2007-04-29

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Newsletter del Partito Comunista Internazionalista (Battaglia Comunista)

Primo Maggio 2007

Il capitalismo mondiale crea miseria per milioni di esseri umani, solo la lotta di classe puo` mettervi fine

Volantino tratto da un piu` esteso documento del BIPR: leftcom.org

"Tutto va per il meglio, nel migliore dei mondi possibili". Alla scadenza del Primo Maggio 2007, il Fondo Monetario Internazionale ha celebrato la prospettiva di un quinto anno consecutivo di elevata crescita economica mondiale. I profitti crescono mentre la produttivita` del lavoro sale.

Allo stesso tempo, ci vengono a dire che la classe operaia e` una specie in via di estinzione, almeno nei paesi avanzati, e che la lotta di classe e` una cosa del passato. Saremmo tutti dei cittadini che godono dei benefici di una democrazia crescente. Anche le voci del movimento "no-global" sembrano essersi ammutolite.

Le contraddizioni del sistema

In realta`, le contraddizioni del sistema, invece di diminuire, aumentano. Le ineguaglianze si diffondono e si approfondiscono tanto all'interno degli stati che tra di essi. L'80% della forza-lavoro mondiale vive al di sotto di quello che nei paesi avanzati sarebbe considerato il livello di poverta`. Senza contare che nessuna statistica puo` rendere conto del peso complessivo della miseria umana di coloro i quali non sono integrati nella produzione o che lavorano, di fatto, in condizioni di schiavitu`.

La precarieta` del posto di lavoro, i salari sempre piu` bassi, il declino delle prestazioni sociali dello stato (cioe` il furto del salario indiretto e differito) sono tutti aspetti della medesima offensiva del capitalismo internazionale. Contemporaneamente, il mito, diffuso con propaganda martellante, sulla scomparsa delle classi e della lotta di classe ha una certa forza, visto l'attuale basso livello della lotta di classe a dispetto degli incessanti attacchi del capitale - in ogni angolo della terra - volti a ridurre il costo della manodopera. Ma questo periodo dovra` necessariamente finire, poiche` le contraddizioni del sistema si sono intensificate. In breve, il tasso di sfruttamento e` in aumento ovunque.

L'alternativa

Anche se il capitalismo ha beneficiato di lunghi periodi di relativa pace sociale, questa non e` mai durata in eterno. Ma la crisi non puo` offrire altro che barbarie crescente, a meno che il proletariato mondiale non sviluppi la consapevolezza del suo ruolo nell'attuale societa` e il suo programma per cambiarla. La lotta di classe, dunque, non scompare affatto, nonostante la censura sulle lotte del proletariato mondiale voglia farlo credere. Ogni lotta parziale deve portare a una riflessione sulla natura del sistema, una riflessione che condurra` un numero sempre piu` grande di proletari a diventare consapevoli della posta in gioco. Ma cio` e` possibile a condizione che i rivoluzionari giochino un ruolo di direzione politica in queste lotte e in questa riflessione e convincano i lavoratori sulla necessita` di lottare per la futura societa` comunista.

Sebbene oggi partiamo da una base ristretta, e` a questo che i gruppi del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario si dedicano per contribuire a forgiare il futuro partito internazionale del proletariato, ben prima di questo scontro storico. Un tale partito non sara` uno strumento di potere, ma di direzione nelle lotte, uno strumento che combatte tutte le false alternative che questo sistema decadente e disperato gettera` sul cammino dei lavoratori.

La vera alternativa e` chiara. O il capitalismo continua ad accrescere la miseria di milioni di persone, a creare fame, a condurci verso la catastrofe ecologica, a produrre sempre piu` guerre, oppure la classe lavoratrice riafferma politicamente la propria esistenza in quanto classe e riscopre il suo proprio programma politico. La grande questione della storia rimane la stessa: la barbarie capitalista da una parte contro il nostro socialismo dall'altra.

Proletari di tutti i paesi, unitevi! Abbiamo un mondo da conquistare!

