Sviluppo capitalistico e coscienza di classe

Gli USA sono il paese capitalisticamente più avanzato, con la più alta percentuale di proletari del mondo.

eppure è probabilmente il paese con la minor quantità di comunisti del pianeta.

questo fenomeno mi sembra in contraddizione con le previsioni marxiste... più il capitalismo si sviluppa, più dovrebbe auto-negarsi, più dovrebbe radicarsi la coscienza di classe...

invece negli USA non esiste un partito internazionalista...ma ne esistono alcuni nella vecchia europa (oltre che ai vari movimenti indipendentisti "comunisti" dei paesi arretrati).

non riesco a spiegarmi questa contraddizioni. i paesi arretrati, a causa delle condizioni di vita peggiori, hanno la più alta percentuale di "comunisti"....ma non si può fare il comunismo proprio a causa dell'arretratezza delle forze produttive.

i paesi più sviluppati invece sono molto meno "rossi" di quanto lo erano un secolo fa...dovrebbe essere il contrario!

la conclusione che ne traggo è che non sono tanto le condizioni oggettive materiali a determinare la coscienza politica dei proletari, ma fenomeni di tipo culturale ed ideologico. io stesso se non venivo da una famiglia tradizionalmente legata al PCI, non avrei mai approfondito studi sul marxismo e non sarei mai diventato comunista....un passaggio che non è dipeso dalle mie condizioni di proletario.

forse bisogna rivalutare l'importanza dei fattori soggettivi, oltre che quelli oggettivi.

Forum: 

I fattori soggettivi/sovrastrutturali hanno certamente la loro importanza, ma affondano le loro radici sempre nella strutura della società. E' ovvio che, a loro volta, possono diventare "struttura" e così facendo sembra che siano nati nel mondo delle idee e non in quello che rapporti economic-sociali che strutturano una determinata società.

E' evidente che il miglioramento del tenore di vita o, se vogliamo, il consumismo sfrenato impostosi nel secondo dopoguerra (ma non dapperttutto!) ha un ruolo centrale nello spiegare il venir meno non solo della coscienza di classe, ma dello stesso senso di appartenenza alla classe: quanti sono i proletari che scimmiottano gli stili di vita (compresa la mentalità) della borghesia? Un mare! Allo stesso tempo, non si deve trascurare il danno incalcolabile prodotto dallo stalinsimo e derivati nel distorcere la visione del mondo del proletariato.

Smirnov

Il problema che sollevi, Lev, è importante ma non risolvibile in poche righe.

Senz'altro non bisogna trascurare il fattore soggettivo, altrimenti scadremmo nel maccanicismo. Se lo sviluppo dei mezzi di produzione portasse in maniera meccanica e automatica al comunismo, allora noi tutti potremmo stare chiusi in casa (o nei circoli di Lotta Comunista) ed aspettare che gli eventi maturino da soli.

Vorrei poi aggiungere che i paesi del centro del capitalismo hanno il non piccolo vantaggio di poter scaricare parte delle difficoltà dovute alla crisi sui paesi della periferia. Soprattutto nell'epoca della mondializzazione dell'economia, spesso è proprio nella periferia del capitalismo che il proletariato viene sottoposto a sfruttamento maggiore. E' qui che esso subisce ritmi e orari di lavoro più disumani, al contempo utilizzando tecnologie di ultima generazione, in produzioni ad alto livello di composizione organica del capitale.

Questo è solo uno spunto, ovviamente. La questione andrebbe approfondita. Ti segnalo il seguente articolo:

[[ibrp.org]]

Marx ha detto che i proletari sarebbero aumentati e che la concentrazione del capitale avrebbe ridotto di numero i borghesi...

Il che e' successo.

Non che sarebbero aumentati i comunisti :D

A quello dovremmo pensarci noi... ed anche a radicare un partito internazionalista in tutta europa e nel mondo dovremmo pensarci noi... ma siamo in lieve... ritardo storico ;)

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Gli uomini e le cose sono come sono

è vero che l'occidente "opulento" si appoggia sui proletari della "periferia" del mondo... ma è anche vero che negli Stati Uniti la povertà dilaga e non è nemmeno "mitigata" dal welfare che abbiamo in europa.

in linea di principio gli americani dovrebbero essere tendenzialmente più comunisti degli europei.

