come Hamas, in quanto rappresentate (altro conto è dire che tipo di rappresentate)di uno stato aggredito, cioè appoggiare quella cosa sporchissima che si chiama difesa della patria. Io gli ho risposto che:

  1. Un comunista non può accettare l'alternativa tra due borghesie, in nome della difesa del più debole, o di quello aggredito.
  2. La difesa della nazione dalla borghesia straniera, com'è oggi Israele, è illusoria, se è staccata dalla questione del potere per il proletariato; in altro parole non ha senso che il proletariato libanese scacci a forza di Katjuscia gli Israeliani se poi si pasce la propria corrottissima borghesia, soprattutto quella che nei circoli di Rif. Comunista viene definita RADICALE e che è solo la putrida incarnazione dell'oppressione religiosa
  3. che fino a quando le due questioni (quella nazionale e quella socialista) verranno affrontate separatamente dal proletariato, cioè seguendo l'ordine temporale e non quello della dialettica, il proletariato, bene che gli vada, potrà solo scegliere di che morte morire, e non invece di vivere, di fare la rivoluzione. Credo che questo, non altro sia il messaggio (naturalmente molto banalizzato) della Conferenza di Bakù: rivoluzione democratico-nazionale e rivoluzione socialista non come tappe successive, ricavate dal manuale della II internaz. ma unite dialetticamente.

Dici bene, Parvus, siamo perfettamente d'accordo.

A parte una cosa, nell'ultima frase. Oggi, infatti, per noi di Battaglia non si tratta di fare rivoluzione nazionale e socialista insieme, e questo perché è DEFINITIVAMENTE CHIUSO IL TEMPO DELLE LOTTE DI LIBERAZIONE NAZIONALE.

Il compito dei comunisti oggi è abbattere tutte le frontiere, non costruirne di nuove. L'unica vera lotta di liberazione che dobbiamo portare avanti in questo mondo devastato dal veleno patriottico è quella per il comunismo, compagni.

La nostra patria è il mondo.

giusto

si, si, infatti, lo credo anche io; intendo dire che, per l'epoca, nello squarcio che si era aperto, che lasciava presentire la rivoluzione in Europa, la speranza dei paesi coloniali o oppressi (compresi quelli schiacciati dallo zarismo - il problema delle nazionalità), poteva essere concreta solo se questi si attaccavano per così dire al carro della prima repubblica socialista sovietica. In altre parole la rivoluzione democratico-nazionale sarebbe stata un sottoprodotto, se è lecita la brutta espressione,della lotta antimperialista a fianco della repubblica sovietica. Ho spiegato mille volte ai trotskisti che La conferenza di Baku non ha senso senza calarla nel contesto dell'epoca che, pertanto, non si può applicarla sic et simplliciter oggi, che i problema nazionale è stato, DAPPERTUTTO, superato. Che, invece, a dover essere applicata, è la strategia basata sulla previsione della rottura rivoluzionaria. Tale strategia ha il suo coronamento nella trasformazione della guerra militare in guerra civile contro la propria borghese. Io dico sempre, ci pensate che bello se il proletariato arabo, finalmente non rincoglionito dagli ulema, smette di bruciare le bandiere di Israele e dell'america e inizia a dare la caccia ai propri sceicchi, ai propri preti, ai propri colonnelli: altro che guerra democratica!!

  • Ciao Parvus,

completamente*

Ciao Parvus,

completamente d'accordo!

Saluti,

Smirnov

Nessun documento politico di PC ROL o articolo su "Progetto Comunista" propone un fronte comune con Hamas o Hezbollah.

Siete poi liberissimi di ritenere "difesa di uno stato nazionale", nella fattispecie quello Libanese, la denuncia del ruolo criminale di Istraele e la legittima difesa, per quanto approssimativa, del popolo libanese, che è comunque riuscita a creare problemi alla potenza sionista.

Sono sicuroche voi,in nome del disfattismo rivoluzionario, nella stessa situazione ve ne sareste stati buoni e tranquilli,Così insieme alla distruzione di Beirut e di tutte le infrastrutture civili, vi sareste tenuti pure i carri armati istraeliani per le strade insieme agli Ulema e ai Sunniti.

Questo per voi è frontismo, è appoggio alle borghesie arabe in nome del nemico comune, quando in tutti i documenti di PC ROL si dice che le guide islamiche sono incapaci di battersi conseguentemente anche solo per una liberazione nazionale, sebbene ciò non significherebbe lo stesso nulla.

Nei documenti di PC ROL si constata semplicemente che quella legittima resistenza del popolo libanese è guidata da una direzione integralista e borghese, e si sottolinea la mancanza di una alternativa marxista.

Si sottolinea la necessità della liberazione delle masse arabe, voi strumentalmente dite che noi difendiamo lo stato iraniano o quello iracheno o quello libanese e che solo voi siete per l'abbattimento di tutte le bandiere e i confini nazionali in nome del comunismo, quando noi evidenziamo semplicemente che le masse arabe si dovrebbero liberare dalla pesantissima cappa oscurantista dell'integralismo islamico e insieme battersi per la distruzione dell'entità sionista in quanto avamposto dell'imperialismo americano (con la protezione di quello europeo) in medio oriente. Ed è ciò che appunto può avvenire solo attreverso la formazione di un partito comunista rivoluzionario con un ruolo di guida in questa lotta.

Beh, comincio per comodità dalla fine.

Innanzitutto l'imperialismo europeo e americano hanno interessi in gran parte contrastanti (a parte quello, ovvio, di sfruttare quanto più possibile il proletariato). Inoltre l'Imperialismo è il modo di essere del capitalismo nella sua fase decadente, e secondo le sue regole, seppur con forza diversa, agiscono tutte le varie borghesie locali.

Il Partito Comunista Rivoluzionario deve guidare "questa lotta"? Mah, se è la lotta di cui parli tu, secondo me, no.

La classe storicamente rivoluzionaria è il proletariato, ed esso dovrebbe essere il referente politico di ogni partito realmente "rivoluzionario". Le "masse" o i "popoli", islamici o no, sono privi di connotazione di classe, raggruppano assieme borghesia e proletariato, e la loro "liberazione" non è altro che la continuazione dello sfruttamento del proletariato sotto altre insegne e bandiere.

*La società (anche quando è "islamica") è divisa in classi: i borghesi posseggono i mezzi di produzione, i proletari solo la loro forza-lavoro.* Se siamo d'accordo su questo e ricominciamo da qui, allora forse possiamo capirci.

