Libano/Medioriente

penso sia doveroso aprire un argomento così.

Forum: 

Sì, anche secondo me: in Libano si sta giocando una grossa partita che vede, a mio parere, direttamente o indirettamente in ballo gli imperialismi grandi e piccoli(e aspiranti tali). Isarele che coglie l'occasione di posticipare a tempi lunghissimi il già ridicolo ritiro da alcuni territori; riprende l'obiettivo di controllare/impadronirsi di alcune zone del Libano molto importanti sia dal punto di vista economico (l'acqua) che militare (la "sicurezza"); ridimensionare militarmente gli Hezbollah e Hamas, impedendogli di governare; colpire dunque, attraverso gli Hezbollah, il costituendo o "rafforzando" asse Siria-Iran, se non favorito, di certo nemmeno ostacolato da Russia e Cina e, per questa via, fare un grosso favore agli USA che vedono come fumo negli occhi questa cosa (tra parentesi, la Siria ha sostituito le sue riserve di valuta forte con euro e non più col dollaro...). Tra tutto questo, fa capolino il rialzo stratosferico del prezzo del petrolio che, poiché è denominato in dollari, permette agli USA di appropriarsi parassitariamente - per il solo fatto di stampare dollari - parte del plusvalore estorto a livello mondiale. D'altra parte, l'altissimo prezzo del petrolio, se mette in crisi l'Europa e il Giappone, favorisce molto anche nemici aperti e meno aperti degli USA, quali, per esempio, il Venezuela e la Russia. Queste considerazioni non hanno la pretesa di essere esaustive, anche perché tutta la faccenda è un bel casino.

Sotto tutto questo ci sono le sofferenze senza fine del proletariato palestinese e di tutta l'area, israeliano compreso, alla merce dei "signori della guerra" piccoli e grandi e delle laide ideologie nazionalistiche, laiche o religiose che siano. Quanto è lancinate la mancanza di un punto di riferminento di classe!

Ciao,

Smirnov

Crisi economica

Giusto per sottolineare come al fondo di tutto ci sia la crisi economica in cui si dimena il capitalismo mondiale.

Il terrorismo e i soldati rapiti in realtà sono solo episodi di una trama più ampia. Come dice Smirnov, Israele ha bisogno di controllare il Libano, almeno parte di esso. Ma ancora di più gli Stati Uniti hanno bisogno di imporre la loro forza militare laddove questo serva a rafforzare il ruolo del dollaro quale moneta di contrattazione delle materie prime. I concorrenti degli Stati Uniti, d'altra parte, hanno tutta l'intenzione di infrangere questo monopolio.

Non si può guardare al Libano senza guardare al mondo intero. Guerre dichiarate e conflitti striscianti si diffondono in ogni angolo del pianeta. Alla crisi, come sempre, il capitale risponde con la guerra.

Lo scrive anche LC!

Un saluto a tutti.

Sono d'accordo...e non perchè LC sostiene più o meno la stessa cosa.Come la mettiamo?Si può essere dei controrivoluzionari e opportunisti e fare dell'analisi corretta?Si,la faceva anche Kautsky con l'approvazione di Lenin!Già,a parole e in teoria siamo tutti marxisti...

Un saluto internazionalista.

Bauskin,

non per fare il bastian contrario, ma siamo sicuri che noi e LC diciamo la stessa cosa?

Per quanto riguarda il resto, non è raro, nella storia remota e vicina del movimento operaio, trovare analisi teoriche simili, ma indicazioni politiche divergenti: guarda, per esempio, le analisi economiche di Mattick e le sue prospettive politiche.

Ciao,

Smirnov

La comunità internazionale dovrebbe iniziare a staccarsi dai Re americani e denunciare il comportamento di Israele una volta per tutti.

Ma è utopico pensarlo.

Il resto l'hanno già detto gli altri miei compagni.Altro non ho da aggiungere.

Grüsse,

Rivolunzio

E l'imperialismo europeo dove lo mettiamo?

Un saluto a tutti.

La comunità internazionale è costituita da imperilisti,squali che prima di sbranarsi tra loro,manderanno al macello i proletari che hanno sotto il loro tallone nazionale.Israele,Usa,la Palestina,sono convenzioni geografiche.Esistono veramente,materialisticamente,solo due classi antagoniste e la lotta di classe conseguente,il resto è la storia dell'agonia del capitalismo.

Un saluto internazionalista.

La comunità internazionale dei paesi imperialisti, radunata nel covo di briganti che è l'ONU, sarà ben contenta di staccarsi dai re americani se e quando altre potenze li detronizzeranno... Ma per il proletariato non sarà in ogni caso un grosso cambiamento.

Come dice Smirnov, ci vorrebbe un punto di riferimento di classe per rilanciare l'internazionalismo proletario, in contrapposizione a tutti i fronti imperialisti borghesi.

Questo post di Rivolunzio sembra anche a me curioso... non condivido però l'idea di Babuskin secondo la quale "Israele, Usa, Palestina, sono convenzioni geografiche"; al contrario! La borghesia ha basi nazionali, interessi centralizzati statualmente, sovrastrutture politiche, normative, istituzionali che nella loro concretezza retroagiscono concretamente sulla struttura e sui rapporti di classe.

Ciò che però conta è sottolineare che espressioni come "comunità internazionale" sono peggiori di "società civile" e simili... non è dai briganti imperialisti (o da categorie interclassiste, a seconda della definizione di "comunità internazionale" cui pensava Rivolunzio)che dobbiamo aspettarci qualcosa che non sia guerra, sfruttamento e distruzione. Così come trovo profondamente sbagliato parlare di "re americani" o di "Israele" della quale denunciare il comportamento (che aspettarsi da un paese imperialista?).

Crisi locali, spesso scatenate da imprevedibili fattori di precipitazione, richiamano il dovere di un'analisi mondiale che rintracci l'utilizzo che di quelle crisi fanno le potenze imperialiste (Stati europei compresi!!!), e di restare ancorati a criteri classisti, evitando partigianerie per alcune borghesie contro altre.

E' chiaro inoltre che per l'ennesima volta il proletariato (e non solo) arabo sta pagando con la propria carne e il proprio sangue un conto rincarato dalla battaglia in emersione tra USA e UE, accelerata dalle ascesi cinese, indiana e brasiliana, che si scarica, tra l'altro, in Medio Oriente.

Sappiamo tutti benissimo cosa è la comunità internazionale:Barbarie internazionale organizzata.

Certe volte, guardando il telegiornale, mi viene male a vedere come internazionalmente i politici si riducono a livelli veramente viscidi, pur di mantenere intatta l'alleanza con l'america.Quasi fosse di dovere difendere gli interessi americani e israeliani( anche questo si sa, essere gli stessi).Sembra Cuba e l'Unione sovietica durante la guerra fredda.

I palestinesi invece vengono difesi dalla sinistra radicale, che si agita tanto, ma che in definitiva non è capace di imporre sull'Unione prodiana, i propri obbiettivi, pur lontani dal comunismo.Fanno numero e basta, giusto per ritornare sul discorso della qualità rispetto alla quantità.

Nessuno di loro vede la questione da un punto di vista di classe.

Io andrei a nascondermi, fossi in loro.

Ps.:Scusate se prima ho generalizzato un pò con i termini, ma avevo fretta...

Saluti Rivolunzio

Ciao, Rivolunzio. Riaffronto il tuo intervento, poiché anche nella "ripresa" mi sembra inalterato il tema principale: "i politici si riducono a livelli veramente viscidi, pur di mantenere intatta l'alleanza con l'America. Quasi fosse di dovere difendere gli interessi americani e israeliani". Porre in questi termini la questione mi sembra fuorviante. Il sequestro di soldati israeliani è stato il fattore di accelerazione di tendenze in atto (un po' come l'attacco alle Torri gemelle: niente svolta nella storia!, siamo d'accordo), su una scala locale nella quale si intrecciano questioni annose e sviluppi recenti: Smirnov suggerisce degli spunti, altri se ne potrebbero aggiungere. Dal punto di vista internazionale questa crisi diventa terreno di confronto tra predoni imperialisti (come in genere è in Medioriente, dove le varie frazioni locali esprimono un intreccio di pressioni e interessi dell'area araba e degli imperialisti internazionali). Credo che la continuità strategica rispetto ad Afghanistan e Iraq sia proprio qui (piuttosto che in questioni contingenti o nel petrolio inteso un po' troppo forzatamente come molla suprema delle guerre): gli Usa tentano di recuperare il declino relativo che stanno vivendo, l'Ue corre, colta per l'ennesima volta impreparata da ritmi accelerati della storia che cozzano con i suoi ritmi rallentati e contraddittori di unificazione imperialista, gli altri si affacciano sul bottino, guardando più agli scontri di domani (epocali, probabilmente) che non strettamente all'oggi. Gli Europei in Medio Oriente tentano di fare i propri interessi, in maniera non lineare poiché tale non può essere l'unificazione europea. Quanto agli interessi israeliani o palestinesi non è quello il terreno su cui muoverci: il nostro terreno è quello del proletariato internazionale (americano, europeo, asiatico, arabo e israeliano) contro tutte le borghesie, tutte le frazioni borghesi, tutti gli stati borghesi.

Potrei sottoscrivere per intero il tuo intervento, Reed.

Anche a riguardo del petrolio hai sostanzialmente ragione: non è la molla suprema delle guerre. La tendenza generale alla guerra è dettata invece dalla caduta tendenziale del saggio del profitto.

Ma è pur vero, d'altra parte, che per fronteggiare tale caduta, gli USA più di altri hanno usato l'arma della speculazione, ossia dell'appropriazione parassitaria di quote di plusvalore estorte in altre aree del mondo, grazie al ruolo del dollaro.