Il pensiero critico "radicale" americano poi non ha nulla di marxista....basti pensare a chomsky, naomi klein ecc...tutte persone (a mio parere in buona fede) che si "stupiscono" delle contraddizioni del capitalismo, che pensano basti mettere gli uomini giusti nei posti chiave per "riformarlo" e farlo diventare "umano".... mi chiedo, per quale motivo non hanno mai letto marx? all'inizio del '900 i lavoratori americani erano ben organizzati...c'erano anarchici, comunisti...ora al massimo un pugno di noglobal che non potranno mai capire nulla delle dinamiche economiche/politiche del mondo.

immagino che questo sia dovuto a fattori ideologici/sovrastrutturali....guerra fredda, identificazione del comunismo con regimi dittatoriali ecc....tutte cose che colpiscono anche noi, ma da noi esiste la Sinistra Comunista (anche se distrutta in mille frazioni)...là è già tanto se vanno a votare per l'inutile terzo polo ambientalista di nader... mi chiedo quali dovranno essere le condizioni oggettive per fare la rivoluzione in un posto come gli USA...la mia è impressione è che tra "socialismo o barbarie" si propenda per la seconda opzione...

effettivamente nn può nn stupire e preoccupare, x nn dire di peggio, la mancanza di posizioni di classe in Usa.

E' quasi affascinante...se si vedono anche semplici telefilm americani appare evidente una società in fibrillazione, dove il Denaro è l'unico Dio, dove il 99% dei reati attiene a bassissime questioni di soldi, dove un cittadino ogni 130 è in carcere/ai domiciliari/lib.vigilata, dove i lavoratori meglio "garantiti" hanno al max 15 gg l'anno di ferie, dove le paghe orarie sono al livello più basso degli ultimi 50 anni, 40 milioni di persone escluse dalle cure mediche basilari - però...

Fondamentale è il ruolo dello Stato e delle molteplici ideologie che il Capitale propina ed ha propinato in mille forme diverse negli ultimi 50 anni - considera anche oltre a tutto ciò detto in precedenza che la metà delgi iscritti del Partito Comunista americano, di ispirazione trozkista, negli anni '50 ( mi pare ) erano agenti Fbi e Cia che si spiavano a vicenda....Se con il maccartismo licenziavano gli attori ed i registi cinematografici e teatrali anche famosi figuriamoci cosa poteva succedere a degli anonimi lavoratori.

Penso, almeno lo spero realisticamente, che la "doccia fredda" prossima ventura che attende il proletariato nordamericano ( che è oggetto di analisi da tempo ) possa ri-avvicinare al marxismo minoranze consistenti di lavoratori.

Penso, almeno lo spero

>Penso, almeno lo spero realisticamente, che la "doccia fredda" prossima ventura che attende il proletariato nordamericano ( che è oggetto di analisi da tempo ) possa ri-avvicinare al marxismo minoranze consistenti di lavoratori.

mah...sarebbe possibile se ci fosse un punto di riferimento, un partito internazionalista... ma mi accontenterei anche di un partito opportunista che si richiami al comunismo, è almeno una base di partenza per cominciare a studiare il marxismo.

ma non c'è nulla di tutto questo... lì le persone più a sinistra sono degli ambientalisti alla beppe grillo.

dire "comunista" è peggio che dire "nazista" (in effetti sono al corrente di gruppi americani di estrema destra ma non so nulla dei comunisti...su questo forum ho letto che negli USA c'è 1 (UNO!) militante internazionalista).

per questo temo che fra le alternative "socialismo o barbarie" gli americani non prendano nemmeno in considerazione la prima...

in europa è diverso, soprattutto in italia dove la sinistra comunista mi sembra essere più attiva che altrove... non mi è difficile immaginare che ad esempio LC provi un giorno a fare la "comune di genova".

negli usa invece vedo molto più probabile un nuovo nazismo.

