Contro la precarietà

Due spunti di riflessione sulla manifestazione a Roma, il 4/11.

  1. Molto positiva l'incazzatura mostrata da vari collettivi di lavoratori precari nei confronti dei "sindacalisti", con sacrosantissima ragione! La lotta di questi collettivi è per molti versi un esempio da seguire! Anche la nostra presenza, ovviamente, è stata visibilmente in contrasto coi sindacati e le nostre posizioni hanno destato molto interesse.
  2. Una nota di preoccupazione riguarda invece le prospettive incerte di questi collettivi che, se da un lato non approfondiranno la critica al sindacato per ciò che esso rappresenta nella fase decadente del capitalismo (ossia un ingranaggio della macchina istituzionale borghese) e dall'altro non si porranno un programma coerente di rivoluzione sociale, resteranno inevitabilmente confinati nel "movimentismo", rischiando di cadere anche nelle braccia dei sindacati di base (che con apparente maggiore combattività, e in scala ridotta, scimmiottano i sindacati confederali). Come dire: dalla padella nella brace!

In altre parole, non basta criticare le scelte della dirigenza della CGIL, ma bisogna prendere atto della deriva borghese ormai completa del sindacato, e lavorare per la creazione di organismi autonomi di lotta.

I compiti storici che abbiamo davanti, come comunisti rivoluzionari, per la propaganda del programma comunista e il radicamento del partito, sono enormi, ma imprescindibili!

Il fatto che sotto l'apparente tranquillità sociale covi tanta rabbia, quale è appena affiorata a Roma, è il dato materiale necessario per poter cominciare.

Forum: 

Sinceramente non mi aspettavo così tante persone questo Sabato.

Le stime più ottimistiche avevano parlato di 50.000 mila manifestanti,invece sono stati almeno il triplo (Rifondazione dice 200mila,ma sicuramente esagera un pò).

Considerando la defezione all'ultimo della CGIL (eccetto la FIOM ovviamente) e della sinistra DS,e il fatto che la "sinistra" sia appena andata al governo,creando grandi illusioni e relativa passività in buona parte del movimento operaio...direi che 150mila persone sono un risultato più che eccellente. E il livello di combattività era decisamente buono.

Il livello di combattività sarà anche buono, ma rimane il punto, anzi, i punti ineludibili sottolineati da Mic. Certo, meglio che niente, ma quando una manifestazione contro la precarietà si lascia che ad aprirla siano esponenti del tuo partito, Pietrotsky, che hanno dato il via alla precarietà in grande stile, significa che la strada da fare è ancora tanta, benché l'incazzatura sociale sia un buon viatico. Lo stesso vale per le migliaia di operai inquadrati dalla FIOM: anche tra di loro c'è malumore nei confronti della politica sindacale, ma ancora funziona alla grande il giochetto CGIL-cattiva/FIOM-buona che rafforza la mancanza di fiducia in se stessi (come classe, intendo) e fornisce un alibi inconscio alla propria - per ora - incapacità/indisponibilità di scendere sul terreno di classe che, come tale, non può essere che fuori/contro il sindacato.

Ciao a tutti,

Smirnov

Una cosa è certa,senza Rifondazione e la Fiom sabato in piazza saremmo stati in poco più di un migliaio,e non 150mila.

A sinistra di queste organizzazioni non esiste nulla o quasi (cobas compresi),e i lavoratori,che sono pragmatici,lo capiscono bene (anche se il PRC ha votato la precarietà,e la FIOM li ha traditi mille volte).

Non lo dico per replicare a Mic e Smirnov,lo dico come dato di fatto. Poi,come è logico,io ne traggo consclusioni diametralmente opposte alle vostre.

In questo momento si aprono spazi (VORAGINI) per contestare la linea riformista all'interno di queste due organizzazioni,e io di certo cerco di non farmi scappare l'opportunità.

Se la lotta di classe portasse i lavoratori a girare le spalle a queste organizzazioni (fatto che per ora non si vede all'orizzonte,e comunque non è determinato in nessun modo dalla volontà dei "marxisti") io starei,ovviamente,sempre al fianco dei lavoratori,cercando di spingerli verso la rivoluzione.

BESOS

"Se la lotta di classe portasse i lavoratori a girare le spalle a queste organizzazioni (fatto che per ora non si vede all'orizzonte,e comunque non è determinato in nessun modo dalla volontà dei "marxisti") io starei,ovviamente,sempre al fianco dei lavoratori,cercando di spingerli verso la rivoluzione", dice Pietrotskij.

