Contro la "riforma Gelmini", contro i padroni, contro il capitalismo: lotta!

Volantino per le manifestazioni del 30 novembre

La “riforma Gelmini” significa: taglio di 8.000.000.000 di euro alla scuola pubblica, il taglio di 87.000 docenti e 34.000 ATA, riduzione degli insegnati di sostegno, limitazione del tempo pieno, obbligo di svolgere stage non pagati, blocco del contratto collettivo e degli scatti di anzianità per 3 anni, 1.800 scuole dichiarate a rischio, il 45% delle scuole senza palestra, caro libri. Ed ancora: aumento delle tasse universitarie, aumento dei corsi a numero chiuso, partecipazioni “esterne” (anche rappresentanti di imprese, banche, fondazioni) nei consigli di amministrazione, precariato e basse retribuzioni per ricercatori, assegnisti, postdottorati, etc, etc etc.

La “riforma Gelmini” è però semplicemente l’ultima tappa di un percorso di ristrutturazione del sistema istruzione-formazione iniziato più di dieci anni fa, portato avanti da governo di ogni colore politico: Zecchino, Berlinguer, Moratti… Tutte queste riforme hanno puntato in particolare su:

  1. riduzione e precarizzazione del personale docente e non docente
  2. tagli al finanziamento economico
  3. autonomia didattica e finanziaria degli istituti (associata all’entrata dei privati nelle scuole)
  4. selezione (numero chiuso, “3+2”, ecc.)

Questa non è semplicemente la riforma del ministro Gelmini o del governo Berlusconi. È la riforma della classe borghese *(industriali, banchieri, padroni di ogni genere).* La riforma non fa altro che tradurre in legge le indicazioni che vengono dalla classe padronale. È l’adattamento del mondo dell’istruzione-formazione alle esigenze dei padroni e ai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. Così come i continui tagli non sono altro che la conseguenza della rincorsa al risparmio da parte dello stato, impegnato a tutelare gli interessi padronali in questa fase di crisi economica. È la riforma partorita – per mano dei governi – da questo sistema economico, dal capitalismo. Così come figlie del capitalismo sono le varie leggi sul mercato del lavoro (“Treu”, “Legge 30”, ecc ecc) le norme contro gli immigrati, la riforma delle pensioni.

Sono anni che l’economia mondiale va avanti affannando, negli ultimi anni stiamo semplicemente vivendo la fase più acuta della crisi. Non c’è paese al mondo o settore economico che non ne sia stato coinvolto. Ed è propria la dimensione della crisi che deve farci comprendere quanto questa sia un qualcosa di strutturale: la conseguenza di un sistema economico basato su leggi barbare e contraddittorie. Questa crisi è l’inevitabile modo d’essere del capitalismo, di un sistema giunto ormai alla frutta.

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Una crisi che i padroni stanno facendo pagare ai proletari (operai, semplici impiegati, precari, pensionati…). Lavoro nero, precarietà, cassaintegrazione, licenziamenti, salari, stipendi e pensioni da fame… sono anni che i padroni ci impongono i soliti “sacrifici”. La fatica a tirare avanti, chi più chi meno, la stanno sentendo tutti i proletari che vedono davanti un futuro fatto solo di precarietà, rinunce, incertezza. Questo vale, in modo particolare, per la nuova generazione di lavoratori per la quale diventerà impossibile programmare qualsiasi cosa. Siamo di fronte ad un fenomeno di impoverimento che tenderà sempre più ad allargarsi e a colpire sempre di più anche il cosiddetto ceto medio.

Apriamo chi occhi e rendiamoci conto che bisogna organizzare autonomamente le lotte. Fuori dai partiti istituzionali, non è il voto ad un partito che cambierà le nostre condizioni. Oltre i sindacati, nel peggiore dei casi apertamente servili, o comunque strumenti incapaci a condurre una aperta lotta contro i padroni. Diamo vita sui posti di lavoro a comitati di sciopero ed agitazione, diamo vita ad assemblee che decidano modalità e obiettivi delle lotte. Questo vale anche per le scuole e per le università: organizziamo assemblee fatte da studenti, insegnanti, bidelli, personale amministrativo.