esistono vari gruppi che si definiscono comunisti sono soprattutto troskisti

li puoi vedere sul sito www.broadleft.org

raes, ho visto su broadleft che in USA ci sono un pugno di partiti trotzkisti e altrettanti stalinisti...ma immagino siano numericamente insignificanti e sconosciuti ai più.

in italia qualunque persona conosce almeno un "comunista"... i partiti finto comunisti prendono quasi il 10% dei voti... nel mio liceo c'erano 3 professori della sinistra comunista... in tutte le espressioni artistiche possiamo trovare elementi di "comunismo" (dai film alla musica)...insomma, è qualcosa che fa parte della nostra cultura.

pensiamo ai film di Petri, a Gianmaria Volontè, a Fabrizio DeAndrè...ai movimenti, ai centri sociali... ok, non si tratta di "marxismo scientifico" ma penso di essermi spiegato...

in america i comunisti sembrano non esistere affatto... non ci sono espressioni culturali che testimoniano la loro esistenza...sono irrilevanti...il ku-klux-klan in confronto è un movimento di massa.

la tua riflessione è fondata però secondo me dobbiamo cercare di pensare al socialismo come una NECESSITA'umana, nn come un "fatto culturale" così come si è strutturato negli ultimi 30 anni in Europa e forse in Italia + che altrove.

NN sono d'accordo quando dici che è meglio un parito opportunista o finto-comunista purchè se ne parli. Così si confondono solo le idee + che mai. E poi , anche se probabilmente nn nel tuo caso, codesta argomentazione porta quasi sempre al solito antiamericanismo stucchevole della solita sinistra extraparlamentare che nn a caso è nata, si è formata e radicata nelle università, scuole e nel mondo della "cultura" in genere ( coi soldi dello Stato...).

Il problema della mancanza del partito è quello fondamentale -lo sappiamo e diciamo tutti da decenni....

a me personalmente piace molto di + vedere New York bloccata 3 giorni dallo sciopero degli autoferrotranvieri o dalle manifestazioni degli immigrati che nn una qualsiasi manifestazione "di contro-cultura"

certo che il socialismo è una necessità....tra non molti decenni l'umanità sarà al bivio e dovrà fare la scelta giusta.

se non sceglie il socialismo, è condannata...e non è affatto scontato che lo scelga. Marx scriveva che la lotta di classe si conclude o con la vittoria della classe dominata o con la sconfitta di tutti i contendenti.

ma la maggior parte delle persone non ha la minima idea di cosa sia il comunismo....non è sufficiente il disagio sociale per diventare comunisti, se no gli Stati Uniti sarebbero già scossi da moti rivoluzionari.

i proletari non vedono i borghesi come nemici, ma come persone da imitare....e lottano contro gli altri proletari. L'ideologia riesce ad essere più potente delle condizioni materiali.

questo perchè negli USA non esiste una "cultura" di sinistra.

è vero che i partiti opportunisti confondono le idee...ma la gente non nasce comunista, lo diventa.

perchè noi abbiamo cominciato a leggere marx? io grazie al fatto che di "comunismo" in italia se ne parla....anche se è un comunismo finto, cmq io mi sono interesato alla questione e ho avuto la possibilità di scoprire il marxismo.

sono passato anche attraverso l'ingenuo antiamericanismo....grazie al quale mi sono interessato al fenomeno dell'imperialismo e ho scoperto Lenin.

se vivevo negli USA era già un miracolo se mi leggevo chomsky che mi diceva che "il capitalismo è pieno di difetti perchè molti imprenditori sono cattivi, ma se fossero bravi...."

ripeto, in una fase controrivoluzionaria come quella attuale la creazione dell'avanguardia internazionalista è dovuta principalmente a fattori culturali piuttosto che materiali.

io non ho i problemi economici/sociali di un proletario nero che vive nel bronx. eppure io sono comunista e lui no...perchè?

non conosco la situazione americana credo pero che qualche visibilita ci sia nelle universita non ne sono sicuro certo sono daccordo con te come ho gia detto che 1 solo membro è inutile mi domando come è la sua vita

La nascita di una sparuta avanguardia comunista può anche essere influenzata pesantemente dai fattori culturali.