Quando la lotta di classe porterà i lavoratori a girare le spalle a CGIL e Rifondazione riconoscendoli per ciò che realmente sono - organi di contenimento del conflitto sociale e argine sinistro el sistema - i lavoratori gireranno le spalle, com'è ovvio e giusto che sia, anche a tutte quelle formazioni che, "rivoluzionarie" a parole, fino al giorno prima sostenevano o puntellavano a sinistra CGIL, Rifondazione o entrambe.

Ogni riferimento a FalceMartello, Lotta comunista e compagnia cantante non è affatto casuale.

Bè,se ci sarà un giorno in cui le masse operaie si posizioneranno politicamente alla sinistra di Rifondazione e della CGIL,difficilmente FM "il giorno prima" sarebbe ancora nel PRC.

I marxisti devono essere di tre passi avanti alle masse,non uno e non cinque(cito a memoria).

BESOS

Se capisco bene il PCInt ritiene comunque necessario, oltre al lavoro fuori il sindacato, condurre a certe condizioni e con certe finalità che non ripeto (ma esplicite nei documenti presenti sul forum cui rimando) anche un lavoro al suo interno. Riporto correttamente? Lo fate anche oggi?

Mi spiegate poi questa frase contenuta nella Piattaforma dei Gruppi Sindacali Comunisti Internazionalisti: "Precisata la vera natura e gli obbiettivi del sindacato nella fase più acuta della competizione imperialista è condannabile ogni politica mirante al boicottaggio del sindacato [...]"? Mi sembra contrastante con quanto leggo ad esempio sul forum.

Ciao, Reed

Perfettamente d'accordo con il compagnp gek.

Reed, a che documento ti riferisci, di che anno è?

grùsse

Rivolunzio

se nn sbaglio si riferisce alla discussione in atto in uno dei primi Congressi di Partito( 1945 o '48) sulla questione sindacale; credo ci sia anche elemento di polemica verso una certa concezione ( in futuro propria della corrente bordighista) che rifiutava anche la semplice presenza od azione di lotta nei sindacati egemonizzati dagli stalinisti ideologicamente ed organizzativamente. Cosa che portò anche al teorizzare "l'antisciopero" ossia il restare al lavoro - insieme ai crumiri ed ai lav.più pavidi... - durante alcuni scioperi politici promossi dagli stalinisti ( es. visita Truman in Italia mi pare ).

Gli anni successivi hanno precisato meglio la teoria ( che ovviamente è riportatameglio nel materiale cartaceo ): Gruppi di Fabbrica e Territorio - anche con lavoratori nn del partito stesso - come collegamento tra partito e lavoratori x portare avanti i propri interessi e istanze di classe. Senza formalizzazioni legali o giuridiche particolari ( differenti cioè da un sindacato di base più radicale ). Per mostrare l'incompatibilità degli interessi anche immediati del proletariato con l'attuale sistema sociale. Se necessario anche contro e fuori il sindacato.

Il documento in questione (correggimi se sbaglio, Reed) è il seguente, del 1963: [[ibrp.org | Piattaforma dei Gruppi Sindacali Comunisti Internazionalisti]].

La citazione riportata da Reed continua così:

> Precisata la vera natura e gli obbiettivi del sindacato nella fase più acuta della competizione imperialista è condannabile ogni politica mirante al boicottaggio del sindacato e delle agitazioni operaie, così come è condannabile qualunque politica che presuma di conquistare la direzione del sindacato dal di dentro su basi maggioritarie.

A me pare che la polemica potrebbe essere quella indicata da No Nick, con i bordighisti. Il messaggio di fondo è questo: nessuna spaccatura tra i lavoratori in lotta, partecipazione quindi anche agli scioperi indetti dal sindacato, ma rifiuto di assunzione di qualsiasi incarico di responsabilità all'interno dello stesso.