Che noi staremmo con le mani in mano è poi una falsità assoluta che non meriterebbe commento. Significa gettare fango non solo sulla nostra attività, ma anche sul sacrificio estremo di tanti militanti internazionalisti che durante la "Liberazione" nostrana lottavano per l'abbattimento del capitalismo, e non solo della sua maschera fascista.

Comunque, questa è semplicemente una risposta al tuo intervento. Mi riprometto di leggere quanto prima gli ultimi documenti del PC-ROL.

Ne abbiamo già discusso in estate,e naturalmente le nostre poszioni sono rimaste inconciliabili (nulla di male ovviamente). Io continuo a pensare che un proletario Libanese abbia solo da tirare un sospiro di sollievo del fatto che Hezbollah (e in generale la resistenza libanese)abbia fermato i carri Israeliani.

Anche perchè,il proletario medio,dall'ingresso in Libano dell'esercito sionista poteva trarre solo lutti e triplicazione del suo sfruttamento.

Il problema è: come si sconfigge Hezbollah (che è una forza borghese e reazionaria) senza porsi il problema della difesa militare contro l'imperialismo?

Il proletario Libanese medio,ma anche il più avanzato e con istinto di classe,non girerà le spalle ad Hezbollah finchè questo partito resta il suo unico baluardo contro l'occupazione Israeliana.

E purtroppo ha ragione.

Possiamo anche dire che è finita l'epoca della questione nazionale,ma le condizioni generali del proletariato palestinese sono del tutto peggiori di quelle Libanesi o Egiziane. Questo i proletari in medio oriente lo sanno.

Una forza comunista genuina,e sono certo che sorgerà nel medio oriente come nel resto del mondo,si dovrà porre la questione.

La difesa di un paese coloniale, semicoloniale o di giovane capitalismo contro l'aggressione imperialista ERA motivata non dalla questione in sé della difesa del popolo aggredito, del più debole ecc., ma dalla possibilità di collegamento (anche solo di fatto) con la lotta endogena contro l'imperialismo occidentale da parte del proletariato; era una prospettiva legata ANCHE al fattore soggettivo dell'Internazionale, direi. L'esaurimento storico delle lotte di liberazione nazionale è un dato. Questo non toglie che persistano questioni nazionali irrisolte, che persistano ancestrali rivendicazioni dei "popoli senza storia" [Engels], e così via; ma di certo questo non ha più nessun legame tattico e strategico con la lotta rivoluzionaria per il comunismo. Fermare Israele alle frontiere con il Libano non è un obiettivo rivoluzionario, tanto quanto non lo era lottare in Italia contro i tedeschi alla fine della Seconda guerra mondiale, sul fronte della borghesia "democratica" del Cnl. Nonostante la propaganda patriottica del Cnl, riuscì ad emergere, all'epoca, un'organizzazione che raggruppò le avanguardie comuniste su posizioni chiare proprio sulla natura della Resistenza e dell'Urss. Questo è l'obiettivo dei comunisti anche per il Medio Oriente.

Ps. E' ovvio che non faccio sopra un impossibile parallelo storico tra situazioni diverse nella sostanza; mi appello solo al criterio di classe da applicare anche contro quelli che sono umori generali del proletariato in un dato momento, più o meno lungo.

  • D'accordo con Reed.

D'accordo con Reed.

L'imperialismo americano e quello europeo sono sicuramente in competizione, ma nella questione medio orientale, in merito all'esistenza dello ststo di Istraele, la loro posizione è identica.

Le masse arabe comprendono sicuramente sia proletari che borghesi, ciò non mi impedisce di chiudere gli occhi davanti allo stato in cui vive il popolo palestinese, per il quale la presenza e l'accerchiamento delle colonie istraeliane, non è indifferente.

Come si fa a dire che ciò è indifferente?

Mi sembra che molti interventi l'abbiano spiegato distesamente (Reed, Gek, Mic ecc,): se non lo capisci, vuol dire che sei pronto per intrupparti in qualche fronte borghese di guerra, ahite!

Saluti,

Smirnov

il proletariato palestinese, che ha pagato un alto tributo di sangue anche verso i suoi "padrini" arabi, può essere "salvato" solo da un'iniziativa marcatamente di classe ed internazionalista del proletariato europeo/americano. Quindi ne consegue - secondo me- di lavorare x costruire le basi soggettive di tale prospettiva. Difficile?? Sicuro. Ma nn credo di più che combattere nella valle della Bekaa coi metodi della guerriglia contro i tank ed i caccia israeliani.

E' un pò come dopo un disastro "naturale" ( tsunami,katrina etc. etc.): ci si impegna nella risoluzione "tecnica" di quel problema con un generica denuncia delle cause ( generosamente e sinceramente anche ) opp. si lavora alla prospettiva del superamento del capitalismo origine di detti problemi, ossia alla creazione di un radicato partito di classe internazionale ??

In questi termini - tra l'altro - fu posto il problema da Lenin a dei bolsceivchi che volevano generosamente inviare aiuti in denaro ed uomini alle popolazioni colpite da alluvioni in nn ricordo quale parte della Russia ( prima dell' Ottobre ).

Considerando le finalità da te esposte nella sesta e ultima parte del tuo ultimo post, Mont ventoux, mi sembra che non andiate molto oltre ai generici compiti del proletariato strettamente arabo, già da tempo storicamente sorpassati. La lotta di classe, che potenzialmente potrebbe assorbirli tutti, quindi li dovrebbe affrontare, secondo la tua visione, che poi suppongo sia quella di tutto il PC rol, invece, li rende sterili, quindi non più compatibili con le finalità della stessa lotta di classe, frenandone i rivoluzionari sviluppi.

Stare dalla parte di Hezbollah, per un altrettanto generico motivo di disfattismo, giusto per citare anche il compagno Pietrotskij, non deve per alcun motivo essere messo davanti alle finalità di classe.

Mi vedo d'accordissimo con ciò che hanno già detto e ridetto i miei compagni.

Saluti a tutti,

Rivolunzio

Se non lo capisci, vuol dire

Se non lo capisci, vuol dire che sei pronto a intrupparti in qualche fronte borghese di guerra, ahite!.