Ma la sua crescita e il suo radicamento, per poter incidere significativamente sulla realtà, trovano linfa soprattutto nelle contraddizioni economiche del sistema di produzione.

Detto questo, sono convinto negli USA non è affatto difficile venire a conoscenza del marxismo. Ci sono i libri e internet anche li, no? Un certo numero di visitatori di questo sito, ad esempio, è statunitense. Sono convinto che alla fine saranno le condizioni materiali - crisi economica e guerra - a spingere gli elementi più sensibili all'organizzazione... Speriamo solo che non avvenga troppo tardi!

Sicuramente il fatto che in Europa sia sopravvissuta una tradizione di sinistra comunista ha un peso importante nel determinare la presenza di individui e di miniorganizzazioni che si richiamano a quella esperienza complessiva (lasciamo stare, qui, quanto legittimamente). Poi, è ovvio, che i fattori "ideali" oggi hanno un altro peso notevole.

Ciao,

Smirnov

io non ho i problemi economici/sociali di un proletario nero che vive nel bronx. eppure io sono comunista e lui no...perchè?

xchè nella realtà sociale non c'è meccanicismo - altrimenti nn si spiega xchè una minoranza della popolazione ( borghesia ) riesca a dominarne una larga maggioranza.

Ritengo poi che il permanere in Europa e forse maggiormente in Italia di una certa cultura "di sinistra" o socialdemocratica sia da mettere in relazione con il maggiore peso avuto dal capitalismo di Stato in tale zona rispetto agli Usa ( ad es. l'italietta democristiana/pcista degli "anni d'oro" aveva un numero di dipendenti pubblici superiore al numero di soldati Usa in europa durante la seconda guerra mondiale...). Ma tutto ciò è servito per legare il proletariato ideologicamente ed organizzativamnete alla borghesia ed al suo stato.

In Usa invece il proletariato è stato legato alla borghesia con ideologie diverse da quelle della vecchia europa ( col suo passato di re,teste tagliate,'48,Resitenze, etc. etc.)

Che poi, come risultato nn voluto, da noi sia più facile parlare di comunismo e andare alle fonti posso essere d'accordo ma con un pò di riserve: ad es. io in Feltrinelli ho sempre trovato ben poco sulla storia del movimento operaio e comunista ( fuori dalla vulgata stalinista ) e se nn fosse x internet ed alcune piccole case editrici "eretiche" (tra cui metto anche LC ) i 3/4 della mia libreria sarebbero vuoti...

e sono sempre imbarazzato specie in questo periodo quando vedo i turisti stranieri notare l'orgia di manifesti rossi con le falci/martello pubblicizzare feste dell'Unità/Liberazione con annessi menù etc.etc... opp. le partite a briscola tra pensionati rincoglionitelli ( bonariamente...ovvio) davanti ai circoli Arci con le loro belle bandierone rosse....

Per esperienza diretta conosco discretamente e dall'interno il movimento americano, e vi garantisco che l'assenza di grossi partiti opportunisti è davvero un bene. Lo staliname è davvero irrilevante, ma migliaia di militanti (che appaiono pochi visto che si parla degli USA) guardano all'unica tradizione comunista presente storicamente in America, il trotskismo, che spesso è anche meno schifoso di quello prevalente in Europa. Fa parte anche dell'antiamericanismo dello stalinismo all'amatriciana un'immagine degli USA senza nessuna soggettività orientata al marxismo, seppur nominalmente.

Mi è capitato l'altra sera di rileggere il "Bordiga" di Damen e ritrovare il nocciolo della questione del topic espresso con una chiarezza adamantina: da studiare a prescindere dal partito in cui si sta o non si sta, è un testo pieno di spunti preziosissimi.

Saluti internazionalisti.

Il libro citato da Reed (ottimo davvero) lo potete richiedere al nostro indirizzo centrale. Per chi non lo sapesse, Onorato Damen è tra i principali fondatori del P.C.Internazionalista.

