Costruzione del Partito

Salve a tutti, avrei delle domande (della cui eventuale ingenuità mi scuso in anticipo...) da porvi a proposito della costruzione del partito rivoluzionario di classe. Le inserisco numerate per facilitare le risposte:

  • 1. Quali sono i motivi che impediscono la trasformazione degli attuali partiti membri della Tend.C.Int. in sezioni locali di un unico Partito internazionale, con piattaforma, strategia e direzione unitarie?
  • 2. Che tipo di rapporti ci sono, attualmente, tra i vari gruppi del "campo politico proletario" in generale? Si è mai svolto un congresso "interpartitico", o qualcosa di simile, per far discutere di persona, faccia a faccia, le direzioni politiche di tutti i partiti che si riconoscono nell'internazionalismo?
  • 3. Che rapporti ci sono tra Tend.C.Int. e Corrente Comunista Internazionale? Ho letto la risoluzione del loro ultimo congresso e mi sono sembrati "leggermente" fuori strada... Li considerate ancora appartenenti al "campo politico proletario"? E qual è la loro posizione nei vostri confronti?
  • 4. La frattura tra BC e Programma è tuttora irrecuperabile?
  • 5. Pensate che la presenza del Partito sia imprescindibile solo quando siano maturate le condizioni oggettive per l'apertura di una nuova fase rivoluzionaria, oppure (come, nel mio piccolo, credo io...) che il Partito DEBBA essere costruito finché siamo ancora in fase controrivoluzionaria, per non farci trovare impreparati quando saranno maturate le suddette condizioni?
Forum: 

Ciao F,

provo risponderti molto sinteticamente, allegandoti però i link a due articolo in cui vengono affrontate le questioni che hai sollevato.

vado subito al punto 2. I rapporti sono a zero, sia per le ragioni che trovi negli articoli sia perché le formazioni bordighiste hano sempre rifiutato qualunque contatto con gli altri, a cominciare da noi, dopo l'anatema scagliato da Bordiga nel 1952, secondo il quale noi ci saremmo posti al di fuori del solco del comunismo. Nel 1977 avevamo lanciato l'inziativa delle conferenze internazionali, a cui erano invitati le organizzazioni che si riconoscevano, a vario titolo, nella Sinistra Comunista, ma i bordighsti, tutti, snobbarono con disprezzo le conferenze medesime.

Per il punto 3, vedi articoli.

Punto 4. Beh, ci sono diverse cose che ci differrenziano, oltre al loro atteggiamento di chiusura verso tutti gli altri.

Punto 5. E' uno dei punti chiave che portò alla rottura del PCInternazionalista del 1952. Noi sostenevamo e sosteniamo che il partito rivoluzionario, indipendentemente dagli alti e dai bassi (molto più frequenti, purtroppo) della lotta di classe, deve essere sempre presente, così come sempre presenti sono gli antagonismi irriducibili tra le due classi fondamentali della società (vedi i documenti sulla scissione leftcom.org)

Ciao F, spero di essere stato chiaro, ma sotto ci sono i link che possono esserti utili,

Smirnov

leftcom.org

leftcom.org

leftcom.org

leftcom.org

Grazie mille per l'esaustività delle risposte! Mi sono appena reso conto di essere rimasto indietro di circa una quindicina d'anni, visto che gli articoli in cui si parla del superamento del concetto di "campo politico proletario" risalgono al 2000... Adesso mi metto a leggere per bene le tesi e i documenti del VI Congresso del '97, a partire da "il sindacato oggi e l'azione comunista" e "tattica comunista nei paesi della periferia capitalista", prima di uscirmene ancora con domande da neorisvegliato da coma ventennale...

Grazie ancora per la tua disponibilità!

F.

Ciao F,

figurati, anzi, se e quando avrai altre domande, noi siamo qui.

Ciao ancora e grazie a te,

Smirnov

Rispondo al punto 3 delle domande.

La CCI, che pure aveva individuato il tratto pocale di questa fase storica, il processo di decomposizione del capitalismo, fallisce l'analisi per l'incomprensione di ciò che è il moderno proletariato. Senza questa comprensione non é possibile costruire nulla e perciò la 'politica' diviene pura testimonianza di residui storici.

Questa insuffucuenza spinge verso posizioni intrise di determinismo e di misticismo, inclusa la difesa acritica e tout-court dei testi sacri come fossero versetti biblici. E' un peccato, e dispiace, vedere la CCI sprecare la sua parte e navigare verso un vuoto teorico di tipo simbolista. B.

Sul tema incollo questi passaggi tratti da un articolo comparso recentemente sulla rivista del PCinternazionalsta "Prometeo".

Riteniamo sempre utile, ove possibile, il confronto con elementi e gruppi che si pongono sul terreno della sinistra di classe. Tale confronto può essere proficuo sia ai fini della chiarificazione, che come stimolo per precisare ulteriormente posizioni nostre.

Precisiamo che “chiarificazione” per noi significa la conoscenza delle rispettive posizioni. Può seguire sia un processo di maturazione, da parte di questo o quel gruppo, verso posizioni più definite (più vicine o più lontane), sia una progressiva omogeneizzazione quando si è verificata una identità di metodo e posizioni.

[…]

Una piattaforma costituita da una “sommatoria di posizioni”, e non dalla salda adesione ad un metodo fatto di strategia, tattica e programma comuni, condannerebbe il futuro partito a non avere una bussola salda proprio nel momento in cui la fase, sotto la spinta di una possibile ripresa della lotta rivoluzionaria di classe, diventerebbe più difficile, complessa e contraddittoria sottoponendo il partito a sollecitazioni enormi.

[…]

Non è sufficiente essere – giustamente - contro il dogmatismo, il culto della personalità, le bandierine di appartenenza, per il “metodo scientifico”, ecc. se poi si caccia via anche il cuore pulsante della dialettica materialista e si ripercorrono, esattamente, gli stessi passi che, più volte, hanno fatto si che il Partito di classe arrivasse impreparato all'appuntamento con la Storia.

[…]

Nell'ultimo settantennio di storia il comunismo internazionalista ha analizzato e sistematizzato tutti i maggiori problemi del movimento di classe: dalla natura della crisi e del nuovo imperialismo al crollo dell'URSS, dalla natura e funzione del partito di classe a quella dei sindacati, dalla nuova composizione di classe ai caratteri distintivi della futura dittatura di classe proletaria. Un lavoro portato avanti senza paraocchi, rifiutando miti, rigettando ogni impostazione dogmatica (in primis quella di Bordiga). Un lavoro teorico non da salotto, sempre alimentato dall’esperienza pratica, ovvero condotto alla luce del metodo dialettico-materialista: prassi-teoria-prassi.

In alcuni di questi ambiti l'analisi va, certo, qua e là aggiornata, ma, in sostanza, non c'è nulla da inventare: o si accettano le conclusioni tratte alla luce di una dialettica materialista, intesa come “interpretazione e critica dell'economia capitalistica in tutta la sua fase di esistenza e in quanto particolare, completa concezione del mondo e della storia umana” [Piattaforma PCInt, II cong., 1952)], o si viene meno al proprio compito di avanguardia politica.

