internazionalismo

Qual'é la situazione, in Europa, dei gruppi e organizzazioni che si richiamano all'Internazionalismo Proletario pur nelle loro differenze? Grazie.

Forum: 

beh, potrebbe andare meglio, ma non c'è male. puoi leggere le varie prese di posizione nelle varie pagine nazionali in cui è composto questo sito, poi noi ti possiamo parlare della tendenza comunista internazionalista di cui facciamo parte per gli altri che si richiamoano all'internazionalistmo proletario non so. ma tu che vuoi sapere? Quanti siamo? che ti cambia, scusa?

Sono poco interessato ai numeri delle formazioni internazionaliste so che sono minoranze organizzate. Mi riferivo alla loro presenza politica nell'Europa del XXI secolo.

Le organizzazioni che compongono la Tendenza Comunista Internazionalista sono, oltre alla nostra:

- La Communist Workers Organisation (Inghilterra, leftcom.org)

- Il Gruppe Internationaler Sozialistinnen (Germania, leftcom.org)

- L'Internationalist Workers Group (USA e Canada, leftcom.org)

Qui la piattaforma della Tendenza: leftcom.org

Se per "formazioni internazionaliste" intendi i millemila partitini/gruppini/gruppetti di comunisti o presunti tali, essi non contano niente di niente di zero. Non hanno più alcuna influenza rilevante sul proletariato dalla nascita del PCI ad oggi.

Non intendo qui dare giudizi sullo loro politica, dico solo quello che è. Lanciano spesso proclami di fuoco e inviti al proletariato per la ribellione e la rivoluzione, ma il proletariato semplicemente non sa neanche che esistono e per la massa i comunisti rimangono gente alla Bertinotti e D'Alema.

Alcuni gruppi sono composti proprio da cialtroni (es LC), altri almeno provano a modo loro a mantenere un contatto con il proletariato e le sue lotte (tra questi c'è anche la TCI, cioè dove stiamo adesso a discutere), ma per ora i comunisti, veri o presunti, non hanno influenza alcuna sulle masse. E, personalmente, ritengo che sia un bene perché i comunisti debbono liberarsi da addosso di ancora un bel po' di merda del passato per poter svolgere la loro funzione.

Arriverà il momento in cui i comunisti prenderanno le redini della rivoluzione, ma non credo che saranno "questi" comunisti, se manterranno molte di certe concezioni. Quantomeno non ora.

ciao

Grazie Vomito.

Arriverà il momento in cui i comunisti prenderanno le redini della rivoluzione...

Non è affatto detto. Il futuro non è scritto. Dipenderà dall'impegno di ogni singolo compagno, oltre che dalle condizioni oggettive in cui ci troviamo a lottare oggi e in cui ci troveremo a lottare domani.

Né attendismo né volontarismo. Ma realismo e forza di volontà sì.

Approfitto dell'ultimo intervento di Gek per dire all'amico che ha aperto la discussione che il mio pensiero (cioè quello che ho espresso parlando dei partitini) non è assolutamente rappresentativo della TCI. Anzi, per il 99% siamo agli antipodi. Giusto per chiarire, che non si pensi che la TCI ritenga "meno di zero" (dal punto di vista della rivoluzione) formazioni di cui lei stessa è un esempio. Io credo che la TCI tenga invece in considerazione questi gruppi.

Questo per fare chiarezza, non faccio una critica alle loro posizioni perché mi ripeterei.

ciao

@ vomito: Era gia chiaro dal tuo intervento precedente che non rappresenti la TCI ma una singola posizione. E' anche chiaro che tu reputi inutili se non dannosi i partiti con tutto quello che ne consegue nell'attuale situazione.

Oggi non c'è nessuna formazione comunista rivoluzionaria che possa dire di avere un radicamento veramente significativo nella classe, questo è un dato di fatto. Ma un comunista prende atto di questo e lavora per sovvertire tale condizione. Chi fa il contrario, chi si limita a prendere atto delle debolezze senza fare nulla, non credo si possa definire comunista.

La TCI svolge il prorpio lavoro, non è facile certo ma vuole dare il proprio contributo nella crescita politica e organizzativa della classe e quindi nella lavoro per la costruzione del Partito internazionale del proletariato. Siamo piccoli, abbiamo dalla parte un importante bagaglio politico e siamo coscienti che c'è da fare un gran lavoro di costruzione.