Se oggi Israele può permettersi di far guerra col Libano, secondo me, è soprattutto perchè agli USA interessa far terra bruciata attorno all'Iran, indebolendo i suoi legami con la Siria. Vedremo, purtroppo! Ma alla fine sono convinto che il petrolio e il dollaro dimostreranno di svolgere un ruolo centrale nella vicenda, anche se al momento esso potrebbe apparire marginale.

La crisi del Libano rispecchia la crisi del "global imperialism"

Per me la "verità è sempre concreta". E allora bisogna ricorrere alle analisi che determinino il grado di sviluppo dei Paesi del M.O. e i loro rapporti con l'imperialismo anglo-americano e quello dei principali stai U.E:. Bisogna poi analizzare le lotte all'interno dell'area mediorientale tra il proletariato e le borghesie arabe, sia quelle semifeudali waabbite (Arabia Saudita, Sceiccati del Golfo, Giordania etc) che laiche-moderne (Siria,Egitto,Turchia Iraq etc,), e komeiniste (Iran, Al Quaeda, Sudan,Somalia etc.). La lotta tra Sionisti israeliani e Palestinesi è la sintesi più acuta e drammatica di tutto la scacchiere mediorientale; e questa realtà rispecchia all'ennesima potenza lo stato dei rapporti dei proletari (ebrei e palestinesi arabi in primo luogo) verso le classi dominanti e verso gli altri proletari arabi.Bisogna poi mettere in rilievo, come indica mic, lo stato dei rapporti interimperialistici in una fase in cui la lotta per il dominio sul petrolio e la funzione pagatoria dominante del dollaro, derivi da una fase di lotta accanita tra furfanti imperialisti per l'accaparramento della massa di profitto mondiale esistente, mentre si differenziano i ritmi di accumulazione sul pianeta tra le Potenza imperialistiche a favore dei "nuovi parvenus", come Cina,India e Tigri asiatiche,che attingono a piene mani grandi masse di plusvalore dai "loro" proletari bestialmente sfruttati.Quali sono le reazioni di questi ultimi? Il loro grado di unione e di organizzazione? Da un'analisi di questo tipo che tenga conto del punto di vista del partito (ma non dovrebbe esserci il partito internazionale del proletariato mondiale?), nel corso dell'esame(oggettivo) delle condizioni di esistenza teoriche,organizzative, di mobilitazione etc. del proletariato, prendono forma le giuste strategie (e tattiche) di lotta per la rivoluzione mondiale! Duccio.

Giustamente Duccio invita a puntare il riflettore anche sul martoriato proletariato dell'area e non solo sui maneggi dei briganti imperialisti piccoli o grandi, dotati di uno stato e della relativa macchina bellica, o "senza uno stato" e quindi "costretti" a ricorrere ai bombardamenti in scala ridotta chiamati correntemente terrorismo.

Purtroppo, in Medio-oriente, come del resto in tutto il pianeta, il proletariato è di fatto assente in quanto forza autonoma e antagonista alla borghesia in tutti i suoi diversi abiti, e questa può fare quello che vuole. Ancora più assente è la forza politica - il partito rivolzionario - che potrebbe mettere almeno i bastoni fra le ruote dei briganti imperialisti, sottraendo loro una parte del proletariato più combattivo e giustamente incazzato, assorbito, oggi, dalle ideoligie più reazionarie.

Saluti Smirnov

la visita lampo della Rice a Beirut mi pare valga molto più di 100 dichiarazioni...

Non so valutare bene però quanto gli Usa abbiano interesse a "forzare la mano" ( tramite la loro pedina israeliana ) coinvolgendo direttamente e da subito Siria ed Iran nel conflitto e quanto invece volgiano attestarsi in Libano ( sempre tramite Israele ) secondo la tattica di contenimento/pressione sperimentata in asia centrale dove però hanno subito dei rovesci.

leggevo di recente che il ministro della difesa israeliano è uno della sinistra laburista, ex sindacalista ed ex militante pacifista del movimento "Peace now".

Della serie buon sangue nn mente...

  • Ciao No Nick,

questa è*

Ciao No Nick,

questa è davvero bella...

Smirnov

Scusate se a volte minimalizzo e scusatemi anche l'assenza, ero a Berlino da un compagno tedesco del BIPR.

Sulla analisi non posso che darti ragione.Il mio se non altro voleva essere una blanda osservazione sui politici europei, ma in particolare italiani.

saluti

Rivolunzio

a proposito del birp sarebbe interessante 1 rubrica fissa sulle sue attivita

La guerra libanese continua, mietendo sempre più vittime civili - fra cui moltissimi bambini - e lasciando senza una casa e senza un futuro migliaia e migliaia di proletari...

Questo schifo urla al mondo quanto sia urgente FARLA FINITA COL NAZIONALISMO GUERRAFONDAIO e con il sistema capitalistico che inevitabilmente lo genera, trascinando l'umanità verso la barbarie del conflitto planetario.

CONTRO IL NAZIONALISMO ISRAELIANO

CONTRO HEZBOLLAH

CONTRO TUTTE LE FRONTIERE DELLA BORGHESIA

PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE, PROLETARIA E INTERNAZIONALISTA

d'accordo al 100% col Gek - specie contro chi vuol costringerci a schierarti con la "democrazia" israeliana o con gli Hezbollah "difensori" dei proletari e sottoproletari libanesi ( i più colpiti, xchè chi aveva soldi e possibilità se ne è fuggito da un pezzo ).

  • Idem!

Saluti

Idem!

Saluti

abbasso israele abbasso gli hezbollah viva le vittime proletarie di tutte e 2 le parti

Sono d'accordo Raes,anche se non ci sono dubbi sul fatto che la responsabilità dei massacri è principalmente attribuibile al governo Olmert,e non ai guerriglieri islamisti.

Del resto israele ha avuto una sessantina di vittime civili,e il Libano quasi un migliaio. Non lo dico per fare una macabra contabilità,ma per sottolineare l'oggettiva barbara responsabilità dell'imperialismo Israeliano...

  • Ciao Pietrotsky,

bisogna*

Ciao Pietrotsky,

bisogna anche vedere se gli Hezbollah non abbiano sperato in una risposta israeliana per aumentare il loro prestigio e la loro influenza tra la popolazione libanese e soprattutto nel settore che ci interessa, cioè tra il proletariato. Dalla borghesia, qualunque essa sia, c'è da aspettarsi di tutto. In ogni caso, fare quei distinguo ha senso solo per la cronaca, forse, non certo dal punto di vista politico: l'attacco di Peral Harbour fu portato dai giapponesi, ma come risposta alle provocazioni statunitensi; e allora, chi è l'aggredito e chi l'aggressore?

Saluti a tutti,

Smirnov

Individuare la ressponsabilità dell'imperialismo Israeliano non è solo cronaca.Stiamo parlando della macchina reazionaria capitalistica più devastante di tutta la regione,e sta massacrando il proletariato libanese. Oltre ai mille morti ci sono decine di migliaia di feriti e oltre un milione di sfollati (in un paese minuscolo come il Libano!).

Hezbollah rapendo un solfdato Israeliano ha forse giocato col fuoco,ma non gli si può attribuire la stessa responsabilità di Israele,in questo conflitto.

penso che sia molto pericoloso scendere sul terreno degli "aggrediti" e degli "aggressori" xchè così si scende sul terreno della propaganda borghese - se ne accetta il suo punto di vista e si rischia, anche involontariamente ed in buona fede, di capitolare, cioè di farsi partigiani di una parte, cioè da ultimo difensori di interessi nn della ns classe.

Senz contare che Lenin ci ha insegnato che nell'epoca dell'imperialismo nn si può più scegliere tra aggrressori ed aggrediti xchè lo stesso è un fenomeno unitario e come tale va concepito,denunciato e combattuto

  • condivido

condivido

  • Pietrotsky,

condivido in*

Pietrotsky,

condivido in pieno quanto detto da NoNick: precedendo come fai tu, c'è il grosso rischio di schierarsi su uno dei fronti borghesi. In piccolo, se così possiamo dire, Hezbollah non fa la stessa cosa di Israele, bombardando la popolazione civile?

Ciao,

Smirnov

non lasciamoci fuorviare dalle apparenze

penso che i compagni che hanno risposto all'intervento di Pietro abbiano centrato in pieno il problema. innanzi tutto Hezbollah non ha solo rapito un soldato israeliano, sono anni che compie azioni militari contro israele, ma questo non cambia minimamente le cose. non c'è organizzazione politica borghese che non abbia responsabilità nel massacro che si sta compiendo, entrambe le parti perseguono le loro finalità ed utilizzano il proletariato come carne da cannone. come sempre è avvenuto la borghesia se ne infischia dei civili morti e il fatto che Israle, grazie alla forza militare di cui dispone, ne faccia di più delle milizie islamiche non significa assolutamente nulla. ricordiamoci che iran siria e C. eliminerebbero ben volentieri Israele con tutta la sua popolazione (e il suo proletariato)dal medio oriente, il fatto che non vi riescano non li rende certo dei filantropi nè tanto meno dei Paesi che si stanno lanciando verso la costruzione del socialismo. Israle sarà pure la "macchina reazionaria capitalistica più devastante di tutta la regione" certo è che l'Iran di cui Hezbollah è una emanazione rappresenta uno dei più agghiaccianti regimi autoritari e bigotti del pianeta. come spesso purtroppo accade si scambia l'anticapitalismo con l'antiamericanismo. smettiamola di cavillare su tattiche in appoggio al paese capitalista più sfigato per indebolire il capitalismo dominante: caduto un monarca se ne fa sempre un altro, soprattutto se questo è salito al potere con l'appoggio del proprio proletariato condotto al macello dalle forze socialdemocratiche. l'unica politica da perseguire è quella del vero internazionalismo proletario sia in Israele sia in Iran, sia in Libano, sia nei Paesi industrializzati, non ci sono scorciatoie se il nostro fine è quello si fermare la barbarie capitaliste.

