Perchè il vostro modello differente ?

Gli stalinisti sostengono che il vostro progetto di società è, a grandi linee, assimilabile a quello fallimentare adottato dall'URSS di Krushov e che il "potere ai soviet" genererebbe solo confusione in assensa di una coscienza di classe che non si forgia che nel giro di molti decenni. Ne concludono che il modello vincente è quello della pianificazione centralizzata in quanto in grado di gestire in maniera razionale le risorse di un Paese e perchè è stato già vittoriosamente sperimentato ed i cui risultati furono riconosciuti persino dall'acerrimo nemico di Stalin Trotzkji.

Come valutate le considerazioni di cui sopra ?.

Forum: 

Non riesco davvero a comprendere cosa possano avere mai in comune il potere dei soviet con l'URSS di Krushov! Gli stalinisti a cui ti riferisci devono avere uno strano senso dell'umorismo... oppure delirano. L'URSS di Krushov si è limitata a condannare formalmente i crimini più evidenti dello stalinismo, per continuarne tranquillamente la politica di fondo, tirannica, capitalistica e anti-operaia. Ahimé, il potere dei soviet in Russia ha conosciuto una brevissima stagione, interrotta, già nei primi anni '20, dalla vittoria della controrivoluzione stalinista.

A proposito di dittatura. Lo Stato socialista che vi proponete di instaurare sarà monopartitico o, come in Paesi dell'est come la Polonia e la DDR conoscerà un certo pluralismo ?.

Non ci saranno gulag ma immagino che la situazione creata dalla rivoluzione renderebbe inevitabile la nascita di centri di rieducazione per i reazionari (clero, industriali e parasiti vari).

Quali sono i limiti che la dittatura del proletariato deve darsi nella lotta ai nemici della rivoluzione onde evitare di assumere le caratteristiche di una tirannide oppressiva ?.

Se il partito si sovrappone al semi-stato proletario, allora hai lo stalinismo, non il comunismo. Gli organismi di potere (soviet/consigli) del semi-stato non appartengono al partito, ma a tutta la classe. Il partito è solo una parte della classe, è cioè quella parte politicamente più avanzata (avanguardia) che dovrà guidare la classe nella fase di transizione dal capitalismo alla nuova società. Ci dovrà essere massima democrazia all'interno degli organismi di potere della classe (che esprimeranno il volere di tutti i lavoratori) e massima durezza ("dittatura") nei confronti di chi si pone fuori e contro (e in armi, con ogni probabilità) il semi-stato proletario.

p.s.) non prendere a esempio i paesi dell'Est: al di là di certo "pluralismo" di facciata, in essi vigeva il modello stalinista tanto quanto in Urss

i “nemici” di classe che tu

i "nemici" di classe che tu citi

1 - non avranno rappresentanza all'interno degli organi decisionali ( I famosi Soviet )

2- saranno "obbligati" al lavoro come tutti gli appartenenti alla società fisicamente/intellettualmente abili ( " chi nn lavora nn mangia" ). Non saranno cioè SOCIALMENTE più in grado di nuocere.

già questa è una bella punizione vai tranquillo...

per il resto vale quanto dice il comp. sopra

  • Ciao Gaetano,

Cito:

Non ci*

Ciao Gaetano,

Cito:

Non ci saranno gulag ma immagino che la situazione creata dalla rivoluzione renderebbe inevitabile la nascita di centri di rieducazione per i reazionari (clero, industriali e parasiti vari).

sarei curiosa di sapere cosa intendi per "centri di rieducazione"

“sarei curiosa di sapere cosa

sarei curiosa di sapere cosa intendi per “centri di rieducazione”.

Ciao Serdica,

Penso debbano essere dei luoghi in cui si lavora per rendere possibile l'inserimento dei soggetti in questione nella società.

Considero i gulag, i “centri

Considero i gulag, i "centri di rieducazione" e altre schifezze simili l'esatto contrario di ciò che dovrà essere la società comunista. Poniamo che la rivoluzione trionfi progressivamente su scala globale. Bene, questo significa che la maggioranza della società sta dalla parte della rivoluzione (lungi da essere un colpo di stato, la rivoluzione IMPLICA il protagonismo delle masse proletarie, che rappresentano la maggioranza della società). Una parte della minoranza non-rivoluzionaria si adatterà al mondo nuovo, così come generazioni e generazioni di comunisti, ribelli e anti-capitalisti vari si sono dovuti adattare per oltre due secoli alla società borghese. E, verosimilmente, un'altra parte della minoranza (speriamo esigua) lotterà fino all'ultimo uomo contro il comunismo, e non ci sarà dunque nessuno da rieducare ma una nuova società da costruire e da difendere contro i fantasmi del vecchio mondo.

