Sanatoria della manodopera migrante tra bisogni del capitale e beffa per i lavoratori

Il 13 maggio, durante una conferenza stampa, a cui ha partecipato Teresa Bellanova, ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del governo Conte, lo stesso Conte annuncia l’introduzione nel Decreto Rilancio dell’articolo 110 bis sulla emersione dei rapporti di lavoro . La ministra, tra le lacrime, dichiara: “Da oggi per la scelta di questo Governo gli invisibili saranno meno invisibili”. Riferendosi alle decine di migliaia di lavoratori senza documenti, impiegati nel settore agro-alimentare, succubi del fenomeno dell’ipersfruttamento nelle mani del caporalato, ma ancora di più necessari alla grande distribuzione per contenere i prezzi e realizzare ingenti profitti, che il mercato definisce “adeguati”.

Il decreto arriva dopo una lunga sequenza di lamentele, proteste,e la denuncia, da parte delle associazioni di categoria, che nei campi di coltivazione e raccolta mancano circa 350mila lavoratori. Mancanza dovuta in buona parte alla paura della diffusione della epidemia di Covid-19 che ha fortemente diminuito i flussi migratori verso l’Italia e verso il resto d’Europa e fatto scappare molti di questi lavoratori in nero.

Le condizioni disumane in cui, per anni, i lavoratori stranieri sono stati costretti a vivere, e continuano a vivere - lavoratori più volte oggetto delle cronache in seguito a proteste spontanee e auto organizzate - sono il risultato delle logiche di mercato, che a prezzi irrisori può contare su continui “rifornimenti” di forza lavoro ricattabile, alla mercé dei caporali (veri e propri agenti dei monopoli del settore). Questo perverso ciclo di sfruttamento, che qualche economista non dubita a definire “virtuoso”, ha potuto godere nel corso degli anni della copertura politica di tutto lo schieramento parlamentare, senza distinzioni di bandiera e colore politico. La contrapposizione e i conflitti, a volte anche “aspri”, su questioni, come i respingimenti da un lato e l’accoglienza dall’altro, hanno condotto verso quello che era e rimane il reale obiettivo politico economico: la creazione di zone “libere” da costrizioni e vincoli salariali, di cui le bidonville sono solo l’aspetto esteriore del fenomeno.

La disputa tra “diritti umani” (“progressisti”) e “impossibilità di accogliere tutti” (sovranisti), condotta all’interno degli steccati borghesi, poggiata sulle ferree logiche del profitto, non lascia spazio ai “primati della politica” - borghese - vagheggiati dalla Bellanova - la quale ne resta una fedele interprete. E perché il decreto non sia scambiato davvero per un provvedimento umanitario, ad esso si aggiunge la postilla “provvisorio”. Resta il fatto che i politicanti di cui sopra sono tutti comunque schierati, a parole, dalla parte del “popolo”.

I provvedimenti presi sono dunque una risposta, non tanto alle condizioni di precarietà e degrado in cui versa quella parte di proletariato, straniero e “irregolare”, ma all’esigenza di sopperire alla penuria di forza lavoro, a costi ridotti, che la manodopera straniera garantiva. Soluzione che tiene conto anche di una possibile escalation in termini di instabilità sociale dovuta al mutamento e approfondimento delle condizioni di crisi economica legate all’epidemia.

La sola risposta possibile, a tutti e per tutti, non solo per questo abuso sulla pelle dei migranti, è la ripresa della Lotta di classe proletaria, il cui obiettivo non può essere solo quello di liberarsi dai parassiti che la inchiodano nell’indigenza o nella schiavitù di un lavoro salariato. Le rivendicazioni, per legittime che siano, devono andare oltre l'aspetto rivendicativo per affrontare la questione politica di un cambiamento di sistema sociale. E dall'aumento del salario che, in questa fase, sarebbe una conquista non da poco, si deve progressivamente passare alla prospettiva di rifiutare, per superarlo, un sistema economico basato sempre di più sullo sfruttamento della forza lavoro.

Gk
Lunedì, May 18, 2020

Comments

La disputa tra “diritti umani” (“progressisti”) e “impossibilità di accogliere tutti” (sovranisti), condotta all’interno degli steccati borghesi, poggiata sulle ferree logiche del profitto, non lascia spazio ai “primati della politica” - borghese - vagheggiati sia dalla Bellanova - la quale ne resta una fedele interprete.

Buongiorno, il senso del ragionamento mi sfugge. Pare inoltre che manchi qualcosa (sia ...sia ...)

Un caro saluto

Si, si tratta di un refuso, andrebbe cancellato. Il ragionamento invece, che forse è un pò sintetico, riprende la narrazione borghese sulla possibilità, da parte della politica, di amministrare i processi di accumulazione e redistribuzione della ricchezza, e, in senso più ampio, ribadisce lo stato di buona salute del capitale che solo qualche profittatore -caporali e speculatori di vario genere in questo caso- metterebbe in pericolo, insieme al falso concetto di neutralità dello stato. In effetti, a volte, si danno per scontati alcuni concetti e non si dovrebbe. A risentirci presto Compagno.

fatto