Non c’è presunzione da parte della TCI, siamo comunisti e cerchiamo di svolgere, oggi, il ruolo che ci compete.

E' anche chiaro che tu reputi inutili se non dannosi i partiti con tutto quello che ne consegue nell'attuale situazione.

Verissimo, però non ho capito una cosa, "Vomito": quale alternativa di lavoro proponi? Quindi cosa tu ritieni che si debba fare?

Capita nella storia dell'uomo di avere un contenuto di un certo valore e di non avere un giusto contenitore. In questo caso il contenuto è destinato a disperdersi o a guastarsi. L'ideale sarebbe di avere un buon contenitore in cui conservare ed elaborare il contenuto: Il partito.

Cosa propongo? Il marxismo:

_"I comunisti non formano un partito distinto in opposizione agli altri partiti operai. [...] Essi non proclamano principii per poi imporli al movimento operaio.

I comunisti non si distinguono dagli altri partiti del Proletariato che su due punti: nelle differenti lotte nazionali dei proletarii essi mettono innanzi, e fanno valere gl’interessi comuni del Proletariato intero, senza distinzione di nazionalità; e nelle differenti fasi evolutive della lotta tra proletarii e borghesi, pure non accettando alcuna di queste fasi come definitiva, essi difendono sempre la causa del movimento generale.

Praticamente dunque i comunisti sono la parte più risoluta e più avanzata dei partiti operai di tutti i paesi; teoricamente si distinguono con vantaggio dal resto del proletariato per la loro conoscenza netta delle condizioni, del cammino, e dello scopo del movimento proletario. [...]_

Le proposte teoriche dei comunisti non riposano in alcun modo su principii inventati o scoperti da tale o tale altro riformatore. Esse non sono che l’espressione generale delle condizioni reali di un movimento isterico in evoluzione sotto i nostri occhi. " (Marx, Il Manifesto del Partito Comunista).

In altri termini, i comunisti non sono gruppi d'élite dediti all'eversione o alla "conquista" del proletariato dormiente, ma la parte del proletariato che più di tutte è a conoscenza della situazione e della sua evoluzione (cioè ha coscienza perché ha scienza) e che fa valere nelle lotte del proletariato contro la borghesia gli interessi comuni e la sua coscienza ed esperienza.

Non è una questione di volontà, come oltretutto ci insegna l'esperienza del partito bolscevico: in Russia ha finito per guidare la rivoluzione proprio quel partito che meno di tutti "era tra le masse" a fare stupido attivismo, ma che il suo tempo nelle fasi di riflusso lo impiegava per accrescere la potenza della sua base teorica. Nal momento giusto, con un proletariato all'offensiva, i bolscevichi hanno potuto assumere la direzione del proletariato rivoluzionario.

La tua osservazione è acuta, ma dal punto di vista marxista rovesciata: non è il contenuto a doversi adattare al contenitore, ma il contenitore che, ad un certo punto, deve infrangersi e modificarsi per poter contenere il nuovo contenuto. In termini più formali, la forma non aderisce (dall'esterno) al contenuto, ma "emerge" dal contenuto stesso.

Questo è nientemeno che la dialettica storica del materialismo, base assoluta della concezione comunista.

Così è infatti sempre accaduto nella storia del movimento operaio: quando un partito non era più in grado di maneggiare le nuove spinte rivoluzionarie, esso è dovuto perire per liberarsi dallo scorie e poter rinascere. Pensa che lo stesso Marx propose lo scioglimento dell'Internazionale, appurata ormai l'anacronismo della stessa alle vicende operaie di allora.

Affinchè il contenuto non si disperda e non si guasti :

Il problema fondamentale e il più difficile da risol­versi per una minoranza rivoluzionaria è quello della sua presenza e di operare su una piattaforma politica per tutto un arco storico, quello del capitalismo quali che siano le condizioni obiettive, non escluse quelle della guerra e della controrivoluzione ancora in atto, per aiutare la classe operaia a elevarsi da una coscienza degli interessi immediati e contingenti ad una coscienza del proprio essere di classe storica, antagonista al ca­pitalismo.