Bisogna inoltre uscire dall’ambito della scuola o dell’università, portiamo la protesta nelle zone industriali, sotto ai call-center, fuori le fabbriche, invitiamo i lavoratori ad unirsi a noi, uniamoci noi alle loro lotte.

Cerchiamo di far assumere alla protesta un contenuto di classe: non solo contro la Gelmini e contro il governo Berlusconi ma: contro i padroni, contro il capitalismo. Per il protagonismo proletario, per la trasformazione rivoluzionaria di questa società.

Comments

Faccio presente che le assamblee di studenti esistono già e sono numerosissime, come prova che il movimento spontaneo esiste.

Il movimento studentesco si è fatto sentire come non mai e anche dai sordi; cosa può fare di più? Prendere i lavoratori fuori dalle fabbriche e dagli uffici a forza?

No, sono i lavoratori che debbono compiere quel salto di qualità che hanno compiuto gli studenti. Senza uno sciopero di massa di tutti i settori produttivi, senza l'intervento della altre parti della classe, questo movimento si esaurirà. E anche negli altri paesi: a questo livello, sono principalmente gli studenti a lottare.

Leggendo il vostro articolo ho l'impressione che lo conosciate molto poco questo movimento: le lotte sono autonome, le assemblee sono popolate, la presenza partitica e sindacale è nulla e le forze sono poco controllabili.

Ciao compagno/a!

E' vero con l'Onda c'è stato un salto di qualità fra gli studenti.. ma se devo dire la verità non è affatto compiuto come lo descrivi tu: ancora oggi, le assemblee degli studenti sono spesso manovrate da gruppi come i "disobbedienti" o altri.. che seppur ancora in modo implicito fanno riferimento e sono di fatto solidali con la FIOM per esempio.. Io sono studente, posso dirti che però è ugualmente vero che questa situazione non è vera ovunque, per esempio nella mia università, Roma3, c'è comunque una forte autonomia decisionale: per quanto però non sono ancora del tutto passati concetti di classe, e si imposta la strategia delle lotte ancora troppo sul modello studentista, sessantottino.. e ancora troppo poco sul coordinamento e sulla solidarietà di classe. Ma questo non è colpa dei compagni che ancora sono resti a fare questo passo, è colpa del fatto stesso che i comunisti da troppo tempo sono isolati, e gli slogan interclassisti sono ancora dominanti, ma è anche, ovviamente, dovuto al fatto (come dici tu) che la classe stessa non sta lottando nel nostro paese come dovrebbe.

Anonymus, leggendo il tuo intervento pare che tu conosca molto poco il mondo del lavoro, se lo metti sullo stesso piano di quello studentesco. Forse non sai che, a differenza dello studente, se il lavoratore sciopera perde il salario di quella giornata lavorativa, per cui per la classe lavoratrice è molto più difficile condurre una lotta a oltranza, dovendo arrivare a fine mese. Non basta. Lo stato borghese ha creato mille vincoli anti-sciopero (preavvisi obbligatori, precettazioni, ecc.) che impediscono ai lavoratori di scioperare quando gli pare, costringendoli in tutti i modi a restare sul terreno fangoso del sindacalismo, con la complicità - ovviamente - dei sindacati stessi.

Ora, la strada è ovviamente quella della lotta a oltranza fuori e contro i vincoli del sindacalismo, visto che è l'unico modo per difendere seriamente i propri interessi, ma è un punto d'arrivo: oggi infatti la maggioranza dei lavoratori che scendono in piazza è ancora sotto lo stretto controllo sindacale. Così come la maggior parte degli studenti in lotta sono ancora ampiamente su un terreno apolitico e interclassista.

Io sono un insegnante precario delle superiori. Iniziamo a inserire la lotta contro la "riforma" Gelmini nella più generale battaglia contro il capitalismo. In questo modo potremmo cominciare a rompere i limiti corporativi che ci rendono deboli e chiamare a raccolta tutta la classe che più subisce il peso di questo sistema.

@Karim: io di slogan interclassisti ne ho sentiti ben pochi. Ricordo molto bene, invece, come nei cortei andavamo a caccia di ogni consenso proletario, invitando tutti a esprimere la loro solidarietà e ricambiandoli con applausi. Questo ogni volta.

