Cittadinanza agli immigrati e immigrazione in generale

Salve a tutti.

Potresti dirmi qualcosa riguardo alla posizione degli internazionalisti riguardo alla cittadinanza per gli immigrati e al tema dell'immigrazione in generale? Ci sono dei testi che potrei consultare?

Grazie!

Saluti

Forum: 

  • Ciao compagno,

puoi cercare*

Ciao compagno,

puoi cercare sul nostro sito gli articoli e i volantini in cui si parla dell'immigrazione, da noi ritenuta, ovviamente, uno spezzone - tra i più angariati - del proletariato. Sul n. 17 della V serie di Prometeo (se non ricordo male), c'è un articolo dedicato all'immigrazione, ma, ripeto, se ne parla in tante altre occasioni sulla nostra stampa.

Ciao

Smirnov

noi siamo per l' unità nelle lotte fra proletari italiani ed immigrati del resto unabuona parte delle origini del partito nascono nell' immigrazione in francia ed in belgio che poi si è unito al lavoro di Damen ed altri

essere brevi eprecisi allo stesso tempo è quasi impossibile - cmq;

immigrati = forza lavoro. Di cui l'economia capitalistica ha bisogno.

Il padronato usa leggi e strumenti vari ( permessi di soggiorno, cpt etc. ) per tenerne il prezzo bassissimo, al minimo vitale x estorcere il max profitto possibile evitando che si organizzino e lottino. Inoltre serve come calmiere al ribasso x la forza lavoro autoctona.

D'altro canto la borghesia ha anche bisogno di consumatori delle merci che produce e di cittadini che con le loro tasse sostengano l'apparato statale.

Da quì le politiche borghesi " dell'integrazione", di cui la cittadinanza fa parte. Necessità di vendere - magari agli immigrati di seconda generazione - auto, computer, assicurazioni vita, mutui etc.ed assumerne un pò nei servizi e, xchè no, in polizia/esercito e simili.

Da comunisti siamo favorevoli a tutto ciò che riunifica, e xciò rafforza, la classe. Se un suo settore è debole xchè + ricattabile( gli immigrati ), tutta la classe sarà più debole se e quando lotta. Se ho un collega di lavoro interinale lotterò nell'immediato di sicuro affinchè divenga fisso, così saremo entrambi + forti. Però devo sapere che così si resta sul piano degli effetti.

Le cause della sua ( e mia ) ricattabilità sono nel sitema basato sul mercato, sul capitale ed il lavoro salariato.

Entro tale sistema pensiamo nn sia possibile ottenere una vera nè duratura giustizia e/o uguaglianza.

No-nick,quindi voi di BC siete favorevoli al diritto di cittadinanza per gli immigrati,dato che favorisce l'integrazione di questi nella classe opraia,e li rende meno ricattabili.Ho detto giusto?

Lo chiedo perchè in passato mi pareva di aver letto qualcosa di diverso sulla vostra stampa,e cioè che la rivendicazione del diritto di cittadinanza per gli immigrati non fosse da appoggiare,poichè si mette sul piano del concetto borghese di integrazione,o qualcosa di simile.

Forse ricordo male,oppure mi confondo con il giornale di un altro gruppo,nel caso chiedo scusa.

BESOS

  • Ciao Pietrotsky,

come ha*

Ciao Pietrotsky,

come ha detto No nick, non è così semplice: siamo favorevoli a che, per esempio, gli immigrati non siano continuamente ricattati per cui chiederemmo se mai l'abolzione del permesso di soggiorno, l'estensione anche agli immigrati delle "garanzie" di cui "godono" i lavoratori italiani, cercando il più possibile di non far nascere tensioni tra settori immigrati e italiani del proletariato, il che presuppone una critica e una denuncia costante del capitalismo. Siamo per l'abolizione di tutte quelle norme che schiavizzazano l'immigrato e lo separano, dal resto del proletariato, indebolendoli entrami (vedi No Nick)ecc. ecc., non certo per il diritto di voto: che ce ne importa?

Ciao Pietrotsky, forse sono stato schematico, ma vado di fretta.

Smirnov

adire la verità la cittadinanza è 1 cosa diversa dal diritto di voto .comunque sono d' accordo con smirnov e no ni

Per piacere raes, potresti essere più chiaro? colgo la differenza tra cittadinanza e diritto al voto, ma mi piacerebbe saperne di più. spero di essere stata chiara ...!

favorevole ma non nel senso che ( credo ) tu abbia frainteso Pietrotsky;

Propaganda x il voto agli immigrati ?? no grazie ci pensano già i Ds,Rifo &Co.

Il voto e la cittadinanza sono strumenti che la borghesia - nel complesso - usa x gestire i suoi affari secondo i propri interessi e logiche. Nè + né meno dell'erogazione della pensione.