Consideriamo poi un altro punto: il Partito Comunista Libanese - www.lcp.org - è purtroppo appiatito sulle posizioni "resistenti" degli Hezbollah seppur in versione laica e socialdemocratica. Fossi un loro membro mi preoccuperei molto pensando a cosa è successo poco più di 25 anni fa ai "cugini" comunisti iraniani ( anche loro su posizioni analoghe verso Khomeini & Co.): LIQUIDATI TUTTI nn appena i secondi raggiunsero e consolidarono appena il loro potere.

Se la storia nn ci insegna nulla almeno l'isitnto di conservazione....

certo essere internazionalisti oggi in Libano o mediorente è difficilissimo ( nn voglio dire impossibile xchè bisogna essere cmq ottimisti...)- però sentivo da qualche parte che gli stessi Hezbollah girano nei quartieri distrutti distribuendo aiuti ed addirittura "buoni- indenizzo" x il dopo guerra a chi ha subito danni alla propria casa od attività. Io ci vedo dietro una strategia di controllo del territorio, se nn la paura del crollo "del fronte interno" ( normale quando stai perdendo una guerra ) cosa che potrebbe aprire degli spazi alle posizioni disfattiste ed internazionaliste

Ma secondo voi un comunista in Libano dovrebbe battersi per il disfattismo proletario,in quanto la sconfitta del proprio stato borghese è sempre prioritaria?

Una battaglia facile da vincere,basta lasciar fare all'esercito Israeliano.

Il punto è che i proletari libanesi sentono giustamente la necessità di autodifendersi,e gli elementi più avanzati nella popolazione non voglion certo sentir parlare di disfattismo,e fare la fine del proletariato di Gaza!

Se a difenderli fosse un partito comunista organizzato,potrebbe anche porre la parola d'ordina della lotta contro la propria borghesia. Ma a contrastare l'avanzata di Israele c'è solo Hezbollah col suo programma reazionario e le altre caratteristiche che avete sottolineato negli interventi precedenti e che condivido.

Se ci fosse una forza comunista in Libano penso dovrebbe porsi la questione di resistere contro l'imperialismo Israeliano,oltre ovviamente a lottare contro il proprio stato borghese.

Lo so,su questo punto la pensiamo diversamente,comunque è bello lo stesso confrontarsi.

BESOS

certo in libano è piu difficile ma almeno qui dobbiamo dire le cose come stanno e cioè che sono criminali tutte e due le parti sperando nasca presto qualcosa di buono anche li

Io credo che il disfattismo rivoluzionario, di leniniana memoria, sia oggi più che mai attuale.

Se solo molti compagni - in cuor loro internazionalisti - non si piegassero alla ragione dell'imperialismo più debole (che esiste in tutte le guerre) allora l'appello risuonerebbe più forte, e magari sarebbe ascoltato non solo in Libano, ma anche in Israele e in tutta la regione.

Uno sciopero immediato, generale e ad oltranza - in tutta la regione: questa è la più temibile arma che il proletariato ha a disposizione, e che dovrebbe impugnare al più presto.

Mi trovo perfettamente d'accordo con Mic.Ma non solo loro dovrebbero impugnare l'arma micidiale dello sciopero generale.

Saluti Rivolunzio

paradosso storico

volevo far notare a quei "compagni" che appoggiano l'azione di hezbollah, della resistenza baathista in iraq o degli sciiti filo iraniani che una posizione analoga avrebbe probabilmente condotto nel 1943 ad appoggiare la resistenza fascista all'invasore americano. nel settembre '43 era ormai chiaro che quello americano sarebbe stato l'imperialismo dominante, perchè allora non unirsi alle altre forze nazionali (comprese quelle fasciste) per sconfiggere l'invasione straniera? alla fine i tedeschi non erano che alleati e dell'olocausto ancora non si sapeva nulla. inoltre le forze che guidano la resistenza antiamericana (antiisraeliana)in iraq ed in medio oriente non portano certo avanti una politica molto più progressista di quella fascista.

ma forse le cose erano diverse perchè da una parte era schierata l'unione sovietica? in questo caso sarebbe ora che molti "compagni" iniziassero a ragionare sulla natura imperialista dell'urss in modo lucido senza arrampicarsi sugli specchi di trite analisi sociologiche (degenerazioni,escrescenze burocratiche, ecc).

appoggiare le forze borghesi nazionali è per il proletariato libanese un suicidio e quelle forze politiche che spingono in questa direzione si macchiano di gravi responsabilità.

resitere e difendersi è necessario tanto per i proletari israeliani quanto per quelli libanesi e palestinesi e l'unica via possibile è il disfattismo rivoluzionario.

ps invito tutti i compagni che sostengono hezbollah ad arruolarsi e partire, per fortuna di compagni che sostengono israele ce ne sono veramente pochi ma inviterei anche questi a fare la stessa cosa.

  • Ciao Pietrotsky,

non ho*

Ciao Pietrotsky,

non ho altro da aggiungere a quanto detto da No Nick, Tom, Rivolunzio, Mic e Raes sull'argomento, perché sono totalmente d'accordo con loro.

E' vero che in caso di guerra per i marxisti è estremamente difficile far sentire la loro voce dissonante (né esiste una bacchetta magica o un manuale dell'intervento valido per qualunque posto e qualunque epoca), ma devono farlo, altrimenti chi direbbe certe cose? Quello che affermi tu porta dritto dritto, come dice Tom, al sostegno di uno dei fronti borghesi, magari il sedicente "meno peggio", solo perché non ha la potenza assassina e distruttrice di quello "peggiore", in questo caso Israele. Gli otto ferrovieri israeliani uccisi dai razzi di Hezbollah valgono meno dei bambini massacrati dalle bombe israeliane? O non siamo forse in presenza di cinici macellai borghesi per i quali la vita umana non ha nessun valore (come sempre)?

Se dovessimo accogliere il tuo punto di vista, che dovremmo dire ai 6-7000 manifestanti che, in Israele, hanno protesto contro la guerra e contro il governo? Non incorreremmo nello stesso giusto sarcasmo con il quale Rosa Luxemburg bollava la Socialdemocrazia che aveva buttato nella spazzatura l'internazionalismo proletario? "Proletari di tutti i paesi unitevi, in tempo di pace, e massacratevi in tempo di guerra".....

Ciao Pietrotsky, sinceramente rattristato,

Smirnov

Non essere triste Smirnov,si discute anche per far avanzare la nostra comprensione politica,e per quanto mi riguarda penso di aver completato il mio giudizio grazie alle vostre osservazioni.

Sono d'accordo con Mic quando dice che occorre uno sciopero generale in tutta la regione,e con Tom quando sostiene che non bisogna sostenere nessuno dei fronti borghesi in gioco.

Ma al proletario Libanese che non vuole essere occupato dall'imperialismo Israeliano e fare la fine dei Palestinesi(un peggioramento più che obiettivo direi),che cosa dovrebbero dire i comunisti?

Che in primo luogo è meglio se Israele sconfigge la "nostra" borghesia(e avere un laccio al collo ancora più stretto e letale)?

Voi davvero direste questo se foste una forza organizzata il Libano?

Spingere verso la rivoluzione comunista è l'ABC per un comunista,ma nell'alfabeto ci sono anche altre lettere oltre le prime tre.

Bisogna saper articolare le proposte politiche nella situazione concreta. Come si può tagliare l'erba sotto i piedi a Hezbollah (che per ora ha purtroppo l'egemonia negli strati più combattivi del proletariato libanese) senza porsi la questione di come resistere all'imperialismo Israeliano?

Come tagliare l'erba sotto i piedi ad hezbollah ??

Certo parlare da quì è sin troppo facile e sa sempre di un pò di "Risiko" però penso che le cose immediate da fare sarebbero:

1- denuncia della guerra ( imperialistica su ambo i fronti) x procura che si sta combattendo.

2- collegarsi col proletariato dell'area ( compreso quello israeliano ), tramite canali sindacali od altro, per porre la questione dello sciopero generale ad oltranza. Per inciso ho sentito che in Libano ci sono tipo 100 mila lavoratori asiatici ( più economici dei locali x molti lavori - il che è tutto dire )che nn sanno come tornare a casa xchè i loro stati se ne fregano di rimpatriarli.

3- cercare di collegarsi col proletariato europeo ed americano.

4- dotarsi di propri AUTONOMI organismi di CLASSE( Consigli o quel che sia ).

5- porre la questione della difesa militare nell'ambito della conquista del potere politico.

Specie l'ultimo punto secondo me, se avesse uno sviluppo concreto, potrebbe essere la famosa scintilla che mostrerebbe i reali interessi di classe in gioco nell'area ( e sarebbe davvero "carino" vedere hezbollah ed esercito israeliano alleati in funzione anti-proletaria, cosa di cui la storia ci dà molti esempi...).

Certo è difficile, anzi difficilissimo però l'alternativa è.... esssere arruolati e magari massacrati su uno dei 2 fronti...per cui tanto varrebbe provarci - no ??

Ciao Pietrotsky,

No Nick ha dato alcune indicazioni, pur sottolinenando che non esistono ricette facili, ben al contrario. Non si tratta dunque semplicemente di auspicare la vittoria di un imperialismo, quanto di fare opera disfattista con un inequivocabile segno di classe, articolando, certamente, le indicazioni politiche, ma sempre e comunque sotto quel segno. Secondo me non ti stai accorgendo che avanzi le stesse posizioni di Turati quando disse, all'indomani di Caporetto, che "la patria è sul Piave": per noi comunisti non c'è nessun "Piave" e se combattiamo la "nostra" borghesia non è certamente perché pensiamo che un'occupazione militare di un'altra borghesia sia meglio. L'articolazione della tattica, necessaria, non deve mai scendere sul terreno interclassista, anche se questo è quello sentito dalle masse proletarie in quel momento (anzi, tranne casi eccezionali, sempre).

