18. Se l’attuale sistema è decadente, allora il comunismo si realizzerà sicuramente?

Il marxismo ha individuato nella economia capitalistica, nelle sue leggi particolari e nella sua struttura complessiva, un modo di produzione transitorio destinato a subire al suo interno continue e violente esplosioni di crisi sotto il peso delle proprie contraddizioni e degli antagonismi di classe che in esso si sviluppano.

Ma - contrariamente ad una interpretazione tanto diffusa quanto errata - il marxismo esclude dalla sua teoria della crisi la prospettiva di un possibile crollo automatico e verticale del modo di produzione capitalista. La crisi, alla cui origine c’è la caduta del saggio del profitto, può avere la sua soluzione borghese, cioè la guerra e la distruzione generalizzata di capitale e di forza-lavoro in eccesso (esseri umani), se la classe operaia non sarà in grado di realizzare la propria soluzione proletaria, vale a dire la rivoluzione comunista. Il capitalismo conduce l’intera umanità a guerre e catastrofi sempre peggiori. Ma questo punto di arrivo, che si ripropone in ogni ciclo di accumulazione del capitale quale unica via d’uscita dal precipitare della crisi economica all’interno della società borghese, non significa e non conduce di per sé alla fine del capitalismo né tanto meno al suo superamento in senso rivoluzionario e in direzione comunista.

Il capitalismo é moribondo; l’imperialismo rappresenta la sua ultima fase storica di decadenza parassitaria: esso rende più potente ed assoluto il dominio del capitale nel mondo ma nello stesso tempo più precaria e vulnerabile la sua sopravvivenza. La sua alternativa, ovvero la sua negazione rivoluzionaria, il comunismo, é però condizionato dalla presenza operante di una direzione e di una organizzazione, di una coscienza e di una volontà di azione: lotta di classe e partito rivoluzionario sono gli affossatori di questo sistema.