Il punto di vista di vomito è quello dell'intellettuale che osserva la storia e verifica se essa si svolge secondo le sue previsioni. Rimanendo a casa sua non rischia, aspetta che la forma emerga dal contenuto. potremo stare sicuri che starà sempre dalla parte della ragione. se si creeranno situazioni rivoluzionarie e non sfocieranno in rivoluzioni potrà sentenziare: non era il tempo! e chi si affannava per costruire una forza soggettiva-partito capace di esercitare in QUELLE fasi una direzione era solo uno stupido movimentista. se avverrà una rivoluzione, ossia sarà presente il partito rivoluzionario, dirà "ecco, era giunto il tempo" ma lui non avrà mosso un dito affinche quel partito rivoluzionario si formasse. possiamo stare certi di due cose: che nessuna rivoluzione cascherà mai dal cielo e che questa non è dialettica.

il punto di vista dei militanti comunisti è quello di lavorare sodo per preparare le condizioni affinchè la storia possa prendere una piega che, senza l'intervento soggettivo del partito rivoluzionario, non avrebbe mai preso.

i bolscevichi seppero guidare il proletariato russo perchè avevano un programma rivoluzionario ed erano radicati in settori significativi della classe.

dialettica: l'intellettuale bada solo alla purezza del programma, il movimentista bada solo ad essere presente nella classe, il militante internazionalista sa che nessuna rivoluzione potrà cambiare la storia se non si considereranno i due aspetti come indissolubili, poli dialettici di un unica forza rivoluzionaria, il partito.

ridialettica: per fare la rivoluzione serve che esista un partito o che la classe si muova rompendo gli argini? due poli dialettici di un unico movimento di sovversione dell'esistente.

sintesi: La TCI si presenta come polo di raggruppamento per tutte quelle forze che si pongono con visione militante i problemi della rivoluzione. per chi passa il suo tempo a sputare sentenze ci sono i cenacoli.

Gli insulti del lotus non mi fanno né caldo né freddo, serve ben altro che qualche militante ferito nel suo orgoglio attivistico che, si sa, mette tutto sul personale. Non sono degni nemmeno di una risata, li lascio al loro posto, cioè il nulla.

Il mio punto di vista è quello di Marx, un gentile signore dal quale ho riportato integralmente le parole. Dubito fortemente che si possa far qualcosa contro la malafede (se non la violenza, naturalmente), comunque racconterò una storiella infantile affinché chiunque (interessato a capire e non a difendere il suo orticello, che peraltro nessuno vuole attaccare) possa venire a capo della faccenda.

Immaginiamoci una classe dentro una scuola dove una parte della classe siede comodamente nelle ultime file (al riparo dalle interrogazioni), mentre il resto sta ammassata davanti alla mercè del terribile professore. Ora, Tizio pensa che ciò è ingiusto e vuole che ciò abbia fine; dunque si mette a stilare un bel piano e va in giro per la classe a martellare i suoi compagni su quanto bello sarà se "ci svegliassimo e ci ribellassimo contro quei bastardi là dietro". Spera che, convincendoli uno ad uno, metterà su un bell'esercitino (naturalmente guidato da lui...) che cambierà lo stato di cose presenti. Egli è consapevole che quelli dietro non molleranno il banco se non con le mazzate. Forse è anche consapevole che quelli dietro sono meglio armati e fanno comunella tra loro; ma per tizio questo è un dettaglio trascurabile e incita comunque alla rissa. Le cose, però, non vanno come vuole lui e viene costantemente ignorato dai compagni. Sono degli zombie, è tutta propaganda, pensa. Possono anche morire di fame, ma la propaganda è in grado comunque di riempire i loro stomaci, a quanto pare. Non si da per vinto e, da oltre 60 anni, continua nella sua azione nonostante i risultati siano NULLI e i compagni continiuno a ignorarlo senza pietà.