Ciao a tutti,

Smirnov

caro pietro

vedo con rammarico che non riesci ad uscire dalla logica borghese che è alle radici della guerra. non è unendosi con la propria borghesia che si potrà fermare il massacro ed ottenere dei miglioramenti di vita. l'unica strada che porterebbe ad una soluzione del conflitto è quella del progressivo superamento dell'ideologia borghese sulla spinta degli evneti bellici, del disfattismo rivoluzionario su entrambi i fronti e della reale fraternizzazione dei proletari dei paesi in guerra. lo scipero genrale ad oltranza, il boiccotaggio delle attività belliche da parte di vastissime fette del proletariato israeliano sarebbe probabilmente molto più efficace di una qualsiasi azione militare libanese sotto la guida di Hezbollah.

sia poi ben chiaro che nessun internazionalista ha mai lontanemente pensato che il crollo di uno stato borghese sotto la spinta di un invasione straniera possa essere un passo avanti verso la rivoluzione proletaria.

se proprio senti l'impellente esigenza di schierarti con uno dei fronti imperialisti in guerra evita per lo meno di coinvolgere in questo noi internazionalisti.

un saluto tom

Aggiungo solo che il lancio di missili su civili israeliani non ha niente a che vedere con l'autodifesa del proletariato libanese - giustissima - e men che meno serve a creare fratellanza internazionalista e proletaria tra israeliani e libanesi.

Lo stesso discorso l'abbiamo sempre fatto anche per il terrorismo palestinese.

Come dice No Nick, l'autodifesa proletaria non deve prescindere dall'autonomia di classe e dall'internazionalismo. Le milizie di autodifesa - assolutamente necessarie - dovrebbero avere una precisa connotazione di classe ed essere legate in una rete più ampia di consigli, in modo da porre la questione del potere.

Sempre e purtroppo, però, siamo nel campo delle intenzioni. E qui rimarremo se il cosiddetto "programma massimo" sarà ancora rimandato ad un ipotetico e imprecisato futuro, sostituito nel frattempo da "tatticismi" che servono solo a giustificare l'appoggio agli interessi imperialistici di una parte della borghesia.

Compagni... sveglia!!

Ormai ho la sindrome di Beautiful,quella che viene a chi guarda troppe puntate tutte uguali di una soap opera.Non ha senso portare avanti un dibattito in cui si ripetono sempre le stesse argomentazioni,e non si fanno passi avanti(fatta eccezione per l'intervento di No-Nick,di cui condivido l'impostazione generale). Io pongo la questione dell'autodifesa del proletariato Libanese,e mi si risponde che voglio fare fronte con Hezbollah,con l'imperialismo,con il terrorismo anti-Israeliano ecc...

Amen,evidentemente non riusciamo (e vale anche per me) ad uscire da alcuni schemi rigidi,ma non è una novità. Ci vogliamo bene lo stesso.

Aspetterò un altro argomento di discussione :-)

BESOS

Può darsi benissimo che non ci siamo capiti, Pietrotskij, anche se ho l'impressione che puoi trovare nelle varie "puntate" precedenti qualche risposta alle questioni da te poste.

Ma siccome è meglio fugare malintesi... puoi spiegare un po' meglio qual è la tattica di autodifesa o "resistenza" che tu proponi? In qual modo si inserisce in questa tattica la valutazione di Hezbollah quale parte "aggredita", e quindi "colpevole" in misura diversa? In che modo si può uscire dalla logica del meno peggio, per cominciare a costruire una alternativa di classe?

  • Ciao Pietrotsky,

mi associo*

Ciao Pietrotsky,

mi associo alle domande di Mic, perché forse non ho capito bene neanch'io ciò che intendi.

Volevo aggiungere a quanto detto da Tom, che di per sé un'invasione non pone automaticamente le condizioni per un "clima" rivoluzionario: dipende da tanti fattori, in primis dalla presenza o meno del partito di classe.

Ciao,

Smirnov

PS L'autodifesa del proletariato può essere realmente autodifesa se dispone dei propri organismi autonomi diretti allo scopo, non se viene inglobato in forze borghesi: un po' come la guerra di Spagna, dove in primo momento sorsero veramente organismi autonomi, ma poi vennero messi in riga e assorbiti dalle forze istituzionali borghesi.

Credo che sia giusto,

Credo che sia giusto, compagni, tenere in conto, sulla guerra del Libano, il punto di vista tattico del partito comunista rivoluzionario, il quale non potrebbe intervenire nella situazione senza valutare il grado di coscienza e di organizzazione del proletariato mondiale e di quello arabo-israeliano dell'area, in questo momento.

Pertanto la proclamazione di uno sciopero generale insurrezionale, secondo me, dà per scontato che il proletariato della regione e quello internazionale abbiano compreso già il ruolo e la funzione antiproletari delle borghesie arabe in guerra con l'imperialismo americano e quello sionista, oppure che il proletariato israelita abbia capito già la funzione di oppressore di classe della borghesia sionista nei suoi confronti! Noi avanguardie dobbiamo prima spiegare e far comprendere, facendo leva sull 'esperienza delle masse operaie,come gli interessi del proletariato siano opposte a quelle delle loro borghesie e dei loro governi e come, battendosi contro le aggressioni armate delle Potenze imperialiste,le borghesie arabe e sioniste(critiche verso l'imperialismo europeo)in realtà combattono per una diversa spartizione del plusvalore mondiale e ..della rendita petrolifera, mantenendo e rafforzando lo sfruttamento del proprio proletariato che, intanto,immolano nel massacro intercapitalistico.Una volta che avremo accettato la necessità di superare queste fasi tattiche. allora potremo discutere sul come avvicinarsi all'obiettivo strategico! Saluti Duccio.

La necessità di superare queste fasi tattiche, già ci preme, superarle invece si sta rivelando un "poco" più difficile.

D'accordo sul resto,

Rivolunzio

Certamente oggi in Medio Oriente, ma come nel resto del mondo, le sparutissime avanguradie rivoluzionarie sono purtroppo ancora nella condizione di radicarsi quel tanto sufficiente per far sentire la loro voce tra i soggetti potenzialmente più sensibili e non di dare indicazioni concrete (nel senso che siano fatte proprie) alle masse proletarie.

Ciao a tutti,

Smirnov

E' chiaro che i comunisti debbono denunciare la natura imperialista della guerra,spingere tutti i proletari della zona verso l'unità internazionalista e la rivoluzione socialista,qualsiasi altra posizone non sarebbe in nessun modo marxista.

La questione che io mi ponevo è come però rispondere alla sacrosanta volontà del proletariato libanese a non essere palestinizzato da Israele. Se i marxisti in Libano si limitassero a dire:"che ti frega della resistenza a Israele,il tuo primo nemico è la borghesia Libanese",a mio avviso regalerebbero a forze reazionarie come Hezbollah il consenso tra i settori più combattivi della classe.

La domanda che pongo è questa in sintesi,come sottrarre l'egemonia a Hezbollah senza porsi la questione dell'autodifesa del proletariato Libanese dall'imperialismo Israeliano?

In parte,come dice Mic,avete già risposto alle mie domande,e direi in modo soddisfacente.

Ma alcune repliche del tipo :"hai l'impellente esigenza di appoggiare un imperialismo" oppure "suggerisco ai compagni che sostengono Hezbollah di partire per il Libano" mi avevano dato l'impressione di essere stato frainteso :-)

BESOS

beh, io proletario ipoteticamente libanese e rivoluzionario citerei -ad es.- di continuo la vicenda dei lavoratori dei trasporti di Teheran ai miei colleghi x far capire chi sono in realtà Hezbollah ( x l' esercito israeliano si vede bene già da sè...), emanazione nemmeno tanto nascosta iraniana.

Senza contare che anche gli stessi palestinesi -sempre tirati in ballo da tutti i contendenti- in Libano sono privati dei diritti civili ed in Iraq sono oggetto di attacchi militari da parte delle milizie sciitei xchè "troppo vicini" all'ex regime di Saddam Hussein che ne aveva favorito l'immigrazione in Iraq ( guardate l'ultimo reportage sul sito di rainews sulla vicenda ). Alla facciaccia della "fratellanza islamica"

Da lì partirei poi con la necessità di costruitre i ns propri strumenti di classe x l'autodifesa militare e, necessarimaente, x la conquista del potere politico.

  • Ciao a tutti,

ancora una*

Ciao a tutti,

ancora una volta sono completamente d'accordo con No Nick, perché mi pare che ponga correttamente i termini della questione; dunque, Pietrotsky, credo che nessuno abbia mai inteso dire "che te frega di Israele" (visto che le sue bombe ti piovono addosso), ma porre il problema complessivamente, nelle sue difficilissime - dal punto di vista pratico - articolazioni.

Non so se ti ricordi quella discussione in merito alla natura dell'imperialismo che avemmo una sera a Parma: i termini sono più o meno quelli.

Ciao a tutti,

Smirnov

2- collegarsi col

> 2- collegarsi col proletariato dell'area ( compreso quello israeliano ), tramite canali sindacali od altro, per porre la questione dello sciopero generale ad oltranza.

eresia piccolo borghese!

il sindacato è uno strumento del demonio (borghese) da cui il comunista deve stare ben lontano per non contaminare la sua purezza di vero rivoluzionario.

i lavoratori non sono quasi mai comunisti e ovviamente i loro sindacati sono i luoghi dell'opportunismo.

il vero internazionalista deve stare lontano dall'opportunismo controrivoluzionario!

