2007-10-11

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Newsletter del Partito Comunista Internazionalista (Battaglia Comunista)

L'intesa coi padroni, contro i lavoratori

Volantino per la manifestazione del 29 settembre a Firenze

Com'era ampiamente previsto, l'intesa raggiunta lo scorso 23 luglio e` stato un altro colpo dei soliti noti portato a segno ai danni del lavoro salariato/dipendente. Gli autori - governo, padroni, sindacati - con una perfetta sintonia di movimenti si sono impadroniti di un altro pezzo del poco che rimaneva del salario differito, hanno innalzato l'eta` pensionabile e, in prospettiva, ridotta l'entita` della pensione stessa: in poche parole, dovremo lavorare di piu`, in condizioni sempre peggiori, per una pensione che non ci permettera` di campare.

Altro che riparare all'ingiustizia dello "scalone Maroni", come cianciava con incredibile faccia tosta il governo: tra "scalini", quote, aumento dei contributi a carico dei lavoratori, a conti fatti il rimedio e` quasi peggio del male. In sostanza con l'intesa del 23 luglio si vuole:

  1. far pagare il rientro dal debito interamente ai lavoratori mediante il taglio del salario indiretto;
  2. costringerli a costituire una pensione integrativa in modo da trasformare anche questo settore, come quello dell'acqua, della sanita` ecc, che prima erano parte integrante del welfare, in un'area di produzione di profitti a favore del grande capitale finanziario (assicurazioni, banche, fondi di investimento ecc.), ammesso naturalmente che i salari sempre piu` bassi e la precarizzazione spinta consentano di risparmiare qualcosa per la pensione privata;
  3. eliminare qualsiasi collegamento fra questa forma di salario e gli incrementi della produttivita` sociale del lavoro perche` questi devono andare tutti ad appannaggio del solo capitale in quanto condizione irrinunciabile a che il processo di accumulazione del capitale nella sua globalita` possa svolgersi regolarmente;
  4. prolungare l'eta` pensionabile per garantire la costituzione di un abbondante e costante surplus di forza-lavoro che consenta di mantenere permanentemente attiva la tendenza alla riduzione generale del costo della forza-lavoro al di sotto del suo valore;
  5. confermare e anzi peggiorare le leggi sulla precarieta` del lavoro (legge Treu, legge 30 - detta Biagi - ecc.), consolidando la pratica di rinnovare all'infinito i contratti precari, costringendo i lavoratori a una condizione di incertezza e di ricatto permanente.

In sintesi, l'intesa del 23 luglio costituisce un attacco diretto al proletariato che puo` essere assimilato ai Pas (Piani di aggiustamento strutturale) imposti dal FMI e dalla Banca Mondiale ai paesi debitori del cosiddetto Terzo Mondo e che hanno causato, nel giro di quindici anni, da un lato la crescita enorme della poverta` e, dall'altro, l'arricchimento spropositato di settori molto ridotti della borghesia locale e internazionale detentrice del grande capitale finanziario. Una volta di piu` emerge in maniera lampante la totale incompatibilita` tra noi proletari e il capitalismo, che puo` sopravvivere solo aumentando senza sosta lo sfruttamento e intaccando persino le basi minime della nostra sopravvivenza.

In questo contesto il sindacalismo e` un'arma spuntata, quando non e` apertamente uno strumento dei padroni. Lo stesso vale per la cosiddetta sinistra moderata e radicale, divenuta ormai poco piu` della classica foglia di fico dello scandalo che il capitale quotidianamente mette in scena. Il sindacalismo si pone il problema di contrattare le migliori condizioni di vendita della forza-lavoro senza mai porre in discussione il sistema stesso, ma il fatto e` che oggi c'e` ben poco da contrattare: spinto dalle sue stesse contraddizioni, il capitale continua a prendere e non molla una briciola.

Rifiutare l'accordo del 23 luglio, rifiutare la precarieta` in tutte le sue forme, autorganizzare le vertenze e riprendere cosi` la lotta di classe, aperta, di massa, senza compromessi, e` dunque il primo - difficile ma necessario - passo da compiere.