Arriva poi Caio, che la pensa in modo diverso. Per Caio non è la testa degli uomini il motore della storia, ma è la testa che cambia una volta che la storia è cambiata. In altri termini, con in mano "Il Manifesto", dice che "le idee dominanti sono sempre quelle della classe dominante". Tizio, a quel punto, si incazza come un toro: "fottuto intellettualoide, come ti permetti? aspetti che il cambiamento cada dal cielo? l'uomo è tutto, bisogna educarle, queste masse di propagandati!". Tizio avrebbe ragione: chi è questo per volere il mio posto, per fare concorrenza al mio piano? Avrebbe ragione, se non fosse che a Caio non importa di fargli concorrenza. Caio non ha un piano per cambiare la classe: dice solo che, qualora la parte della classe davanti lottasse per conquistarsi i posti in fondo, allora emergerà qualcuno che, forte della sua "conoscenza netta delle condizioni, del cammino, e dello scopo" (Marx), verrà riconosciuto come guida autorevole del movimento e dirigerà la lotta. Questa direzione è necessaria solo perché è appurato che la parte di classe nemica è meglio organizzata e armata, dunque la rissa alla vecchia maniera non è praticabile e serve più organizzazione. In altri termini, dice che è la prassi, la necessità, a creare la lotta e il suo strumento direttivo, il partito; giammai viceversa. Se questi compagni dirigenti avranno sufficiente conoscenza delle condizioni, del cammino e dello scopo, allora la lotta avrà successo; altrimenti perderanno la battaglia. Ma non potranno essere eliminate le condizioni che hanno prodotto quella lotta (la necessità di stare in ultima fila), per cui la battaglia è solo rimandata, e il nuovo partito sarà più evoluto di quello sconfitto ed estinto. Non appena i compagni riprenderanno a combattere, perché questa è una battaglia dei compagni, non del loro partito (che è solo funzione di questa lotta, quella direttiva).

Tizio ci vede rosso. -Maledetto, come osi? E' una vita che lotto per sta roba! Sei solo un maledetto attendista! - Caio, divertito, gli dice che lo sa benissimo che questa è la sua lotta, e gli chiede quali risultati abbiano prodotto 60 anni di attivismo, 60 anni di "preparazione delle condizioni affinché la storia potesse, con il permesso del partito ovviamente, prendere la sua strada", se non incarognita impotenza e frustrazione. Caio poi ricorda che, 90 anni prima, ci fu l'esempio di un partito rivoluzionario e di tutto quello che ha detto; naturalmente, prima l'ondata rivoluzionaria e poi il suo partito, prodotto della stessa, ridendo divertito della concezione idealista che vorrebbe il contrario. Situazione mai, ovviamente, avveratasi.

In questa storiella spiego tutto il mio intellettualismo e attendismo. Chi vuol intendere, intenda. E la si smetta pure di ringhiare lungo il recinto, che nessuno è intenzionato a invadere il giardinetto.

Vomito quale è secondo te l'attività che oggi un comunista deve svolgere? é questo che non ho capito...

Se non ti piace credere in una naturale propensione degli studenti a correre verso le ultime file (ho fatto la maturità lo scorso giugno e potrei dirti un po' di cose a riguardo) perchè la "naturale propensione degli studenti a fare questo pittosto che quest'altro" è un disocorso un po' astratto e a te piacciono solo le cose calcolabili e misurabili posso dirti che un'unica fila di banchi a una distanza media dal professore in classe non ci stà,si dovrebbero sfondare le pareti e sconfinare in corridoio ma questo sarebbe impossibile. Partendo dal presupposto che lo spazio in classe è quello che è e non può essere in alcun modo aumentato i banchi su una stessa fila semplicemente non ci stanno e qualsiasi proposta di zuffa e da Tizio o Caio che sia non fa alcuna differeza porterebbe gli studenti ad essere sempre e comunque divisi in prima seconda e terza fila.Se quelli della seconda fila dicessero a quelli della prima (troppo presi a prendere appunti per pensare a ribellarsi) "prendiamo la cattedra mettiamola nel centro della classe e disponiamo i banchi in cerchio attorno alla cattedra" il professore tenderebbe a guardare più in un punto della classe che in ulatro,è statisticamente impossibile che il professore guardi per la stessa quantità di tempo in ogni direzione,ci sarà sempre la studentessa carina che attirerà il suo sguardo più di ogni altro studente,così anche mettendo tutti in cerchio alla stessa distanza dal prof si formerebbe una nuova elite di privelgiati (quelli distanti dalla strafiga che attira lo sgurado del professore) con maggiore probabilità di non essere interrogata.

