Rapporto Svimez: la situazione nel Sud è sempre più difficile

Secondo l'ultimo rapporto Svimez, l'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, in cinque anni, dal 2007 al 2012, il Pil del Sud è crollato del 10%, tornando così ai livelli del 1997. Dal 2007 al 2011 nell'industria si sono persi 147mila posti di lavoro, il triplo rispetto al Centro-Nord.

Numeri terrificanti. La crisi morde ovunque, ma accentua ancor più il divario fra le zone più ricche e quelle più povere dello Stivale, condannando tanti lavoratori meridionali a "scegliere" fra miseria, malavita o emigrazione, quando non si ha una raccomandazione che ti possa più o meno sistemare.

E intanto continuano gli assedi, e i ricatti, alle ultime cittadelle operaie: Ilva, Pomigliano, Termini imerese, Alcoa...

Ultimamente alcune lotte ci sono state (Ilva, Alcoa...), ma mai su un terreno unitario. Sempre divisi. Sempre deboli. Finché i lavoratori non si mobiliteranno come classe, al di là dell'appartenenza aziendale o regionale, non ne verremo fuori.

Forum: 

Che sia colpa della legge sullo sviluppo ineguale del modo di produzione capitalistico? Una classe che si mobilita come tale è in grado di modificare tale legge?

La colpa è del capitalismo e della sua strategia costante del "divide et impera", cioè creare sempre delle divisioni all'interno del fronte proletario (divisioni razziali, nazionali, regionali, di categoria, ecc.) per indebolirlo e aggredirlo più facilmente.

Una classe che si mobilita unitariamente sul proprio terreno, non modifica questa legge ma la contrasta con più efficacia.

Non é che una classe che sia in grado di mobilitarsi unitariamente abbandoni un campo tuttosommato riformista per porsi il problema della conquista del potere? La questione delle conquiste immediate sembra mal posta dall'inizio. Sembra posta più su un terreno moralistico che su quello scientifico. Anche il fattore "colpa" del capitalismo cattivo sembra porsi alla stessa maniera e allo stesso modo la presunta strategia che si pensava fosse quella della produzione essenziale di profitto. Divisioni raziali etc conseguono la produzione del profitto non possono essere scopo materiale.

Anon, non riesco a seguire bene il tuo ragionamento. Non è che una lotta proletaria, se non si pone fin dall'inizio la conquista del potere (cioè praticamente mai) è riformista. Lo è se rispetta le compatibilità del sistema capitalistico, ma oggi, in piena crisi economica, qualunque rivendicazione per la difesa a oltranza del salario e del posto di lavoro va oltre queste compatibilità, perché i margini di contrattazione si sono ridotti al minimo.

E' riformista chi dice "ne licenziamo dieci per salvarne cinquanta". Oppure chi accetta la decurtazione del salario per evitare i licenziamenti (i cosiddetti contratti di solidarietà... con il padrone, diciamo noi).

Infine, sta alle avanguardie rivoluzionarie porsi alla testa di queste lotte e porre la questione del superamento del capitalismo. Il ruolo dei comunisti è proprio questo.

Mi pare evidente che nella difesa del salario e del posto di lavoro non ci sia niente né di moralistico né di scientifico. Bisogna difendere i nostri interessi e iniziare a mettere in discussione il sistema che ce li calpesta quotidianamente.

Volevo solo significare che il commento al Rapporto Svimez è moralistico populista ed anche movimentista. Basato su sentimenti nobili quanto ideologici. Tutto qui.

E perché lottare per difendere i propri interessi e cercare di migliorare le proprie condizioni di vita sarebbe moralistico, populista e movimentista? A me pare l'abc della lotta di classe, ma, come si dice, a ognuno le sue opinioni.

Assolutamente non è contestabile il "....lottare per difendere i propri interessi e cercare di migliorare le proprie condizioni di vita " bensì che il commento al Rapporto Svimez è moralistico populista ed anche movimentista. Basato su sentimenti nolbili quanto ideologici.

Anon

trovo scritto in altra parte del forum questo commento riferito alla legge sullo sviluppo ineguale: "legge dal nome molto altisonante, che non conosco. Presumo si tratti della questione che nazioni più sviluppate tengono "sotto ricatto" nazioni meno sviluppate costringendole ad accettare termini di scambio più svantaggiosi per loro, in virtù di vari fattori. Questa questione, sebbene rilevante, ricade semplicemente nella teoria del valore: accadono continuamente squilibri e divergenze tra prezzo di mercato e valore delle merci, dovute a tutti i motivi di questo mondo. Non solo è normale, ma è fondamentale che accada perché non esiste altro mezzo per redistribuire il lavoro sociale nel capitalismo, società priva di un piano organico di produzione. Tuttavia, nel lungo periodo, ogni extra-profitto tende a scomparire e i termini di scambio si avvicinano al valore, al prezzo d'equilibrio (tanto per fare citazioni: Rubin, "Saggi sulla teoria del valore di Marx"). Cosa che infatti è avvenuta, tendenzialmente, in molti paesi (basti pensare cos'era l'america latina a inizio del 900 e cos'è oggi)."

poi, il commento -moralista- e' quello di apertura di Gek ?