Prima di proseguire vogliamo sintetizzare il metodo di lavoro che, da sempre, caratterizza il nostro lavoro di partito:

  • Innanzi tutto la chiarezza: ad oggi riteniamo prioritario l'impegno per il rafforzamento del Partito Comunista Internazionalista in Italia e della Tendenza Comunista Internazionalista in campo internazionale.
  • Siamo consapevoli – e al contempo lo auspichiamo – che non con le sole nostre forze si costruirà il Partito Internazionale del Proletariato, né tanto meno crediamo che tale Partito possa nascere attraverso l'artificioso impianto di sezioni di Battaglia comunista all'estero. Al contempo la nostra estraneità ad ogni forma di settarismo, in tale opera, è ben documentata da un settantennio di esperienze (3). In ogni occasione ciò che perseguiamo è il serio confronto sui contenuti, reale e leale, il solo che possa contribuire alla chiarificazione politica e quindi tracciare la strada per una eventuale collaborazione verso la costruzione del Partito internazionale del proletariato. È il risultato di tale confronto a determinare il tipo di rapporto che si può instaurare.
  • Mettiamo al centro del confronto la nostra piattaforma, frutto di un secolo di battaglie contro il capitalismo e le sue espressioni politiche.

Per concludere su questo punto: il Partito internazionale del proletariato è tutto da costruire, certo, ma ciò non vale per la piattaforma intorno alla quale esso dovrà costituirsi. Riteniamo infatti che il Partito Comunista internazionalista sia portatore di una piattaforma politica le cui linee portanti saranno quelle del futuro Partito internazionale del proletariato. La piattaforma del futuro Partito internazionale dovrà porsi necessariamente in continuità, e non in rottura, con quanto prodotto in settanta anni dal nostro partito, è da questa convinzione che prende le mosse il nostro lavoro.

da:

leftcom.org

Leggevo un interessante articolo a proposito del fatto che gli architetti contemporanei, soprattutto americani, considerano i grattacieli come strutture obsolete, reperti di un passato superato dal progresso. I grattacieli, infatti vennero costruiti per l’esigenza di far lavorare assieme le migliaia di impiegati in modo da economizzare tempo mettendoli in sinergia e fornendo loro, in loco, tutti gli strumenti conoscitivi (archivi, raccolte di studi e di documenti da consultare, contatti, ecc.) necessari all’espletamento del loro lavoro. Tutto ciò, scriveva uno degli autori, è finito con il progresso informatico e non è più necessario raggruppare migliaia di persone in un singolo edificio in quanto esse possono accedere alle fonti , comunicare tra loro, comunicare con i clienti o altre entità, trasferire il risultati del loro lavoro grazie alle comunicazioni informatiche, a casa loro, in pratica, e con una grandissima economia per il datore di lavoro che non è più costretto a tenere grandi edifici dai costi rilevantissimi, a controllare i lavoratori, ecc. : basta disporre di un computer. Naturalmente la forma di salario ideale per questo modo di lavorare sarebbe il cottimo, l’autosfruttamento intensivo ed per il datore di lavoro un rapporto non vincolante e la possibilità di ridurre o ampliare la platea dei lavoratori a seconda delle sue esigenze. Mi sono allora ricordato di uno strano premio nobel dato al pakistano Junus per avere reiventato la cosiddetta “microeconomia” , cioè il lavoro a domicilio che anche le donne italiane facevano nel dopoguerra, tessendo maglie e confezionando capi di vestiario per le industrie: una condizione di iper-sfruttamento che ha arricchito non di poco i padroni delle industrie tessili e di altre produzioni. D’altra parte, ulteriore impagabile vantaggio politico per la borghesia, il lavoratore a domicilio non si sente proletario, coltiva l’illusione di essere una specie di micro-imprenditore, non si riconosce nella classe a cui, a fortiori, appartiene. Ed è questo disconoscimento e questa illusoria e fallace aspirazione, anche dei giovani proletari, un contenuto del consenso al cosiddetto “liberismo”.

Il lavoro politico-culturale di fondo del capitalismo è stato sempre quello di fare in modo che la classe non si riconoscesse in quanto tale. L’ideologia dei “fai da te”, la scomposizione dei processi produttivi, la mutazione della morfologia sociale del proletariato, la competizione elevata a filosofia economica di base, la condizione generale di una massa proletarizzata soggetta al capitale finanziario, senza identità e senza elementi di coscienza di classe, e che va sempre più accrescendosi come effetto dell’espandersi in toto del capitalismo finanziario, tutto ciò ha fatto danni molto più e molto più profondamente della cosiddetta “caduta del muro di Berlino”.

Ciò che il tempo presente richiede è la costruzione di una coscienza di classe nelle condizioni oggi date dalla fase storica in cui siamo e ciò non può prodursi spontaneamente, occorre un partito. Ma quale sia la forma di questo partito, come bisogna adeguarne la funzione, la tattica, la strategia, il modulo organizzativo, ecc. non si può conoscere senza districare il groviglio di contraddizioni in cui è imprigionato l’essere ed il pensare dei moderni proletari. Ed è per questa ragione che mi lasciano perplesso le ridondanze delle vecchie sociologie che non corrispondono più a ciò che è l’essere ed agire del moderno proletariato.

Ciao "Bogdanov" Come impiegare oggi le energie rivolte all'attività politica? Come organizzarla? Hai delle proposte di lavoro (politico)?

Saluti.

Caro Nun,

perché porre a me la domanda e non porcela collettivamente?

Ma prima ancora, tu pensi sia necessaria una verifica dell'impianto sociologico (struttura sociale e struttura produttiva) sulla quale si va a discutere? Si dovrebbe scrivere un nuovo "Che fare?". Ciao.

Ciao Bogdanov. La domanda la pongo a te, perchè in questo momento ho il piacere di parlare con te. Certo il problema deve essere portato in una dimensione di lavoro collettivo (di classe e della sua avanguardia).

Personalmente la domanda me la sono posta quando ho inziato a studiare il marxismo e ad orientarmi politicamente, per cercare le forme e i contenuti nei quali riversare la mia energia politica, incontrando così, dopo mille altri scarti (CCI compresa), Battaglia Comunista, nella quale ho trovato la dimensione collettiva del mio lavoro politico. Quindi ponendo la domanda a me, la risposta risulta banale... Mentre la ponevo a te, prorpio perchè mi interessava capire se avevi proposte organizzative e di lavoro.

Ritornando alla questione della costruzione del partito e del lavoro politico collettivo. Una delle cose che mi hanno attratto di BC è che da un lato ha dato sempre importanza alla necessità di portare il lavoro politico in una dimensione collettiva di partito (piattaforma, tesi politiche, principi interni di funzionamento basati sul "centraismo democratico", ricerca del rapporto con le esperienze di calsse) e dall'altra la consapevolezza, l'umiltà, che per cambiare in modo rivoluzionario la società bisognava andare anche oltre la sola esperienza del PCinternazionalista, ovvero: 1)la rivoluzone viene fatta dalla classe e non da un Partito, il Partito è la guida politica in questo processo, 2) Pur difendendo l'mportanza della nascita del PCinternazionalista nel '43 (così come noi oggi ne difendiamo la propria permanenza operativa) abbiamo avuto la lucidità, l'umiltà, di affermare che per costruire il Partito internazionale del Proletariato bisogna - e questo lo abbiamo detto fin dalle nostre origini - andare anche oltre l'espeienza del PCinternazionalisto stesso, per costruire una nuova intenazionale, un partito su scala internazionale.

Non credo ci sia la necessità di una nuova socilogia, credo che abbiamo a disposizione il metodo di analisi, quello marxista (materialismo storico e dialettico, critica dell'economia politica) , che conserva ancora oggi la propria validità. L'importante è capire che si tratta di un metodo e quindi va applicato, applicato alla realtà. Credo che il lavoro del PC internazionalista abbia fatto avanzare la teoria comunista, anche in merito all'analisi della composizione di classe e allo struttura produttiva. Ovviamente bisogna proseguire...