In conclusione ci tenevo a ripetere a vomito e a tutti gli altri che,se non vi piace l'idea che una società senza privilegi di classe sia innaturale, fatevi piacere l'idea che una società del genere è ingestibile: da che mondo è mondo di classe chi sta in alto fa essenzialmete due cose 1) godersi i suoi privilegi alla facciaccia dei poveri pezzenti 2) fare le leggi e gestire un appatato militare e uno giudiziario che le faccia rispettatare. Se mi dite togliamo i privilegi alla classe governate mi sta benissimo ma,a quel punto,chi farebbe le leggi e chi le farebbe rispettare? Ai tempi dei cavernicoli ci stava che tutti i maschi adulti si trovassero attorno al fuoco a stabilire chi andava chi a pesca e chi a troie ma,al giorno d'oggi,anch in una piccola città come Aosta ce li vedete tutti gli adulti (nel frattempo si è raggiunta la parità dei sessi) andare nel palazzo del comune ad amministrare il lavoro,i trapsorti,il mantenimeto della viabilità e dei beni culturali? direi proprio di no bisognerebbe eleggere delegare qualcuno affichè si occupi di affari pubblici, e se questo qualcuno oltre a occuparsi degli affari pubblici si occupasse anche degli affari suoi concedendosi qualche piccolo privilegio, chi e come si potrebbe impedirlo? Con la removibilità in qualsisi istante dei delegati? si cambierebbe un delegato al giorno visto che qualche piccolo privilegio lo vorrebbero tutti. Governare significa anche responsabilità,chi si prenderebbe tali responsabilità senza la promessa di privilegi di nessun genere?

PS Se vi ho stufato con le mie continue ingerenze circa l'irrealizzabilità del marxismo bannatemi pure o rispondetemi in modo esaudiente a questa domanda,prometto che non farò più domande e vi lascierò in pace a discuetre d'aria afritta

Se il Partito Comunista è l'organo direttivo della rivoluzione proletaria, allora un comunista deve:

  • nei momenti di lotta rivoluzionaria aperta aderire al lavoro del Partito di direzione del movimento proletario secondo le sue capacità e attitudini, quindi mettere le sue capacità e il suo lavoro al servizio della rivoluzione in corso;
  • nei momenti di controrivoluzione e riflusso della lotta di classe lavorare (da solo o, se può, con altri compagni) alla comprensione delle cause del fallimento dell'ultima rivoluzione, dei punti deboli del vecchio partito, delle nuove condizioni sociali e politiche, ecc, preparando così le basi per un Partito prossimo più forte e immune dai virus che lo hanno precedentemente sconfitto; quindi, ancora, mettere le sue capacità e il suo lavoro al servizio della rivoluzione comunista che, nei periodi di controrivoluzione, esiste solo in forma storica ma comunque non muore; anzi, è più vitale che mai perché si sta spurgando dai virus che l'hanno sconfitta in precedenza e si sta evolvendo.

Ho evidenziato il termine "lavoro" per indicare la mia lontananza dall'attendismo intellettualoide di chi legge "la Bibbia" ed è così a posto, pronto a dirigere "le masse" pecorone. Un comunista lavora sempre per la rivoluzione, ma si differenzia dal volontarista per il fatto che è conscio che egli è strumento della rivoluzione, non suo fautore: pertando lavora nei modi e nei luoghi che la rivoluzione gli consente. Se il proletariato dichiara guerra aperta agli stati borghesi, i comunisti devono prendere il controllo degli organi di lotta proletari per dirigere la guerra rivoluzionaria. Se il proletariato è in mezzo ad un marasma sociale planetario (come adesso) pieno di movimenti compositi e caotici (es OWS), il comunista sa leggere che questi sono fenomeni della rivoluzione in corso e vi partecipa, portando avanti il programma comunista, il programma di classe, partecipando alla selezione che esiste all'interno di questi movimenti in questi momenti e preparandosi alla lotta contro gli opportunisti e i riformisti. Se il proletariato non ingaggia nessuna lotta, anche immediata ma comunque espressione della rivoluzione che avanza (sono escluse lotte anche molto accese ma di carattere settoriale, mentre sono ammesse lotte particolari e apparentemente fiacche ma di carattere universale), il comunista non può intervenire in ciò che non c'è. Non potete andare a fare il predicozzo e inneggiare alla rivoluzione in un'assembleuccia sindacale di dipendenti regionali annoiati, che sono li solo per prendersi qualche soldo senza far niente; nella migliore delle ipotesi vi danno "ragione", ma alla fine tutti se ne tornano a casa con la loro macchinina a guardarsi il calcio su Premium. Potete e dovete farlo invece tutte quelle volte che esistano organizzazioni/luoghi/eventi che facciano presa sul proletariato e che una eventuale loro conquista da parte dei comunisti sarebbe rilevante dal punto di vista politico e rivoluzionario: mi trovano dunque d'accordo i comunisti russi che rimproveravano a Bordiga la contrarietà del PCd'I nel tentare di infiltrarsi negli Arditi del Popolo per prenderne il controllo al fine di ingrossare le file dell'esercito comunista contro i fascisti. Bordiga aveva ragione nel sostenere che i comunisti non prendono ordini che dal Partito Comunista, nel non volere che essi dovessero sottostare a direttive di un'organizzazione comandata da elementi non chiari, comunque non comunisti; ma gli Arditi facevano presa sul proletariato, anche su quello comunista, e il loro controllo da parte comunista era un obiettivo troppo importante per rinunciarvi. I russi gli risposero che loro si infiltravano persino nelle organizzazioni che sapevano essere istituite dalla polizia, a patto che fossero organizzazioni rilevanti per la rivoluzione.