Autore: ONORATO DAMEN. Titolo: AMADEO BORDIGA. VALIDITA' E LIMITI DI UNA ESPERIENZA NELLA STORIA DELLA SINISTRA ITALIANA - A distanza di anni, l’attualità e l’interesse politico di questi scritti rimangono intatti, a testimonianza di una appassionata battaglia rivoluzionaria di analisi critica e di elaborazione teorica per un orientamento comunista della classe operaia. 210 pag. - € 12,00

Concordo in pieno con Reed sullo stupido antiamericanismo "di principio" instillato dallo stalinismo; putroppo, invece, non ho una concoscenza diretta della sinistra statunitense e quindi non posso esprmermi sulla qualità del trotskysmo di quelle parti.

Saluti,

Smirnov

Reed, a quali passi, in particolare, facevi riferimento?

visto che partecipano alle elezioni sarebbe interessante sapere i loro voti

ottimo l'intervento di Reed - rileggerò i passi che dici

Ho trovato cmq degli spunti anche nel "Gramsci tra marxismo ed idealismo" di Damen che sto terminandoin quesot periodo

Un po' tutta la traccia teorica del libro è utile per la tematica "sviluppo capitalistico e coscienza di classe". Dall'epistolario con Bordiga emerge anche una posizione ferma e di alto valore scientifico contro semplificazioni impressionistiche (non a caso anche rispetto all'America), ma in generale si affronta riccamente il rapporto struttura-sovrastruttura, soggettivo-oggettivo, economia-coscienza, classe-partito. "Travagliata maturazione di una coscienza di classe" è un'ottima bussola, ma per afferrare bene mi è servito ristudiarmi tutto il volume, e tanto vi suggerisco.

Saluti

Sulla nostra concezione del partito e sul rapporto partito/classe, consiglio anche, sempre di O. Damen, gli "Scritti scelti" presenti in catalogo.

p.s.) in quanti sanno che Damen fu il primo ad articolare la critica all'URSS in quanto regime a capitalismo di stato, quando ancora lo stesso Bordiga non andava oltre un ibrido "industrialismo di stato", negando così, nell'immediato dopoguerra, la natura assolutamente imperialistica dell'Unione Sovietica?

In molti, dopo Damen, hanno scoperto l'acqua calda (Bordiga, Cervetto, frange trotzkiste...) senza mai menzionare il lavoro teorico di Damen.

Oscurantismo... mala bestia. Prometeo, però, continua a rubare il fuoco agli dèi.

Purtroppo

Il libro validità e limiti di ...

è corrosivo e personale, tra l'altro scritto appena criccato il grande vecchio.

Non fu un bel gesto.

Pubblicare la corrispondenza di lavoro privata è discutibile, tra l'altro le ipotesi di alfa sono tuttora in piedi e per nulla demolite.

La questione sindacale BC l'ha risolta di netto, negando la necessità di un sindacato come cinghia di trasmissione. Allora il dibattito interno era di altra natura. I compagni di BC oggi sono molto diversi di quello che era BC negli anni 50. Allora comunque un riferimento recente alle tesi di livorno 1921, di lione 1926 alla piattaforma 1946 c'era. Oggi ?

Sulla questione russa, sfido tutti a leegere "fondamenti economico sociali della russia d'oggi" un lavoro ciclopico per rimettere in piedi la dottrina marxista sulla questione russa.

L'utilizzo della formula "capitalismo di stato" era ed è errata. Troppo semplicistica, valida solo per uno spicciolo lavoro di propaganda.

Già negli anni 20 circolava questa formuletta.

Ciao Spartaco, perché non fu un bel gesto? Non si fanno pettegolezzi, ma si prende lo spunto per fare un esame critico non solo di Bordiga e del bordighismo, ma di alcune questioni cruciali, in primis il rapporto partito- classe-natura del partito.

Che oggi siamo molto diversi dai compagni di 50 anni fa mi sembra un dato scontato, ma forse tu lo dici in negativo, cioè che siamo peggiori (se così si può dire) di quei compagni, sbaglio? Personalemnte, credo che poiché le circiostanze storiche cambiano, cambiano anche le persone prodotto di quelle circostanze (e che a loro volto contribuiscono a cambiare). Per quanto riguarda i documenti da te citati, fanno parte del nostro partimonio, ma è ovvio che qualcosa di quei documenti sia superato, tra cui, appunto, la questione sindacale: noi pensiamo di essere andati più avanti, di aver ulteriromente affinato la questione.

