11. Dio, patria e famiglia. Non sono valori da difendere?

“Dio, patria, famiglia”, il motto della reazione anti-comunista dagli albori del movimento operaio fino ai giorni nostri, pare che abbia trovato oggi piena soddisfazione.

Malgrado tutte le scoperte scientifiche di questo mondo, il controllo religioso sulla società continua ad essere molto forte, e non solo nei paesi integralisti o in quelli estremamente poveri in cui seminare l’oppio dei preti è particolarmente facile, ma anche in Occidente. Ma affidarsi a dio significa, il più delle volte, affidarsi a coloro che si presentano come i suoi legittimi rappresentanti, ossia le gerarchie delle varie istituzioni religiose che, essendo parte della classe dominante e incarnandone l’ideologia, sono interessate a difendere la società borghese che li nutre e li sorregge; inoltre l’affidarsi a forze soprannaturali comporta automaticamente lo svilimento della prassi, dell’azione pratica, materialistica, ovvero, l’unico strumento attraverso cui è possibile intervenire sulla realtà per mutarla.

Per quanto riguarda la patria, non bisogna confondere il legame e l’amore che si prova per i luoghi dove si è cresciuti e dove si vive, come anche l’istintiva affinità che unisce le persone che hanno le stesse abitudini culturali, con il patriottismo. Il patriottismo è una posizione politica borghese, tanto nel suo significato storico, quanto in quello attuale. Il patriottismo si è diffuso nell’Ottocento quando le giovani borghesie rivoluzionarie d’Europa hanno dovuto spazzare via le vecchie forme del potere feudale per dare così vita ai propri stati. Che la patria sia uno stato, una entità quasi-statale, come il Chiapas o la Palestina, oppure una entità macro-regionale come l’Europa o il mondo arabo, il succo non cambia: mettere da parte la lotta di classe, che indebolisce la nazione, e schierarsi tutti, il pescecane di borsa a braccetto con l’operaio, il diseredato accanto allo sceicco, contro il nemico comune che parla una lingua diversa dalla nostra. Da veri patrioti.

Anche rispetto alla famiglia l’ideologia borghese ha giocato sporco: è evidente infatti che gli affetti familiari abbiano un peso indiscutibile, scontato, che scaturisce in modo spontaneo dalla convivenza e dall’amore filiale. Ma quando la famiglia diventa una alternativa all’aggregazione extra-familiare, essa assume allora la forma di una gabbia, angusta trappola più o meno confortevole e rassicurante, entro cui si chiudono le singole coppie di proletari che, atomizzati e reclusi ognuno nel proprio salotto di casa, sono spinti all’individualismo e quindi ulteriormente resi, da un punto di vista sociale e politico, impotenti e inerti.