Purtroppo questa necessaria igiene comporta come conseguenza l'impossibilità di comunicare con la classe ("ma chi minchia siete voi che ci chiedete di scioperare?").

Urge inventare un metodo di comunicazione con la classe di tipo telepatico a distanza, attraverso il quale i Veri Comunisti possano mettersi in contatto con i lavoratori senza dover frequentare i loro sozzi luoghi filoborghesi e antirivoluzionari.

;)

Lev,

il tuo intervento è al limite del taglio, perché sinceramente ci siamo stancati di queste battute da quattro soldi e del tono fiaccamente ironico che respinge ogni volontà di dialogo.

Se hai voglia di fare dello spirito da un soldo al quintale puoi andare in qualche altro forum, magari di Lotta (se ce l'avesse).

Detto questo, se, STRUMENTALMENTE, si riuscisse ad entrare in contatto con settori di proletariato attraverso i sindacati, la struttura sindacale in cui sono radunati settori di levaoratori più sensibili - che No Nick metteva come ipotesi tra le altre - essendo noi "laici" e non preteschi non ci faremmo nessun problema. Certo, personalmente credo che la cosa sia difficile, ma non si può escludere nulla, in questo senso. Nelle nostre tesi sui paesi della periferia, per esempio, si riconosce il fatto che, qui e là, ci sono o ci possono essere sindacati che pur essendo tali (ovviamente), non sono così integrati nei meccanismi di gestione della forza-lavoro come in "Occidente". Ripeto, questo non cambia di una virgola il nostro giudizio sulla natura del sindacato, ma, forse, la tattica di intervento in determinati casi specifici.

Smirnov

PS Se non tagliamo è solo per dar modo a No Nick di replicare, nel caso lo ritenesse opportuno.

"tagliate" pure se vi da fastidio, ma era solo un po' di ironia su un tema che reputo interessante...

è chiaro che per organizzare scioperi bisogna essere presenti nei luoghi di lavoro e nei sindacati...la classe non segue degli sconosciuti che gli chiedono di scioperare, ma gente che conosce e di cui può avere un po' di fiducia... è una cosa che si costruisce con il tempo, non è semplice abituare i lavoratori a una visione del mondo esterna all'ideologia dominante e anti-sistemica.

per questo credo che la presenza strumentale nei sindacati sia necessaria sempre e comunque, per radicarsi nella classe....in modo da poter usare questo "potere" quando sarà necessario.

i lavoratori israeliani e libanesi non scioperano perchè non esiste un avanguardia comunista che li guidi in tal senso, o, se esiste, è a loro sconosciuta.

Farsi conoscere e diventare un punto di riferimento è ciò che secondo me un partito comunista dovrebbe fare sempre, anche e soprattutto in un momento controrivoluzionario....perchè se poi quando arriva il momento buono il partito non c'è, oppure esiste ma solo per un pugno di intellettuali autoreferenziali sconosciuti ai più, il comunismo rimarrà un sogno...

intervento

...la classe non segue degli sconosciuti che gli chiedono di scioperare, ma gente che conosce e di cui può avere un po' di fiducia...

è vero ma credo che quei lavoratori che conoscono bene la cgil non ne abbiano alcuna fiducia.

la cgil è stata a lungo una importante cinghia si trasmissione della politica social democratica non certo di quella rivoluzionaria. prendere importanti posizioni di responsabilità dentro un'organizzazione che fa del contenimanto delle lotte operaie il suo obiettivo principale è un vero e proprio tradimento degli interessi dei lavoratori..lotta comunista fa questo!

lavorare costantemente per diventare un punto di riferimento per il proletariato è quello che noi internazionalisti facciamo costantemente in tutti i posti di lavoro in cui ci troviamo, spesso il primo nemico contro cui dobbiamo scontrarci e contro cui si scontrano i lavoratori quando lottano è proprio il sindacato di cui lotta comunista è parte integrante.

pensare oggi che in italia il sindacato possa essere ancora utilizzato per radicare le forze rivoluzionarie nella classe è pura illusione, dimostrata giorno per giorno dalla pratica antioperaia del sindacato stesso.

qual'è Lev la tua posizione sul Libano ??

A Tom: non metto in dubbio che la CGIL in se non abbia nulla di comunista e di rivoluzionario! è un istitutione controrivoluzionaria come qualunque istituzione presente nel sistema capitalista.

viviamo nel capitalismo, non possiamo fingere di vivere in un mondo parallelo "comunista" che rotola al fianco di quello reale.

i comunisti rivoluzionari dovrebbero cercare di fare proselitismo, di educare un avanguardia nella classe. quindi bisogna frequentare i luoghi della classe. che questi luoghi non siano "comunisti" è ovvio...il sindacato, le fabbriche, così come la scuola, l'università e le strade ecc... non sono comunisti IN SE.

il comunista non deve cercare luoghi "comunisti" in cui operare, deve cercare le PERSONE potenzialmente sensibili alla teoria marxista e portarle dalla propria parte.

queste persone ovviamente non le trovi in un circolo di PCint o di LC...quelli hanno già squarciato il velo dell'ideologia... ma le trovi nei luoghi della vita quotidiana dei lavoratori, dal sindacato al dopo lavoro ferroviario.

pensare di radicare forze rivoluzionarie nella classe standoci lontano non è solo pura illusione, ma una sciocchezza ridicola.

la fabbrica è il luogo dello sfruttamento...eppure il comunista deve esserci a fare propaganda! la scuola è il luogo di trasmissione dell'ideologia dominante, l'università il luogo dove verrà formata la nuova classe dirigente...eppure il comunista deve esserci!

altrimenti che fa? si legge Lenin seduto sulla poltrona e spera che un giorno la classe bussi alla sua porta?

sul libano

da comunista internazionalista sono consapevole che il risultato di questo conflitto è irrilevante per la prospettiva comunista...si tratta dell'ennesimo conflitto fra stati borghesi.

il vero nemico è la borghesia che manda il proletari a morire e a uccidere per i suoi interessi.

in quanto marxista sono anche umanista, quindi vista la disparità di forze in campo, il modo in cui la guerra è portata avanti, le migliaia di proletari morti o feriti...tendo a simpatizzare per la resistenza libanese, che per lo meno non ha iniziato la guerra ed è una resistenza legittima e sacrosanta. Questa mia "antipatia" per l'aggressore sionista non ha nulla a che vedere con il marxismo...è solo una questione umana che si pone dopo la constatazione che trasformare la guerra in rivoluzione (l'unica cosa giusta da fare in una guerra) in quel contesto è impossibile (causa mancanza di un partito comunista ben radicato).

Mi sembra che abbiamo ripetuto all'infinito che nessuno di noi sta sulla poltrona a leggere Lenin (cioè, fa anche quello) e che se riteniamo che, contingentemente, si possa guadagnare qualche lavoratore alla causa comunista lavorando dentro il sindacato, lo si fa, denunciando sempre e comunque (nei modi che la situazione rende più opportuni) la natura del sindacato e per il lasso di tempo necesario. Tutt'altra cosa è stare dentro in pianta stabile al sindacato, accettandone la logica e contribuendo al suo funzionamento, che è quello che fanno coloro che si illudono di poter utilizzare in modo permanente e sistematico il sindacato come cinbghia di trasmissione delle ideee comuniste, mentre avviene esattamente il contrario.

Saluti,

Smirnov

ho mandato 1 e mail a 1 gruppo troskista in cui dicevo di condannare anche i missili che fanno vittime tra i proletari israliani mi hanno risposto che è moralismo borghese come chi condannai morti di kronstad.non faccio nomi dico solo per pietraski che non è falce e martello

  • PCL o PC-Rol?

PCL o PC-Rol?

X LEV - Sperando di nn doverci tornare + sopra xchè detto e ridetto in tutti i modi e quì si stava parlando d'altro:

il nodo centrale è quello del "potere" che tu ritieni di avere. Secondo me è falso potere, xchè un'organizzazione struttrata e gerarchica tipo la Cgil nn lascia certo che gruppi più o meno numerosi dissentano realmente dalla sua linea, pena l'espulsione ( vedi gli operai Piaggio,purtroppo neppure su posizioni rivoluzionarie, espulsi dalla Fiom un paio di anni fa ).

Nn so in che ambiente tu lavori, ma se ti capita di dire qualcosa di appena fuori "L'opinione comune" oggi imperante, i primi a scandalizzarsi e rimbeccarti con aria saputella ( anche a volte...) sono proprio i delegati sindacali - cui dopo si aggrega la massa rasseganta e passivi.

Le lotte degli ultimi anni hanno mostrato inequivocabilmente che i lavoratori by-passano i sindacati creando propri coordinamenti etc. etc. ( a tal proposito IN UN ALTRO ARGOMENTO mi piacerebbe - ad. es. - proprio sapere come è stata impiegata tutta la "forza/influenza" nelle lotte dei lavoratori dei trasporti degli ultimi 2 anni, dove so che siete radicati).

  • Ciao Lev,

un conto è la*

Ciao Lev,

un conto è la simpatia umana e la solidarietà politica per l'ultra-angariato proletariato palestinese (anche dalla "sua" borghesia e dalla borghesia araba, come ricordava No Nick) che da sessant'anni ne subisce di cotte e di crude, un altro è legittimare politicamente la cosiddetta resistenza, che ha tutte le caratteristiche possibili, meno quelle proletarie-classiste.Ancora una volta si ripete l'immane tragedia per cui l'odio legittimo contro chi ti sfrutta a sangue, contro chi distrugge i tuoi cari e le tue povere cose è capitalizzato da forze politiche che non sono affatto migliori dei tuoi aggressori diretti. E' perlomeno dagli anni trenta del secolo scorso che i comunisti o aspiranti tali cadono nella stessa trappola.