Battaglia Comunista - 10

  • Un nuovo 1929?
  • Capitale fittizio e miseria proletaria
  • Un lavoratore ci informa di uno sciopero spontaneo alla Fiat
  • La nascita del Partito Democratico, ovvero come il sistema fa quadrato
  • Ancora repressione militare in Birmania
  • Dietro lo scontro tra Mastella e De Magistris solo una lotta per la spartizione del potere
  • Il protocollo sul welfare di governo, Confindustria e sindacati
  • Condizioni e lotte operaie nel mondo
  • L'antipolitica di Grillo e` funzionale al capitale
  • In Libano si accende la campagna elettorale
  • Sulle recenti elezioni in Turchia

Un lavoratore ci informa di uno sciopero spontaneo alla Fiat

Riceviamo e volentiari pubblichiamo una lettera di un operaio della Ceva, una delle tante societa` del mondo Fiat, che fa un interessantissimo resoconto di uno sciopero spontaneo che per qualche ora ha bloccato la linea della produzione. Si tratta di un piccolo ma significativo episodio di lotta di classe che ha visto gli operai rompere per una volta tanto le gabbie sindacali e porsi in prima linea in difesa dei propri interessi.

La rabbia accumulata in questi lunghi anni durante i quali hanno dovuto subire pesantissimi attacchi alle proprie condizioni salariali e di lavoro, con ritmi produttivi sempre crescenti, e` esplosa in maniera incontrollata creando, seppur per pochissimo tempo, del panico tra i delegati sindacali e la direzione dell'azienda.

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Ancora repressione militare in Birmania

La brutale soldataglia contro i proletari e` al servizio dell'imperialismo

Ennesima tragedia di una frazione del proletariato internazionale nel le grinfie dell'imperialismo. Da una parte le potenze emergenti come Cina e India, e non solo, che vogliono preservare i loro interessi nel paese, dall'altra l'odiato regime militare al potere che esercita una dura repressione di stato, composto da una casta privilegiata e corrotta che governa da oltre quaranta anni una delle nazioni piu` povere del mondo.

Le proteste sono scoppiate lo scorso mese di agosto in seguito all'aumento del 500% del prezzo della benzina, e conseguentemente dei trasporti e dei generi di prima necessita`. A muoversi per primi in modo organizzato sono stati i monaci buddisti ai quali si e` subito unita la popolazione, stanca della miseria in cui vive e dei soprusi dei militari.

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L'antipolitica di Grillo e` funzionale al capitale

Considerazioni sul V-Day, ovvero l'altra faccia della conservazione borghese

L'otto settembre scorso da tre a seicentomila persone hanno partecipato al V-Day indetto da Beppe Grillo che si e` svolto contemporaneamente in molte piazze italiane ed anche all'estero.

Se da un lato e` positivo che vi siano state cosi` tante persone che hanno deciso di partecipare ad un evento collettivo che non aveva precedenti del genere (in Italia almeno) increspando la cappa di passivita` ed individualismo oggi dominanti dall'altro non possiamo non sottolineare i limiti profondi dell'ideologia che sta alla base di questa iniziativa e la sua conseguente funzione di disarmo verso la classe.

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Condizioni e lotte operaie nel mondo

Egitto

L'imponente lotta che il proletariato egiziano sta portando avanti dimostra ancora una volta quanto le condizioni di vita dei lavoratori siano sempre piu` insostenibili.

La situazione in Egitto e` stata aggravata dalla politica di privatizzazione del pubblico impiego e ha rivelato, una volta ancora, come le organizzazioni sindacali siano apertamente dalla parte dei padroni.

La lotta ha avuto una svolta il 25 settembre scorso a Mahalla al-Kubra, quando migliaia di operai tessili hanno deciso di non sopportare piu` le false promesse fatte per mesi dai dirigenti.

La vertenza era infatti iniziata nel dicembre dello scorso anno quando i lavoratori, spinti dall'aumento dell'inflazione (stimata attorno al 12%), avevano iniziato a lottare per ottenere un cospicuo aumento salariale. Il casus belli e` stato la questione degl'indennizzi annuali che spettano ai dipendenti pubblici e che equivalgono a circa due mesi di stipendio. La lotta e` infatti nata dagli operai delle aziende tessili statali, probabilmente uno degli strati piu` tutelati del proletariato egiziano ma, riguardando la comune condizione di vita di tutti i lavoratori, si e` presto estesa agli operai dei cementifici (gestiti per altro in parte dall'italiana Italcementi), degli allevamenti, ai minatori e subito dopo agli impiegati dei trasporti urbani, ferrovie e sanita` e ai netturbini del Cairo.