@Gek: mi spiace dover rinvenire nel tuo messaggio una presunzione che, purtroppo, infesta molti rivoluzionari e che non fa altro che allontanarli dalla classe. Io il mondo del lavoro lo conosco abbastanza bene: da quando facevo le superiori ho sempre lavorato (quando trovavo) e con l'università la musica è solo peggiorata. Il mio ultimo impiego è come precario all'Ikea di Bologna, un inferno terminato l'hanno scorso. La mia conoscenza del mondo del lavoro è fatta della quasi totalità di lavoro nero e sottopagato, con qualche eccezione di cocopro, interinale e tempo determinato. Pensa un po', lo conosco così bene che dopo l'Ikea ho preferito fare la fame piuttosto che lavorare ancora a queste condizioni. Ho una moglie e un figlio. Visto che le borse di studio sono già un quasi-miraggio ora, puoi immaginare cosa mi aspetta. Infine, conosco perfettamente le forme legali del contratto di lavoro: purtroppo ho in vista un bell'esame di diritto del lavoro in dicembre. Ma, del resto, non ne avevo bisogno e aspettavo la tua lezione.

Detto questo, ognuno ha i suoi problemi. Con il tuo ragionamento sono giustificabili anche coloro che, per lavoro, reprimono il dissenso proletario: cosa possono fare, rifiutarsi di fare una carica? Di certo non vi sarebbero promozioni.

Ma il tuo ragionamento non regge perché se il problema fossero solo i vincoli dello sciopero, nulla impedirebbe loro di partecipare alle assemblee o ai movimenti durante il fine settimana, o di farli loro stessi. Tutto questo a costo zero. Ma non un'assemblea, uno scioperetto, un comunicato. Paura di perdere il lavoro e qualche contributo? Beh pensate che noi (laureati, pluri-laureati e dottori di ricerca) un lavoro non ce l'abbiamo già e la pensione ce la sogniamo. Non ci crederai, ma dobbiamo mangiare anche noi e invecchieremo anche noi.

Mi pare di aver letto spesso nei vostri articoli appelli alla lotta e allo sciopero di massa: in quelle circostanze i cavilli legali non valgono più? O forse sono scioperi alla sindacato?

Che il movimento studentesco sia apolitico e interclassista sarebbe un errore detto da uno sprovveduto, ma è una calunnia se detta da un rivoluzionario. Qui nessuno lotta per privilegi corporativi: se non te ne sei accorto, noi non ne abbiamo neanche un po'. Pur con tutti i limiti di questo movimento, rigettare la sua natura di classe è una bestemmia tale che la classe dovrebbe ben guardarsi da coloro che la sostengono. Questi movimenti non sono realmente guidati e capirlo è davvero troppo facile: le organizzazioni classiche presenti non sono mai state in grado di sviluppare una lotta paragonabile a questa, e il potere di guidare una rivolta di molto più di centomila studenti in un solo giorno, non si acquista così. Senza poi considerare la mobilitazione continua, incessante, spontanea, quotidiana.

Ma, alla fine, sarebbe stato sufficiente partecipare a una qualche iniziativa per capirlo.

Sono molto deluso da queste affermazioni. Forse alcuni "rivoluzionari" sono pronti ad intervenire solo quando ogni singolo operaio ha studiato il Capitale e quando in ogni famiglia e assemblea si ripete, come un disco, lo loro stessa retorica; solo così essi giudicano un movimento classista e anticapitalista. Non comprendono che il rifiuto della sottomissione alla miseria propagandata dall'ideologia borghese è un passo di rilevanza storica, che non considerarsi come loro proprietà è il primo grande passo per combattere l'ideologia del lavoro salariato e del capitale. Loro non sanno vedere oltre la retorica ufficiale.

Ognuno tragga le sue conclusioni. Noi abbiamo fatto vedere di che pasta è fatta una parte della classe operaia, quella parte che cianciavano essere composta da bamboccioni. Ora abbiamo bisogno della partecipazione alla lotta dell'intera classe e dell'emergere di una coscienza politica rivoluzionaria all'altezza della situazione.

Come lettore del vostro giornale, spero che Battaglia comunista non si riconosca in una visione tanto sprezzante quanto frettolosa di questi giovani proletari in lotta per il futuro loro e delle generazioni a venire. Ne sarei tanto deluso quanto spazientito.

