Sulla crisi attuale

Ciao,mi piacerebbe sapere qual'è secondo voi la natura della crisi attuale.Se è effettivamente dovuta ad una caduta del saggio del profitto o da sottoconsumo ecc e quali possono essere secondo voi gli scenari futuri.Potrebbe riuscire il capitalismo a sopravvivere a questa crisi o siamo in un nuovo 29 preguerra?

Forum: 

Ciao Compagno. Se scorri le discussioni del forum, appena più sotto c'è questa. Vi sono alcuni link segnati molto interessanti.

"Messa in questione della legge della caduta tendenziale del saggio di profitto"

Inoltre molti articoli su questo tema sono raccolti nel libro appena pubblicato da Battaglia Comunista "70anni contro venti e maree", devo dire molto ben fatto.

Ciao compagno,

al fondo, per noi le crisi strutturali sono dovute a quella che Marx chiama la legge più importante del sistema capitalistico, cioè la caduta del tasso o saggio di profitto. Il sottoconsumo e la sovrapproduzione - se vogliamo usare queste espressioni - sono le forme fenomeniche, per così dire, in cui si manifesta la caduta.

Difficile delineare con precisione gli scenari futuri (ci vorrebbe la sfera di cristallo), certo è che questa crisi, come tutte le crisi profonde, sta producendo sconvolgimenti a tutti i livelli nella società, di cui l'acutizzarsi delle tensioni imperialistiche è "solo" un aspetto. Diffiicile anche dire in maniera tranciante se sia peggiore questa crisi o quella del '29; per la sua vastità, questa sembrerebbe peggiore, ma rispetto a quella di ottanta e passa anni fa, una differenza c'è, e stridente: quella crisi aveva prodotto risposte di classe significative o molto significative (anche se finite come sappiamo, ed era inevitabile, vista la mancanza di un punto di riferimento rivoluzionario), questa no, finora. Il fatto che il capitalismo riesca o meno a sopravvivere alle sue crisi non dipende unicamente da meri fattori economici: questa è una parte, fondamentale, ma una parte soltanto della questione. L'altra, non meno fondamentale, anzi, è la lotta di classe: senza di questa, senza l'intervento cosciente dela proletariato, il capitalismo può superare tutte le crisi, magari fino all'autodistruzione. Lenin, da qualche parte, diceva giustamente che non esistono crisi senza uscita per il capitalismo: l'aumento dello sfruttamento, una guerra che svalorizzi il capitale (sia costante che variabile), possono fargli superare il momento difficile così che possa ripartire il processo di accumulazione...

Ciao compagno, spero di essere stato abbastanza chiaro, nella sintesi,

Smirnov

Caro Compagno Smirnov,

a rifletterci bene non convince la chiosa del tuo intervento. Se fosse vero quanto dici, riportando una affermazione di Lenin, riferita però a ben altro contesto, dovremmo postulare l'eternità del capitalismo, ma così non é perchè questa non é una crisi del capitalismo ma la sua crisi-limite, al di là della quale o l'umanità riesce a liberarsi dai ceppi o dobbiamo aspettarci un collasso della civiltà. Ci sono delle ragioni profonde per questa diagnosi:

1) la trasformazione del capitale in capitale finanziario totale

2) la conseguente trasformazione della struttura sociale con la scomparsa pressoché compiuta delle classi interposte tra proletariato e borghesia

3) la riduzione degli stati nazionali al ruolo di esattori del capitale finanziario

4) l'irrazionalità della produzione (richiamata anche dal rapporto sullo stato del mondo dell'ONU)

e molti altri fatti ancora.

Il capitalismo ha sempre risolto le proprie crisi con nuove espansioni di mercato, ma oramai si è espanso anche nel futuro e lo ha compromesso. Ora. come si concilia la caduta tendenziale del saggio di profitto col fatto che il volume degli affari della borsa mondiale sono circa tre volte (3,tre) il valore della produzione mondiale?