Ciao Smirnov

Stomaco e Cervello

Le posizioni espresse sono note e arcinote, nulla di nuovo.

La questione sindacale tiene banco. Ma che senso ha parlarne se non si fissano degli obiettivi ?

Il sindacato è uno strumento inutilizzabile per i fini rivoluzionari ? Va bene solo per il proselitismo ?

Bene in questo caso, ( che non è il mio ) che si faccia o no attività sindacale nei sindacati di regime, è OBBLIGO denunciarne costantemente il ruolo antioperaio e controrivoluzionario.

A mio avviso il primo passo che la classe muoverà sarà sul piano economico, per la difesa delle condizioni immediate. Poi, a furia di prendere randellate dalla borghesia e soprattutto dai suoi servi di sinistra, gli elementi pìù capaci si muoveranno su posizioni rivoluzionarie.

La difesa delle condizioni di vita passerà attraverso organismi di difesa econimica in cui saranno influenti tutte le correnti opportuniste, in questo caso il partito nella costante denucia e attività sarà punto di riferimento per i lavoratori più combattivi.

Credo che si riproporrà una dinamica già vista in passato, formazione di leghe di mestiere, poi camere del Lavoro e quindi il Sindacato di classe.

tra l'altro la recente legislazione borghese, conscia del pericolo proletario ha affinato gli strumenti legislativi repressivi proprio in questo senso, - divieto di sciopero contemporaneo tra diversi settori -

La questione dei consigli, o comunque di organi intermedi tra economico e politico è da rifutare sminuisce la funzione del partito e ne mina l'efficacia.

Non si tratta di stare su di una poltrona a leggere i classici del marxismo aspettando gli eventi, ma con lo stomaco indurito dallo schifo quotidiano non c'è nulla da inventare. Il proselitismo, l'azione sindacale, lo studio devono essere compiti quotidiani, bene sapendo che non sarà la somma di queste azioni anche a livello più esteso a creare le condizioni per il prossimo assalto proletario. Ma almeno noi saremo pronti.

saluti

ok, penso di aver compreso un po' meglio la vostra posizione sui sindacati.

non sono di LC, quindi non so come loro usino il sindacato...so solo che hanno il segretario FIOM in provincia di genova... e non ho nemmeno esperienza diretta del sindacalismo (sono ancora studente).

ho tirato fuori l'argomento perchè è frustrante vedere come gli operai siano completamente intrisi di ideologia, al punto che nemmeno votano i partiti "comunisti" opportunisti ma Forza Italia...

tornando in tema... Smirnov, hai ragione, non ho mai pensato che la resistenza palestinese abbia qualcosa di classista... è semplicemente il debole che cerca di sopravvivere al forte che lo schiaccia. Siccome non è una lotta fra pari e in quella zona non esistono istanze rivoluzionarie che trasformino la guerra in qualcosa di davvero utile per la classe, moralmente sto dalla parte del più debole...che lascia sul terreno molti più morti.

detto questo, com'è possibile trasformare un conflitto fra borghesie contrapposte in rivoluzione? in palestina e in libano manca un Lenin...ma se ci fosse, non sarebbe più probabile che riuscisse nel suo intento presso gli "anelli deboli"?

libano ed altro

Mi preme dire due cosette,sul dibattito,prima di tutto la guerra in libano e° guerra di borghesie in lotta fra loro,e che da comunisti,e° fuori luogo essere da una parte o dall°altra,e° logico che i proletari in libano come in israele,non hanno nulla da spartire da questa guerra che li vede solo come carne da macello,le loro condizioni materiali,non possono che peggiorare,poiche° e° impossibile che da quella guerra,legata agli interessi sionisti americani da un lato e da quelli sirio iraniani dall°altro,possano emergere le vere contraddizioni insite nella societa° imperialista,cio° sta a dire che da un punto di vista rivoluzionario,l°unica cosa al momento fattibile dovrebbe essere lo sciopero ad oltranza da entrambe le parti,sui luoghi di lavoro,mancando in loco un vero partito comunista,cosi come un sindacato di classe,cio° e° molto poco probabile,in compenso quello che viene ad emergere e° come la societa° capitalista sempre piu° putrida ha un continuo bisogno di guerre di medio basso livello per continuare ad esistere,la decadenza dell°imperialismo americano,fa da contraltare al momento all°emergere dell°imperialismo cinindiano,con il ruolo di mediatore svolto dall°imperialismo europero.Quello che bisogna fare e° costruire e radicare il partito,poiche° nel giro di una decina di anni,vi saranno probabilmente le condizioni per una rivoluzione comunista,il periodo sufficiente a che anche l°imperialismo cinese possa esplodere,creando contraddizioni inimmaginabili ed irrisolvibili nell°ambito del giuoco capitalista.

Ciao a tutti, compagni,

cercherò di essere sintetico, pur rispondendo ad alcune questioni.

Prima di tutto, giusto per non fare confusione (e non per altro), Spartaco non è di Battaglia - mi rivolgo a Lev - e quindi le sue posizioni sul sindacato sono diverse dalle nostre: sintetizzando, sostiene le posizioni del bordighismo che portarono alla rottura dell'organizzazione nel 1952. Siccome però capisco che non è facile orientarsi tra posizioni che, d'acchito, possono sembrare uguali, se me lo permetti ti consiglio di leggere l'articolo "Riassumendo sul sindacato" apparso sul n. 18 della V serie di Proemteo (lo trovate su questo stesso sito)che, a mio parere, dovrebbe chiarire defintivamente le nostre poszioni.

Per quanto riguarda la guerra in Libano, più che un di un Lenin, ci sarebbe bisogno di un partito di classe minimamente radicato nel proletariato mediorientale perché quest'ultimo possa essere in grado di dire la sua, cioè quantomeno di mettere i bastoni tra le ruote alla mostruosa macchina bellica israeliana e alla non meno assassina e politicamente reazionaria "macchinetta" bellica dell'integralismo. La questione dell'anello debole, se ho ben capito, Lev, quello che vuoi dire (correggimi) non significa in nessun caso sostenere o "tifare" per la borghesia meno forte, ma sfruttare al meglio - per così dire - quelle debolezze per provare a rompere tutta la catena dell'imperialismo, anelli forti e sottoanelli compresi.

Infine, è vero, il capitalismo ha più che mai bisogno di guerra, ma per essere più precisi, direi l'imperialismo americano, in primis, ha bisogno della guerra per stare in piedi e perpetuare il suo dominio. Se poi la rivoluzione arriverà fra dieci anni, no saprei, di sicuro so che senza partito, la situazione economico-sociale potrenbbe precipitare anche domani, ma il capitalismo in un modo o nell'altro riuscirà ancora una volta a sopravvivere.

Ciao a tutti,

Smirnov

errata corrige

Spartaco non difende le posizioni "bordighiste" sul sindacato. Si rifà a piè pari alle tesi della terza internazionale, alle tesi di Roma e quelle di Lione.

Non credo tra l'altro che esistano tesi bordighiste.

Stringere il brodo, con un aggettivo, a volte è utile, sul tema sindacale è controproducente.

saluti

Ciao Spartaco,

appunto, fu la corrente bordighista che ripropose e ripropone tale e quali quelle tesi, mentre noi, come avevo già detto, siamo andati oltre.

Naturalmente, non sono solo i bordighisti che si attengono alla lettera alle tesi dell'Internazionale, ma tutta la sinistra più o meno di classe.

Ciao,

Smirnov

PS Questa pagina ha preso un piega diversa dal "titolo", siamo cioè andati a finire sul sindacato: si può aprire un'altra pagina (non so come si dica in termine tecnico).

a sentire i commenti sulla tregua hanno vinto tutti sembra l italia dopo le elezioni.sicuramente ha perso il proletariato di tutte e 2 i paesi

inoltre gli analisit militari Usa hanno avuto un saggio di ciò che potrebbe diventare una guerra aperta con l'Iran - ossia 1 mese di ostilità x avanzare qualche decina di km nonostante la supremazia tecnologica bellica

Chi sicuramente non ha perso è Hezbollah,che ha resistito molto al di là delle previsioni di Israele,aumentando ulteriormente la propria popolarità tra le fila della popolazione Libanese.

Forse ora gli Usa e Israele tenteranno di combatterli per interposta persona,cioè alimentando una guerra civile all'interno del Libano; le pressioni della Casa Bianca affinchè l'esercito regolare Libanese disarmi la milizia scita vanno proprio in questa direzione.

BESOS

sono tutti d'accordo

La guerra imperialista si presenta oggi più che mai come una immensa carneficina del proletariato. E QUESTO LO SCOPO PRINCIPALE DELLA GUERRA.

I distinguo, le analisi, i punti di vista se non partono da questo principio sono vuoti, insufficienti e portano acqua ai guerrafondai borghesi.

E' vero che ci sono interessi contrapposti tra le diverse borghesie, è vero che la zona è di vitale importanza per la presenza di terminal petroliferi ( che non sono stati bombardati ).

E' vero che Israele rappresenta la lunga mano degli interessi USA, uno stato che vive solo sul sussidio USA ! Vederlo a gambe a l'aria vorrebbe dire un gendarme in meno nella zona.

La guerra totale la borghesia di tutto il pianeta la scatenerà quando sarà minacciato il suo dominio di classe, quando il mostro capitalistico, completata la sua crisi, non avrà la capacità di corrompere ampi strati del proletariato.

Una guerra totale deve terminare con un brigante capace di controllare e garantire l'ordine sociale. Questo Israele oggi non è in grado di farlo. Ecco perchè abbisogna delle vigliacche borghesie arabe, la palestinese in testa per gestire la crisi economica nella regione. Crisi oggi bene profonda nell'economia israeliana.