Anche rispetto al "che fare?". Credo che questo testo contenga ancora diversi principi validi, ma non sia la bibbia...

Caro compagno Nun,

il "che fare?" fu l'atto fondativo più importante del bolscevismo.Lenin mostrò ciò che era cambiato nella struttura della società russa del tempo e quale forma-partito corrispondeva a quella mutazione."Di permanente non vi é che il mutamento", scriveva Trotskji, e ciò che è camabiato, rispetto alla struttura sociale del principio del secolo scorso, non può essere iscritto nella vecchia sociologia.

Lenin, nel "che fare?" descrive un proletariato che oggi non esiste più, almeno nelle società dell'occidente; si rivolgeva ad una classe che il capitalismo stesso aveva accorpato ed organizzato nel grande opificio, una classe che in questa stessa organizzazione del lavoro trovava elementi identitari, imparava il valore dell'unirsi e la disciplina del lottare.

Oggi le cose stànno diversamente e con l'espandersi della massa proletarizzata sono scomparsi quegli elementi identitari che erano il presupposto della coscienza di classe. Gli strati sociali interposti tra proletariato e borghesia sono stati in gran parte riassorbiti nella condizione proletaria e si é verificata la previsione di Engels, per cui l'espansione del capitalismo finanziario avrebbe polarizzato la società traproletari e "tagliatori di cedole".

Siamo di fronte ad un proletariato di tipo nuovo, che oggi si presenta come una massa amorfa, dispersa, senza identità e senza coscienza ed è questo il campo di lavoro per i rivoluzionari marxisti. Senza partire da questo, senza capire ciò che è il moderno proletariato, senza adeguare a questo tattica, strategia, forma-partito, sistemi di comunicazione, ecc. non si può fare nulla.

Il fatto che sovente vediamo nascere consistenti movimenti di masse di giovani indica una reale possibilità; la borghesia manda i suoi operatori, tipo Grillo, a deviare e far abortire questi slanci, magari precedendo l'insorgere spontaneo dei movimenti. Perchè questi movimenti non sono sensibili alla propaganda dei partiti, o partitini, della sinistra? Ragioniamo su questo nel porci la questione del partito e del radicamento, della dissonanza della sinistra di classe con l'animus dei movimenti dei giovani proletari. Ti sembra sbagliato? Ciao.B.

Ciao Bogdanov, in linea generale non mi sembra sbagliato. Ripeto, infatti Battaglia Comunista ha trattato molte volte queste tematiche (ovviamente io parlo per l'organizzazione nella quale milito, non dico che lo abbiamo fatto solo noi) , ed ha alimentato - ed alimenterà - la propria pratica politica anche alla luce di queste analisi.

Giusto il criterio quindi ma... dopo aver posto il problema poi bisogna impegnarsi per affrontarlo il problema.

Giusto porsi le domande ma poi bisogna... "fare"; per questo ti chiedevo se avessi delle attività e forme organizzative da proporre.

Ciao a tutti,

leggendo il dibattito ci sono due punti di riflessione che si sono fatti largo nella mia mente.

il primo è, se, com'è, il che fare leniniano è fondamentale per il metodo in esso contenuto, se, com'è, la composizione di classe è molto distante da allora, se, com'è, ci siamo spesi - come pcint - a lungo nella analisi sulla composizione di classe attuale (tra tutte valgano le tesi congressuali)... allora dov'è il problema? Sono nato nel 1980, la composizione di classe dell'800 non l'ho mai vista, quella di questi anni la conosco bene innanzitutto per diretta esperienza. Indi, il punto non può essere prima capire e poi agire (in questo modo si giustifica la passività dei più), ma, al contrario, capire agendo secondo un programma. Come alessandro ha tagliato il nodo gordiano, così noi rompiamo gli intellettualismi: compagni, non cè metodo migliore che prassi-teoria-prassi, intervenire alla luce di un metodo, noi lo abbiamo, riflettere sull'esperienza e metterla sempre più a punto. Ogni altra via ci allontana dalla concretezza del reale e ci confina nei reami della mera speculazione.

Il secondo è relativo alla concezione materialistica della coscienza: indipendentemente dalla fase, la classe può produrre coscienza di classe rivoluzionaria solo se in essa agisce il partito, il punto allora è come far agire il partito, ovvero far agire da partito il piccolo raggruppamento militante attuale, per costruire il partito rivoluzionario, ancora, al di fuori di questa aderenza alla praticità dei problemi politici vi è il viaggio nell'iperuranio che, per sua stessa natura, purtroppo, è un viaggio di sola andata.

Bog, spero che avrai trovato stimolanti questi punti.

Passo e chiudo.

Ciao Bog, ciao NZ,

Lotus.

Caro Lotus,

nulla da obiettare al tuo intervento, ma una domanda sorge spontanea: il mancato radicamento della sinistra nel moderno proletariato è soltanto un fatto tecnico o vi sono anche ragioni politiche?

Ciò che ho visto è stato lo scomparire dalla scena mondiale del più grande movimento cui la storia abbia dato corso, nonostante, oggi molto più di ieri, il comunismo sia l'unica possibilità di continuazione della storia umana e l'idea di una società fondata sull'uguaglianza e sulla ragione é scomparsa dall'immaginario collettivo. Di questi fatti non ho trovato o incontrato nessuna spiegazione convincente. Delle due l'una: o la teoria che si fonda sulla dinamica delle classi sociali è divenuta erronea oppure é cambiato il soggetto sociale sulla quale essa si fondava, e quindi va rifondata. L'ultimo Troskji pose un problema analogo, più o meno in questi termini dicendo che s e il proletariato sovietico non avesse trovato la forza di liberarsi dello stalinismo rivedere la stessa teoria marxista.

Ora tu dici "la classe può produrre coscienza di classe rivoluzionaria solo se in essa agisce il partito" e questa affermazione é oggi molto più vera che non ai tempi di Lenin. Ma quale sia il tipo di partito in grado di agire da catalizzatore di una nuova coscienza di classe è una domanda che rimane insoddisfatta e che, comunque, non può essere affidata al puro volontarismo. Il partito rappresenta lo strato più sensibile ed avvertito della classe, non é il "rappresentante" della classe, è classe esso stesso. La sua crescita può trovare alimento solo nella classe, diciamo in questa classe storicamente presente che è il moderno proletariato, un oggetto che sembra sconosciuto alla maggior parte delle teorizzazioni. Conosco i riferimenti che hai citato, li trovo utili ma, purtroppo, ancora insufficienti, come trovo ancora insufficiente la discussione che si sta svolgendo nel "Bloco de Esquerda" del Portogallo. C'é un ostacolo alla discussione, non dissimile, per tipologia, alla resistenza dei "vecchi bolscevichi (sensu Lenin) alla rivoluzione d'ottobre, l'affezione alle vecchie idee e la difficoltà ad uscire dai loro schemi. Ciao.B.

Caro Lotus, aggiungo soltanto due brevi citazioni. L'autore è uno dei due fondatori del bolscevismo.

“Il marxismo ha mostrato che ogni sistema di idee è il risultato organico, il derivato di rapporti sociolavorativi determinati, al di fuori dei quali il suo senso vitale si perde inevitabilmente, quindi si altera.”

