P.C.L. e partecipazione alle elezioni e teoria del farsi conoscere, cosa ne pensate?

Cari compagni e compagne , volevo gentilmente chiedervi qual' è la vostra posizione sulla partecipazione alle elezioni politiche del 24-25 Febbraio 2013 del Partito Comunista dei lavoratori e sulla teoria che il suo leader Marco Ferrando ha condivisa credo anche da altri gruppi di area trotzkista, cioè quella di presentarsi alle elezioni non con speranze di occupare posti e poltrone ma con la finalità di farsi conoscere fra il proletariato e far conoscere così a più persone possibile il programma comunista di emancipazione da questo stato di cose in particolare modo vista la grave crisi capitalistica in atto, mi sembra che in passato anche Battaglia Comunista si presentò ad un tornata elettorale, aldilà delle divergenze ideologiche fra voi e il P.C.L. ritenete che ormaì sia inutile e controproducente presentarsi alle elezioni "borghesi" o che ci siano casi in cui la situazione lo consenta o addirittura possa essere vantaggioso per spostare il desiderio di ribellione e di riscatto del proletariato su binari percorribili? Ritenete che ormaì non votare sia la scelta unica e praticabile per i proletari e che il voto dato a qualunque movimento anche come il P.C.L. sia un voto sprecato?

Grazie a chi vorrà esprimere il suo parere e darmi chiarimenti partendo magari dalla posizione attuale di B.C.

Saluti proletari.

Forum: 

Su questo argomento La Luxenburg ha scritto "Riforma Sociale o Rivoluzione?". In definitiva nega sia possibile un passaggio socialista intermedio istituzionalizzato.

Cito, "Conrad Schmidt commette lo stesso errore di invertire la prospettiva storica nei confronti della riforma sociale, dalla quale si ripromette che, "dando la mano alle coalizioni sindacali operaie, detti alla classe capitalistica le condizioni alle quali soltanto le sia consentito impiegare forza di lavoro". Nel senso della riforma sociale così concepita Bernstein chiama la legislazione di fabbrica un pezzo di "controllo sociale" e - come tale - un pezzo di socialismo. Anche Conrad Schmidt, dovunque parla della protezione statale degli operai, adopera l'espressione "controllo sociale" e dopo aver così felicemente trasformato lo Stato in società aggiunge con notevole ottimismo "cioè la classe operaia in ascesa", e con questa operazione le innocenti norme sulla protezione degli operai del Bundesrat tedesco diventano provvedimenti socialisti di transizione presi dal proletariato tedesco.

Confondere lo stato con la società e' secondo me il nocciolo della questione, lo stato e' borghese, punto.

La nostra indicazione è quella di non votare. Il Partito Comunista Internazionalista si presentò alle elezioni nel 1948 perché all'epoca riteneva che le elezioni potessero essere utilizzate come ulteriore occasione per diffondere i principi del marxismo rivoluzionario, in netta contrapposizione al PCI e al suo programma di matrice staliniana. Si valutava che, essendo l'Italia appena uscita da vent'anni di dittatura fascista e da una guerra mondiale, le elezioni sarebbero state seguite con interesse e aspettative anche da quei proletari che speravano in un cambiamento radicale della società.

La nostra partecipazione non era dunque finalizzata a conquistare qualche posto in parlamento, esattamente il contrario: l'obiettivo era smascherare davanti a una platea che fosse la più vasta possibile la natura assolutamente anti-proletaria della neonata repubblica e delle sue istituzioni pseudo-democratiche.

Rispetto ad allora il quadro è mutato radicalmente ormai da molti decenni: oggi i proletari sono avvelenati da più di sessant'anni di teatrini elettorali che hanno illuso (e in parte continuano a illudere) la classe operaia che sia possibile cambiare le cose attraverso le istituzioni borghesi. Di fronte alle elezioni, dunque, il nostro compito non è oggi quello di parteciparvi, nemmeno per utilizzarla come "cassa di risonanza", ma di denunciare le elezioni come ennesima illusione riformista, chiamando i proletari alla ripresa della lotta di classe, all'autorganizzazione dal basso delle lotte fuori e contro i sindacati, alla costituzione del partito internazionale della classe operaia.

Condivido i messaggi che mi hanno preceduto a questi aggiungo inoltre un paio di considerazioni.

Il PCinternazionalsta partecipò alle elezioni nel senso che diceva Gek. A conferma di quanto già detto riporto di seguito il titolo di un volantino redatto all’epoca: “NON votate, non votate per nessun partito, per nessun fronte, che significherebbe votare per la guerra e per un nuovo trionfo del capitalismo”. Nella parte finale dello stesso volantino viene spiegato esplicitamente che gli internazionalisti sono entrati nella battaglia elettorale “non per chiedervi voti” ma solo perché si era valutato che questo permetteva di dire ancora più chiaramente al proletariato che la propria vittoria passa sulle macerie del parlamento...

Il più recente volantino distribuito sulla questione elezioni è questo:

leftcom.org

in preparazione uno per la prossima tornata elettorale, l’indicazione sarà sempre di non votare...