Il capitalismo ha raggiunto la condizione limite oltre la quale esso diviene forza distruttiva, in grado di provocare, come diceva Marx, la propria rovina e quella di tutte le altre classi. Il conflitto é tra la sua irrazionalità e la sopravvivenza umana ed in questa situazione le vecchie formule e le vacchie diagnosi non reggono: siamo in un'altra storia nella quale il compito della rivoluzione è divenuto non soltanto liberatorio, ma escatologico e le forme stesse della lotta di classe assumono altri caratteri, altre dimensioni, altra natura e struttura dello stesso proletariato.

Quindi il compagno Rur ha ragione di chiedersi se questa crisi è oppure no peggiore di quella del '29: allora new deal ed economia di guerra consentirono una nuova espansione del capitalismo. Ma oggi dov'è questa possibilità? La guerra? Ma cosa sarebbe oggi una guerra se non la distruzione del pianeta ed il capitalismo con esso?

Il fatto é che molti bravi marxisti non vedono che è in questa crisi che si decide il futuro dell'umanità.

Ciao Bogdanov,

il mio intervento non voleva postulare l'eternità del capitalismo - giusto il tuo rimando alla "comune rovina delle classi in lotta" - ma mettere l'accento sul fatto che, senza l'intervento cosciente del proletariato (guidato politicamente dal suo partito), il capitalismo può superare le sue crisi economiche, per quanto profonde esse siano. E' vero che, oggi, lo "sviluppo" del sistema capitalistico ha portato non solo l'umanità, ma il pianeta intero, a un punto in cui è messa a rischio la sopravvivenza degli essere viventi nel loro insieme e che la questione "ecologica" sta diventando davvero una questione di vita o di morte, ma, ancora una volta e a maggior ragione, è indispensabile l'azione rivoluzionaria della classe proletaria, affinché si sbarazzi un volta per tutte del modo di produzione capitalistico, liberando se stessa e tutto il "pianeta vivente" dalla peggiore minaccia che incombe in tutta la sua storia, almeno negli ultimi milioni di anni..

Detto ciò, la legge della caduta del SMP è ancora validissima, anzi, più valida che mai: l'espansione abnorme della sfera finanziaria (tra cui il valore dei titoli quotati in Borsa da te citato) è appunto una delle più classiche e maggiori manifestazioni della suddetta caduta.

Ciao Bogdanov,

Smirnov

Caro Compagno Smirnov,

hai ragione su un punto: il capitalismo non muore da sé o se muore da sé trascina l'umanità nel baratro. E senza l'intervento cosciente del proletariato, il quale nel tempo presente non dà luogo ad un suo partito sufficiente, le cose possono andare solo in questo modo. Ma è questo il nodo del problema: in una fase storica in cui, molto, molto più che nel passato, sarebbe indispensabile l'azione di un partito, che, proprio perchè rappresenta il proletariato, riassume in sé tutti gli interessi prospettici dell'umanità, c'è invece il vuoto. Marx diceva che "l'umanità produce sempre ciò di cui ha bisogno", ma questa affermazione sembra contraddetta dalla sistuazione presente.

Il recente rapporto sullo stato del mondo pubblicato dall'ONU traccia un quadro tragico del futuro ed in tempi non epocali, dell'ordine di alcuni decenni. Verrebbe da pensare che l'umanità ha già superato la soglia critica del suo fallimento come specie, per cui è incapace di continuare la sua evoluzione psicosociale (nel comunismo) rimuovendo un sistema degenere, disumano, contraddittorio e fallito come il capitalismo e che quindi ci avviamo alla fine della storia. L'umanità, e per essa il proletariato, ha sufficienti energie per impedirlo? E senza un partito che ne informi, ne diriga e ne coordini gli sforzi, non è possibile fare questo.

Ma allora, come interpretare l'assenza di un partito del proletariato mondiale nei parametri dati dal materialismo storico?

Grazie per la risposta.B.

Premetto che dopo una militanza di diversi anni e un buono studio della letteratura marxista mi sono quasi completamente allontanato dal marxismo. Sono anni che vi leggo ed già altre volte ho scritto qui,intervengo questa volta per rispondere all'ultimo post di Bogdanov.