Smirnov con queste parole dimostra di essere l'ennesimo rivoluzionario in pantofole internettiano, per il quale la presenza dei carri armati istraeliani in palestina e la conseguente ghettizzazione dei palestinesi in recinti separati l'uno dall'altro da check point militarizzati, è ASSOLUTAMENTE INUNFLUENTE SUGLI SVILUPPI DELLA LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO PALESTINESE, che tanto può combattere benissimo contro la propria borghesia pure così, anzi magari è pure meglio...e se non lo capisci è perchè sei pronto a imbarcarti in un fronte borghese di guerra, dal momento che te lo hanno spiegato anche GEK, MIC REED ecc.(!)

Come dire, chissenefrega se manca l'acqua, chissenefrega se vengono espiantate intere coltivazioni di ulivi e frutta, chissenefrega se non posso andare a lavoro perchè il mio campo si trova dall'altra parte del muro, chissenefrega se non posso andare a scuola, tanto adesso mi metto a fare la lotta di classe!

La vostra è una posizione legittima, lasciami dire però che questo è un forum aperto anche a chi non milita in BC, e che ci pssa essere chi come me non essendo d'accordo con alcune cose scritte riguardo l'organizzazione di cui faccio parte, possa liberamente intervenire per contrastarle, senza per questo essere tacciato di filo-imperialismo.

Per quanto riguarda Revolunzio, non ho ben compreso parte del tuo intervento, ma ad ogni modo dove ho scritto che la lotta del proletariato palestinese non debba ricevere la solidarietà di quello europeo o di altri paesi, e che quella sia una lotta isolata o non internazionalista?

Ma Mont Ventoux... non puoi continuare a metterci in bocca parole non nostre. Dove hai letto "//ininfluente//" o "//indifferente//" nei nostri post?

La lotta del proletariato libanese è legittima e sacrosanta. Ma non deve essere //solo// contro la borghesia imperialista israeliana ma //anche// contro quella araba, altrettanto imperialista. Inoltre, la lotta dovrebbe cercare prioritariamente l'unità con il proletariato internazionale, compreso quello israeliano.

Se no ci scandalizziamo di missili e carri armati, ma continuiamo a fare il gioco della borghesia, che di questi crimini è mandante.

Nel mio penultimo post, facendo esplicitamente riferimento alla situazione palestinese perchè più eclatante ancora del Libano, chiedevo esplicitamente come si poteva considerare inunfluente non solo la presenza di uno stato di Istraele, ma il suo modo di svilupparsi in colonie rendendo sempre più impossibile la vita ai palestinesi.

A questa domanda, Smirnov che suppongo faccia parte di BC, mi ha accusato di far fronte con le borghesie arabe, dal momento che evidentemente avevo ignorato alcune precedenti risposte tue o di Gek o di Reed, nelle quali tuttavia dal mio punto di vista non emergeva la particolarità della situazione palestinese e facendomi capire indirettamente che la lotta di classe del proletariato palestinese, se mai si possa parlare di un proletariato industriale in uno degli stati più arretrati della terra, si svolga secondo voi in condizioni uguali a quelle di un paese occidentale.

Infine, sono addebbitate a me posizioni o parole non mie, dal momento che ripeto per l'ennesima volta di non ritenere la lotta del proletariato libanese contro l'aggressione sionista esaustiva di un problema, ma che quella lotta aveva nell'immediatezza della situazione, con le bombe istreliane che cadevano dappertutto, una maggiore urgenza di altre.

  • Mont Ventoux,

non ti*

Mont Ventoux,

non ti rispondo nemmeno, perché tropo volte ho invitato, in tutta modestia, i compagni a non trascendere, quindi non vorrei dare esempio di incoerenza. Ti ha già risposto, politicamente, Mic, e le nostre posizioni sulla questione sono ripetute mille volte.

Per me, può bastare.

Smirnov

è vero che quando sei asalito devi reagire ma lo devi fare mantenendo l indipendenza di classe.mi rendo conto facile a dirsi difficile a farsi

Io sono d'accordo con te Raes,bisogna reagire mantenendo l'indipendenza di classe; è proprio questo il punto di cui vorrei discutere con voi,e su cui qualsiasi partito veramente comunista dovrà confrontarsi in paesi come il Libano o nei territori occupati Palestinesi.

Lottare contro la propria borghesia e reagire all'imperialismo (per ora statuninitense,Israeliano e ...ONU) devono avvenire contemporaneamente.

Altrimenti i proletari non ti seguiranno mai,e avranno anche ragione. Immaginatevi un comunista in Libano che durante l'invasione Israeliana dicesse ai proletari che il miglior risultato è la sconfitta militare del proprio stato (cioè applicasse il disfattismo rivoluzionario). Ma chi lo seguirebbe? Nessuno. E regalerebbe i settori più combattivi del proletariato ad Hezbollah,una forza reazionaria e capitalistica fino al midollo.

P.S.

Rivolunzio,non ho mai detto che bisogna appoggiare Hezbollah,come invece tu mi attribuisci,mi pare. Io dico proprio il contrario.

BESOS

X Mont

Guarda che non ho detto questo, rileggi bene l'intervento.

Quello che proponete voi, visto che comunque mi hai posto un altro quesito, mi sembra si argini a compiti che possono solamente essere assolti dal proletariato arabo, in quanto si devono sbarazzare di certe posizioni per conto loro, prima di ascoltare, si suppone, le avanguardie rivoluzionarie marxiste.

Ma la lotta di classe e ritorniamo alla quesito precedente, le assorbe tutte rendendole inutili ai fini rivoluzionari. Al massimo ne può assolvere solo una piccola parte, ma credo tu sappia a cosa mi riferisco. Le solite cose legate alla politica rivoluzionaria.

Solidarietà proletaria: Quella è indispensabile sempre, sopratutto con i proletari del medio oriente.

Saluti

Rivolunzio

Scusa Pietrotskij, effettivamente ho letto male e mi sono perso in una diceria trockista, che tu sembri non sostenere.