Per quanto riguarda il PCL… sinceramente non trovo molto chiara la propria motivazione… il proprio approccio a mio modo di vedere è estremamente ambiguo. Non ho mai sentito dire dal PCL "Non votate"... A volte dice di partecipare solo per sfruttare le elezioni come strumento di propaganda (non credo che oggi la cosa abbia un senso...) poi presenta un suo programma minimo da attuare. Parla di “governo dei lavoratori” ma non spiega bene cosa questo sia, non spiega quale è il rapporto tra questo “governo” e le istituzioni borghesi, non dice chiaramente che le attuali istituzioni vanno distrutte, superate, parlamento compreso. Dice che questo “governo dei lavoratori” dovrebbe nazionalizzare le aziende e le banche in crisi (come già spesso i capitalisti fanno inoltre…) ma tutto questo... fermorestando i rapporti di produzione capitalistici? Senza rivoluzione socalista…? Tutto molto molto ambiguo… sembra la solita proposizione del “programma minimo” affiancato al “programma massimo” da attuare in seconda battuta (la solita logica riformista...).

Sullo sfruttare oggi le elezioni come “cassa di risonanza”, condivido le considerazione di Gek, aggiungo inoltre che non credo che la borghesia oggi lascerebbe spazio in TV a chi esplicitamente dice che il parlamento debba essere superato o meglio a chi promuove contenuti apertamente rivoluzionari.

Oggi poi la propaganda viene fatta in prevalenza attraverso il web e attraverso l’attività sul territorio o l'attività di intervento trai lavaratori e da questo punto di vista presentare o meno liste…non cambia nulla.

Ad ogni modo “Aldous”, per quanto riguarda documenti pubblici "ufficiali" - passami questo termine - in preparazione ci sono sia un volantino per le prossime elezioni sia un articolo sul PCL.

Poi ovviamente, per confrontarsi con l'organizzazione in modo meglio strutturato (su questo tema e su tutti gli altri) c’è sempre anche il nostro indirizzo centrale. Vedo infatti che spesso chiedi chiarimenti… siamo sempre a tua disposzione :-) Se ci contatti in privato possiamo anche inviarti il volantino storico del PCinternazionalista che prima ho citato.

Ad un certo punto della propria vita un comunista si rende conto che le elezioni sono una messinscena. Tutto risulta semplicemente e sorprendentemente così semplice: le elezioni e tutto il battage che ci sta intorno servono per colmare un vuoto che altrimenti verrebbe riempito in altro modo (indovinate quale). Senza tascurare gli effetti collaterali delle macchina elettorale utile per oliare i meccanismi borghesi di corruzione, false promesse, clientelismi, mafie e quant'altro. Chiedo a tutti di aiutarmi ad allungare la lista. Saluti da Gianni

youtube.com

Il giornalista chiede a Ferrando cosa intende per “rivoluzione”, Ferrando dice che si tratta della “rivoluzione socialista”, ok… ma poi? Poi…il giornalista chiede a Ferrando: c’è un lavoratore sfaticato e un lavoratore che si fa il mazzo… è giusto trattare tutti allo stesso modo? Un comunista rivoluzionario dovrebbe rispondere: ho parlato della rivoluzione socialista, nella rivoluzione socialista ci sarà l’obbligo di lavoro per tutti, il lavoro necessario per produrre ciò che serve agli individui sarà ripartito tra gli abili al lavoro (escludendo quindi anziani, bimbi disabili) un abile al lavoro che non presta il prorpio contributo…non mangia, non avrà accesso alla distribuzione dei prodotti. Invece Ferrando continua a ricercare e a proporre (programma minimo…) una soluzione in questo sitema, continua a parlare del lavoro dipendente (ovvero salariato, che deve essere abolito nel socalismo!). Ecco un esempio di come la “rivoluzione socialista” diventa spesso per Ferrando uno slogan inconsistente. La solita ambiguità: si parla di rivoluzione ma poi viene proposto il solito “programma minimo” in attesa ...di quello "massimo".

Un rivoluzionario non propone al proletariato un programma minimo e uno massimo ma il programma rivoluzionario. Non illude il proletariato configurando soluzioni politiche in questo sistema ma gli indica l’unica soluzione politica ai propri mali: la rivoluzione socialista, appunto!

Per essere chiari: questo non significa che i comunisti non partecipano alla limitata lotta rivendicativa, vi partecipano in quanto avanguardia politica. Parteciparvi come avanguardia politica significa non accodarsi alla spontaneità e cogliere ogni momento per presentare al proletariato l’unica soluzione politica: la rivoluzione e non soluzioni politiche intermedie, come fa Ferrando. Una cosa è la lotta di classe dove le richieste scaturiscono dalla pancia dei lavoratori, altra cosa sono le elaborazione riformiste di Ferrando. Alle prime i comunisti vi partecipano, come avanguardia, vi partecipano quindi attivamente, dalla parte dei compagni lavoratori,ma indicano a questi i limiti della lotta rivendicativa, presentando il programma politico socialista (l'unico programma politico che un comunista dovrbbe presentare!). Le seconde - le elaborazioni riformiste in stile Ferrando - i comunisti le combattono... ancor di più se a tali illusioni viene associato l'invito alla partecipazione elettorale...