Scusa Bogdanov ma,con tutto il rispetto,mi ricordi quegli ecclesiastici contemporanei di Galileo che vedevano coi loro stessi occhi che la natura funzionava in modo diverso da come avevano sempre creduto ma si rifiutavano di credere ai loro occhi pur di non abbandonare i loro dogmi(non ce l'ho con te in particolare,anzi è stata proprio questa "cecità" di molti di voi a farmi fuggire definitivamente dalla galassia marxista).

Citi tu stesso la frase di Marx "l'umanità produce sempre ciò di cui ha bisogno". I fatti dicono che un partito in grado di guidare il proletariato mondiale alla rivoluzione non c'è e,almeno nel breve-medio termine,difficilmente,ma proprio molto difficilmente ci sarà.

Le opzioni sono due: o non è vero che l'umanità produce sempre ciò di cui ha bisogno o non è vero che l'umanità ha bisogno di un partito che ponga fine al capitalismo su scala mondiale. In entrabi i casi il periodo attuale non può essere spiegato dal materialismo storico.

Discorso crisi-capitalismo-ecosostenibilità: ormai è accettato da tutti,salvo da chi è completamente imbottito di ideologia, che il principale problema di sostenibilità ambientale non è di carattere politico-economico ma demografico: ammesso e non concesso che l'eliminazione della logica di profitto e la creazione di un sistema di produzione centralizzato su scala mondiale riduca gli sprechi e razionalizzi la produzione e l'allocazione delle risorse,se la popolazione mondiale continua a crescere non ci saranno comunque abbastanza risorse per tutti poi nei paesi dell'ex blocco sovietico gli sprechi e la produzione irrazionale di risorse erano ancora più diffusi che in quelli capitalisti.

Gentile Wade Wilson.

a dirlo francamente la tua risposta non l'ho capita e percepisco un elemento di sfiducia e si rassegnazione nel tono del tuo scritto.

Ora, il senso di ciò che tentavo di dire è il seguente:

- siamo di fronte ad una emergenza di specie perchè siamo spinti nel baratro dal fallimento del capitalismo e dai danni, spesso irreversibili, che questo produce;

- per liberarci del capitalismo non bastano movimenti spontanei, anche se sono importantissimi, senza un partito che armonizzi questi movimenti, che riesca a dire con chierezza a tutti il che fare;

- è evidente che di fronte ad una mutazione radicale e strutturale del quadro sociale occorre pensare ad una forma di partito di tipo nuovo, corrispondente alla natura ed alla dinamica del moderno proletariato.

Ora,se tu possiedi un "cannocchiale galileano" che ti rivela la verità sostanziale del mondo e del tempo presente, sarebbe interessante sapere cosa vedi tu, ma non lo hai detto. Ti saluto.B.

Gentile Wade Wilson.

a dirlo francamente la tua risposta non l'ho capita e percepisco un elemento di sfiducia e si rassegnazione nel tono del tuo scritto.

Ora, il senso di ciò che tentavo di dire è il seguente:

- siamo di fronte ad una emergenza di specie perchè siamo spinti nel baratro dal fallimento del capitalismo e dai danni, spesso irreversibili, che questo produce;

- per liberarci del capitalismo non bastano movimenti spontanei, anche se sono importantissimi, senza un partito che armonizzi questi movimenti, che riesca a dire con chierezza a tutti il che fare;

- è evidente che di fronte ad una mutazione radicale e strutturale del quadro sociale occorre pensare ad una forma di partito di tipo nuovo, corrispondente alla natura ed alla dinamica del moderno proletariato.

Ora,se tu possiedi un "cannocchiale galileano" che ti rivela la verità sostanziale del mondo e del tempo presente, sarebbe interessante sapere cosa vedi tu, ma non lo hai detto. Ti saluto.B.

A me sembrava di essere stato piuttosto chiaro,provo a rispiegarti il mio punto di vista ugualmente.

