Crisi e crisi dei rivoluzionari

Cari Compagni, c'è una domanda che non trova una risposta soddisfacente sul piano dell'analisi di classe e del movimento generale del mondo. Nel disastro di una crisi senza alcuno sbocco del capitalismo, che va divorando l'economia, l'ambiente, gli stelli elementi della civiltà umana e la stessa possibilità di sopravvivenza degli uomini, come mai i rivoluzionari non riescono a raggiungere una "massa critica" sufficiente ad influire sulle contraddizioni di classe in atto e sulle convulsioni che scuotono il mondo?

Si possono trovare, certo, un infinità di risposte parziali, ma nel senso generale e dalla prospettiva del materialismo storico sembra mancare questa risposta che è essenziale per comprendere il senso e la direzione del procedere della crisi.

Forum: 

Sinceramente non credo che possa esistere una unica risposta, i motivi sono molteplici come scrivi anche tu: dalla sconfitta dell'Ottobre, alla mistificazione del capitalismo di stato spacciato per socialismo, dal potere incredibile che ha assunto, grazie alle nuove tecnologie, l'ideologia dominante, alla putrefazione delle relazioni sociali nella crisi, dall'assenza della lotta di classe al continuo arretramento al quale è sottoposto il proletariato, etc... (si potrebbe continuare per un po').

Il problema non credo sia tanto "capire il motivo perchè i rivoluzionari non riescono ad essere una massa critica", ma fare di tutto per costruire le premesse affinchè quando, storicamente, si produrrà una possibilità di cambiamento i rivoluzionari ci siano e sappiano giocare il loro ruolo.

Il problema, per come lo poni, non ha soluzione per un materialista perchè è al di fuori della prassi. E' una pura questione teorica. Il fatto concreto invece è che, prevedibilmente, questa crisi creerà degli scossoni, aprirà delle possibilità, ma se in quel momento l'avanguardia rivoluzionaria non sarà minimamente presente, allora la possibilità passerà e buonanotte.

Da materialisti sappiamo che la storia produce delle possibilità di svolta, da rivoluzionari sappiamo che, indipendentemente dalle condizioni esterne, è nostro dovere MILITARE (nel senso di fare militanza) per arrivare a tali appuntamenti il più attrezzati possibile.

potresti comunque approfondire il discorso con i compagni a te più vicini.

Caro Compagno Lotusflower,

ciò che dici è tutto condivisibile, ma nella tua risposta riferisci una sintomatologia, non una diagnosi. Si, è vero, è, o sembra, una pura questione teorica, ma la teoria non è un optional per i marxisti, e "fare di tutto per costruire le premesse" senza aver capito il perchè dei fenomeni che tu richiami, potrebbe essere lavorare alla cieca, puro volontarismo, encomiabile, nobilissimo, ma del quale non si comprende quale ne debba essere l'indirizzo di linea. Il dovere di sulla base delle forze materiali che agiscono nel mondo. In alternativa abbiamo soltanto il determinismo fideista, il messianismo del proletariato sub-specie '800, non la funzione, tuttora indefinita, del moderno proletariato. Ciò che davvero non mi convince è quel metastorico "indipendente dalle condizioni esterne". Quello che mi domandavo non è un superamento del materialismo storico ma una sua rigorosa applicazione allo stato di cose presente, il rapporto storico di casualità tra i fenomeni che tu richiamavi e la struttura socio-economica del corso storico presente. Non è forse questa quella "analisi concreta della situazione concreta" che informa la prassi e che é essa stessa prassi?

Grazie per la risposta.B.

correggo due errori di scrittura

"rapporto storico di causalità" -

Il dovere di militare non éna opezione morale ma una funzione politica.

Scusa ma la tastiera si inceppa e mi salta frasi

allora forse ho interpretato male la domanda, la risposta non può che essere una analisi complessa delle cause che ho elencato in apertura più altre... ci siamo, la abbiamo fatta, anche se forse in maniera parziale, ma cercando sulla stampa troverai materiali sufficienti per inquadrare le varie questioni.

lavorare indipendentemente dalle condizioni esterne non nel senso di collocarsi in una sorte di torre di avorio chiamata invarianza... e da li ponificare questo o quell'altro, questo genere di impegno lo lasciamo volentieri ai bordighisti o a chi per loro. quello che intendevo è lavorare, affrontando qualsiasi genere di condizione esterna perchè non siamo noi a scegliere i terreno sul quale batterci, ma ci battiamo su qualsiasi terreno, compresi i tempi grami del presente che richiedono a tutti i compagni sensibli di unirsi al partito perchè la situazione è , per certi aspetti forse mai come oggi, durissima.

