Alcuni dubbi sul materialismo storico e dialettico

Ciao a tutti,ho letto un po' di cose sul materialismo storico e dialettico marx-engelsiano e devo dire che mi ha lasciato perplesso in non pochi punti,spero che discutere qua possa chiarire almeno in parte i miei dubbi:

1) Il pilastro fondamentale del materialismo dialettico è "sono le condizioni materiali a formare le coscienze,i rapporti giuridici e politici e quant'altro,non il contrario" ma le condizioni materiali (mezzi e tecniche di produzioni,tecnologie,rapporti di lavoro tra padroni e sfruttati) non sono a loro volta prodotti dell'intelletto umano e delle coscenze individuali?

2) Nella storia ci sono svariati casi in cui si palesemente assistito al fatto che furono i rapporti giuridici,politici e,talvolta,anche ideologici e religiosi a determinare le cosidette "condizioni materiali", sorge spontanea una domanda: allora il materialismo dialettico va interpretato come una legge universale capace di spiegare TUTTI i fenomeni o una legge particolare che può spiegare solo alcuni fenomeni,una tendenza,al massimo?

E,di conseguenza,l'assunto marxiano che il capitalismo cadrà vittima delle sue contraddizioni interne è,nella teoria marxiana ovviamente,una certezza matematica o solo una delle tante possibilità?

3)Il materialismo storico e dialettico si presenta come una teoria unicamente scientifica,una mera analisi empirica delle contraddizoni del Capitale,tuttavia Marx in alcuni punti fa anche delle speculazioni sulla società post-capitalistica,oltre ad alnallizare le contraddizioni del Capitale: ad esempio parla di "persone" x il capitalismo e di "individui" nel comunismo,parla di un diverso assetto della famiglia e di "libero amore" nel futuro eden comunista e,parlando di condivisione di mezzi di produzione democrazia diretta e quant'altro,nega implicitamente una possibile natura egoistica dell'uomo. Quindi mi si racconti di tutti ma non la favoletta che Marx ha fatto solo analisi empirica dell'esistente e non ad,esempio,filosofia antropologica.

Forum: 

Ciao WadeWilson,

le questioni che sollevi sono molte. Visto il poco tempo a disposizione, per ora risponderò solo a una delle tue domande, premettendo che né noi né Marx, affrontando argomenti economici e politici, abbiamo mai raccontato favolette.

La rivoluzione proletaria non è una certezza matematica, né noi né Marx abbiamo mai detto una cosa del genere. Il sistema capitalistico, a partire dalle sue insanabili contraddizioni, crea in determinati momenti storici le premesse per il suo superamento. Questi momenti storici sono le sue crisi strutturali e irreversibili come l'attuale, che si trascina dall'inizio degli anni Settanta.

Ma per trasformare la crisi strutturale in rivoluzione proletaria è necessario che la lotta di classe si espanda a livello internazionale e che in essa intervenga una guida che sappia portare il conflitto sul terreno dell'anticapitalismo, ossia il Partito rivoluzionario.

Il Partito che, insieme alla Tendenza Comunista Internazionalista, stiamo cercando di costruire.

Ciao WadeWilson, sarei veramente curioso di sapere quali sono gli "svariati casi in cui si palesemente assistito al fatto che furono i rapporti giuridici,politici" a determinare la struttura di cui sei a conoscenza.

Per quanto riguarda il materialismo, lasciamo ad Engels la risposta: "Marx scoprì la legge dell'evoluzione della storia umana; egli scoprì il semplice fatto, sin qui nascosto da un eccesso di ideologia, che il genere umano deve innanzitutto mangiare e bere, avere un riparo e degli abiti, prima di poter raggiungere una posizione ed arrivare alla scienza, alla religione, all'arte, ecc.; e che perciò la produzione dei mezzi immediati di sussistenza e conseguentemente il grado di sviluppo economico raggiunto da un dato popolo in una data epoca, formano le fondamenta sulle quali le istituzioni dello Stato, le concezioni giuridiche, l'arte e persino le idee religiose del popolo in causa si evolvono, ed alla cui luce queste cose devono perciò essere spiegate: procedimento contrario, quindi, a quello adottato fin qui." (Dialettica della natura)

“Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato né da Marx né da me. Se ora qualcuno travisa le cose, affermando che il fattore economico sarebbe l’unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione, in una frase vuota, astratta, assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della sovrastruttura ... esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma in modo preponderante. Vi è azione e reazione reciproca di tutti questi fattori, ed è attraverso di esse che il movimento economico finisce per affermarsi come elemento necessario in mezzo alla massa infinita di cose accidentali.”(Lettera di F. Engels a H. Starkenburg, 25.I.1894)

Ps WadeWilson, ma l'hai letto il Capitale?