Ancora saluti

Rivolunzio

Mont Ventoux, io credo che la questione sia posta male se persistiamo a tenere come categorie centrali (anche solo transitoriamente) quelle di Stato di Israele e popolo palestinese, ad esempio, anziché proletariato arabo e israeliano e borghesie arabe e israeliana. Israele non è l'unico Stato a rappresentare interessi imperialistici nell'area, come non mancherai di condividere, non solo propri ma anche internazionali. Anzi, l'Autorità nazionale palestinese è un'espressione sintetica degli interessi delle borghesie mediorientali e degli imperialismi occidentali in maniera anche più complessa e meno autonoma. Non può essere cruciale mettere in discussione l'esistenza di Israele nell'area, ma quello del potere borghese nell'area e nel mondo. Non è questione di difendere il popolo interclassista palestinese e gli interessi della borghesia (Stato, indipendenza ecc.) ma difendere il proletariato locale e mondiale dalla battaglia che l'imperialismo mondiale conduce oggettivamente contro di esso (e contrastare il patriottismo borghese tra le fila proletarie, qualunque sia la bandiera che consideriamo). La peculiarità della questione palestinese non conforta l'ipotesi di sostenere il progetto statuale della borghesia araba in Palestina, al contrario palesa l'impotenza e il completo esaurimento storico di questo tipo di prospettiva. Un Partito internazionale comunista subordinerebbe poi, in ogni caso, gli umori di singoli reparti del proletariato avvelenato da interclassismo agli interessi storici del proletariato mondiale che il partito stesso esprime. Se tali umori perdurano, infine, non è da giustificazione a un loro assecondamento transitorio o meno, ma sottolineano l'urgenza di un impegno internazionalista nell'area e nel mondo intero CONTRO politiche impotenti e servili.

Saluti comunisti, Reed

Reed,io mi sento di condividere intergralmente tutto il tuo ultimo messaggio,parola per parola e virgola per virgola;ciò nonostante non lo vedo in contraddizione con ciò che io e MonteVentoso sostenevamo.

A meno che tu non pensi che combattere l'esercito Israeliano nei territori occupati palestinesi e in Libano sia una posizione "avvelenata di interclassismo". Se quello era il senso del tuo testo allora non posso essere d'accordo,perchè quell'esercito è uno strumento dell'oppressione di classe che migliaia di proletari arabi subiscono,e quindi combatterlo è lotta di classe allo stato puro (e del resto come potrebbero i palestinesi arrivare al socialismo senza sconfiggere l'esercito imperialista che li opprime?). Naturalmente anche l'autorità nazionale palestinese e lo stato Libanese sono strumenti della borghesia che i proletari dell'area dovranno spazzare via.

Questa è la mia posizione,che mi sembra non faccia sconti a nessun fronte borghese in campo,e neppure indulga in posizioni patriottarde...

Caro Pietrotskij, il piede in due scarpe fa inciampare, come sai.

Non puoi essere d'accordo con le parole di Reed, che sono le parole dell'internazionalismo, e poi sostenere Hezbollah insieme ai trotzkisti di tutte le parrocchie.

Qualche post fa chiedevi cosa doveva fare un comunista in Libano con i carri armati israeliani in casa. Non certo sostenere o allearsi con HeZbollah contro l'invasore della patria, come farebbe qualunque altro nazionalista borghese, ma ORGANIZZARE SQUADRE DI AUTODIFESA PROLETARIA CONTRO LE AGGRESSIONI DELL'ESERCITO OCCUPANTE E CONTRO L'EGEMONIA POLITICO/MILITARE DI HEZBOLLAH, FORMAZIONE REAZIONARIA, ANTI-OPERAIA, OSCURANTISTA E BORGHESE, a cui i veri comunisti non si affiancheranno mai e mai prestaranno un uomo o una parola.

E' finito il tempo, se mai lo è stato, di fare da carne da macello nelle guerre dei signori.

Difendere la propria vita e i propri quartieri è altra cosa dal sostenere i missili e le bandiere del "partito di Dio".

E' ora di finirla con tutte queste facili e tragiche mistificazioni.

Gek,guarda che io la penso esatamente come te (su questo punto specifico).Del resto nel dire che sostengo Hezbollah come tutti i Troskisti mi fai un torto,vorrei essere giudicato solo per quello che ho scritto e detto io.

In tutti i messaggi,fin dall'estate,ho proprio detto quello che dici tu ora,bisogna sconfiggere l'egemonia di HEzbollah (e spazzare via la borghesia Libanese,aggiungo) e anche resistere (come proletari organizzati) all'esercito occupante.

Altrimenti i proletari non gireranno mai le spalle al partito di dio,da cui si sentono difesi (a ragione).

La frase in cui tu sostenevi che bisogna "Non certo sostenere o allearsi con HeZbollah contro l'invasore della patria, come farebbe qualunque altro nazionalista borghese, ma ORGANIZZARE SQUADRE DI AUTODIFESA PROLETARIA CONTRO LE AGGRESSIONI DELL'ESERCITO OCCUPANTE E CONTRO L'EGEMONIA POLITICO/MILITARE DI HEZBOLLAH, FORMAZIONE REAZIONARIA, ANTI-OPERAIA, OSCURANTISTA E BORGHESE" la sottoscrivo in pieno e se ti rileggi i miei messaggi è sostanzialmente quello che ho sempre sostenuto.

Ci andrei piano

Dire le cose da non fare è certo più facile di dire quali sono le cose da fare.

Nella tradizione della sinistra comunista, la parola d'ordine è di non aderire a nessun fronte della guerra imperialista.

La questione sorge quando si dice che la guerra non è imperialista ma di liberazione nazionale o meglio di formazione di stati nazionali.

Il movimento operaio ha appoggiato, non solo materialmente ma con le armi un pugno le rivoluzioni nazionali mantenendo ben salda la sua autonomia di classe.

Il fatto è che in tutto il globo questo tipo di guerre sono armai finite da un pezzo. Coloro che vanno in giro a dire che l'epoca della formazione degli stati nazionali sia ancora aperta, e ne fa propaganda nel proletariato è cretino o farabutto.

Al mito del panarabismo non ha mai creduto la borghesia autoctona tant'è vero che al minimo stormir di cagarella proletaria questa ha sempre chiesto aiuto al brigante imperialista socio in affari. ( nell'area il contadiname rappresentava dopo il secondo dopoguerra, la possibile forza borghese reale.

Il proletariato e le masse diseredate della zona non hanno come obiettivo la formazione di uno stato nazionale ma quello della rivoluzione comunista. Questa non la possono certo far da soli, necessitano del'appoggio del proletariato delle metropoli avanzate ( capitalisticamente ).

Lanciare la parola d'ordine di squadre di autodifesa proletaria è cosa non da poco. Cosa vuol dire ? Nel senso militare mi sembra una sparata irrealizzabile, nel senso economico e politico, non corretto. Il nemico non è l'esercito occupante, ma il capitale e la borghesia tutta.

Mi sembra più corretto partire con parole d'ordine di fraternnizzazione e di lotta per la difesa delle condizioni di vita.