La censura italiana è forte e poco lascia trasparire, ma è un fatto che in israele le diserzioni e la renittenza alla leva siano presenti con forza, è un fatto che la popolazione non ha appoggiato gli sgherri hezbollah.

a questi germi di rivolta contro la guerra va tutto il mio sentimento.

saluti

Concordo in pieno con Spartaco nella solidarietà verso coloro che si sono opposti alla guerra, da una parte e dall'altra del fronte, così come sul fatto che la vittima principale delle guerre è sempre il proletariato. Non concordo invece quando dice che la guerra si scatena quando il proletariato minaccia il dominio di classe della borghesia: i due macelli imperialisti mondiali sono scoppiati senza che il proletariato minacciasse direttamente il dominio dei briganti imperialisti. Se invece vuol dire che le guerre scoppiano quando il capitale non ha più vie di uscita alla propria crisi che non siano la guerra o un'intensificazione pazzesca dello sfruttamento, tale da spingere il proletariato alla ribellione, allora è un'altra cosa; ma così come l'ha detta lui, secondo me non sta in piedi, cioè storicamente non ha riscontri.

Ciao,

Smirnov

PS Indubbiamente la censura fa la sua parte così come la (dis)informazione, ma pare che invece che il consenso verso Hezbollah sia cresciuto enormemente.

2 note

La prima, il consenso verso hezbollah è tutto da dimostrare, sono parole della stampa borghese che non ha scritto un rigo per parlare di sostegno attivo della popolazione nella guerra contro l'esercito israeliano, anche nell'esercito libanese non c'è stato uno stormir di fronda per andare in soccorso a Hezbollah.

La seconda, i grandi macelli della borghesia sono scoppiati a fronte di una crisi economica profonda, sovrapproduzione di capitale, sia costante che variabile. Il capitale costante da solo non fa la rivoluzione, anzi arrugginisce. quello variabile scuote e distrugge il dominio della classe parassita.

La storia l'ha scritta la borghesia fino ad oggi trionfante, e con il sostegno della sinistra a scuola ci hanno insegnato una parodia del marxismo. Ma a leggere tra le righe ti puoi accorgere che la condotta militare delle guerre imperialiste ha come primo obiettivo il dissanguamento del proletariato. Gli altri obiettivi imperialistici ci sono anche, e possono apparire come casus belli, ma sono subordinati al primo.

Io credo che non sia quello il motivo principale.I proletari sono solo funzionali alla riparatura della crisi tramite la guerra.Poi naturalmente, son due piccioni con una fava.Il dissanguamento del proletariato sarà lo scopo primario quando esisterà una seria avanguardia politica della quale il proletariato segue le indicazioni.Per ora i padroni lo sanno e se ne fottono dei proletari massacrati.Gli basta salvare il profitto.

GRÜSSE

Rivolunzio

La borghesia non fa la guerra PER massacrare i proletari(diciamo che al massimo non si pone scrupoli nel farlo)ma per perseguire quelli che ritiene i propri interessi... altrimenti sarebbe come dire che la borghesia risparmia sulle spese che riguardano la sicurezza sul posto di lavoro PER uccidere gli operai!

intanto ci sono marce della pace con lo slogan forza onu

Già! Il cretinismo pacifista è davvero insopportabile.

un contributo a proposito del "sostegno popolare" ad hezbollah:

anch'io nn sono sicuro se ne sia uscito rafforzato o meno dalla guerra però mi è capitato di leggere alcuni giorni fa una corrispondenza da Beirut x il Guardian dove si diceva che anche durante i giorni di guerra il canale più seguito in Libano era... la Mtv araba che calava un pò gli ascolti giusto in occasione dei telegiornali sulle altre reti ( e nn il canale degli hezbollah ). Correlato a ciò si riportava il dato che più del 50 % delle popolazione libanese - come di tutto il medioriente - ha meno di 25 anni ( o 27 nn ricordo bene ) e che sono lontani dallo stereotipo che appare in genere sui media, ma che se ne fregano della politica e della religione cercando invece di somigliare ai giovani europei ed americani seppur con 1 difficile mediazione con le tradizioni del loro paese.

P.s. oggi Chavez era a Damasco accolto da eroe "anti-imperialista"...

proiezione militare europea!

Ciao a tutti, sono d’accordo con coloro che a proposito della guerra in Libano hanno difeso in questo forum i principi internazionalisti.

La discussione mi sembra però monca su una questione fondamentale: l’intervento militare europeo (Italia e Francia in testa, ma anche Germania, Gran Bretagna, Spagna…).Io penso che se si vuole propagandare efficacemente una posizione internazionalistaoccorra oggi denunciare in primo luogo l’intervento dell’imperialismo europeo in Medio Oriente, e l’ideologia pacifista che lo accompagna.

Era già evidente all’epoca della guerra irachena che l’ideologia dell’europeismo imperialista, allora impugnata in primo luogo dalla Francia e dalla Germania,sarebbe stata quella della “pace” contrapposta alla guerra preventiva americana.

Il mito di un Vecchio Continente forza pacificatrice oggi diventa proiezione militare imperialista in Libano, e rivendicazione aperta di un ruolodll’imperialismo europeo nel Medio Oriente, naturalmente in nome della “pace”. Questa ideologia di unEuropa potenza pacifica ha messo radici nella psicologia collettiva, e io penso che sia il primo nemico che oggi gli internazionalisti devono combattere, come al solito controcorrente rispetto a tutta la sinistra socialimperialista.

Cosa ne pensate?

In numerosi articoli, analisi e prese di posizione, in questi ultimmi anni noi di Battaglia comunista abbiamo più volte espresso la nostra feroce critica a questa sorta di kautzkismo di ritorno che vede nel militarismo USA l'unica vera incarnazione dell'imperialismo odierno. Lungi da essere una scelta politica di un paese piuttosto che di un altro, l'imperialismo è invece, come diceva già qualcuno, la fase suprema del capitalismo, ossia quella fase in cui il mondo si trova immerso ormai da un secolo abbondante.

Esiste dunque un imperialismo americano, come esiste un imperialismo cinese, russo, francese, italiano, siriano, iraniano e via di seguito. Gli ultimi fatti libanesi ne sono ulteriore dimostrazione, giacché è evidente che, coperti dalla candida egida dell'ONU, si stanno muovendo eserciti forieri della propria piccola o grande forza imperialistica, così come è evidente che dietro Hezbollah si snoda un fronte imperialista (ancora acerbo ma in via di maturazione) anti-USA e anti-Israele che coinvolge paesi non solo mediorentali.

Compito dei comunisti è, oggi come ieri, quello di schierarsi con i proletari di tutti i paesi e contro ogni fronte imperialista, americano, europeo, mediorentale che sia.

approfitto del topic per chiedervi se secondo voi ha un senso distinguere tra la borghesia "aggressiva" e quella aggredita.

Cioè, è chiaro che il paese aggressore è più responsabile di quello aggredito in cui la borghesia legittimamente si difende... ma questa differenza ha un senso per un marxista?

a me viene spontaneo "simpatizzare" per gli aggrediti...non perchè la borghesia vittima sia migliore dell'altra (do per scontato che il nemico del proletariato è solo la borghesia lo manda al macello), ma perchè una sconfitta militare dei paesi dominanti mi sembra qualcosa di positivo, che aiuta a "rimescolare le carte" sulla scacchiera internazionale ridefinendo quegli equilibri che invece con una facile vittoria del dominante verrebbero consolidati.

L'ascesa di borghesie giovani a scapito del fronte imperialista attualmente dominante mi sembra aprire scenari più interessanti...

in sostanza: secondo voi è rilevante o no se vince il più "forte" o il più "debole"?

  • Ciao Lev,

il tuo intervento*

Ciao Lev,

il tuo intervento apre parecchi fronti di discussione, perché va a toccare alcuni aspetti fondamentali la cui errata comprensione ha aperto la botola della vasca settica a avariati compagni e organizzazioni che si dicono comuniste.

Nell'epoca del capitalismo imperialista non esitono borghesie giovani, il capitalismo è un tutt'uno, pur con le sue diversità diciamo regionali; esistono se mai borghesie che hanno più o meno voce in capitolo nell'appropriazione del plusvalore estorto non solo al "proprio" proletariato (e allo sfruttamento di strati sociali assimilabili) ma a quello mondiale. da questo "contare" più o meno, nascono conflitti che si trasformano facilmente in episodi bellici, a cui le borghesie "giovani" - per usare la tua espressione - partecipano con i mezzi a loro disposizione. Per intenderci, se Israele bombarda con gli aerei supersonici, i suoi antagonisti ricorrono a "bombardamenti artigianali" (passami l'espressisone), per esempio ai cosiddetti kamikaze. personalmente, simpatizzo non con i reazionari hezbollah, ma con i proletari libanesi e palestinesi massacrati dall'esrcito israeliano, cosi come simpatizzo per i civili israeliani massacrati dai razzi hezbollah: tutti e due versano sangue proletario per fini borghesi. Tra l'altro, siamo sicuri che agli hezbollah abbia fatto proprio così dispiacere essere attaccati da Israele? Siamo sicuri che non abbiano messo in conto una reazione militare del proprio nemico (che magari ha superato le loro aspettative) per aumentare il proprio prestigio tra la popolazione libanese?

Ritenere che esistano borghesie giovani significa, a mio modo di vedere, che il capitalismo possa ripercorrere lo stesso percorso del capitalismo ottocentesco, diciamo, per semplificare, del "laissez faire" e che possano nascere e svilupparsi borghesie nazionali svincolate in un certo qual modo dal quadro più generale del capitalismo imperialista.