“..era inevitabile che il marxismo, l’ideologia della classe più progressiva, rifiutasse di attribuire a qualsiasi sistema di idee, compreso il proprio, un valore assoluto.” A.A.Bogdanov

Ciao Bogdanov, scusami se insisto ma per rendere completo il tuo discorso credo manchi un pezzo fondamentale. Ti ripeto la domanda: si può fare qualcosa? Oppure bisogna rassegnarsi? Se sì cosa? Ovvero: queli sono le tue prorposte di lavoro? Quele è la forma nella quale organizzare queste tue porposte di lavoro?

Insisto perchè se manca questo elemento - la proposta - il tuo discorso resta monco e, per quando miriguarda, ciò ostacola la comprensione ed è quindi più difficile risponderti.

Se puoi magari completa il tuo discorso con la proposta così tutto diventa ancora più interessante...

Saluti.

Caro compagno Nun, cari compagni,

il gesto più significativo che ho visto in questi anni è stato il fatto che i giovani manifestanti, sostanzialmente una parte del moderno proletariato, arrestavano i cortei per sputare sulle banche; ciò significa che avevano chiaro chi sia l'oppressore delle loro esistenze. Credo che per discutere del moderno proletariato si debba partire da una asserzione di Marx: "Il proletariato si costituisce in quanto classe in opposizione al capitale". La prima cosa da rilevare é quel "si" cioé da sè, e per seguire il ragionamento di Lotus, ciò significa che il partito del proletariato é di fatto proletariato anch'esso. Ma che significato dare a : "in opposizione al capitale"?

Al tempo di Marx esistevano capitale industriale, a cui le banche erano sottomesse, e capitale mercantile e solo i prodromi del capitalismo finanziario, anche se da questi primi elementi Engels ricavò la sua formidabile previsione che richiamavo. Oggi, secondo me, dovremmo dire precisamente: "in opposizione al capitale finanziario" data che é questa, oggi, la forma di capitalismo dominante. Il carattere distintivo e riconoscibile di un partito proletario é questa opposizione, l'iscrizione nel suo ordine del giorno permanente della lotta al capitale finanziario.

Occorre una grande speranza per mobilitare i giovani proletari, la sensazione di lottare non soltanto per difendersi ma per cambiare la propria condizione collettiva. Abbiamo visto che l'illusione truffaldina di cambiare questa condizione mediante la critica di costume proposta da Grillo ha comunque mobilitato milioni di persone: questo movimento è stata chiaramente una tecnica di demoralizzione a tutto vantaggio del potere e, tuttavia, mi é apparso chiaro il desiderio dei giovani proletari di uscire dalla loro condizione di oppressione. Rispetto a questi fatti, la mobilitazione dei giovani proletari, che riguardano tutta l'Europa, rende del tutto ingiustificato il pessimismo. Dunque che fare perchè il malessere e l'indignazione del moderno proletariato esca dallo spirito di frustrazione ed acquisisca elementi di coscienza di classe? Pare sia questa la domanda che mi pone il compagno Nun, perchè solo da ciò si possono liberare le energie necessarie per costituire un partito proletario. Ti dò alcuni elementi.

Una linea chiara di lotta senza quartiere al capitale finanziario, incluso il ricorso alla disobbedienza civile e fiscale al comando capitalistico. Una linea che descriva, grosso modo, da dove e come partire per la trasformazione di questa società, così come é data, tale da disegnare un orizzonte possibile, anche per tappe, di superamento del capitalismo. Un elemento che é sempre stato un handicap per la sinistra, è il linguaggio: che linguaggio parla la sinistra? gli stessi giornali sembrano scritti per un numero selezionato di specialisti della politica e sono francamente illegibili per i giovani proletari. Occorre più agitazione che non propaganda, pochissime idee a moltissime persone,"meglio meno ma meglio" avrebbe detto Lenin, perché non basta che le idee siano giuste, occorre che siano comprese e solo così si diffondono.

Infine una forma-partito della quale questo forum rappresenta un valido modello sperimentale, cioé un luogo politico nel quale possano raccogliersi e confrontarsi tutti coloro che voglio essere in opposizione al capitalismo, senza i vecchi discrimini settari. I proletari sono persone formatesi nel sistema capitalistico e ne portano la dipendenza ideologica; il partito è anche l'agente di distruzione della rassegnazione e la leva di formazione e trasformazione dei giovani proletari nella pratica di una lotta politica della quale, però, vedano almeno lo sbocco possibile, sia immediato che prospettico. Abbiamo ancora alcuni anni per affrontare questi compiti, ma non molti, prima che il crollo dell'edificio capitalistico non schiacci anche la "vecchia talpa" che non é riuscita a scavare abbastanza per uscire all'aperto. B.

  1. ogni partito della TCI come altre strutture organizzate che si riconoscono nel programma del Manifesto del 1848, sono ora divisi per dissensi di carattere tattico, non strategico.

Le divisioni sono sorte in un passato dove le questoni tattiche dividevano le componenti politiche dei militanti di partito; anche se la storia ha dato ragione (temporaneamente) agli uni piuttosto che agli altri, considerando che viviamo in un contesto di cultura borghese, è normale, che nonostante queste affermazioni storiche siano ancora vive alcune conflittualità, più personali che politiche, tra alcuni singoli militanti, che di riflesso influenzano i "gruppi" che si sono irregimentati al loro seguito.

Alcuni hanno proprio perso la bussola, investendo il proprio tempo e le proprie energie nella critica individuale nei confronti di alcuni militsnti, non tanto per le posizoni politiche di questi, quanto per questioni personali, purtroppo Trotzkji l'ha fatta da maestro, in questo, con le critiche a Stalin.

Solamente la ripresa di un vasto movimento di classe saprà strappare dal proprio angolino campanilistrico i veri militanti rivoluzionari, che sapranno buttare alle ortiche gli sterili campanilismi che li tengono legati a quei partitini o partitoni che li hanno accompagnati, come bravi genitori, ai primi passi della militanza rivoluzionaria.

Così fu con l'Ottobre Rosso, fu il proletariato a riconoscere in Lenin la propria guida, e Lenin, in quel contesto, non era Vladimir, ma il programma comunista del 1848!

  1. NC
  2. Tutto questo è praticamente impossibile, non si può trovare accordo tra componenti organizzate, ciascuna rimane, congruament , sulle proprie posizioni, l’unica soluzione è lo scompagnamento di tutti questi organismi per la creazione di una nuova componente politica.
  3. Le fratture sono recuperabili solo se gli elementi si trovano in un certo qual modo su di un allineamento che ne consenta la naturale saldatura, se questo è semplice per le ossa, non è altretatnto per gli individui umani organizati in gruppi;.programma e BC appartengono al passato, è congruente che si siano separati e comunque la loro eventuale riunificazione non avrebbe alcuna influenza sul processo rivoluzionario.

Nonostante la storia abbia dato la ragione ad alcune posizioni, per programma e BC sembra sia più importante che ciascuno difenda le proprie posizioni di sempre, piuttosto che occuparsi della costruzione di un partito VERAMENTE rivoluzionario.