Sicuramente da non fare è il disfattismo anarchico, il beau geste che ti porta diritto al plotone di escuzione.

Il proletarito senza i suoi strumenti è nulla.

saluti

SPRTC

Ancora una volta, in questo caso Reed, mi addebbita posizioni non mie, sostenendo che io parlerei di un indistinto popolo palestinese in cerca di liberazione, confondendo borghesia araba e proletariato.

Piuttosto sarebbe curioso sapere cosa intendete voi per proletariato palestinese, dal momento che la palestina non è solo un territorio economicamente arretratissimo e diviso in recinti, ma che è del tutto, per quel poco che gli è concesso, rivolto all'agricoltura.

Dove parlerei di "difendere il popolo interclassista palestinese e le borghesie arabe"?

Solo perchè parlo di oppressione dello STATO di Istraele sugli STATI arabi?

Nel caso specifico palestinese non si può parlare neanche di stato

Chi mette in dubbio il potere reazionario delle borghesie arabe fondamentaliste?

Non ci vuole molto a riempirsi la bocca sempre sulla in'utilità del discutere sugli stati nazionali, dal momento che da "internazionalisti" li riteniamo superati. Una pura professione di fede, come se bastasse quella...

Nè tantomeno dimentico di far parte di una tradizione ,quella trotzkista, che per prima si è posta di rifondare l'dea dell'internazionale rivoluzionaria, in una lavoro che vede la mia organizzazione da sempre impegnata.

Non ho niente di cui vergognarmi.

Non vado oltre nella difesa delle mie idee, non solo perchè credo di averle già espresse esaurientemente, ma perchè non trovo giusto che vengano ogni volte strumentalizzate e tirate per la giacca per renderle più attaccabili.

Caro Mont Ventoux, non era mia intenzione attribuirti posizioni non esplicitamente espresse. Difatti, prima di dire ciò che penso IO, ho solo posto come questione di metodo non "tenere come categorie centrali (anche solo transitoriamente) quelle di Stato di Israele e popolo palestinese"; in ciò non ti attribuisco niente di non dichiarato, giacché hai avuto modo di sostenere che poni tra gli obiettivi primari delle "masse arabe" la "distruzione dell'entità sionista"; precisi che "masse arabe comprendono sicuramente sia proletari che borghesi", ma poi dici che l'occupazione israeliana pesa sul "popolo palestinese", e ti chiedi "come si poteva considerare ininfluente non solo la presenza di uno stato di Israele, ma il suo modo di svilupparsi in colonie", e denunci l'"oppressione dello STATO di Istraele sugli STATI arabi". In tutti i tuoi post usi categorie interclassiste (popolo, masse) e dichiari come obiettivo la distruzione dello Stato sionista di Israele (obiettivo in sé conciliabile con gli interessi della borghesia araba) e denunci l'oppressione di popoli (interclassisti per definizione) e addirittura di Stati arabi (borghesi, of course). Sulla presenza di proletariato in Palestina: tra Israele e Territori il proletariato c'è: favorire più o meno coscientemente la contrapposizione tra reparti proletari spezza proprio quell'opportunità di intervento della classe che solo la sua unità può garantire. Infine, i comunisti non sono filantropi umanitari e difensori dei deboli: i comunisti esprimono gli interessi generali del proletariato mondiale e li perseguono, combattono il capitalismo mondiale per la dittatura del proletariato nella prospettiva del comunismo. Il resto non mi preme particolarmente da un punto di vista politico, a dire il vero; quindi non mi preoccupo POLITICAMENTE dell'acqua nei Territori, ma di come EVENTUALMENTE una terribile situazione in un angolo infuocato del mondo possa contribuire al rovesciamento della borghesia nel mondo intero.

il punto centrale poi, seocndo me, è che manca un Internazionale minimamente riconosciuta e riconoscibile che lanci iniziative di classe nei paesi del cuore dell'imperialismo e parole d'ordine rivoluzionarie cui le minoranze ai vari angoli del pianeta possano richiamarsi. E' questa l'ottica di lavoro in cui va posta la questione.

Mancando ciò qualsiasi cosa venga fatta nei "paesi periferici" rischia di diventare il classico sacrificio x "il re di Prussia".

Inoltre il pc libanese purtroppo ha espresso posizioni nazionalistiche e socialdemocratiche degne del miglior ( o peggiore ) Togliatti.

Impossibile che da lì sorga qualcosa di positivo x la rivoluzione a mio avviso.

Senti Reed, attaccarsi al lessico è proprio di chi non ha argomenti o non vuole discutere sul serio.

Vatti a guardare tanti testi di Lenin o di Trotzky e guarda se loro non parlano mai delle condizioni in cui vivevano le "masse popolari" o le "masse contadine".

E' ridicolo dire che usare il termine popolo a proposito di quello palestinese voglia dire prendere la difesa della borghesia, evidentemente ignori completamente in quali condizioni vivano nei territori la quasi totalità dei palestinesi.

I comunisti non sono operatori umanitari, benissimo, ma tu hai un modo di ragionare completamente staccato dalla realtà, vorresti che un palestinese che ha difficoltà normalmente a condurre gli aspetti più elementari della vita di ogni giorno si metta a discettare con te di indipendenza di classe.

Invece il palestinese facendo i conti innanzitutto col suo stomaco, sostiene e va a votare per Hamas, che almeno a differenza di Fatah gli garantisce i servizi minimi. Lo stesso discorso vale per Hezbollah, i quali approfittano dell'arretratezza del movimento marxista rivoluzionario in medio oriente.

A te di questo non frega nulla, perchè tanto tu con la bibbia in mano sei già pronto a pronosticare l'unità dei proletari di tutto il mondo, però i proletari continuano a farsi beffe sicuramente di me, ma soprattutto di te che deridi le condizioni in cui vivono.

Sulla questione STATI non rispondo più, dal momento che probabilmente per te quelle entità non esistono già più ,mentre per me sono ancora importantissimi nella definizione dei conflitti interimperialistici.

Alla faccia dell'interclassismo.