Battaglia Comunista - 2007 - 4

  • L'Unione Europea festeggia i 50 anni dei trattati di Roma
  • Guerra e sfruttamento, un binomio indissolubile
  • "Addio alle armi" - Contro ogni guerra e i falsi pacifisti
  • In Cina centinaia di proteste al giorno contro il super sfruttamento del capitale
  • Grazie alle privatizzazioni i vagoni di Trenitalia sono sempre piu` sporchi
  • La riforma del Tfr vera truffa per i lavoratori
  • Nuovi attacchi al proletariato immigrato
  • Lotte operaie
  • In Inghilterra tolgono salario ai lavoratori maschi per darlo alle donne
  • Chavez e la rivoluzione bolivariana
  • Il capitale uccide la vita sul pianeta

L'Unione Europea festeggia i 50 anni dei trattati di Roma

Dollaro ed euro monete rivali per la spartizione della rendita finanziaria

Con una cerimonia in pompa magna la rappresentanza politica dei paesi aderenti all'Unione europea ha festeggiato lo scorso 25 marzo il cinquantesimo compleanno dei trattati di Roma. Nel corso delle celebrazioni e` stato esaltato il ruolo pioneristico dei trattati di Roma del 1957, con i quali si e` dato vita al Mercato Comune Europeo. La crescita numerica dei paesi aderenti al trattato e` stata una costante nel corso di questo mezzo secolo; se al momento costitutivo erano soltanto sette i paesi aderenti al Mec, oggi l'Unione europea, diretta discendente dell'organizzazione fondata con quei trattati, e` composta da ben 27 paesi mentre altri stati europei, come la Turchia, spingono affinche` entrino nell'organizzazione comunitaria.

Cosa e` cambiato in questi decenni, tanto da trasformare la rissosa Europa nell'area continentale piu` sviluppata al mondo da un punto di vista industriale e quella in cui maggiormente si sono concretizzati i processi di aggregazione politico-economica?

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Condizioni e lotte operaie nel mondo

Ungheria

Da piu` di vent'anni il processo di privatizzazione dei servizi pubblici sta procedendo spedito di pari passo con una sempre piu` marcata internazionalizzazione del capitale; proprio in questi giorni si moltiplicano anche in Italia le ipotesi di cessione a grossi gruppi esteri di due aziende che per anni hanno rappresentato due pilastri delle partecipazioni statali del nostro paese: Telecom e Alitalia.

La gestione statale dell'economia non ha mai concretamente rappresentato un passo in avanti verso il socialismo, e` pero` coincisa con la lunga fase di crescita del dopoguerra e viene quindi spesso associata erroneamente ad un livello di vita piu` alta per i lavoratori. Questo fenomeno e` stato particolarmente rilevante nei Paesi dell'Europa Orientale dove, dopo la caduta del muro di Berlino, la privatizzazione delle imprese statali ha permesso al capitale occidentale di realizzare ottimi affari...ovviamente sulle spalle dei lavoratori.

In Ungheria gli operai del comparto elettrico stanno organizzando uno sciopero, praticamente senza preavviso che dovrebbe avere luogo nella prima meta` del mese di Aprile. La spinta a scendere in piazza e` stata data dal mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro dovuto ad una divergenza molto marcata sulle condizioni economiche: a fronte di una richiesta di incremento salariale tra l'8% e il 10% l'associazione dei datori di lavoro del settore elettrico ha risposto con una offerta del 5.5%.

Lo sciopero sara` preceduto da manifestazioni di fronte alle ambasciate francesi e tedesche, all'agenzia per le privatizzazioni (APV) e alle sedi delle compagnie private tedesche e francesi che detegono il controllo dei distributori di elettricita` ungheresi.

Questa mobilitazione, data la delicatezza del settore, e` sicuramente da salutarsi come un fatto importante cosi` come e` importante che si individuino gli intrecci del capitale internazionale e le speculazioni sottostanti; e` pero` evidente il pericolo che manifestazioni di questo tipo vengano strumentalizzate dai sindacati e indirizzate contro non tanto in senso classista ma piuttosto in senso nazionalista.