Non vorrei deluderti e spazientirti, caro Anonymus, ma qui il presuntuoso sei tu. Oltre a essere superficiale e a distorcere le parole di chi non è d'accordo con te. La parola "calunnia" puoi anche metterla in grassetto, non cancella il fatto che questo movimento studentesco sia oggettivamente interclassista - sia nella composizione sociale che nelle parole d'ordine - e che eventualmente la calunnia la fai tu mettendo le virgolette ai "rivoluzionari" che ospitano il tuo commento sul loro sito. Comunque pace, noi a differenza di te non ci spazientiamo: da militanti e da rivoluzionari, la disputa politica è il nostro pane quotidiano.

Come tutti i compagni di Battaglia, io sciopero, manifesto e partecipo alle iniziative di lotta, anche del mondo studentesco. E' una specificazione inutile, ma viste le tue trite, solite e davvero fiacche illazioni ("ecco 'i rivoluzionari' che si riempiono la bocca di Marx e poi non scendono in piazza...") mi è toccata farla.

Ahimé, nella mia città il piccolo movimento studentesco che si è messo in moto è in mano per metà all'UDU e alla Sinistra universitaria, e per metà ai disobbedienti. Questo non ci impedisce di partecipare ai cortei, di dire la nostra e di scontrarci politicamente con chi dirige il movimento. A Roma, dove i nostri giovani sono di più, i compagni sono dentro il movimento e cercano di portare contenuti classisti e comunisti nelle lotte, che restano comunque egemonizzate - almeno per il momento - da forze che tengono la lotta di classe fuori dalla porta.

Tu dici "Noi abbiamo fatto...", "noi abbiamo detto...", come se questo movimento fosse omogeneo, sia sul piano della composizione sociale che su quello politico. Mi fa piacere che tu legga Battaglia, ma dovresti farlo più attentamente. Come può essere omogeneo un movimento studentesco? Gli studenti non sono una classe sociale, fra gli studenti ci sono figli di borghesi, di piccolo-borghesi, di proletari, di ceto medio in via di proletarizzazione... c'è uno spaccato dell'intera società. Non solo, ma questo movimento è particolarmente composito perché ci sono anche gli universitari e i ricercatori: fra tutti questi soggetti ci sarà chi lotta solo per sé, chi solo per la propria categoria, chi per gli studenti in quanto tali, e chi invece ritiene questo conflitto un possibile tassello della battaglia più complessiva contro il regime capitalista e quindi vorrebbe saldarsi al resto del proletariato.

Sul piano politico vale la stessa cosa: dentro il movimento ci sono i filo-istituzionali (Udu, Su, ecc.), i disobbedienti, i compagni di varia provenienza e gli apolitici. Che fare, dunque? Partecipare alle lotte, stare nel movimento ma con le nostre posizioni, senza mai accodarci alla linea dei capetti di turno, se questa linea non è quella della lotta ci classe e dell'anticapitalismo.

Non è che bisogna scegliere se stare con gli studenti o stare con i lavoratori. I comunisti stanno con i proletari in lotta, in qualunque contesto essi si muovano.