Ciò ovviamente non è mai stato inteso rigidamente come divieto assoluto di avere anche formalmente una tessera sindacale, quando e se questa si dimostrasse utile praticamente per condurre il lavoro quotidiano di agitazione e propaganda. Resta il fatto che, presto o tardi, quando le critiche verso la sua natura filo-padronale emergono con evidenza... è il sindacato stesso che "sbatte fuori" non solo noi internazionalisti, ma tutti i lavoratori coscienti.

precarietà

Compagni stiamo andando fuori tema. Perchè non cominciamo a riflettere sulle cause che in questi ultimi tempi hanno reso possibile la precarizzazione del lavoro? A mio avviso sarebbe certamente più utile, rispetto ad un forum che discute sulle posizione sindacali del PCInt. La precairetà è figlia della crisi economca del capitalismo. La borghesia per sostenere il processo d'accumulazione è costretta ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro del proletariato. Ma la precarietà è stata resa possibile anche per il fatto che il capitalismo in questi ultimi decenni ha di fatto unificato il mercato internazionale della forza lavoro, mettendo in competizione il proletario francese con quello cinese o quello indiano, scatenando una corsa al ribasso del costo della forza lavoro.

L'imperialismo ai tempi di Lenin ha creato l'aristocrazia operaia, oggi sempre l'imperialismo ha creato i precari. Su questi nuovi aspetti occorre riflette per capire dove stiamo andando.

Giustissimo Lorenzo! Sono d'accordo. Infatti, in primo luogo, sono proprio queste premesse a determinare le posizioni sindacali del PCInt nel loro complesso, e per la lotta contro la precarietà in particolare.

Se un forte movimento contro la precarietà dovesse nascere in Italia, uno dei primi obiettivi dovrebbe essere quello di cercare collegamenti con il proletariato internazionale (a parte non isolare la lotta contro la precarietà da quella generale del proletariato per migliori condizioni di vita e di lavoro).

E benvenuto nel forum! :)

... Aggiungo e preciso, però, che non ritengo sia possibile scindere la questione sindacale dal problema della precarietà. Non credo che siamo andati fuori tema.

Come abbiamo visto sabato scorso... il sindacato è ancora (e resterà a lungo) una presenza ingombrante, con cui il proletariato dovrà fare i conti in ogni occasione di lotta.

Per riprendere il tuo discorso, Lorenzo, il sindacato, se non causa, è stato almeno uno degli strumenti "che in questi ultimi tempi hanno reso possibile la precarizzazione del lavoro".

  • Ciao Reed,

concordo con*

Ciao Reed,

concordo con molto di quanto è stato detto negli ultimi post. Qui volevo solo riprendere il discorso sul "non boicottaggio" dell'azione sindacale, anche se su questo si è già espresso No Nick (a anche Mic). la polemica era rivolta principalmente, se non sbaglio, contro i bordighisti che, mentre sostenevano la conquista del sindacato, dall'altro produssero episodi spiecavolissimi, tipo crumiraggio, solo perché lo sciopero era stato proclamato (come sempre) dalla CGIL. Se ti interessa approfondire la questione, potresti leggere il nostro opuscolo sulla scissione del '52, in particolare la sezione relativa al lavoro sindacale, perché, a mio parere, è molto chiaro e puntuale.

Ciao a tutti,

Smirnov

Grazie dell'indicazione, Smirnov.

è una prova di come le posizioni devono essere prese senza dogmatismi,certo bisogna anche non cadere nel pericolo opposto cioè l' opportunismo

con il mio intervento di prima intendo che bisogna valutare bene cosa può servire alla causa quardando la situazione reale.pensa red che battaglia nel 1948 ha partecipato alle elezioni la scelta di non farlo più non è per astensionismo astratto ma perchè si ritiene che ora sia 1 strada fuorviante.

aristocrazia operaia e precarietà

La precarietà del reddito per i proletari è propria del regime capitalistico, nulla di nuovo.

Anzi è proprio qui la miseria del capitalismo, nonostante il giganteggiare dei mezzi di produzione non riesce a sfanare e dare un futuro all'umanità intera.

L'aristocrazia operaia nei paesi occidnetali è stata comprata con un piatto di lenticchie tanto da diventare la paladina di questa società morta.

Oggi le masse all'avvanzare della crisi, vedono con orrore il manifestarsi reale del mostro capitalistico. La grande e diffusa aristocrazia operaia che in piccolo ha partecipato al banchetto di dello sfruttamento di se stessa e soprattutto del terzo mondo, con orrore vede crollare il suo sogno di pace e benessere all'interno del regime capitalistico.

Il primo moto è il rivendicare le condizioni ex ante, in questo sono il peggior nemico i entri sociali e tutto il marciume che porta diritto al fascismo dichiarato.