Moralistico populista movimentista. L'importante è spararle grosse e una dopo l'altra.

Pam pam pam!

Da vedere cosa si intende esplicare anche se tale commento non fa parte delle cognizioni di chi scrive.

Anon

chiarimenti circa la Legge in questione .

@ Gek ".......ma accentua ancor più il divario fra le zone più ricche e quelle più povere dello Stivale, condannando tanti lavoratori meridionali a "scegliere" fra miseria, malavita o emigrazione, quando non si ha una raccomandazione che ti possa più o meno sistemare......." dire che sia una analisi infelice per un comunista è minimalista. Più corretto è definirla per quello che è: moralista populista movimentista. Non è nella storia comunista tale "analisi" sebbene sia raccordabile alle famose " crisi morali " di vecchia memoria pcista. Non è manco assimilabile al comune materialismo di stampo piccolo borghese. Si spera sia un semplice incidente di percorso piuttosto che una deriva battaglina.

Caro Anon, quanti ismi! Ora hai aggiunto anche il minimalismo. Altro che deriva, qui siamo in pieno sbandamento riformista, anti-marxista nonché codista. Povero me.

Detto questo, continuo a non capire cosa ci sia di moralista, ecc... nel dire che per sfuggire alla miseria molti proletari del Sud sono costretti a emigrare, oltre a essere spesso facile preda delle organizzazioni malavitose che controllano buona parte delle regioni meridionali.

Tutta la borghesia è criminale, si potrebbe rispondere. Ma un borghese, un padrone che mi brucia la macchina o mi minaccia di morte è più criminale di un borghese che si limita a sfruttarmi sul lavoro (prerogativa di tutta la classe sociale a cui appartiene).

E il populismo cosa c'entra? E il movimentismo da dove salta fuori? Come dicevo: pam pam pam!

L'importante è sparare a raffica.

L'ineguale sviluppo politico. Arrigo Cervetto (maggio 1976)

...

Era quasi ovvio che si trattava, visti i toni e le etichette sparate in modo estremamanete superficale di un provocatore... di stampo Lotta Comunista inoltre...

"......Tutta la borghesia è criminale, si potrebbe rispondere. Ma un borghese, un padrone che mi brucia la macchina o mi minaccia di morte è più criminale di un borghese che si limita a sfruttarmi sul lavoro (prerogativa di tutta la classe sociale a cui appartiene)........." Questo ad esempio non è un concetto che rientra nell'analisi marxista . Il profitto è profitto non è più o meno criminale poichè questo concetto porterebbe alla scelta riformista del male minore: il profitto meno criminale. Va da se che già questa è una concezione moralistica dell'essere soggetto borghese che nulla ha a che fare con la figura del "profittatore" di fatto. "Criminale" ....può essere qualsiasi soggetto che partecipa alla distribuzione del prodotto sociale compreso l'individuo proletario ma questo non muta il rapporto tra lavoro salariato e capitale. Questo discorso inoltre sposta il terreno di lotta da quello della lotta di classe a quello moralistico tra "più buoni" e "meno buoni" o se vogliamo tra "più cattivi" e "meno cattivi". Discorso moralmente valido un pò meno sul piano scientifico e comunista.

@ nun (editor) on Sun, 2012-10-28 23:05. Più che sul provocatore al tuo posto rifletterei sulla "provocazione" che non ha toni nè etichette è un dato di fatto che i comunisti no basano il loro intervento su qualsiasi forma moralistica nel bene e nel male. I comunisti sono tali al di là dello stesso concetto di morale. Spero concorderai.

Cosa c'entra essere più buoni o meno buoni con il semplice dato di fatto che un'oppressione può essere più o meno o odiosa, più o meno insopportabile? Caro Anon, forse pensi di essere più marxista degli altri perché utilizzi un linguaggio più ortodosso, ma si può essere lontani anni luce dalla realtà anche brandendo tutta la "scienza" di questo mondo, se non si comprendono le banalità di cui sopra.

Ma resta pure nella tua torre d'avorio scientifica, al di là del bene e del male. Continua pure a discorrere con altri scienziati di quanto tutto sia scientificamente scientifico. I proletari del sud continueranno in ogni caso a emigrare e a subire la doppia oppressione dello stato e della mafia e del loro feroce connubio.