Non mi attacco al lessico, Mont Ventoux, per quanto un lessico corretto è indispensabile per dire cose corrette. Dici quello che le tue parole dicono, se dici "popolo" intendi una categoria interclassista, non sta a me né a nessuno interpetare quello che volevi dire "realmente" ditero le parole che liberamente hai scelto di usare. Quando Lenin, Trotsky e compagni dicevano "masse popolari" intendevano proprio "masse popolari", non "proletariato" detto... male. Intendevano masse popolari perché, come io e altri compagni abbiamo scritto, illo tempore la lotta delle masse popolari delle periferie POTEVA connettersi alla lotta del proletariato metropolitano. Quindi sostenevano anche moti borghesi. Cosa che oggi non è più. Se usi questo lessico inappropriato sostieni posizioni controrivoluzionarie. Non credo poi sia questione lessicale, ma di sostanza: tu sostieni davvero posizioni di frazioni borghesi. Né io né altri compagni poi neghiamo il ruolo degli Stati sognando la loro inesistenza: ne comprendiamo la natura di classe e la funzione e i ruoli nelle lotte interimperialistiche, e così esprimiamo posizioni internazionaliste, che sei libero di considerare utopistiche, ingenue, indifferentiste o altro, ma almeno sii chiaro e riconosci che tu e il trotskismo moderno non c'entrate nulla con l'internazionalismo. Poi: Fatah e Hezbollah non approfittano dell'arretratrezza del movimento marxista rivoluzionario in Medio Oriente, ma fanno leva su condizioni obiettive che potrebbero essere utilizzate anche da un movimento comunista lungo direttrici però rivoluzionarie e internazionaliste. E non si tratta di pronosticare un bel nulla ("con la bibbia in mano sei già pronto a pronosticare l'unità dei proletari di tutto il mondo"), ma di lavorare coscientemente per un obiettivo: e di obiettivi, a ognuno il suo.

Ciao Reed e ciao a tutti,

sottoscrivo le tue considerazioni così come quelle di No Nick.

Il trotskysmo, espressione della degenerazione della III Internazionale, è costituzionalmente incapace di cogliere i nessi di classe e dare indicazioni politiche ad essi conseguenti, perché, che se ne renda conto o meno, rimane tutto sul terreno della socialdemocrazia/stalinismo (in quanto impianto teorico-metodologico). Prego i partecipanti trotskysti del forum di notare che ho usato il termine trotskysmo per non personalizzare la polemica: primo, perché è giusto così, diversamente non avrebbe senso politico, secondo, perché mi sono scocciato di cercare di usare toni civili con personaggi che si credono dio in terra e, come tale, scagliano fulmini maleodoranti sugli altri.

Saluti,

Smirnov

Reed, sono proprio le condizioni obiettive che tu sbeffeggi che rendono così popolare l'azione di Hamas o Hezbollah.

Puoi benissimo fregartene, ma resti ancorato al tuo sinistrismo impotente, privo di connettere la lotta per obiettivi immediati con la lotta più generale.

I marxisti hanno sempre agito così, la lotta portata avanti da Lenin e dalla terza Internazionale contro gli ultrasinistri ne è la dimostrazione.

E' desolante poi inventarsi un Lenin diverso da quello originale, dicendo non solo che adesso le parole d'ordine usate all'epoca non hanno più nessuna attualità, e in questo avvicinandoti proprio tu alle posizioni degli intellettuali borghesi che decretano la fine della società divisa in classi, ma addiruttura capovolgendo il pensiero di Lenin stesso, il quale diceva che le masse popolari o la piccola borghesia spinta sempre più verso la proletarizzazione, potevano avere un ruolo rivoluzionario solo se a guidare la lotta vi fosse stato il proletariato industriale delle città.

Per te invece gli strati popolari diseredati sono integralmente controrivoluzionari, non esprimono bisogni che i comunisti devono difendere inquadrandoli in una prospettiva rivoluzionaria, unendo la loro lotta a quella del proletariato.

Il tuo è semplicemente un Lenin imborghesito, un Lenin che non esiste.

Sono addirittura accusato di arroganza da Smirnov, il quale probabilmente vorrebbe che questo forum fosse usato solo dai militanti o simpatizzanti di BC.

Non desiderando pareri diversi dal tuo, pur essendo intervenuto io solo in questa discussione, è molto curioso che sia stato tu ad accusarmi di connivenze con lo stalinismo.

Essere chiari è importante: non sbeffeggio le "condizioni obiettive", come è chiaro dal mio intervento precedente (anzi, dico di poggiarci su quelle e non su fantasticherie). Il resto del tuo messaggio, Mont, non capisco su cosa si basi, di certo non sul mio post, visto che non c'è nemmeno una parola corrispondente: quindi non ho da rispondere.

Condivido le considerazioni di Smirnov sul trotskismo; aggiungerei che gli epigoni di oggi sono desolanti: è difficile prendere sul serio discorsi di indipendenza di classe da chi basa la sua caratterizzazione politica sulla collaborazione di classe. Se il PC ROL ha rotto con Ferrando criticandolo di appoggiare l'Unione rivendica comunque integralmente la storia di Progetto, del quale si ritiene legittimo continuatore, e quindi la sua storia accodata alla coalizione borghese del centro-sinistra (anche con trovate pittoresche, tipo la "desistenza", da quest'area del PRC inventata) e di un riformismo che tradisce anche l'impostazione teorica del Programma di transizione.

  • Mont Ventoux,

non desidero*

Mont Ventoux,

non desidero affatto che sul forum partecipi solo chi è d'accordo con Battaglia (altrimenti, che forum sarebbe?), desidererei solo che si evitassero animosità inutili e anche, a volte, offensive. Siccome non sono un'educanda, so bene che la passione e la lotta politica portano spesso a riscaldarci gli animi, ma bisogna stare attenti, secondo me, a non farla fuori dal vasino, ossia a calibare la risposta, non nei contenuti (ripeto), ma nei toni.

Detto questo, a costo di essere accusato di piaggeria, ri-sottoscrivo le parole di Reed sui "rivoluzionari" del PCRol. Non solo, ma aggiungo che nella nostra storia (del PCInt.) non abbiamo mai avuto icone da venerare e, per ciò stesso, da rendere inoffensive, per cui quando era il caso abbiamo criticato lo stesso Lenin che, essendo un essere umano, ogni tanto sbagliava anche lui come sbagliano tutti. Mi sembrano considerazioni di una banalità disarmante, eppure sono ancora tanti (in ogni caso sempre troppi) che assolutizzano questa o quella frase, questa o quella indicazione politico-strategica e ne fanno un versetto da Talmud, Corano, Vangelo... (a piacere, a seconda dei gusti). A me non interessa se Lenin ha detto o meno una certa cosa (a parte che bisogna contestualizzarla), a me, in quanto comunista, interessa se, ai fini della lotta per il comunismo, era valida allora e soprattutto oggi.