Per certi aspetti, il tuo interrogativo ricorda l'atteggiamento del bordighismo deteriore, il quale, dopo il secondo conflitto imperialista mondiale si domandò se non sarebbe stata auspicabile una vittoria del nazismo, in quanto avrebbe messo a terra l'imperialismo anglo-americano e lo stalinismo, imperialismi più forti. A parte l'astrusità (per usare un eufemismo) di tale posizione, c'è da dire che se uno vince è perché è più forte...

ma qui mi fermo, per non occupare troppo spazio.

Saluti

Smirnov

in Iran gruppi di studenti contestano apertamente il regime.

Regime che dimostra il suo vero volto nella repressione del movimento operaio - vedi la vicenda dei lavoratori dei trasporti di Teheran ancora aperta. Ci sono stati nuovi arresti tra i leader dello sciopero e più di cento licenziati nn reintegrati.

Mentre il regime accoglie con calore e parole d'ordine socialisteggianti e formalmente anti-imperialiste il nuovo "eroe dei 2 mondi" Chavez...

chi vuole può inviare messaggi di solidarietà ai lavoratori dei trasporti di Teheran arrestati e licenziati al seguente indirizzo: [[info@workers-iran.org]] - [[workers-iran.org]].

Ho trovato in internet alcuni fra gli slogan intonati dagli studenti Iraniani l'altro giorno,che testimoniano un livello di coscienza ben più avanzato di quello che ci viene raccontato dalla stampa italiana (che li dipinge come dei "riformisti").

Eccovi gli slogan:

- Socialism or barbarism

- Freedom, equality

- Zarafshan and Ossanlou must be freed

- Universities are not barracks

- Sexual discrimination must be abolished

- The people want bread not bombs

- We condemn any foreign intervention in the destiny of the Iranian people

- Three suicides, two murders and a death - that is our university

- Incompetent minister, resign, resign

- Down with despotism

- Workers, students, unity, unity

- Free political prisoners.

ottima cosa Piet aver riportato gli slogan - anch'io ero curioso di sapere realmente cosa avevano detto.

Giusto, difatti, non si capisce mai un'ostia da quello che riportano i mass media. Solo molto raramente si "scopre" che anche in Iran esiste una classe operaia, angariata e sfruttata come e più che in qualsiasi altra parte del mondo. Tempo fa, c'era sul Manifesto un articolo interessante sulle condizioni del proletariato iraniano e della classe operaia: sono messi male e spesso non vengono pagati gli stipendi, tanto che la povertà è moloto diffusa. Altro che gli stupidi e reazionari deliri sugli apoggi alle "masse islamiche" vomitati da sedicenti gruppi comunisti sedicenti internazionalisti!

Un saluto a tutti,

Smirnov

Sull'Iran ho trovato interessante [[petrolio.blogosfere.it| questo articolo]], sul blog [[petrolio.blogosfere.it]].

Nessuna rivelazione sconvolgente, ma uno sguardo diverso e non stereotipato sul paese.

Saluti. Mic

In Libano si è creata una situazione davvero infuocata di lotta tra frazioni borghesi: Hezbollah, che in aree del Paese detiene un potere al filo dello statale, ha portato a Beirut lo scontro con le frazioni al potere, risvegliando tutte le frazioni borghesi del Libano, anche i "pii cristiani" (alla faccia delle ideologie della "civiltà cristiana"). Oggi la sospensione dello sciopero politico conta già tre morti e 130 feriti... l'assenza in questa vicenda del proletariato organizzato sotto la direzione del partito comunista si rivela in tutta la sua drammaticità, e dovrebbe essere da monito contro le posizioni tentennanti sul disfattismo rivoluzionario e la lotta contro tutti i fronti borghesi in gioco (mi riferisco pure a quanto emerso durante il conflitto Libano-Israele). Dietro ogni frazione in gioco si muovono anche più complessi interessi imperialistici: questo inscindibile legame tra accidenti locali e dinamiche internazionali, secondo me, sottolinea ancora di più quanto siano sciocche e opportuniste le riserve, usate per i paesi del medioriente, rispetto ad una politica conseguentemente classista e internazionalista. L'intransigenza comunista rivoluzionaria non è un vezzo da puristi, ma ancora una volta si dimostra essere una necessità vitale e urgente!

  • Concordo in pieno!

Saluti a*

Concordo in pieno!

Saluti a tutti,

Smirnov

Date uno sguardo a questo [[rassegna.camera.it]] de La Stampa sul viaggio di Bertinotti in Libano.

oggi si ri-assiste al massacro di proletari e sottoproletari palestinesi ad opera questa volta dell'esercito libanese; le manovre dei vari predoni della zona e del resto del mondo sono evidenti sullo sfondo.

Lo sfondo è talmente confuso che di evidente c'è piuttosto poco. Sembra che il gruppo armato colpito dai regolari libanesi con la benedizione degli USA fosse stato creato a suo tempo proprio per iniziativa degli USA stessi. Lo scopo era avere in loco una pedina politico - militare per influenzare la politica libanese senza comparire in prima persona. Uno dei nemici dichiarati l'Hezbollah nata per iniziativa iraniana. Gli USA, Israele, la Siria, l'Iran e la Francia si disputano il possesso del Libano la cui posizione geografica nè fa un'ottima base di partenza per per ogni possibile scorribanda nella regione più ricca di petrolio del pianeta. Si vede cha a Washington hanno deciso di scaricare gente ormai divenuta inutile

I “terroristi islamici” supportati dallo zio Sam

[[comedonchisciotte.org “terroristi islamici” supportati dallo zio Sam]]

Un interessante articolo di Chossudovsky che sostiene tesi simili a quelle di Picasso.

Se realmente fosse così non ci sarebbe niente di nuovo sotto il sole. I Talebani, per esempio, sono nati sotto l'egida a stelle e strisce. Non per combattere i sovietici, come è spesso detto, ma perchè imponessero gli interessi della cricca di petrolieri di Washington in Afghanistan. L'Afghanistan infatti si trova al centro di molti dei possibili percorsi degli oleodotti che uniscono i paesi produttori di petrolio dell'Asia centrale e del Medio Oriente tra di loro. La gestione del petrolio non riguarda solo la sua estrazione e vendita, ma anche il trasporto. L'ENI, per esempio, a cavallo tra i due secoli ha costruito in zona il mega complesso "Blue Stream" ed è a pieno titolo al centro dello scontro. Ecco il perchè della presenza militare italiana in loco. Altro che esportazione di democrazia!

che sia così o no llo sia non cambia il fatto che a rimetterci sono i proletari

Limitarsi a dire questo è però davvero poco. Dobbiamo indagare la realtà per capire i suoi perchè e spiegarli ad altri. Lasciare il monopolio dei "perché" all'avversario vuol dire permettergli di far credere a chiunque quello che gli fa più comodo. Demistificare le reali ragione di una guerra, o dei provvedimento di questo o quel governo al di là delle giustificazioni ufficiali è uno dei modi migliori per illustrare il nostro approccio alla politica e per proporci come alternativa credibile.

sono d' accordo con te è ovvio che bisogna capire perchè succedono le cose.io volevo dire che anche se non fossero stati filoamericani non cambiava la gravità di quello che succede ora

Fai bene a dirlo, Raes. Purtroppo per decenni la propaganda del PCI è riuscita a far credere che l'unico paese dal capitalismo omicida fossero gli USA. Indi ne discendeva che era d'obbligo schierarsi col suo oppositore del momento. Ovviamente questo discorso era funzionale alla sua natura di partito filo - sovietico impegnato in una sua guerra fredda. L'Urss e il PCI non esistono più però in una certa "sinistra" movimentista il virus è rimasto in circolo. Molti degli aderenti a questi gruppi, oltre a non rendersi conto delle vere motivazioni di chi di questi gruppi è il burattinaio, finiscono per solidarizzare con i peggiori carnefici (Saddam , mullah Omar oggi, Pol Pot ieri, per esempio) esclusivamente per il fatto che questi per ragioni di natura capitalistica si trovino in contrasto con gli USA

si purtropo esiste un antiamericanismo che a tratti perfino razisti odiano il popolo americano in blocco non è una esagerazione esiste veramente chi la pensa così

Nuove da "Il Manifesto". E' intenzione americana impiantare una nuova mega base in Libano! Nonostante Israele non sia riuscita l'estate scorsa a "ripulire" da presenze filo - siriane e filo - iraniane, Hezbollah in primis, il Libano in vece americana, è stato forse trovato un accordo, magari con la legalizzazione e la cooptazione di Hezbollah nel gran circo parlamentare che offre mazzette a go - go per tutti. E toglie l'onere delle pose da eroi. Dei pesci piccoli si sta occupando l'esercito libanese. La situazione in Medio Oriente è particolarmente intricata, limitarsi a ripetere vecchi slogan è ridicolo.

speriamo che tutto questo faccia capire ai proletari palestinesi che non aspettarsi nulla dalla loro borghesia sarebbe 1 passo importante

perchè 1 cosa e che si dica noi da lontano 1 altra è vederlo nei fatti concreti

Tra me e te, Raes, è diventato un minuetto.

oggi su repubblica c' è un articolo di viola che ricorda come hamas inizialmente era favorito da israele per dividere i palestinesi

  • Ciao Raes,

in effetti è*

Ciao Raes,

in effetti è storia vecchia - ma sempre interessante - quella del sostegno dato sia dagli USA che da Israele ad Hamas e al fondamentalismo islamico per contrastare le correnti nazionaliste-laiche del mondo arabo. Hanno allevato il mostro (non che il nazionalismo laico fosse migliore, in termini di classe) e adesso sfugge loro un po' di mano.

Ciao a tutti,

Smirnov