Ho letto il libro di Bordiga sulla Russia ed effettivamente è un libro di valore, ma ciò non toglie che sulla defininizione della matura sociale dell'URSS Bordiga non sia mai veramente pervenuto ad una comprensione chiara del fenomeno, perché, come dicevano i nostri compagni, è rimasto sotto le macerie della III Internazionale e non ha mai saputo del tutto tirarsene fuori.

Saluti,

Smirnov

Per la verità "capitalismo di stato" è ben precedente, e la "formuletta" è stata usata felicemente da Lenin. Sono d'accordo che è imprecisa, ma dire che sia errata è eccessivo. E' una sintesi scientifica che mette in evidenza un aspetto del tutto, parziale ma inevitabile per qualificare un fenomeno inedito come la Russia del Novecento. Anche "capitalismo" in sé è tuttavia una formula parziale, ma è efficace per lo scambio simbolico; non credo ragionevole aspettarsi di più. Il lavoro di Damen è stato fondamentale per la concettualizzazione della struttura economico-sociale della Russia stalinista, rendendo inoltre possibile una qualificazione aggiuntiva che rispondeva agli interrogativi dell'epoca (proprietà/titolarità, personalità/impersonalità, classe/casta/burocrazia ecc.); ovviamente sarebbe bastato dal punto di vista scientifico dire "capitalismo", ma dal punto di vista politico era "capitalismo di stato" la formula più corretta da utilizzare.

Ammesso il senso scientifico e politico dell'utilizzare "formule" che non possono non essere imprecise, mi piacerebbe un confronto con Lev per conoscere la sintesi che valuta più corretta.

non sono molto preparato sulla questione della reale natura economica dell'URSS.

di certo rifiuto la semplificazione di LC che definisce "democrazie borghesi" qualunque sistema capitalista, senza fare distinzioni tra gli USA e la Cina di Mao.

Capitalismo di stato" (o "di partito", come diceva bettheleim) forse è la "formula" più corretta, libera da ideologie che fanno vedere un semplice "stato operaio degenerato.

la burocrazia non era solo parassitaria, era una classe dominante..diversa dalla classica borghesia, per questo rifiuto la definizione di "democrazia borghese" (quale democrazia? quale borghesia?).

qui ci sono un po di articoli interessanti: intermarx.com

anche se gli autori mi sembrano lontani dalla sinistra comunista...

di Damen non ho mai letto nulla...ma rimedierò.

è quello che ha creato BC staccandosi da bordiga?

Testi Damen

Se vai sul sito, sotto testi, trovi gli scritti di Damen.Non so se sono tutti ma ce ne sono parecchi.

Saluti

Rivolunzio

Damen

nn è solo quello che si è "staccato" da Bordiga...

antimilitarista condannato nella prima guerra mondiale, ha fondato il PcdI nel '21, ne è stato deputato alle elezioni del '24,segretario di alcune camere del lavoro, promotore del Comitato d'Intesa nel '25.

Poi tra i fondatori del PCInt nel '43 ( con un "extra" di una decina d'anni di carcere...).

"non sono molto preparato sulla questione della reale natura economica dell'URSS" (Lev).

Perdonami Lev, mi sono sbagliato nello scrivere il nome: volevo invitare "Spartaco" alla definizione, visto che aveva ritenuto "la formula capitalismo di stato" "errata" e "semplicistica", "valida solo per uno spicciolo lavoro di propaganda".

Leggerò comunque gli articoli da te segnalati, magari se ho un po' di tempo di segnalo un po' di materiale sul cap. di stato oltre quello che troverai in questo sito. Saluti comunisti.

La questione russa

Il tema della definizione dellla struttura sociale russa è compelssa, ma non è certo un mistero.Non è certo descrivibile in un post.

In russia La definizione di " capitalismo di stato" per la grande impresa, per indicare la Poprietà e non il possesso, era corretta, ma lasciava fuori in gran parte la piccola e media impresa. Dimenticava totalmente la questione Agraria, in un paese dove a tuttora il 30% della popolazione attiva è nelle campagne.