Cari Compagni,

ma di quale materialismo storico si sta qui parlando? Mi pare che qui sfugga la differenza, prima filosofica, poi metodologica tra l'impostazione marxiana, che fu pienamente conosciuta quando, negli anni 1936-38 furono pubblicati alcuni scritti essenziali a tale comprensione, e l'interpretazione engelsiana, ulteriormente sfigurata da plekanovismo di un 'materialismo storico' che ha non poche implicazioni deterministiche.

Con il massimo rispetto per il compagno Engels, non credo che si possa acconsentire nè alla sua impostazione filosofica, sviluppata sullo stesso piano teoretico dell'hegelismo, sia pure rovesciandolo, sia su una impostazion e del materialismo storico che legge la storia a ristroso, con una implicazione teleologica rispetto al grande opificio.

Ad esempio, Engels classifica come "immature" le rivoluzioni e le rivolte ad istanza di comunismo primitivo che ininterrottamente hanno percorso tutta la storia umana. E' una tesi che francamente cozza violentemente con il fondamento del materialismo storico in quanto non ha senso parlare di una permanente "immaturità" delle lotte degli sfruttati in attesa......che venga il grande capitalismo e con esso il proletariato....ecc..... una visione quasi messianica, ma non marxiana.

Ed é nello schematismo engelsiano che si blocca la dialettica tra struttura e superstruttura e viene soppressa la sinergia tra le due cose, una sorta di meccanismo bloccato ma che storicamente è improponibile, anche se alla fine Engels, cominciò a riconsiderare il suo schema, sia filosofico e storico, a fronte degli sviluppi delle scienze e della polemica con la scuola neo-positivista.

Ora questo compagno, WadeWilson, chiede: "E,di conseguenza,l'assunto marxiano che il capitalismo cadrà vittima delle sue contraddizioni interne è,nella teoria marxiana ovviamente,una certezza matematica o solo una delle tante possibilità?" , forse non comprendendo che il lavoro di ricerca iniziato da Marx non è affatto concluso, anche se occorre continuarlo nella direzione indicata dal suo fondatore, partendo da quella seconda tesi di Fuererbach che è la quintessenza del pensiero marxiano. Giustamente Karl Korsch si domanda:"Qual è il rapporto che intercorre tra il marxismo e la filosofia fintantoché questo complesso processo storico non ha ancora raggiunto il suo obiettivo finale, la soppressione della filosofia?” . E' quanto non aveva compreso Engels ed i suoi successorie neppure, a quel che leggo, il compagno WladeWilson, che confonde una possibilità, il comunismo, con una profezia.

  • Ma c'è un'altra questione che il compagno WadeWilson solleva, quando dice che Marx "*nega implicitamente una possibile natura egoistica dell'uomo". Ora l'antropologia di Marx (e di Fuererbach) si riassumono in un concetto da loro mutuato da Fichte (l'essenza dell'uomo é l'uomo stesso), ma supponiamo pure che la natura umana sia davvero il peggio dell'egoismo che possiamo immaginare: a maggior ragione dovremmo concludere che il comunismo è l'unico contesto sociale nel quale sia possibile "addomesticarla", per usare un'espressione di Freud. Ora è vero che la sinistra hegeliana mutuava Rousseau (l'uomo nasce buono ma le circostanze lo rendono cattivo) ed è vero che Rousseau traduceva nel linguaggio illuminista un concetto cattiolico (Dio fece l'uomo buono ma il peccato lo fece malvagio) ed è vero che il marxismo nacque prima della compresione di quale potesse essere stata la storia naturale dell'uomo, da cui deriva la sua natura enon comprese a pieno la lezione darwiniana (vedi lo svarione di Marx su Tremaux), ma ciò non cambia i termini del problema perchè solo un ambiente sociale che demotiva l'egoismo, come il comunismo, può consentire l'unletiore sviluppo dell'evoluzione psicosociale dell'uomo.