Saluti,

Smirnov

Scusami Reed,potresti spiegarmi perchè,tu dici :"la lotta delle masse popolari delle periferie POTEVA connettersi alla lotta del proletariato metropolitano. Quindi (i bolscevichi,n.)sostenevano anche moti borghesi. Cosa che oggi non è più."

Perchè la lotta nelle periferie non può più essere connessa a quella nei grandi paesi imperialistici?

No,perchè una frase del genere si potrebbe tradurre così "la rivoluzione socialista forze la vedremo tra trentamila anni".

BESOS

  • Da Mont:

le masse popolari*

Da Mont:

> le masse popolari o la piccola borghesia spinta sempre più verso la proletarizzazione, potevano avere un ruolo rivoluzionario solo se a guidare la lotta vi fosse stato il proletariato industriale delle città.

... appunto. La parola chiave qui è //guida//. Se si lotta per la liberazione //nazionale//... allora la guida non è già più proletaria. "//Il proletariato non ha nazione//" è un bello slogan. Cerchiamo però di tramutarlo in pratica rivoluzionaria quotidiana.

Non per niente ci chiamiamo, noi a ragione, "//internazionalisti//".

Per chiudere questa discussione, chiarisco solo un paio di punti:

  1. Innanzitutto, anche stando dentro il PRC, la mia corrente ha sempre lottato contro gli accordi elettorali con il centro-sinistra, sia locale che nazionale.

Se leggi le nostre tesi, c'è una critica implacabile di tutte le esperienze di governo in cui i partiti almeno formalmente operai entravano in governi borghesi, sia in Italia che nel mondo.

Quindi è inutile inventare fandonie.

  1. Il riferimento alla lotta della terza Internazionale contro l'estremismo non è per nulla fuori luogo, dal momento che i rivoluzionari sanno connettersi con qualsiasi tipo di lotta, riannondando le lotte parziali al programma generale.

Se in Libano si lotta contro l'aggressione istraeliana, in Palestina si lotta per la sopravvivanza e contro la segregazione, in Iraq e in Afghanistan contro le truppe di occupazione, da comunista non me ne posso estraniare solo perchè non sono lotte che hanno come immediato fine il socialismo o perchè a tirare le fila di queste lotte sono movimenti integralisti islamici.

Il compito dei comunisti è invece proprio quello di conquistare l'egemonia di quelle lotte, dar loro una prospettiva rivoluzionaria.

Non ho nessun santino da beatificare e perciò aggiungo pure che il riferimento a Trotzky per quanto mi riguarda è solo un omaggio a chi si è battuto fin dall'inizio contro lo stalinismo e per rifondare una nuova internazionale rivoluzionaria. Non ritengo però che la figura di Trotzky sia superiore a quella di altri rivoluzionari.

Il programma di transizione poi, è un lascito del bolscevismo, non del trotzkismo, anzi è proprio del marxismo, nelle tesi alla fine del MANIFESTO.

Ed è inutile dire che quegli obiettivi erano importanti 150 anni fà, perchè adesso c'è nè sono di altri ugualmente importanti, tutti riconducibili benissimi alla lotta per il socialismo.

Non riconoscerne il significato, significa non onorare dei santini, ma costruisene dei nuovi di sana pianta.

Ciao Pietrotsky, ti rispondo velocemente, se è il caso ci torniamo su.

Se siamo d'accordo che oggi non è più tempo di lotte di liberazione nazionale, non ha più senso per i comunisti appoggiare nessuna battaglia che rivendica per sé questa etichetta. Ho accennato alle ragioni per le quali è così, se non ti convincono scrivilo pure e ne ragioniamo. Poggiandosi questa valutazione su condizioni obiettive prima che soggettive, non è questione tattica da valutare: sostenere ancora un appoggio a classi ostili al proletariato o "rivoluzioni democratico-borghesi" in giro per il mondo è semplicemente un crimine politico.

Non volevo intendere che la lotta nelle periferie non possa connettersi in alcun modo alla lotta del proletariato metropolitano (a patto di una direzione proletaria anche nelle periferie, come è stato anche ribadito da Mic e come giustamente No Nick definiva politicamente parlando del fattore soggettivo dell'Internazionale); in nessun modo, certamente, possono connettersi strategicamente alla lotta per il comunismo moti borghesi: dato l'esaurimento storico delle lotte di liberazione nazionale questa connessione non è più possibile.

Quindi a questo mi riferivo:

  1. nessun legame strategico con moti di borghesie impotenti e incapaci di soluzioni giacobine e che non hanno nessun ruolo anti-imperialista ma si collocano al contrario attivamente in dinamiche e tensioni interimperialistiche;
  2. impegno dei comunisti nella costruzione di un Partito Internazionale capace di intervenire anche nelle lotte nelle periferie, all'interno di una strategia mondiale di rovesciamento del capitalismo.

Mont, le "fandonie" sulla collaborazione di classe di Progetto e PC Rol sono queste:

Voto alla coalizione borghese dei Progressisti, battaglia contro i militanti dell'area tentati dall'astensione. (Proposta n.3 - 1994).

Voto a candidati borghesi contro candidati... reazionari o fascisti (Proposta n.7 - 1995; Proposta n.19 - 1998).

Invenzione della "desistenza" con l'Ulivo.

Nella Mozione presentata al IV congresso di Rifondazione si teorizza il "Polo autonomo di classe", che includerebbe PRC, PdCI, Correntone, Verdi (polo AUTONOMO di CLASSE?).

Criticando la candidatura poco limpida di Ferrando, Ricci ha "provocatoriamente avanzato una candidatura alternativa a quella ‘autonominatasi’ di Marco Ferrando", la sua [cito dal sito del Pc Rol], sostenendo inoltre che il problema non era l'apertura delle candidature alle minoranze. Autonomia di classe nell'Unione?

Il polo autonomo di classe era una proposta tattica lanciata verso la base militante di sinistra presente nel PdCI o anche in alcuni casi nella sinistra DS con l'unico fine di mostrare quanto i loro dirigenti nazionali non avrebbero accolto neanche un programma di rivendicazioni immediate e parziali quali l'abolizione delle leggi sulla precarietà o il ritiro dei soldati italiani da tutte le missioni all'estero, da portare avanti rompendo con il resto della coalizione. Era un approccio strumentale.