Tanto per chiarire ulteriormete, riporto per chi è interessato un interrogatorio che subì Bordiga dal tribunale fascista. L'interrogatorio è molto interessante, ma quello che conta è un brevissimo passo che spiega bene, in un contesto concreto, come i comunisti lavorano per la rivoluzione: quando possono, come possono, dove possono e nei modi che la rivoluzione gli impone. Sono autorizzato a prendere il PCd'I come esempio di "comunisti" perché era al tempo l'avanguardia comunista in Italia di un'ondata rivoluzionaria senza precedenti, nonché sezione dell'Internazionale Comunista, al tempo non ancora stalinizzata.


[...] Ci si chiede: voi volevate eccitare all'odio di classe? No: noi, nella realtà del conflitto di classe vogliamo assicurare la vittoria del proletariato con tutti mezzi, anche se questi mezzi portino ad infrangere la legge. Non è però nostro scopo l'infrangere la legge in sé e per sé solo per prenderci il lusso d'infrangerla o realizzare una performance sportiva. Volevamo disturbare la pubblica tranquillità? No: noi vogliamo assicurare che dal regime attuale di disordine e di ingiustizia, esca un regime migliore. Se per arrivare a questo è necessario un conflitto, noi lo accettiamo senza riserve, come i nostri avversari hanno accettato un anno fa la possibilità di sovvertire tutte le istituzioni pur di raggiungere il potere.

Quando lei mi domanda se noi facciamo l'apologia di fatti che la legge prevede come reati, nego che proprio questo sia intrinsecamente uno scopo nostro. Sarebbe infantile. Noi facciamo l'apologia di quei fatti che condurranno il proletariato a liberarsi dall'ingiustizia e dallo sfruttamento.

Presidente - E l'istigazione dei soldati alla disobbedienza ai superiori? Il vilipendio dell'esercito ?

[...]Presidente - Intendo parlare dell'incitamento a non obbedire ai superiori.

Bordiga - Questo incitamento non si è per ora verificato. Le conseguenze della disobbedienza militare sono talmente gravi che può darsi che in certe circostanze noi daremo ordini in tal senso, ma solo quando si sia determinata una situazione in cui il conflitto debba diventare generale. Noi non siamo così ingenui da dare oggi al povero soldato l'ordine di ribellarsi individualmente ai superiori. Abbiamo detto anzi ai compagni militari di rimanere al proprio posto e di fare i buoni soldati per accumulare quella esperienza tecnica che potrà servire domani alla classe proletaria. Non è vero in linea di fatto che noi abbiamo eccitato alla disobbedienza: è possibile che in certo momento noi potremo arrivare a questo, quando sarà giunta l'ora dell'insurrezione generale.


L'ultima risposta è emblematica e dovrebbe demolire ogni genere di idealismo circa l'attività dei comunisti; si fanno azioni e si danno ordini SOLO quando è la situazione stessa a richiederlo.

Per chi fosse interessato, il link è quinterna.org

ciao

carissimo gei, tu continui a fossilizzarti sulla credenza che una "società di eguali" sia impossibile. di questo io e te abbiamo già parlato e non voglio ripetermi, se devo parlare al vento.

La mia storiella degli studenti in classe era per spiegare come emerge un gruppo dirigente al verificarsi di una lotta tra classi/gruppi. è evidente che in un caso del genere ci sarà ancora una classe dominante e un'altra oppressa, ma qui si parlava solo di partito e di lotta. E, soprattutto, era una storiella per rispondere all'idealismo di taluni.