non sono abituato a rispondere via internet, ma la prima cosa che noto è la supponenza e la verve polemica esagerata dei tuoi commenti se vivi a bologna saprai anche che siamo attivi sul territorio da anni e siamo forse il gruppo che più ha spinto, anche riuscendo a combinare qualcosa in alcune occasioni, per l'autorganizzazione nei luoghi di lavoro, soprattutto nei luoghi di lavoro ma anche nelle piazze...I nostri compagni operai hanno sfidato sempre nel loro posto di lavoro l'arroganza padronale e il collaborazionismo sindacale, abbiamo portato nelle piazze controllate dai sindacati l'unica voce di dissenso esplicito a Bologna in questi anni e l'abbiamo fatto con i nostri corpi oltre che con le nostre prese di posizione. Non siamo stati soli, a volte altri operai in piazza si sono aggregati, anche se solo temporaneamente, a noi, poi sono rifluiti chi nell'individualismo, chi nel sindacato, chi nella rassegnazione, perchè non è facile nel vuoto politico che c'è fare il salto che ti porta ad essere rivoluzionario sempre, non solo quando non ce la fai più e sbrocchi, però smettila di descriverci come dei saccenti intellettuali perchè o non ci conosci o sei in malafede. La lotta degli studenti può aiutare a fare questo salto di qualità anche i proletari che non hanno avuto la fortuna di poter studiare e aver così il tempo di contestare e pensare, tempo che se devi stare appresso a un lavoro d'officina, di cantiere ecc. non hai o hai a costo di un sacrificio maggiore con mezzi più limitati purtroppo se gli universitari e gli studenti medi che hanno alzato finalmente alzato la testa,come generazione, in questi giorni sono davvero dalla parte dei proletari, devono aprire le occupazioni ai lavoratori, andare davanti alle fabbriche, davanti alle agenzie interinali, davanti i call-center...a dire ai proletari che non studiano e agli operai che le università e le scuole sono pure loro che pagano con il loro salario indiretto per un servizio di cui no usufruiscono visto che il sapere universitario non è rivolto altro che al loro sfruttamento, io ho visto i ricercatori e i docenti non aggregarsi ad un corteo prevalentemente di studenti medi da poco caricato dalla polizia, qualche giorno fa...quello che mi è venuto da pensare è che questi se avranno una cattedra e un posto, se non si sentiranno più defraudati come laureati e plurilaureati se ne fotteranno presto di lottare, ma forse la crisi farà cadere anche le loro illusioni piccolo-borghesi...in merito a quello che ci metti in bocca sulle forze di polizia non rispondo perchè; la ritengo una provocazione, ti invito invece a venire alla nostra assemblea pubblica di sabato 4 dicembre al circolo Iqbal Masih, così vedremo di chiarirci meglio di alcune incomprensioni anche delle nostre posizioni oltre che del nostro presunto atteggiamento, il chiarimento verbale faccia a faccia per me rimane ancora il modo migliore...comunque sia buona notte e se sei in occupazione buona lotta!

Compagno Anonymus,

sappi che se forse a Bologna non sono in voga i slogan interclassisti (se è così son felice), sicuramente a Roma lo sono e come! Anzi di slogan classisti non è mai sentiti, se non da sparute avanguardie come la nostra.. sicuramente qualcosa sta crescendo, ma al momento quel che si sente di più è "gelmini chi te se ncula" e "dimissioni dimissioni".

Non era assolutamente mia intenzione provocare reazioni di questo genere. Anzi, pensavo di portare un'esperienza diretta di lotta che, in tutti gli altri contesti proletari nei quali ho avuto modo di partecipare, ha suscitato interesse.

Qui comincia a esserci un clima che non mi piace, per cui la finisco qua. Non è una gara, vedremo come andrà a finire e se davvero saprete in futuro guadagnarvi lo fiducia della classe e infondergli coraggio.

Un ultima cosa per toto: io non VI ho accusato di essere saccenti, ma polemizzavo con Gek che, sì con supponenza, è stato pronto a bollarmi come il solito studentello che non sa cosa significa il mondo del lavoro facendomi uno stupido discorsetto sulle difficoltà legali di un lavoratore.

Sono queste prese di posizione aprioristiche che mi fanno passare la voglia di discutere: nelle università una quota sempre più rilevante di studenti sono costretti a lavorare e, con la crisi, sempre meno possono contare sulle famiglie. Forse del mondo del lavoro nel capitalismo decadente, ne sa di più un giovane precario che un operaio da 30 anni nella fiat. L'ignoranza è sempre una colpa: sostenere il contrario è un insulto per quei tantissimi proletari operai che, invece, si impegnano a fondo per conoscere e studiare.

Dalla pochezza interclassista del nostro movimento, vi saluto circondato da SUV, conti in banca, barche, troie della televisione e ogni orpello che un borghese studente come me può avere.

Gentile Anonymus, tu hai detto che leggendo il nostro articolo ti pareva che noi sapessimo molto poco di questo movimento, e io ho risposto che, leggendo il tuo commento, pareva che tu conoscessi molto poco il mondo del lavoro. Fine.

Se non sei abituato a essere contraddetto, forse hai davvero sbagliato sito.