La fabbrica di proprieta` statale da cui e` partita la lotta e` uno dei piu` grandi impianti tessili del Medio Oriente; gli operai richiedono il licenziamento dei dirigenti e soprattutto delle rappresentanze sindacali, accusate di non difendere i loro interessi.

Da dicembre si susseguono dunque scioperi e proteste, a cui hanno sempre partecipato migliaia di operai; ma ora i lavoratori riuniti in sit-in davanti allo stabilimento sono piu` di 27 mila. Nonostante le "leggi di emergenza", che reprimono duramente le manifestazioni pubbliche, siano in vigore da piu` di vent'anni, gli operai tessili si sono comunque decisi a lottare per difendere i propri interessi economici.

Due fenomeni sono estremamente positivi: la grossa partecipazione delle lavoratrici alla lotta (almeno un terzo degli scioperanti) e la nascita di diverse organizzazioni di lavoratori sganciate dal sindacalismo ufficiale.

Da questa lotta si sono sviluppate naturalmente nuove organizzazioni di lotta dei lavoratori ed e` cresciuto un forte odio contro i sindacati ufficiali e contro il governo.

Ora molti richiedono che siano legalizzati questi nuovi "sindacati", ma occorre fare molta attenzione. E` infatti giusto lottare contro la persecuzione dello Stato, ma l'uscita dalla condizione di illegalita` non deve essere subordinata alla rinuncia alla difesa degli interessi dei lavoratori e non deve riproporre le logiche sindacali che stanno strozzando il proletariato in tutto il mondo.

Dopo una settimana di occupazione degli stabilimenti, dopo che le lotta e` stata appoggiata da tanti altri strati del proletariato, gli operai della Misr Spinning and Weaving Company di Mahalla hanno ottenuto un aumento salariale del 40% e premi di produzione.

USA

Alla General Motors e` stato indetto il 24 settembre il primo sciopero nazionale negli USA dal 1970. Allora, ancora contro la G.M., duro` due mesi.

L'ultimo sciopero della UAW (United Automobile Workers) contro G.M. riguardo` due stabilimenti del Flint, Michigan, nel 1998, e ando` avanti per sette settimane. Ora oltre 73 mila persone sono scese in sciopero in tutti gli Stati Uniti; le proteste riguardano soprattutto la sicurezza del posto di lavoro e un aumento del salario, ma ci sono altri importanti punti, primo tra tutti quello riguardante le spese sanitarie che l'azienda deve sostenere.

Il sindacato ha proposto la creazione di un fondo per la copertura sanitaria (chiamato Voluntary Employees Beneficiary Association, VEBA), ma inizialmente erano forti le divisioni sull'entita` del contributo delle aziende nel fondo.

La trattativa alla GM avrebbe dovuto, su questo punto, far da modello anche per le vertenze in altri due colossi dell'auto, la Ford e la Chrysler. Evidentemente i sindacati sono stati spinti dalla rabbia dei lavoratori ad impugnare l'arma dello sciopero, in quanto il leader della UAW ha dichiarato che non avrebbe voluto arrivare a questo punto, siccome "da uno sciopero nessuno ne esce vincitore" e che la dirigenza sindacale stava cercando di trovare un accordo piu` pacifico.

I lavoratori hanno comunque fatto picchetti e cortei nelle strade delle citta` per due giorni, fino a quando il sindacato ha trovato un accordo con la Gm. Sebbene non si conoscano ancora i dettagli, l'accordo raggiunto dalle contro-parti comprende la ristrutturazione dei piani pensionistici dei lavoratori, il sindacato gestira` infatti un fondo per l'assistenza sanitaria per i lavoratori dell'azienda in pensione (calcolati in 460 mila ex-dipendenti) e le loro famiglie, con un costo complessivo di circa 50 milioni di dollari.

Sul problema della sicurezza del posto di lavoro, messa in crisi soprattutto dallo spostamento della produzione in paesi dove il costo del lavoro e` piu` basso, come la Cina o il Messico, i sindacati non hanno trovato un vero accordo, ma la GM ha fatto le solite inutili promesse sull'assunzione indeterminata delle migliaia di operai part-time.

Prometeo - 15

  • Considerazioni a margine del G8, ovvero fiera dell'assurdo
  • Capitale fittizio e guerra permanente
  • Quali lotte contro l'imperialismo?
  • Capitalismo globale in crisi, piu` cresce piu` diventa ineguale
  • Comunisti italiani nei gulag di Stalin
  • La democrazia che non c'e`

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