-siamo "di fronte" a un'emergenza di specie (ho messo "di fronte" tra virgolette perché quest'emergenza non si paleserà domani e nemmeno dopo domani,ma nell'arco di svariate decine di anni,tempi in cui ragionano le scienze sociali) ma il problema non è tanto di carattere politico-economico quanto demografico: anche dando per scontanto che un ipotetico futuro sistema comunista riesca a razionalizzare la produzione e a ridurre gli sprechi,se non diminuisce la popolazione mondiale non ci saranno comunque abbastanza risorse per tutti e l'emergenza ci sarebbe lo stesso.

-La frase di Marx "l'umanità produce sempre ciò di cui ha bisogno" l'hai citata tu stesso. La storia dice che l'umanità non ha mai prodotto un partito capace di guidare il proletariato mondiale alla rivoluzione contro il capitalismo,né tanto meno sembra in grado di crearlo adesso.

Le possibilità a questo punto sono due:

1) Non è vero che l'umanità produce sempre ciò di cui ha bisogno

2) Non è vero che l'umanità a bisogno a di un partito che guidi il proletariato alla rivolta contro il capitalismo.

In entrambi i casi il materialismo storico presenta delle evidenti e grossolane lacune.

Negare ciò significa avere una fede cieca nel materialismo storico e dialittico e arrivare a negare l'evidenza pur di non abbandonare questa fede.

-Non ho nessun cannocchiale galileiano e non ho certezze riguardo al futuro.

Più chiaro di così credo di non essere in grado di esprimermi,se non hai capito neanche stavolta non posso farci nulla.

Ciao.

Caro Wilson,

ci sono due modi per riportare il numero degli umani alla contenibilità del pianeta: o una razionale e programmata riduzione delle natalità o un provvedimento di tipo nazista. Escluso il secondo, tu ritieni possibile che nelle attuali temperie del capitalismo fallito la prima opzione?

Un documento dell'ONU, considerando la crescita esponenziale degli umani, prevede che fra qualche decennio saremo 11,5 miliardi e che che nutrire questa popolazione occorrerebbe aumentare del 110% la produzione degli alimenti, ma non abbiamo abbastanza terra. Ora questa è oppure no un'emergenza?

Per rimuovere il blocco storico costituito dal potere capitalistico, che impedisce di ragiionare nei termi di una mondiale eguaglianza materiale dei diritti degli uomini, quali possibilità abbiamo?

Delle due l'una: o aspettare nel rassegnato quietismo il collasso, che non è poi tanto lontano, o cercare di liberarci del capitalismo. Ma combattere contro una formazione sociale che possiede tutto il potere e tutti i mezzi non lo si può fare senza organizzazione, perciò serve un partito e, nell'ordine dei problemi, n partito internazionale. Se l'umanità non è ancora riuscita a darselo, questo è un limite, non un destino.

Ti saluto.B.

Caro Wilson,

ci sono due modi per riportare il numero degli umani alla contenibilità del pianeta: o una razionale e programmata riduzione delle natalità o un provvedimento di tipo nazista. Escluso il secondo, tu ritieni possibile che nelle attuali temperie del capitalismo fallito la prima opzione?

Un documento dell'ONU, considerando la crescita esponenziale degli umani, prevede che fra qualche decennio saremo 11,5 miliardi e che che nutrire questa popolazione occorrerebbe aumentare del 110% la produzione degli alimenti, ma non abbiamo abbastanza terra. Ora questa è oppure no un'emergenza?

Per rimuovere il blocco storico costituito dal potere capitalistico, che impedisce di ragiionare nei termi di una mondiale eguaglianza materiale dei diritti degli uomini, quali possibilità abbiamo?

Delle due l'una: o aspettare nel rassegnato quietismo il collasso, che non è poi tanto lontano, o cercare di liberarci del capitalismo. Ma combattere contro una formazione sociale che possiede tutto il potere e tutti i mezzi non lo si può fare senza organizzazione, perciò serve un partito e, nell'ordine dei problemi, n partito internazionale. Se l'umanità non è ancora riuscita a darselo, questo è un limite, non un destino.

Ti saluto.B.