Per questo lungi da noi qualsiasi fideismo, opzione morale o altri approcci idealisti, giorno dopo giorno la correttezza della nostra critica al capitalismo trova tragiche conferme, l'ideologia dominante è sempre più l'ideologia della classe dominante, il castello della borghesia cresce su se stesso, da marxisti - e non da fideisti- sappiamo che presto o tardi inizierà ad oscillare. saremo noi sopravvisuti fino a quel tempo? se si il nostro metodo ci fornirà gli strumenti per affrontare la situazione, ma noi saremo solo la bussola, il motore è la classe in assenza della quale nulla potrà accadere. dicevamo mezzo secolo fa:

"Dal n. 11/1963 di Battaglia comunista

Al lettore operaio

Quanti sono i comunisti internazionalisti? Pochi, per l’insurrezione, abbastanza, per la vita del vero marxismo. Anche i più grandi fiumi sono costretti, in qualche tratto del loro corso, a restringere l’alveo e impoverirsi di acque.

Accade oggi lo stesso al partito rivoluzionario, che agli opportunisti appare disseccato, mentre in realtà esso viene da lontano e va verso una meta sicura.

Si siamo pochi e gli ostacoli numerosi. Ma le nostre sorgenti sono il socialismo scientifico, il marxismo, l’eredità indistruttibile della Comune di Parigi e della Rivoluzione d’Ottobre, che la socialdemocrazia respinge e lo stalino-kruscevismo rinnega.

Una teoria e un movimento che hanno fatto una rivoluzione, sono capaci di farne altre. Una classe che ha saputo alzarsi in piedi, non può rimanere piegata per sempre.

Ma per diventare un soldato della propria classe, l’operaio deve capire la teoria marxista e può farlo solo leggendo la stampa rivoluzionaria “Battaglia comunista”, Prometeo, Lotta di Classe, gli opuscoli di cui il presente volumetto e’ un esempio.

Febbraio 1963"

"l’operaio deve capire la teoria marxista e può farlo solo leggendo la stampa rivoluzionaria “Battaglia comunista”, Prometeo, Lotta di Classe, gli opuscoli di cui il presente volumetto e’ un esempio"

Di questo ti dò atto. Ma per comprendere la teoria marxista (in questo caso, il materialismo storico) occorre non soltanto la comprensione delle leggi generali che presiedono i mutamenti sociali epocali in generale (la contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro nel nostro tempo), ma compredere quali siano le contraddizioni principali che le mutazioni sociali producono oggi.

Ho posto talvolta la banale domanda "che cos'è il moderno proletariato?" poiché è nella sua struttura e nel suo rapporto precipuo col capitale finanziario internazionale e con la moderna statualità che si puo comprendere la mutazione della sua struttura di classe e della sua dinamica interna.

Ora, alcuni eludono questa domanda sostenendo che l'immissione di centinaia di milioni di operai nelle economie asiatiche ripropone il modello "classico" di proletariato, per il quale sarebbero applicabili le passate esperienze tout-court. Ma i fatti sembrano contraddire questa opinione perchè ciò che è mutata è l'intera architettura sociale, col la scomparsa progressiva dei ceti intermedi e quindi con con la impossibilità del proletariato di comprare tutto ciò che produce. Una risposta del '63, sebbene contenga idee ancora utilissime, è insufficiente in quanto si riprta al vecchio assetto delle società e, metaforicamente, all'mmagine del "quarto stato" di Pellizza da Volpedo. Quindi, o si postula un proletariato metastorico oppurre occorre rispondere alla domanda: non è data una terza via. Grazie per la risposta.B.

dunque, premesso che il proletariato è la classe di popolazione che vende il proprio lavoro in cambio di salario, nqturalmente questo proletariato è evoluto con l'evolversi del capitalismo, con la sussunzione reale dei processi produttivi al capitale e con l'incredibile evoluzione della produttività (133 operai americani del 1950 realizzavano lo stesso output produttivo che oggi realizzano in 6).

Ovviamente non è possibile dare una risposta esauriente al tuo quesito su un forum, e nemmeno in un articolo, credo, ad ogni modo.

riguardo alle modifica enormi nella composizione di classe che in parte, a suo tempo, abbiamo anticipato al VI congresso, 1997, in termini generali, qui:Lo stato del capitalismo oggi e il neo-riformismo e qui: Globalizzazione e imperialismo mentre il discorso può essere approfondito in: leftcom.org leftcom.org leftcom.org ed in questa fase, come partito, stiamo nuovamente tornando sulla questione composizione di classe e ripresa, ma ci vorrà un annetto per qualche nuova pubblicazione sul tema. Inoltre sono molto interessanti gli articoli di prometeo a firma stefanini della metà degli anni '90. spero di esserti stato utile e rinnovo l'invito ad entrare in contatto con i compagni che conosci sul tuo territorio.Lotus