Quando crolla un edificio, ci si tira fuori dalle macerie e si rimettono in ordine le fondamenta, facendo tesoro dell'esperienza passata.

Nella scissione del '52 da una parte c'era la fregola di ricostruire a breve il partito, nella speranza che a breve ci fosse una ripresa rivoluzionaria.

Questa fregola rimane, tant'è che c'è una profonda invidia per LC che con tecniche imprenditoriali è riuscita in pochi decenni a creare una organizzazione sul territorio.

La rinascita del partito non può essere il frutto di un atto di volontà, con il cuore vorremmo tutti che l'umanità superasse la barbaria della società divisa in classi ed in special modo di quest'ultima, non è con nuove formule o nuove teorie che si smuove il terpore in cui soggiace il proletariato.

La furbizia, è un arma che suscita simpatia ed è pericolosa, ti travolge senza neanche accorgertene. Vedi anarchici sinceri, diventare stalinisti e far a gara per occupare le poltroncine nei sindacati di stato.

Vedi anche epigoni della sinistra comunista, che rinnegano le tesi di livorno e di lione senza neanche accorgersene, vedi i bordighisti diventare la caricatura di se stessi..

Pressione

Mi sembra, certe volte, che siamo come intorpiditi da tutto questo quieto vivere col quale ci nutre la democrazia borghese.Inoltre, essendo il momento storico sbagliato, non possiamo vivere in modo dignitoso lavorando solo per la rivoluzione, abbiamo da lavorare per mangiare.In questa fase di passaggio sia una che l'altra attività potrebbero risultare ornamentali, solo che della seconda attualmente non si può fare a meno.

Potrebbe anche risultare che non si ha più di tanta fretta nell'organizzare la ribellione, perché effettivamente, se non teniamo conto dello spiccio numero di militanti internazionalisti e delle finanze a disposizione, la gente, in generale(compreso il proletariato naturalmente)è sempre stata molto influenzabile.Sopratutto se sentiva i rivoluzionari dire ad alti toni le loro ragioni da piccoli palchi a un metro di altezza dalla folla.

Le condizioni materiali per fare scoppiare il malcontento ci sarebbero tutte.Credo che a livello europeo(in medio-orientela cosa si profila molto diversamente)manca la pressione e l'insistenza su certi temi.

Certo, i bolscevichi derubavano le banche e procuravano i soldi per vivere ai rivoluzionari e il resto della pecunia la usavano per la propaganda e l'agitazione, cosa che oggi sarebbe inutile tentare.Esiste una macchina di controllo troppo evoluta.

Sappiamo che non potrebbe esserci periodo più sfavorevole per noi, ma forse siamo troppo buoni e tranquilli...

PS.:E' poi ovvio che non ci diamo alla resistenza armata

Scusatemi questa riflessione, forse è un pò superficiale e non vorrei risultasse stupida.

L'ho fatta solo perché abbiamo parlato molto delle condizioni oggettive per la rivoluzione, altrimenti avrei lasciato perdere...

Rivolunzio

  • Ciao Spartaco,

nel '52 non*

Ciao Spartaco,

nel '52 non c'era affatto la fregola di costruire il partito, né tantomeno l'illusione che la rivoluzione fosse alle porte: sulla questione della nascita del partito abbiamo detto molto, anzi, moltissimo, e tu Spartaco dovresti conoscere qualcuno di quei documenti, se non sei di primo pelo politico (come presumo, ma potrei sbagliarmi). Rinvio ad ogni modo al nostro quaderno sulla scissione, al libro di Onorato Damen su Bordiga e il bordighismo e ai documenti sulla Frazione degli anni '30 che, in parte, sono sul sito e in parte vi verranno messi entro pochissimo.

Per finire, da parte nostra non c'è nessun rinnegamento di Livorno o di Lione, dico solo che per certi aspetti siamo andati più in là, com'è giusto che sia, perché il capitalismo pur rimanendo sempre se stesso, cambia: l'invarianza chiesastica la lasciamo al peggior Bordiga e ai suoi epigoni.

Ciao,

Smirnov

PS Nei confronti di LC non c'è nessuna invidia.