Purtroppo non c'è bisogno di avere il SUV e le barche per essere interclassista. Se tutti i proletari fossero classisti, faremmo la rivoluzione domani.

compagni, secondo me non c'è motivo di rendere aspro questo confronto, anche perchè anonimus ha avanzato critiche legittime che devono trovare risposta nelle nostre indicazioni politiche. è legittimo criticarci, anche se dal mio punto di vista anonimus lo ha fatto un po' superficialmente.

per quanto riguarda gli studenti penso si possa affermare che il movimento è di fatto diretto da forze borghesi (disobbedienti etc.) ma al suo interno sono presenti molti studenti proletari. il problema reale è che il movimento è autoreferenziale: dice no alla riforma e... poco di altro.

la posizione che i nostri studenti portano è la seguente: se non si muove il mondo del lavoro gli studenti sono isolati e destinati alla sconfitta. gli studenti, quindi, devono fare propria la posizione di spronare il mondo del lavoro a lottare: escano dalla sola questione universitaria e inizino a rivolgersi al mondo del lavoro dicendo: è ora che facciate ripartire la lotta di classe, è ora di fare - come minimo - lo sciopero generale. o gli studenti sapranno individuare la classe lavoratrice come loro referente naturale, sollecitandone l'autorganizzazione e la lotta o saranno sicuramente isolati e perdenti.

scusate la brevità.

ps "Prendere i lavoratori fuori dalle fabbriche e dagli uffici a forza?" esattamente. il problema non è se questa è la direzione giusta o meno (lo è!) il problema è il come!

a me sembra che questo movimento il contato con la classe lo stia cercando, guardate ad esempio a napoli, bisogna starci dentro. riguardo ad anonimus si è limitato a parlare della sua esperienza e della necessità che anche i lavoratori lottino come gli studenti, mi sembra una cosa pienamente legittima

Credo che per valutare la questione bisogna guardarla un pò più da lontano....mi spego meglio. E' chiaro che dietro ad alcuni gruppi studenteschi ci siano delle forze più o meno politicizzate, così come altri gruppi sono più autonomi nell'esprimrìersi nella loro lotta ...qualcun'altro ha preferito il corteo o l'occupazione al compito in classe. Quello che è importante , invece, secondo me è il fatto che ci siano state delle assemblee e delle discussioni (o almeno dei tentativi come è successo al San Carlo di Napoli), che gli slogan dei cortei non fossero i soliti, Il corteo che è passato sotto casa mia diceva " Gente scendete non state lì a guardare, venite in piazza insieme a noi a lottare". A me sembra che qualcosa stia cambiando nelle coscienze di questi studenti proletarizzati , indipendentemente dal fatto se i loro padri abbiano o meno il SUV o la barca. Mi rendo conto che l'entusiasmo partecipativo di Anonymus lo renda impaziente, ma l'acquisizione di una coscienza di classe è un processo ed ha bisogno dei suoi tempi fatti di alti e bassi , momenti di accelerazione e momenti di stasi....altrimenti la rivoluzione sarebbe bella e fatta da una vita!!

Un po' fuori tempo massimo, e mi scuso,

secondo me la questione è che Anonymus non ha capito nulla del discorso di Gek, forse preso dalla sua "ansia partecipativa"; mi stupisce anche che dica di essere un lettore di Battaglia: lo sarà senz'altro, ma la mia impressione è che sia molto occasionale e/o superficiale, perché in caso contrario non avrebbe detto quello che ha detto: ci sono tutti i più triti luoghi comuni sui rivoluzionari, nessuno escluso, da almeno, ma proprio almeno, quarant'anni a questa parte.

E poi, la discussione politica, anche accesa, non si fa in quel modo: le critiche sono sempre legittime, purché si metta da parte il tono arrogante e persino provocatorio.

In caso contrario, che non si prenda nemmeno la briga di scrivere, frequenti altri posti, perché di prepotenza e aggressività gratuite ne facciamo a meno (e ne abbiamo sinceramente anche piene le scatole).

Un saluto,

Smirnov

secondo me ci dovremmo concentrare meno sui toni e le possibili mancanze delle critiche avanzate e più sui contenuti politici di esse e le risposte da dare. a me di discutere se il tono era giusto o sbagliato non interessa, mi interessa contestare che il movimento studentesco sia oggi coscientemente proletario (non vero) e dare le corrette indicazioni politiche per orientare al meglio l'intervento dei rivoluzionari al suo interno.