Infine io credo che non siano le tue "ingerenze" a infastidire (anzi, le critiche rendono molto più vivo questo forum e se fossi nei panni dei compagni sarei contento di vederlo frequentato), ma semmai quel tono arrogante di chi si permette di dire che qui "si discute d'aria fritta" a persone che la maturità l'hanno fatta da un pezzo e che, soprattutto, di pasta asciutta ne hanno mangiata ben più di te.

Sai che io sono fortemente critico verso la concezione politica dei compagni di questo sito, ma mai mi permetto di dire che parlano di aria fritta a gente che più di una volta ho visto con i miei occhi comunque al fianco dei più deboli e oppressi nelle piazze, nelle lotte e negli scontri. Quando ti sarai fatto la stessa esperienza e la stessa quantità di studio che si sono fatti loro, quando metterai su tutto il lavoro che hanno fatto e fanno loro, ebbene neanche allora potrai parlare in modo così sprezzante.

Carissimo vomito abbiamo già discusso abbastanza e abbiamo deciso di troncare la nostra discussione,infatti la mia domanda era rivolta ai membri o al massimo ai simpatizzanti del partito non a te. Il "parlare di aria fritta" non era inteso come un insulto ma come una reale costatazione dei fatti visto che questo partito fa delle analisi abbastanza corrette e curate della storia e dell'attualità ma di fatto non ha nessuna proposta concreta se non quella di indirizzare "la lotta operaia nella direzione giusta" quando gli operai semplicemente non sanno neanche che esistono e per la massa i comunisti rimangono gente alla Bertinotti e D'Alema. e la parte in grassetto è un copia e incolla di un tuo intervento.

Chiarito ciò se qualcuno oltre a vomito è così gentile da rispondermi bene, in caso contrario credo che sopravvivrò lo stesso

@ Gei

L'essenza del socialismo è la partecipazione delle masse alla vita pubblica; è il protagonismo dei lavoratori nella gestione del bene comune; è la pianificazione dell'economia in base alle esigenze della comunità, e dunque anche dell'ambiente.

Nulla di più distante dall'attuale società, fondata sul privilegio e lo sfruttamento.

Questo è il nostro punto di partenza. Che poi il socialismo (e nemmeno il comunismo) sarà il paradiso terrestre è un'ovvietà, ma è l'unica via d'uscita realistica da questa barbarie.

E' evidente che in un mondo di sette miliardi di persone il meccanismo della delega è inevitabile, ma questo non significa affatto che il delegato debba essere un privilegiato fuori controllo che si pone al di sopra di tutto e tutti. La revocabilità e la parità di compenso per i delegati dei Consigli non sarà la panacea di tutti i mali, ma è comunque un ottimo ostacolo al carrierismo e al burocratismo.

Basta appellarsi alla "natura umana" per giustificare tutte le schifezze della storia. L'uomo può migliorare e può peggiorare. Tutto sta nel rimboccarsi le maniche e fare la propria parte.

Altrimenti, amen.

Caro vomito,

io insulti non te ne ho rivolto, ho semplicemente registrato il tuo atteggiamento politico meccanicista dandogli il nome di "atteggiamento da intellettuale". d'altra parte sei tu che affermi che il compito principale dei comunisti, quando la classe non si esprime, è quello del sviluppare il proprio intelletto per essere poi pronti nella fase in cui finalmente la classe si metterà in moto, dando vita ad una nuova fase rivoluzionaria ed

"allora emergerà qualcuno che, forte della sua "conoscenza netta delle condizioni, del cammino, e dello scopo" (Marx), verrà riconosciuto come guida autorevole del movimento e dirigerà la lotta."

Poi puoi pure intervenire in qualce microscopica assemblea che esprime interessi universali. non cambia la tua sostanza intellettuale.

D'altra parte nell'interrogatorio bordiga si esprime correttamente e in maniera per noi condivisibile: non pensiamo minimamente di cambiare il mondo in quanto partito, è la classe in determinate circostanze storiche che rende vitali le condizioni oggettive per la rivoluzione, i comunisti hanno il compito di rafforzare il partito per fa si che il processo sivoluzionario possarealizzarsi, in quelle rarissime fasi, nella viva relazione tra condizioni oggettive e soggettive, classe e partito.