Caro Gek,

mi auguro che tu abbia ragione e che non si debba avvertire la necessità di avviare il programma di rieducazione al quale ho accennato.

Faccio però notare che Lenin non fu, tra le varie cose, l'organizzatore degli "innocui" campi di rieducazione ai quali faccio riferimento ma dei gulag e della eliminazione fisica del nemico di classe.

In una direttiva indirizzata ai bolscevichi affinché reprimano nell’estate 1918 una rivolta di Kulaki(i contadini russi) contro le confische Leninscrive: "Impiccare-e dico impiccare in modo che la gente lo veda-non meno di cento kulaki,ricconi,sanguisughe riconosciute(...) Fatelo in modo che la gente tremi a centinaia di chilometri da lì."

Il primo campo di lavoro venne aperto a soli otto mesi dalla rivoluzione,nel luglio del 1918. Era a Sviajsk, nella regione di Kazan. Poi ne comparvero a centinaia come i funghi dopo la pioggia. Così il 20 aprile 1920, il Politburo presieduto da Lenin approvò la costruzione di un campo destinato a dieci-ventimila prigionieri a Ukta nel grande Nord.

Ma la Sezione punitiva del Commissariato del popolo su una duplice direttiva di Lenin aveva emanato già il 23.7.1918,ad appena nove mesi dalla Rivoluzione d’ottobre,le "Istruzioni provvisorie sulla privazione della libertà" con la quale noi oggi datiamo l’inizio ufficiale dei gulag.Lenin giustificava le sue direttive sulla base di due considerazioni: a) "Salvaguardare la Rivoluzione Sovietica dai nemici di classe isolando questi in campi di concentramento"; b) "Rinchiudere i sospetti(non i colpevoli ma i sospetti! )in un campo di concentramento fuori della città". [Cfr.Lenin,Opere complete,ediz. russa e Raccolta di leggi, 1918,n.65 pag.710. ]

Fonte: gulag.hu

Ma caro Gaetano, nell'estate del 1918 inizia la guerra civile, ricordi? Hai presente cosa succede in Russia durante la guerra civile? Che i bolscevichi commisero anche delle atrocità è un po' la scoperta dell'acqua calda. Anche perché la guerra è atrocità e nient'altro. Anche perché i bloscevichi furono gli unici che fecero uscire il proprio paese dalla Prima Guerra Mondiale, che dall'alto del suo trono di teschi e sangue neanche si accorge dei cento kulaki impiccati durante la guerra civile.

Il tuo post non fa che confermare che una cosa sono i "centri di rieducazione" in tempo di pace di matrice staliniana, un conto è la guerra che fu combattuta dai bolscevichi per difendere la rivoluzione, assediata da una mezza dozzina di armate bianche e una decina di stati occidentali.

p.s.) spero che nel tuo prossimo post scriverai dei bolscevichi che durante la guerra civile venivano bolliti vivi per convincere i contadini a schierarsi dalla parte giusta.

  • Ciao Gek,

con il mio post*

Ciao Gek,

con il mio post volevo solo spiegare come non è possibile fare una rivoluzione senza campi di concentramento e fucilazioni di massa.

Non ne penso male, anzi. E' una tappa obbligata.

Una tappa, quindi, non un tratto distintivo dello Stato socialista...diversamente lo Stato non è socialista ma stalinista. Spero di essere stato più chiaro.

oggi, ogni anno nella EU muoiono 25 mila persone in incidenti stradali,

altri tot migliaia in incidenti sul lavoro,

50 mila o più muoiono di tumori dovuti all'ambiente dove vivono o lavorano ( o lo hanno fatto)

o nn vado a riprendere le "solite" cifre su quanti esseri umani in quello che i benpensanti-a-pancia-piena chiamano Terzo Mondo perdono la vita xchè "costa troppo" capitalisticamente provvederli di acqua potabile o del minimo vitale di calorie x sopravvivere.

il nocciolo del problema ( e la sua soluzione ) sta nella società divisa in classi e nel suo superamento

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