Argentina

Piu` di quattro milioni e mezzo di argentini, quasi la meta` della forza lavoro complessivamente occupata nel Paese, lavora in nero, senza alcun diretto a ferie pensione o malattia. E` un dato agghiacciante frutto della gravissima crisi economica del 2001; la relativa crescita degli ultimi anni e` stata in grado solo di intaccare superficialmente il fenomeno, non certo di modificarlo realmente.

Questo vero e proprio esercito di lavoratori senza alcun diritto e` ormai divenuto un elemento strutturale nell'economia argentina ed ha permesso non solo di recuperare quote di profitto a fronte di una drastica riduzione dei salari ma anche di spezzare la classe operaia in due tronconi dalle condizioni di vita e di lavoro ben differenti e anche con possibilita` di lotta nell'immediato ben diverse.

In questo contesto di insicurezza estrema si sono verificati nelle ultime settimane diversi episodi che, seppur lontani dalle lotte del periodo di massima crisi, ci mostrano un proletariato ancora non del tutto rassegnato.

I dipendenti pubblici della provincia di Buenos Aires sono scesi in sciopero contro il governatore Sola` domandando una nuova scala salariale che partisse da un minimo di 2.400 pesos al mese (circa 850 dollari) e che fosse legata all'indice nazionale del costo della vita.

Anche i dipendenti della sanita` pubblica sono scesi in sciopero chiedendo oltre a condizioni salariali migliori, anche l'assunzione di 1.500 nuovi lavoratori e la stabilizzazione dei precari come rimedio ad un carico di lavoro ormai inaccettabile e ad un probabile collasso delle strutture dovuto alla scarsita` di personale. Stanno protestando con scioperi e manifestazioni anche i professori dell'Universita` nazionale di Argentina con sede a Rosario, chiedono innanzi tutto un raddoppio dello stipendio d'ingesso che e` oggi di poco superiore ai 250 dollari al mese, cioe` la meta` del reddito considerato necessario alla sopravvivenza di una famiglia media.

Sempre a Buenos Aires sono in agitazione i dipendenti della metropolitana che, per contenere gli effeti del carovita, chiedono un aumento salariale del 20%.

Iran

Anche nella repubblica islamica dell'Iran alcuni settori di lavoro dipendente cercano a fatica ma con determinazione di difendere i propri interessi. Lunedi` 5 marzo 100.000 insegnanti della capitale sono scesi in sciopero, la lotta e` proseguita l'8 marzo quando in 10.000 si sono recati a picchettare il palazzo del parlamento a Teheran. Oltre a un miglioramento dei salari i manifestanti chiedevano maggiori liberta` e la parita` tra uomini e donne. Alle manifestazioni si sono uniti anche molti studenti e cosa ancor piu` rilevante molti operai di fabbrica che lottavano per l'ottenimento di diversi mesi di salari arretrati.

Il movimento degli insegnanti ha avuto una portata tale da costringere alla chiusura molte scuole in tutto il paese. In un paese come l'Iran dove la repressione istituzionale e` a livelli altissimi e le organizzazioni sindacali veramente indipendenti dal regime sono deboli e marginali, sembra che la protesta degli insegnanti si sia organizzata e si sia estesa in modo spontaneo. La repressione non si e` pero` fatta attendere; si ha, infatti, notizia di centinaia di arresti gia` avvenuti.

Battaglia Comunista - 2007 - 3

  • Una crisi di governo guidata per continuare ad attaccare i proletari
  • Perche` adesso tocca all'Iran
  • "Sragione di stato" - Il volto criminale della democrazia borghese
  • Nigeria - Enormi rendite petrolifere e miseria: due facce della stessa medaglia
  • Iraq, sempre di piu` teatro di morte
  • In migliaia alla commemorazione di Rosa Luxemburg e Karl Liebenecht
  • Sugli arresti dei quindici presunti brigatisti
  • Condizioni e lotte operaie nel mondo
  • Passivita` proletaria e coscienza di classe
  • Tutti uniti contro i lager della borghesia
  • I segreti del boom industriale - Dietro la crescita della produzione piu` sfruttamento e miseri salari per i proletari

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