Ora, vomito, e questo non è bene, hai anche giocato sporco attirbuendoci posizioni a noi del tutto estranee: noi non pensiamo e non abbiamo mai pensato che agitandoci avvicineremo di un secondo l'ora x della rivoluzione, caro vomito, vai altrove a falsificare le posizioni altrui.

ripetita juvant: vomito, la possibilità rivoluzionaria si produce in alcuni rarissimi momenti della storia umana quando crisi del sistema, difficoltà della classe dominante a gestire la situazione, emergere della lotta di classe etc. la rendono possibile e in QUEI momenti storici, caro vomito, che i rivoluzionari arriveranno attrezzati o meno. con un partito o meno. che la rivoluzione si realizzerà o meno.

vomito è votato alla sconfitta speriamo che il suo meccanicismo si diffonda il meno possibile. vomito, sei votato all'inutilità i fini della rivoluzine perchè prendi per esempio una rivoluzione sconfitta. non prendi a esempio la Russia dove il partito è in grado di dirigere la rivoluzione perchè inpiedi fin dal 1903, ma, vomito, prendi come esempio l'italia dove il partito nasce con grave ritardo quando la marea rivoluzionaria è già in risacca e poco resta da fare.

Mah, caro vomito, si vede che, in quanto intellettuale hai tempo da perdere scrivendo i tuoi ragionamenti personali su questo forum, ma questo non è un forum libero, è un forum di partito nel quale sono bene accetti tutti coloro i quali vogliono c*onfrontarsi sulla nostra piattaforma, sul nostro programma, strategia, tattica*. se non sei interessato a questo tipo di attività, credo che , come già ti dicevo, dovresti andare altrove a scrivere i tuoi ragionamenti.

se hai qualcosa da chiederci o criticarci fallo, se vuoi solo esporre le tue idee, beh, queste non ci interessano, ci sono tanti altri luoghi più adeguati dove troverai lettori ben più interessati che non persone obbligate a rispondere perchè non vogliono che sul proprio forum prosperino atteggiamenti meccanicisti, intellettuali ed in larga parte personalistici.

Ciao

Se il tuo obiettivo era quello di dirmi che mi è d'ora in avanti proibito scrivere su questo forum, potevi evitare di fare tutto sto papiro. Potevi dirmelo e basta, non pensare che mi scandalizzi. Vi conosco bene, molto molto bene; questo epilogo è per anon (l'amico che chiede come stanno messe le formazioni internazionaliste) la migliore risposta. Nessuna sorpresa, solo divertenti conferme.

E' legittimo che su questo forum non siano ammesse tutte le discussioni del mondo; ma se ti è rimasto in corpo ancora un briciolo di realismo, non potrai negare, visti gli esiguissimi numeri di questo forum, che i miei interventi non hanno recato danno alcuno; se non aver offeso l'orgoglio di Tizio, il protagonista attivista della storiella. Che come si vede, tanto storiella non è. Se volessi pubblicità e diffusione della mia straordinaria teoria (curioso, per un intellettualoide attendista!), non verrei certo a spammarla su un forum con 10-20 lettori al massimo, e meno di 5 partecipanti alla discussione, di cui solo 2 esterni, e di questi uno (gei) sul quale c'è poco da dire.

Come ho già detto, se non vi interessava potevate dirlo subito. Vi lascio subito al vostro forum di "partito" e ti auguro una buona "dirigenza" rivoluzionaria, con il permesso del Comitato Esecutivo (pardon, del Politburo, visto che non tengo in sufficiente consederazione i bolscevichi).

PS: nel caso qualcuno non vi conoscesse, credo che questa discussione gli chiarirà un po' le idee.

Non è nostro uso proibire, ma argomantare politicamente. cosa che credo di aver fatto in maniera sufficiente nel mio ultimo post. buon proseguio del tuo lavoro.

@vomito: Non che le tue idee di partito siano granchè condivisibili però non è da mettere in dubbio il tuo spirito rivoluzionario. Anche il modo di leggere Marx sembrerebbe un pò troppo personalistico. Ma è sempre bene che ci siano intellettuali o meno che ci mettono passione.

Se non si gettano le basi del processo rivoluzionario nell'intimità della vita proletaria, la rivoluzione rimarrà uno sterile appello alla volontà...

rimane, a mio modo di vedere, necessario, il lavoro di propaganda e sostegno all'interno della classe, ma reputo inconquistabili ai fini della lotta di classe gli organismi rivendicativi di struttura, le organizzazioni permanenti come i sindacati, che subordinano le lotte alla loro stessa esistenza.