Cheng,

il discorso della distinsione della divisione per motivi tattici e non strategici mi sembra troppo semplicistico.

da cosa derivano infatti le distinzioni tattiche? questo è il vero punto al quale non dai risposta.

la risposta, per noi, è che tali divisioni tattiche derivano da un metodo differente che porta a dare risposte differenti alle problematiche oggi sul tappeto.

rispetto a tanti gruppi che si rifanno a marx non abbiamo semplicemente divergenze tattiche, ma di approccio ai problemi politici della classe, tanti raggruppamenti continuano ormai a ripetere autisticamente le loro formule cercando di adeguare la realtà alle loro idee (vedi l'assurdità di essere per un sindacato di classe oggi... o di continuare ad appoggiare supposte lotte di liberazione nazionale... o ancora una visione dell'avanguardia tutta girata in chiave volontaristica etc.) con questi compagni le distinzioni non sono semplicemente tattiche, ma politiche. da parte nostra c'è il tentativo di tenere il comunismo come una scienza viva, un metodo per comprendere la realtà al fine di trasformarla, da parte di questi invece c'è una cristallizzazione di alcuni assunti, la fissazzioni di alcune polarità della contraddizione e la ripetizione all'infinito dei propri schemi mentali imparati a memoria e, spesso, presunti come VERITà INVARIANTE. con questi compagni la differenza metodologica è tale che o saranno capaci di rompere con questo loro idealismo-meccanicismo metodologici o, come tutte le volte che dei "marxisti che si rifacevano al manifesto del '48" hanno cercato di portare un approccio o idealistico o meccanicistico nella classe... solo danni ne sono venuti (da plechanov a kautsky passando per chi vuoi tu... tutti marxisti, si badi bene).

Non possiamo demandare alla ripresa di un vasto pmovimento di classe la risoluzione dei problemi politici, perchè un vasto movimento di classe ha il compito di rovesciare il sistema, sono le avanguardie che devono aver risolto per tempo i problemi teorico-politici.

  1. per quanto ci riguarda piattaforma e metodo sono dati, chi vuole può aderire.
  2. ripetere lo schemino (prevalere di una visione ideale sui processi reali) che portò alla fondazione del pcd'i del 21 non solo è illusorio perchè la realtà di oggi nulla ha a che fare con quella di allora, ma anche perchè è proprio negli errori che vennero fatti nel suo processo di fondazione che vanno cercati i motivi che, sotto la spinta di condizioni e rapporti di forze ormai divenuti avversi, portarono alla deriva centrista nel partito.

riteniamo la nostra piattaforma il contributo più valido che possiamo dare alla costruzione di un partito VERAMENTE rivoluzionario, se si ritiene che non sia così bisognerebbe argomentare dove e perchè, cosa che fino ad ora non è stata fatta.

chiarisco, fino ad ora non abbiamo ricevuto nessuna critica degna di nota al nostro impianto teorico-politico-metodologico, alla nostra piattaforma, se si ritiene che questa non sia valida (si ritiene ciò? non lo ho capito) una tale presa di posizione andrebbe argomentata.

nel confronto con cheng abbiamo cercato di spiegare perchè, dal nostro punto di vista, il contributo del bordiga del secondo dopoguerra alla elaborazione della teoria del programma e del metodo comunisti è da rigettare. ossia abbiamo cercato di argomentare la nostra distanza dai vizi idealistici e meccanicistici che sono propri della elaborazione di bordiga dal 45 in avanti (un bordiga rimasto sotto le macerie della controrivoluzione e dalle quali non uscirà più), ma di critiche alla piattaforma di battaglia comunista, critiche che dovrebbero dimostrare perchè questa non è adeguata ai problemi che vive il proletariato nel 2016, fino ad ora, non ne ho registrate. ecco che allora rimango personalmente sorpreso:

perchè cheng afferma che

""per BC sembra sia più importante difendere le proprie posizioni di sempre che fare un VERO partito rivoluzionario""?

se queste posizioni, questo metodo, questa piattaforma, sono valide, ossia in linea con una coerente e rivoluzionaria posizione di classe, dov'è il problema?

non capisco, confido in cheng per la risoluzione di questo arcano.

Il problema è sempre lo stesso, non siete ancora pronti a rompere definitivamente con il democraticismo, una delle ragioni della scissione del 1952 , tutto il resto sono parole.

Comunque il sito è molto vasto, è possibile avere un link dove vi siano esposte piattaforma e metodo? anche a me non piace cadere in toni polemici ed essere comunque più conciso nelle esposizioni.

risolvere una piattaforma ampia e articolata nel democraticismo è fuorviante... anche perchè questo rischia di essere un etichetta vuota, se non la si riempie di contenuti.

Siamo antidemocratici? sicuramente nella misura in cui siamo contro lo Stato, per la sua estinzione. Riteniamo che sia possibile uno stato dittatriale del proletariato ferreamente autoritario, che escluda qualsiasi meccanismo democratico, e si affidi totalmente in un partito puro e infallibile? no, non siamo idealisti, preferiamo allora confrontarci con i problemi reali.

Da questo punto di vista democrazia (la polarità dialettica opposta e complementare della dittatura) deve essere aggettivata: la democrazia proletaria è la massima partecipazione della popolazione proletaria alla gestione dello stato rivoluzionario e dittatoriale altre democrazie (borghese, ateniese...) sono cose diverse, perchè diversa è l'impronta classista dello stato che le ha generate.

siamo contro lo stato? si, ma ci rendiamo conto che contro la classe dominante dovremmo usare la repressione statale

siamo per la democrazia? no, ma ci rendiamo conto che fino a che esiste lo stato, la partecipazione alla sua gestione si chiama democrazia, che questo piaccia o meno.

siamo esaltatori del principio elettorale? mai! dal momento in cui si vota significa che ci si divide in due parti, una delle quali si sta necessariamente allontanando dal programma, questo è banale; la maggioranza non ha sempre ragione, questo è strabanale; molte volte i rivoluzionari (a dire il vero quasi sempre)devono agire fuori e contro il parere della maggioranza, questa è realtà assodata da sempre.

Per la piattaforma puoi fare riferimento al sintetico "for communism", ai documenti per le conferenze internazionali, alle tesi dei congressi, al libro "contro venti e maree".

ti segnalo un altro articolo storico di onorato damen che ti dovrebbe chiarire ulteriormente la questione:

leftcom.org

mentre questo è un contributo per un inquadramento più generale delle questioni fino a qui poste:

leftcom.org

concludo invitandoti a non fare l'errore metodologico di confondere i termini e le categorie con la realtà: la democrazia (o qualsiasi altra categoria) non è la realtà, ma uno strumento concettuale limitato e parziale che utilizziamo per comprendere la realtà che è molteplice, vasta ed irriducibile ad un pensiero semplice, anzi, irriducibile ad un pensiero.

Da questa riflessione il mio (nostro) invito ad andare oltre le etichette, la logica formale, il gusto del paradosso, per calarsi nel divenire molteplice, contraddittorio, irriducibile del conflitto di classe e del suo dispiegarsi... in questo contesto noi non possiamo cercare di fare altro che nuotare nel mare e cercare di deviarne le correnti: ogni ricetta preconfezzionata, domatismo infallibile, o verità scoperta è destinato a fallire, perchè prodotto della mente umana e non della materialità delle forze in campo.

Ho letto i punti di dissenso e devo dire che se voi siete ancora di qull'opinione siamo molto distanti come condivisione per i seguenti motivi:

Quella piattaforma fu fatta per iniziare un lavoro di partito partendo da una base di condivisione comune, era chiaro che non poteva essere discussa, doveva essere accettata o no, comunque valida per quell'epoca e non fissata per il fuituro come alcuni pretendevano di interpretarla.

La cosa si può paragonare ai 21 punti di adesione all'internazionale, potevano essere forse discussi? purtroppo non furono abbastanza selettivi.

Poi gli eventi storici che si sono susseguiti non la rendono più attuale, per quano riguarda le lotte di emancipazione coloniale ad esempio.