I sindacati di regime ha gran voce raccolgono la protesta e hanno buon gioco nel canalizzarla nella difesa dell'ordine costituito. La vittoria della sinistra può essere letta anche inquesta direzione. Ma la crisi economica non è governabile, al massimo si può gestire la crisi sociale fino alla guerra redentrice ( per il capitale ).

La lotta contro la precarietà dovrà superare la china e manifestarsi pienamente come lotta per l'abbattimento violento del potere borghese. Strada da fare ce ne ancora, devono esaurirsi tutte le riserve su cui poggiano i miti di benessere all'interno della società borghese. ( lavoro fisso, casa e mutuo , assistenza sanitaria, ecc )

La lotta sarà economica e quindi politica, i lavoratori faranno un salto immediato nelle rivendicazioni politiche oppure faticosamente ricostruiranno le leghe di difesa economica. ? Vedremo..

Spartaco,ma tu come ti spieghi che nei paesi in cui non esistono a un livello difuso come in Italia il lavoro fisso,la casa,l'assistenza sanitaria ecc.. lo stesso non si fa la rivoluzione?

E come ti spieghi una stagione di lotte operaie e studentesche come fu il 68-69 avvenute in un contesto di sostanziale crescita economica?

  • Ciao Pietrotsky,

la*

Ciao Pietrotsky,

la rivoluzione, per ora, non si fa da nessuna parte, perché le rivoluzioni, nella storia, non sono poi un fatto così frequente, come ben sai... E' però indubbio che se rivoluzione ci sarà, questa dovrà essere preparata dal peggioramento netto - che è impossibile da quantificare - delle condizooni di esistenza dei proletari e, perché no?, di settori della piccola borghesia, non ci sono altre vie. In tanti paesi in cui si sta peggio che nella metropoli, non si fa la rivoluzione per tanti motivi, non ultimo certamente perché non esiste un partito rivoluzionario che sappia canalizzare e dirigere le masse proletarie e quelle assimilabili al proletariato su di un terreno di classe. Un altro motivo ancora è quello indicato da Trotsky ne "Il giovane Lenin", ma ti lascio il piacere di individuarlo, senza darti ulteriori indicazioni....

Infine, le lotte operaie e quelle studentesche, benché sorgessero dal medesimo contesto storico, sono due cose ben diverse: le prime, proletarie, le seconde, sostanzialmente piccolo-borghesi. Le prime sono il frutto di dieci-quindici anni di sfruttamento intensissimo della classe operaia, di sconvolgimenti storici nella stessa composizione di classe, le lotte studentesche della masificazione, se così possiamo chiamarla, della piccola borghesia, il che comporta una certa proletarizzazione o, in ogni caso, una perdita di status del piccolo borghese, che ha infettato, purtroppo, ideologicamente, settori consistenti di proletarato. Vedi i gruppi extraparlamentari e,poi, l'Aut. Op.

Se poi a questo aggiungi l'opera nefasta di voi riformisti d'oggi, beh, il quadro comincia, seppure a grandi linee, a delinerasi.

Ciao Pietrotsky,

Smirnov

Sinceramente penso che la rivoluzione sia proprio impedita dall'assenza del partito rivoluzioanario,da quello che scrive Trotskij ne "il giovane Lenin" e dal ruolo dei riformisti,come hai detto tu.

Ma il peggioramento delle condizioni del proletariato non mi sembra il fattore decisivo,oppure dovrei supporre che nello ZEN di Palermo o a Scampia saremmo più vicini alla rivoluzione rispetto a Parma.

Per quanto riguarda il 68-69,sicuramente i proletari venivano da 15 anni di sfruttamento intensivo,ma certo non da un impoverimento complessivo della classe.Eppure è successo un 68.

Poi mi puoi dire che non si è fatta la rivoluzione,che in parte la direzione del movimento era piccolo borghese,ecc... tutto vero,ma certo fu una stagione di aspra lotta di classe in un contesto di sostanziale crescita economica.

A presto Smirnov!

P

Però, Pietro, il '68 non ebbe connotati rivoluzionari. Il movimento studentesco ebbe carattere piccolo-borghese e reazionario, poiché si collocava, come diceva Smirnov, sulla difesa di status della piccola borghesia "qualificata". In questo contesto partì poi (almeno in Italia un anno dopo) una stagione rivendicativa della classe operaia, che all'interno di quel contesto e grazie a quel contesto prese carattere combattivo e antiburocratico; non fu una stagione rivoluzionaria.