Era solo un modo per cercare di conquistare alcuni militanti onesti alla nostra battaglia, che è poi lo stesso motivo della presenza nel PRC.

Per quanto riguarda la candidatura del 2006, Bertinotti non si è mai neanche sognata di proporla a noi, e l'ha proposta sottobanco al solo Ferrando perchè solo da lui sapeva di ricevere l'impegno di votare la fiducia a Prodi.

Diversamente non si capirebbe perchè solo la mia area non ha avuto candidati, mentre oltre a Ferrando l'anno avuta anche Erre e L'Ernesto.

Dove si parla di autonomia di classe nell'Unione?

Sono iscritto solo da 3 anni a PC, ma posso dirti che nel 1994 e nel 1995 l'area di Proposta assommava circa una trentina di militanti, raggruppati peraltro tutti attorno a Ferrando e Grisolia, che non fanno parte del nuovo progetto.

Per quanto riguarda la desistenza del 1996 il PRC era guidato largamente da Cossutta e Bertinotti, e non so proprio come anche volendo la piccola area di Proposta avrebbe potuto imporre qualcosa.

Con la carta magica "proposta tattica" - buona per tutte le stagioni - il trotzkismo non fa altro che ribadire il suo abbandono della via rivoluzionaria per ritagliarsi un angolino, per quanto minuscolo possa essere, dentro il regime della borghesia.

Anche noi vorremmo conquistare i militanti onesti della base trotzkista...

Ho semplicemente spiegato quello che si intendeva.

Devo anche dire che era una spiegazione non dovuta, che io sono intervenuto in questa discussione perchè un altro era l'argomento iniziale.

Mi sono sentito chiamato in causa perchè appartenente a PC ROL, evidentemente anzichè apprezzare di essere sceso in una posizione di netta minoranza a difendere le mie posizioni, avreste preferito discuterne fra voi.

Così anche le spiegazioni non dovute, dal momento che io e la mia parte politica non hanno alcun complesso di inferiorità nei vostri confronti, nè devo rendere conto a voi di nulla e soprattutto non devo convincere nessuno di voi di nulla, sono diventate un pretesto per prese in giro del tutto gratuite da parte vostra, come dimostra l'ultimo "intervento" di Gek.

Ad ogni modo ho chiarito un tutto e per tutto nel corso della discussione il mio punto di vista, e per me non c'è più nulla di dire o altro a cui replicare.

Pensa,Monte Ventoso,che la mia critica alla tua area è esattamente speculare a quella che ti viene fatta dai promotori di questo forum. Secondo me lasciando il partito avete fatto un favore grosso come una casa a Bertinotti e compagnia,lo dico per esperienza,penso in particolare al congresso dei GC,ma non solo...

Comunque so bene come la pensi,ne abbiamo già discusso.

Reed,ho capito cosa intendevi dire.

In effetti io penso che esista ancora una questione nazionale,e naturalmente il mio ragionamento partendo da premesse così diverse non può portare che a conclusioni differenti.

Ma sinceramente,tu vedi in qualche angolo del mondo dei "moti borghesi"?

BESOS

Continuare a dire che dal punto di vista proletario esistano oggi "questioni nazionali" significa ignorare non solo la fondamentale battaglia ideologica che bisogna condurre in ogni angolo del globo contro il nazionalismo imperante che è da sempre l'arma migliore della borghesia per scongiurare l'avanzamento della coscienza di classe (che è inevitabilmente e ineluttabilmente internazionalista), ma significa anche non comprendere la natura stessa dell'IMPERIALISMO, fase attuale del modo di produzione capitalistico, in cui ogni singola nazione è legata da mille fili alle potenze imperialiste dominanti, al mercato mondiale e alle correlate leggi del profitto e dello sfruttamento che ne sono la struttura.

Oggi più che mai l'unica vera "questione" è L'UNIONE INTERNAZIONALE DEI PROLETARI per la ripresa della lotta di classe e la rivoluzione sociale.

Nessuna "alleanza tattica" è possibile. Gli unici alleati dei proletari di un paese sono i milioni di sfruttati di tutto il resto del mondo. Non certo islamici, nazionalisti e altra feccia anti-comunista di questo genere.

Ciao Pietrotskij; non ci sono "moti borghesi" se così intendiamo rivoluzioni democratico-borghesi o comunque qualcosa di tendente a rivoluzioni democratico-borghesi (ma questo l'ho scritto già: è semplicemente impossibile che oggi ci siamo rivoluzioni del genere); esistono però rivendicazioni, movimenti, moti, guerre, guerriglie e così via di carattere borghese, anche legati a questioni nazionali in effetti irrisolte ma non risolvibili in nessun modo, e mai più, per via rivoluzionario-borghese. L'impotenza politica di borghesie e frazioni borghesi in alcune aree delle periferie consentono anche la proiezione fantastica in ideologie panarabiste o panafricaniste ecc., che in un gioco di specchi deformanti trasformano l'immagine della propria obiettiva impotenza in un'inesistente progettualità politica semi-universalista. Il retroterra intellettuale del terrorismo islamista è questo (retaurazione del califfato, ecc.), ad esempio, ed è utilizzato da schegge di determinate frazioni boghesi delle periferie.

Ma non c'è solo questo; pensiamo alla questione nazionale curda, o alla questione cecena e così via. L'impotenza politica delle borghesie locali non è reversibile, giacché è legata e determinata dialetticamente dall'intima natura dell'Imperialismo, come sottolineava Gek nel suo intervento che sottoscrivo con forza. Questo, non cancellando i problemi causati da quelle questioni nazionali, chiarisce però che rivendicare transitoriamente obiettivi borghesi-democratici per alcune aree del pianeta è ormai INUTILE, alimenta il nazionalismo e la schiavitù anche ideologica del prolatariato alla borghesia locale, è CRIMINALE perché obiettivamente ci si inserisce nella rete di interessi interimperialistici da una posizione antiproletaria. Resta l'internazionalismo come unica via politica da percorrere, e non è vezzo da puristi, ma proprio l'unica strada CONCRETA.

Dare filo alle porcate della parte borghese, come abbiamo potuto appurare già dall secondo dopoguerra in poi, rende indelebili per gran parte del proletariato le solite cose relative all'interclassismo e le altre loro dicerie. Come è già stato ribadito, è un errore imperdonabile per i rivoluzionari del nostro taglio.

Grùsse

Rivolunzio

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