Ma tuttal'impalcatura del dissenso mi sembra che verta ancora sul problema della struttura del partito, sull'autoritarismo, sul rapporto tra partito e classe, fa testo il gravissimo errore di valutazione:

Storica­mente la dittatura è del proletariato e non del partito nel senso che è il proletariato, in quanto classe al po­tere, che convoglia e accentra nel “suo” partito e vi cristallizza motivi, forze e volontà di cui la dittatura proletaria si sostanzia. Fuori di questi termini si ha lo stalinismo_, cioè la dittatura dello Stato (stato partito) che ha soppiantato il proletariato e rigettato all'oppres­sione il giorno in cui è riuscito a far girare all'inverso la ruota della rivoluzione._

In Russia ha prevalso la corrente borghese, che ha preso la testa del partito, profittando dei residui del centralismo democratico (già agita a Lione), quindi la dittatura ha iniziato a esprimersi come borghese e non più come proletaria, il proletariato è classe in quanto organizzato in partito, se no non è nulla, quindi la dittatura del proletariato viene esercitata dal suo partito.

Il punto non è lo stato partito, ma l’indirizzo politico in cui lo stato partito esercita la dittatura, che la fa reazionaria piuttosto che rivoluzionaria.

Questo unitamente alla contestazione di Il partito vieta la libertà personale di elabora­zione e di elucubrazione di pretesi nuovi schemi e spie­g....

Denota un'interpretazione assolutamente arbitraria di tutti i punti e le affermazioni si allontanano di molto dal metodo marxista ricadendo nella visione democratica borghese del personalismo, non mi dilungo in quanto ritengo d essermi espresso esaurientemente qui:

leftcom.org

Come dicevo nell'altro intervento ritengo che il confronto si sta facendo sempre meno interessante.

I tuoi interventi sono profondamente caratterizzati da un metodo idealistico che ti ostacola profondamente in un processo di chiarificazione. Effettivamente alla fine non ti rimarrà, probabilmente, che osservare il mondo circostante aspettando che esso arrivi un giorno a coincidere con il modello ideale che ti sei costruito, sia chiaro, non è una critica personale, ma politica.

evidenzio brevemente i limiti teorico-metodologici di questo tuo ultimo intervento.

il partito si muoveva su una piattaforma politico-metodologica messa appunto da 26 in avanti, quanto bordiga, dopo 20 anni di ritiro, ritorna nel partito è portatore di una piattaforma differente, difatti nel 52 la componente bordighista con il suo metodo meccanicista-idealista (scusa la sintesi) viene di fatto espulsa dal partito.

qualcuno ha scritto qualcosa che non deve essere discusso ma solo approvato? qualla la porta.

lo stesso bordiga discusse le 21 condizioni in sede di internazionale comunista ed insistette fino a che non venne inserito il punto contro la massoneria, che prima, come altri punti, non erano presenti nella prima bozza. Marx discusse con engels il manifesto a partire dalla prima bozza di engels "catechismo comunista", sta storia del partito che non discute è una fregnaccia che non ha alcun riscontro storico se non nella visione patologica del marxismo che ne da un bordiga completamente schiacciato dalle macerie della controrivoluzione.

D'altra parte tu stesso affermi che i 21 punti andavano discussi meglio perchè non sufficentemente selettivi...

di fatto non hai saputo avanzare una critica degna di tale nome all'impianto dei punti di dissenso, dove e perchè sarebbero sbagliati?

ancora scambi struttura e sovrastruttura: lo stato-partito è il prodotto di un corso controrivoluzionario al quale è andato incontro la russia arretrata ed isolata, il punto non è dittatura del partito o della classe, ma lo strettissimo legamene dialettico che intercorre e deve intercorrere tra i due.

sarebbe stato opportuno che tu avessi citato l'intero punto di dissenso per avere una visione complessiva e non parziale:

"La dittatura proletaria è esercitata dal partito: Affermazione teoricamente e politicamente giusta e, ad onta della recente terribile esperienza russa, sempre valida alla condizione però che il partito e i suoi organi direttivi che di fatto esercitano la dittatura, operino come una parte della classe, all'unisono con gli interessi, le lotte e gli obiettivi storici di tutto il proletariato e fino alla scomparsa delle classi e dello Stato."

se tu avessi citato anche questa prima parte, invece che solo la seconda, tutto il tuo ragionamento non avrebbe avuto sostanza, ti faccio notare che, fino ad adesso, all'infuori di un certo richiamo alla democrazia borghese - che siamo però i primi a combattere e denunciare - non hai avanzato critiche degne di nota alla nostra piattaforma, che è in totale contrasto con il meccanicismo e l'idealismo bordighiano.

PS: in effetti all'infuori di un corretto rapporto dialettico tra partito e classe si ha lo stalinismo, ovvero la scollatura tra gli interessi della classe e quelli difesi dal partito, scollatura che poi altro non è che il riflesso nell'aambito della sovrastruttura di un processo controrivoluzionaria che, a livello strutturale è già avviato, questo è stato lo stalinismo. Il fatto che tu analizzi la controrivoluzione solo a livello sovrastrutturale senza mai andare a cercare le determinazioni strutturali di cui la sovrastruttura è riflesso caratterizza le argomentazioni da te espresse finora come fondamentalmente vincolate ad una visione idealistica del divenire delle contraddizioni dove,in ultima istanza, ad essere determinante è l'idea e non il dato materiale.

Ciao a tutti, interessante il dibattito... ovviamente attraverso il forum argomenti del genere posso essere trattati fino ad un certo punto, quindi il mio invito è sempre a prendere contatto con noi per andare oltre il forum che comunque è uno strumento interessante di lavoro ma non esaustivo.

Detto questo, vorrei riportare l'attenzione sul tema di apertura: costruzione del partito.

In quanto militante di Battaglia Comunista e quindi della TCI ritengo questi strumenti necessari per la costruzione del partito internazionale del proletariato, un partito contralizzato su scala internazionale con una piattaforma ed un corpo di tesi condiviso da tutte le sezioni. Oggi il Partito Comunista internazionalista e la TCI non si ritengono tale ma "solo" strumenti per portare avanti una attività finalizzata a questo scopo. Non mi dilungo e rimando a tutto il lmateriale che abbiamo prodotto sul tema e certamente ne produrremo altro; in particolare c'è un capitolo dedicato nel libro "Contro venti e maree".

Nel tuo discorso Chen, se mi posso permettere, credo manchi un aspetto essenziale: la proposta pratica di lavoro. I problemi, come diceva lotus in precedenza, vanno riportati su un piano concreto, si riflette, ok, si critica, ok, si ragiona, ok, si valutano le esperienza passate, ok ma poi? Poi bisogna FARE, fare attraverso una proposta pratica di lavoro. Battaglia e la TCI oggi non sono il punto di arrivo ma un nostro strumento di lavoro, tu li ritieni sbagliati, ok, ma cosa proponi in altenativa? Quali passaggi? Quale lavoro pratico? Quali strumenti di lavoro? Magari prova a rispondere a queste domande, se puoi.

tu li ritieni sbagliati, ok, ma cosa proponi in altenativa?

ritengo alcune posizioni della piattaforma non sono condivisiobili e le ho indicate qui,

leftcom.org

ritenendo difficile un dialogo costruttivo con simili divergenze di fondo.

Da proporre in alternaticva avrei da suggerirvi un analisi più corretta dal punto di vista del materialismo storico dialettico, senza questo non vi è nulla da proporre in alternativa dal momento che non siete disponibili a mettere in discussione le vostre posizioni.