In generale è comunque errata l'idea che più sono rovinati SETTORI di proletariato tanto più saranno "combattivi" e prossimi alla rivoluzione; spesso è vero il contrario. La questione è che il peggioramento netto delle condizioni di esistenza di cui parlava Smirnov è una condizione indispensabile, ma deve essere generalizzato alla classe per cause sistemiche; la classe operaia che non può più vivere in questo contesto,la borghesia che non riesce più a gestire questo contesto...

Come avete già sottolineato nel '69 i lavoratori, dopo un ventennio di intenso sfruttamento e ricomposizione di classe ( i più combattivi erano i giovani operai del sud), seppero strappare con la lotta importanti conquiste al capitalismo in espansione: Statuto del Lavoro, abolizione gabbie salariali, aumenti salariali più o meno generalizzati.

Nn so nell'immediato futuro come avverrà la ricomposizione di classe tra i proletari locali ed immigrati entrambi ugualmente precari e con poche prospettive future di miglioramento paradossalmente per i primi + che per i secondi. Ad es. un manovale in nero che guadagna anche 7-800 euro il mese e vive insieme ai connazionali, guadagna 2-3 volte quello che guadagna un prof.universitario nel suo paese e dopo 5-10 anni di vita di merda può comprarsi casa e macchina dalle sue parti. Un precario italiano dopo 5-10 anni di vita di merda può aspirare...ad altrettanti. Salvo usufruire delle risorse accumulate dalla famiglia nei decenni precedenti.

Torno a sostenere che, per assistere ad una nuova fiammata di lotta di classe, non mancano certo le condizioni materiali - che d'altra parte sono sotto gli occhi di tutti.

La rabbia e la frustrazione, più che da condizioni di vita misere (non siamo ancora, per fortuna, alla fame) sono dettate da livelli di vita in costante e netto peggioramento. E, secondo me, il relativo impoverimento può essere di stimolo alla lotta tanto quanto le condizioni di miseria assoluta.

La lotta alla precarietà potrebbe essere una prima motivazione che spinga finalmente i lavoratori a rialzare la testa.

La manifestazione del 4 novembre è stata disertata dalla CGIL (c'era solo la FIOM). Anche Rifondazione ha tenuto un profilo piuttosto basso. Più che timori di danni di immagine ed elettorali per il governo ecc... credo che partiti borghesi e sindacati temano di "evocare" forze più grandi di loro. La lotte francesi contro il CPE sono un monito per la borghesia. Per molti versi, devono essere un esempio per noi!

  • Ciao a tutti,

solo due*

Ciao a tutti,

solo due righe.

Sottoscrivo quanto detto da Reed (ha precisato bene), da Mic e da No Nick, ma rispetto a questo intervento, volevo aggiungere che, dal mio punto di vista, lo Statuto dei lavoratori non fu una conquista, bensì il solito modo sindacal-borghese per controllare prima e soffocare poi le più genuine spinte alla lotta di classe. Certamente, rispetto a condizioni molto diffuse di totale spadroneggiamento dei padroni (scusate la cacofonia) lo Statuto, come altre interventi legislativi, mise un freno, molto timido e aggiungerei effimero, al dispotismo padronale, ma nell'ambito di una strategia volta appunto a ricondurre all'ovile una classe operaia che in qualche caso (anche non piccolo)era sfuggita per un po' di tempo al guinzaglio sindacale. Insomma, dal mio punto di vista è un po' come dire (senza nessunissima ombra di polemica, ovviamente) che l'accordo sindacale mediato da Giolitti durante l'occupazione delle fabbriche del 1920 fu una conquista, quando sappiamo bene che si trattò di una storica disfatta. Probabilmente l'esempio è un po', come dire?, esagerato, ma tanto per capirci...

Ciao a tutti,

Smirnov

Non so se avete visto in tv dello sciopero generale che oggi ha bloccato l'Australia contro una prevista riforma del mercato del lavoro che precarizzerebbe tutti.

In piazza, a quel che si vede, ci sono tutti e di tutte le età anche se la manifestazioni erano più sul goliardico che sull'incazzato.

Se qualcuno ne sa d più posti le informazioni.

e intanto pure i dipendenti dell' ufficio del lavoro sono precari!!!!!!!!