Simpatici questi accademici!

Dal sito della Statale di Milano in occasione della prevista conferenza di Immanuel Wallerstein, studioso (sedicente blasfemo!) dei processi di globalizzazione:

<< “È semplicemente falso che il capitalismo come sistema storico sia stato un progresso sui vari sistemi storici che lo hanno preceduto e che esso ha distrutto o trasformato. Anche se lo scrivo, provo un grande tremore come se dicessi una cosa blasfema. Temo l’ira degli dei poiché sono stato forgiato nello stesso stampo ideologico di tutti i miei coetanei e ho adorato gli stessi santuari” (I. Wallerstein, Capitalismo storico e Civiltà capitalistica, 2000). L’attuale crisi economica rappresenta una fase di transizione del sistema capitalistico dominante. È la tesi sostenuta da Immanuel Wallerstein, uno dei più celebri studiosi della globalizzazione che terrà una international lecture a Scienze Politiche il prossimo 12 marzo dal titolo “Crisis: What Crisis?”.Sociologo ed economista statunitense (classe 1930), a Wallerstein si deve la teorizzazione del sistema-mondo quale chiave di lettura dei rapporti tra paesi sviluppati, che definisce centro, i paesi del Terzo mondo, che preferisce chiamare periferie e quelle semiperiferie - Cina, India e Brasile - che aspirano a divenire centro.Anche il fenomeno migratorio è stato letto da Wallerstein come riflesso dei rapporti economico-politici del sistema-mondo: mentre il centro investe e delocalizza nelle periferie, da queste le forze produttive, i giovani, si spostano verso il centro attratti dagli stili di vita occidentali e dal benessere percepito dei paesi ricchi.L’evento è stato organizzato in partnership con il Centro Studi Medì di Genova e la rivista Mondi Migranti.>>

Forum: 

Faccio notare il meccanicismo delle posizioni dell'accademico in questione. Nessuna passione politica emerge dalla descrizione asettica dello studioso americano. Il trapasso dal capitalismo ad una società superiore è il frutto di determinanti impersonali e naturali senza l'intervento e il dispiegamento della lotta economica e politica della classe operaia.

Quest'ultima non viene menzionata, non è promossa al rango di soggetto storico in grado di avere voce in capitolo come protagonista in grado di buttare nella pattumiera della storia la classe degli sfruttatori e il suo sistema economico basato sul denaro, il mercato, l'appropriazione privata del lavoro sociale.

Partito comunista + Consigli del proletariato = Rivoluzione, cioè superamento del sistema capitalistico, verso una società senza classi e frontiere, basata sulla pianificazione dal basso delle attività economiche e sulla partecipazione collettiva alla gestione della cosa pubblica.

L'attuale crisi economica strutturale del capitalismo può diventare fase di transizione verso una società più vivibile e razionale solo se si realizza questa equazione.

Un'equazione "militante" che nessun accademico borghese potrà mai riconoscere né tanto meno accettare.

Caro Gek, brevemente potresti chiarire meglio il concetto di "pianificazione dal basso" ?

grazie!

Pianificazione dal basso significa che la socializzazione (e non la "nazionalizzazione", che la lasciamo ai keynesiani e ai trotzkisti) è gestita dai Consigli del proletariato, organi di potere capillari e territoriali che democraticamente - la democrazia proletaria è un capisaldo della rivoluzione comunista - decide cosa, come e quanto produrre. Ovviamente la pianificazione dal basso va di pari passo con la centralizzazione, nel senso che i Consigli del proletariato devono centralizzarsi in organi superiori (il soviet supremo del tempo che fu...) per pianificare in modo organico, in base ai bisogni della collettività.

D'altronde l'organizzazione comunista segue la stessa linea dell'organizzazione del Partito, ossia il centralismo democratico: potere alla base dei militanti, che si centralizzano in organi collegiali esecutivi. Ma la base deve avere sempre il controllo sul vertice, guai se non fosse così. Il "centralismo organico" - ossia tutto il potere ai capi in quanto custodi del "verbo" - lo lasciamo volentieri ai bordighisti.

Forse è una precisazione superflua, ma attenzione a non confondere la democrazia generica (che non esiste, finché esistono le classi) con la democrazia proletaria. Quest'ultima esclude la borghesia dagli organi del potere politico, poiché essa non scompare dall'oggi al domani e, verosimilmente, durante e dopo la rivoluzione farà di tutto per fare tornare indietro l'orologio della storia, usando, s'intende, anche i cannoni. Ma all'interno dei Consigli, cioè fra proletari, dovrà esserci il massimo della democrazia. E' all'interno della libera arena dei Consigli che il Partito dovrà guadagnarsi la fiducia del proletariato e guidarlo verso l'edificazione del comunismo.

È semplicemente falso che il

“È semplicemente falso che il capitalismo come sistema storico sia stato un progresso sui vari sistemi storici che lo hanno preceduto e che esso ha distrutto o trasformato."

Io condivido questa affermazione di Wellerstein.

Credo ci sia un fraintendimento del contenuto del materialismo storico e che questo fraintendimento sia dovuto ad una debolezza filosofica di Engels. In realtà sappiamo come le cose siano andate, secondo la giusta interpretazione della storia di Marx, ma non si può affermare che esse "dovevano" obbligatoriamente andare in questo modo. In realtà si proietta sul processo storico precedente l'immagine della grande industria creando un effetto di "legge storica" che, ha ragione Wellerstein, è sostanzialmente un falso. Si carica sul capitalismo il merito del progresso, dimenticando che il più grande progresso dell'umanità è la sua socialità che il capitalismo reprime. Scienza e conoscenza sono attività riferibili all'umanità nel suo complesso, conquiste prodotte dalla cooperazione tra gli uomini, non dai sistemi di sfruttamento.

Inoltre, se accettiamo la tesi di un capitalismo, e di un classismo, necessario, fonte di progresso, dovremmo obbligatoriamente dire che tutte le lotte dell'umanità contro le oppressioni e gli sfruttamenti erano sbagliate e, di conseguenza, che le loro repressioni erano giuste. Non è così. La "necessità" del classismo e del capitalismo è storiografia borghese, falsa, per la quale tutte le vittime delle oppressioni erano "tragici prezzi del progresso".

Sono d'accordo, non esiste il progresso neutrale. In proposito mi permetto di segnalarti questo articolo: leftcom.org

  • Grazie.*

Grazie al Compagno Gek, l'articolo è ottimo.

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