L' accanimento contri il cosiddetto "bordighismo" mi ha veramente stancato, è storicamente errato, scorretto e fuori dai canoni marxisti di analisi, come già nticipato non ho mai acciusato voi di essere poppanti dameniani, quindi sarebbe meglio che voi la smettiate di accusare gli altri di bordighismo, facendo tra l'altro da specchio voi stesse con le accuse che rivolgete agli altri, troppo personalismo in tutte le vostre risposte, ripeto l'alternativa è di imparare ad esser più dialettici e mettere in discussione le vostre posizioni, come si fa acolaborare con un organismo che sostiene che in Russia ci sia stato capitalismo di sato? che mette il partito al di fuori dalla classe? che non concepisce le lotte sindacali come base per lo sviluppo del movimento proletario? che alternative devo proporre!

Quali passaggi?

I passaggi che potrei proporre di mettere in discusione li ho già espsosti con le critiche fatte alle vostre posizioni sulla dittatura del proletariato e del rapporto tra partito e classe, sui quali non avete trovato voi punti di discussione e confronto.

Quale lavoro pratico? Quello di fare sempre propaganda del programma e sostegno e organizzazione delle lotte proletarie, la dove si presentano, nei limiti delle possibilità materiali.

Costruzione di una piattaforma basata su analisi reali, non competizioni personalistiche che rasentano il delirio psicotico.

Quali strumenti di lavoro? per ora Internet, non si può fare molto di più, è con la tecnologia (cellulari) che i salariati ATM avevano organizzato lo sciopero nazionale e con Internet le primavere arabe.

Rileggetevi le vostre piattaforme e i post, le vostre risposte sono piene di contraddizioni e di polemica, non è così che si contribuisce alla formazione di un partito internazionale comunista, tantomeno avendo la presunzione di porsi come punto di riferimento allo scopo, senza tra l'altro averne i numeri, politici intendo.

Riassumendo:

  1. ottima iniziativa il forum
  2. pessima gestione dello stesso, direi con toni e metodi demo-stalinisti.
  3. Vi propongo alcune letture su cui poter costruire una piattaforma comune internazionale:

MANIFESTO-PROGRAMMA DELLA SINISTRA DEL PARTITO (1920)

Tesi della Frazione Comunista Astensionista del PSI (1920)

TESI SUL PARLAMENTARISMO DELLA FRAZIONE COMUNISTA ASTENSIONISTA DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (1920)

Tesi di Roma del PCd'I (Marzo 1922)

SCHEMA DI TESI SULL’INDIRIZZO E IL COMPITO DEL P.C. IN ITALIA (Conferenza di Como, Maggio 1924)

Tesi di Lione del PCd'I (1926)

TESI CARATTERISTICHE DEL PARTITO (1951)

ORIGINE E FUNZIONE DELLA FORMA PARTITO (1961)

Riunione del PCInt., Milano 1961

Tesi di Napoli (1965)

Sono una serie di elaborati della sinistra comunista che hanno una certa coerenza dialettica tra loro nel tempo, chiaramente alcuni aspetti oggi devono essere senz'altro rivisitati e adeguati alla situazoine attuale.

Esposizioni che si spera condivisibili da voi fino al 1951 compreso (la scissione fu agita nel 1952)

Aldilà delle divergenze politiche, quello che ti chiedevo, scusami se insisto, è di spiegarmi come tu oggi stai portando avanti questo lavoro? Con quale struttura organizzativa, con quali attività? Con quali passaggi? é questo che non capisco. Leggo solo critiche e suggerimenti a noi o ad altri, mentre non capisco cosa tu stai facendo e quindi, in questo senso, cosa tu proponi come alternativa ai nostri strumenti. Le analisi, le proposte scritte poi... vanno messe in campo, tutto va riportato in una dimensione di militanza politica attiva, come tu oggi porti avanti questa militanza politica?

Questa tua domanda mi fa ricredere molto sulle vostre modalità e la apprezzo profondamente e secondo me è proprio dietro questa domanda che sta la chiave del nostro agire.

Per il momento ti basti sapere che ho abbastanza a che fare con la mia sopravvivenza e cerco di farlo al meglio con i compagn che trovo per strada, pochi purtroppo, ma non demordo.

Sono nato a Milano, in P.le Martini, ho vissuto con persone che hanno preso strade diverse, molto pesanti e per alcuni irreversibili, parlarti della mia militanza è un po' complesso e comunque devo un po' ripetermi per ciò che comunque ho già scritto, ma se non si ha pazienza non ci si può definire militanti comunisti rivoluzionari.

Mi ritengo un militante comunista rivoluzionario, ma non mi posso riconoscere in alcun organismo dei tanti attuali che si rifanno alla sinistra comunista, motivo? parlano bene ma razzolano male.

La ragione è la stessa che ho esposto nei miei post, non condivido posizioni rigide e personalistiche, attualmente cerco di collaborare con organismi che hanno una matrice comune, come con voi, ma devo prendere atto che nessun organismo esistente, fino ad oggi e col quale sono entrato in contatto, ha manifestato una sincera disponibilità ad abbandonare la propria identità campanilistica, altrimenti definita "propria personalità politica" per un serio e sincero percorso di classe al fine di costruire un partito di classe.

La mia lotta, lo ripeto, non può andare oltre la difesa delle mie attuali condizioni di vita a livello di sopravvivenza, questa è oggi la mia azione politica e altro non può essere, vista la povertà di intenti materiali delle attuali organizzazioni, che hanno la presunzione di rappresentare il Partito Comunista Internazionale o comunque di considerarsi il veicolo per il Partito.

In campo ho messo il mio lavoro da salariato (che ho dovuto lasciare per quello autonomo, partita iva per intenderci), la mia famiglia, rifiutando la politica della proprietà della casa, facendo picchetti alle sei del mattino quando gli operai della azienda in cui vendevo la mia forza lavoro, si facevano comprare con 10.000 lire in busta, perchè, giustamente, avevano famiglia e figli da mantenere, la mia azione politica è sempre stata di lotta di classe, occupando anche case per compagni che oggi la fanno da maestri teorici dietro una polverosa scrivania (col culo coperto dalla finalmente raggiunta pensione), ma che allora non sapevano cambiare la serratura di una porta di un appartamento occupato per loro, meglio che mi fermo qui.

Comunque non demordo, continuo, necessariamente, a lottare perchè credo nella rivoluzione comunista, nel partito, nella dittatura del proletariato, nell'abolizione delle classi, nel comunismo.

Lotta di classe, non chiacchere, questa è la mia militanza e la mia azione politica., purtroppo oggi, come per gli altri proletari, non mi rimane che vendere la propria forza lavoro al miglior prezzo e scambiare qualche opinione con i partitini rivoluzionari di turno.

LOTTA DI CLASSE è il mio modo di portare avanti la mia militanza politica.

Questa tua domanda mi fa ricredere molto sulle vostre modalità...

Bene, mi fa piacere che tu ti sia ricreduto, visto che prima ci avevi accusato di adoperare toni e modalità staliniste e di non essere aperti al confronto. Credo che tu stia scrivendo quello che pensi senza limitazione di sorta o censura ovviamente anche noi, dobbiamo essere liberi di scrivere ciò che pensiamo, no? Lo stesso dicasi per il "confronto". Confronto ovviamente significa anche esprimere pareri differenti, "confornto"... non è che tu dici ciò che pensi e noi diciamo "ok hai ragione...".

Chiarita questa faccenda, credo che nelle tua risposta ci sono molti proclami e "buone intenzioni" ma continuo a non capire in che modo tutto questo si traduca in pratica militante.

Capisco la tua situazione difficile di salariato, è comune a quella di tanti di noi ma ovviamente non tutti reagiamo allo stesso modo, c'è chi vive condizioni difficili e riesce a trovare tempo e stimoli per la militanza, chi invece no ed è una cosa che dispiace anche se per certi versi comprensibile.

Le differenze tra te e noi sono ampie, sinceramente credo che tu sia in una fase di confusione politica. Dici di rifiutare la pratica di bottega ed i personalismi ma forse sei proprio tu...ad essere portatore di questa logica e vorresti tutto plasmato sul tuo pensiero.

Come dicevo sopra, da quanto ho letto vedo che ti manca sempre la proposta, opinioni, proclami, buone intenzioni ma poi... tutto finisce li, quasi come uno sfogo intellettualistico, almeno questa è la mia impressione.

Dici di cercare collaborazione con organizzazioni a te più vicine ma allora il forum non è il luogo adatto per proseguire dovresti - se sei interessato veramente - inziare a contattarci in privato per valutare insieme se vale la pena proseguire il confronto, su quali punti ecc ecc ecc...

Ci sono vari livelli di militanza e ora per ragioni oggettive di disponibilità di tempo non mi è possibile fare di più che comunicare con gli strumenti che ci sono, il confronto è sempre valido ed istruttivo.

In merito alle proposte mi sembra di essermi già espresso, ora non vi è molto da fare se non ribattere i chiodi del programma di base e farne la maggior diffusione, intervenire, là dove è possibile, dove vi sono espressioni di lotta di classe orientandole e sostenendole, possibilmente.

Per la collaborazione o il confronto attivo penso che non ci si possa incontrare sui tre punti che avevo gà citato e che ripeto qui con qualche amplificazione, eventualmente si possono aprire post specifici.

Dalla vostra piattaforma

  1. Sostanzialmente il metodo di critica poco dialettico e molto personalistico (accanimento contr gli ismi in particolar modo Bordiga) e spesso contraddittorio sul rapporti partito e classe.
  2. Valutazione non condivisibile dell'affermarsi della controrivoluzione in Russia e dell'affermazione del capitalismo di stato.
  3. quindi rapporto tra partito e classe ed edercizio della dittaura proletaria
  4. L'astensionismo
  5. il sindacalismo

Tutti argomenti che possono essere dibattuti nel forum senza doversi incontrare fisicamente.

Per quanto riguarda il confronto, non pretendo degli ok, ma delle argomentazioni dialettiche, cosa che io ho fatto sulle vostre posizioni e voi non sulel mie se non rimandando al "bordighismo"

Senza un dialogo e un chiarimento su questi aspetti di fondo è difficile una collaborazione pratica, ma si può continuare il confronto teorico.

Ho aggiunto un post su individuo militante e partito, altra occasione per approfondire alcuni aspetti.

In merito alle proposte mi sembra di essermi già espresso, ora non vi è molto da fare se non ribattere i chiodi del programma di base e farne la maggior diffusione, intervenire, là dove è possibile, dove vi sono espressioni di lotta di classe orientandole e sostenendole, possibilmente.

Ribadisco, dopo aver letto questo, la mia impressione: proclami, buone intenzioni, consigli ma poi ti manca la proposta. Noi abbiamo una piattaforma politica e delle strutture organizzative per portare avanti, fin da oggi, questo lavoro che tu dici si debba fare. Tu non condividi, ok, ma allo stesso tempo per adesso non hai in mente una struttura organizzativa da offrire il alternativa ai nostri strumenti e non hai una piattaforma politica da offrire in alternativa alla nostra, quello che è chiaro è contro cosa sei mentre non è chiaro cosa tu proponi.

Il tuo per adesso è un lavoro... intellettuale, di lettura, confronto ma poi non riesci a tradurre il tutto in militanza politica attiva. Sinceramente non penso che sia solo una questione di mancanza di tempo, questo ovviamente incide, ma ti manca proprio la capacità, per adesso, di trasformare il DIRE nel FARE, questa mancanza credo sia legata alla tua impostazione politca attuale, che - concordo con lotus - attualmente è riconducibile ad una matrice idealista e tendenzialmente itellettualista; visto che il confronto deve essere aperto ti parlo con molta sincerità, come hai fatto tu con noi, spero che non ti offenda, anche perchè apprezzo il tuo sforzo.

"Tutti argomenti che possono essere dibattuti nel forum senza doversi incontrare fisicamente.

Per quanto riguarda il confronto, non pretendo degli ok, ma delle argomentazioni dialettiche, cosa che io ho fatto sulle vostre posizioni e voi non sulel mie se non rimandando al "bordighismo"

Senza un dialogo e un chiarimento su questi aspetti di fondo è difficile una collaborazione pratica, ma si può continuare il confronto teorico."

Il forum è un luogo aperto dove chi scrive esprime la propria opinione su un determianato argomento, non sempre intervengono militanti di Battaglia Comunista, dipende, mo ci vuole, dal tempo che abbiamo a disposizione. Ovviamente il forum, diventa anche un punto di conoscenza tra gli utenti che scrivono e la nostra organizzazione ma chi vuole ulteriormente approfodnire, chi vuole aprire un confronto approfondito con l'organizzazione - e non semplicemente scambiare due chiacchiere con chi in quel momento ha la possibilità di dibattere - deve inveitabilemnte andare oltre il forum e contattarci in privato, cosa indispensabile se il confronto è finalizzato a valutare una possibile succesiva collaborazione, intenzione che tu hai sostenuto prima. Solo contattandoci privatamente si inzia a strutturare un reale percorso di confronto con l'organizzazione.

Ok, allora continuiamo con mp, a quale indirizzo scrivo?

Comunque devo doverosamente dare una risposta anche qui, lo faro' appena sono su pc,ora sono su talent...si scrive male.

ripartendo dal rosario dei documenti della sinistra comunista: il documento del 51 segna una rottura netta con la storia della sinistra comunista e fu largamente alla base della avvenuta espulsione dei bordighisti dal partito.

i successivi segnano lo sviluppo della personale interpretazione che del marxismo ne ha dato bordiga, i limiti di questa interpretazione, le contraddizioni mai risolte, sono alla base dell'esplosione di programma successiva alla morte del sacerdote e tutt'ora in corso. amen.

ti faccio notare che snocciolando la serie di documenti "che non devono essere discussi" stai ponendo tu stesso una personalità politica definita al centro della discussione, noi ci stiamo continuando a confrontare, ma tu rimani assolutamente fermo sulle tue posizioni di partenza.

In ogni caso, al di la della ruvidezza (dovuta dal fatto che non ho ancora letto critiche degne di tale nome, nonostante le ore ormai trascorse in questo dibattito), rimane la stima e la fratellanza comunista per compagni che, proletari come praticamente la totalità di noi, giorno per giorno si sacrificano e lottano per mantenere viva la speranza e la prospettiva di un mondo nuovo... questo tanto per non dimenticarci che, al di la delle polemiche, siamo compagni, comunisti, proletari.

Ui vari punti ritengo di averti dato delle risposte, volta per volta... per quanto sia possibile fare in un forum... che tu non abbia trovato risposte dopo il gran numero di messaggi e i tanti documenti segnalati mi pare paradigmatico: non puoi trovare risposte se ti limiti a produrre affermazioni.