Nn faccio il tifo x i padroni "democratici", rispettabili o "benpensanti" tanto x nn essere frainteso.

sono favorevole a che gli immigrati godano della cittadinanza ( che come ha sottolineato giustamente Raes è cosa ben diversa dal semplice diritto di voto alle amministrative ) così come mi fa piacere che possano studiare l'italiano in modo da intedersi prima e meglio, così come che possano accedere ad internet a livello di massa. E questo, di x sè, è anche esigenza del capitalismo.

X organizzarsi x cambiare sta cavolo di società.

Altrimenti serve a poco o nulla.

Quel che manca è il riconoscersi come classe.

La propaganda dei comunisti dovrebbe essere indirizzata in questa ottica.

Anche il poderoso movimento degli immigrati "invisibili" che ha bloccato New York e Los Angeles qualche mese fa nn è andato oltre la richiesta dei diritti di cittadinanza.

Benvenuta sul forum, Serdica.

Cercando tra i volantini ho trovato questo, del 2003:

[[ibrp.org | Immigrati e operai italiani stessa classe, stessa lotta!]]

La cittadinanza, nello specifico, mi pare un'arma a doppio taglio, nel senso che spinge individui appartenenti a classi sociali diverse a riconoscersi sotto gli stessi valori: democrazia (borghese), costituzione (borghese)...

Indubbiamente allo stato attuale delle cose, ossia in questo schifo di società razzista e xenofoba in cui viviamo, la cittadianza fornisce dei vantaggi agli immigrati (ad esempio, sono messi al riparo dall'espulsione a seguito di un licenziamento).

Io personalmente credo che i comunisti non dovrebbero accettare questo ricatto. Dovrebbero piuttosto battersi perchè queste discriminazioni siano eliminate, difendendo tutti i lavoratori, quale che sia la loro provenienza e la loro cittadinanza, contro i licenziamenti così come contro le espulsioni.

Credo che noi tutti aspiriamo ad essere davvero "cittadini del mondo", ossia persone con gli stessi diritti e le stesse possibilità, ma per realizzarlo è necessario prima liberare la società dalla divisione in classi.

la cittadinanza vuol dire avere tutti i diritti di un italiano parlarne solo come diritto di voto è riduttivo è vero però che per degli internazionalisti lottare per la cittadinanza sarebbe contraddittorio molto meglio le lotte di cui è stato già detto negli altri interventi.spero di aver chiarito bene quello che volevo dire nel mio intervento

mi sono accorto di aver sbagliato cittadinanza vuol dire diventare italiani non avere gli stessi diritti degli italiani

Odio correggerti Raes ma all'attico pratico avere la cittadinanza italiana vuol dire avere proprio avere gli stessi diritti (e doveri) di un Italiano.

Volevo dire atto pratico.

Per quanto riguarda il diritto di voto,so bene che voi in questa fase storica non lo ritenete importante,ma penso che inevitabilmente sarà un diritto per cui si batteranno i movimenti per gli immigrati;come spesso succede per i diritti democratici-borghesi,quando a qualcuno vengono negati.

Sono d'accordo con voi sul fatto che non sarà il voto (ma la lotta di classe) a risolvere i loro problemi,però penso che sia giusto battersi affinchè loro abbiano la possibilità di decidere autonomamente se astenersi o meno (e non sia lo stato borghese a decidere per loro).

per me è qualcosa di più se no non mi sarei corretto comunque all atto pratico sono d' accordo con te è la stessa cosa.con la cittadinanza uno è italiano non è come se fosse italiano sono sottigliezze in puro legagliolese

La cittadinanza è in regime borghese il livello più alto che può raggiungere la non-discriminazione legale degli immigrati e l'acquisizione di "diritti" basilari. Siccome è chiaro che parlare di diritti senza parlare di abbattimento della società divisa in classi è una fesseria o un crimine politico, porci la cittadinanza come orizzonte sarebbe ridicolo. La questione però non credo sia "selezionare" i diritti et similia che ci tornano o meno ("questo è inutile, qusto no..."): ogni diritto ha una natura contraddittoria, e di questo passo non si finirebbe mai. Perseguire la rimozione delle discriminanti legali contro gli immigrati, in maniera integrata alla difesa delle condizioni di vita e lavoro di tutti i proletari, attraverso la lotta di classe, lavorando all'indirizzo rivoluzionario di questo movimento: solo questa la questione, come giustamente già detto e ripetuto; che questo produca ad una certa fase l'ottenimento dei diritti di cittadinanza non è un problema, l'importante è denunciarne la natura capitalistica e incalzare la lotta verso obiettivi di classe.

Grazie per le risposte e gli spunti. ho letto l'articolo e il volantino, ma i vostri interventi sono stati più "esaurienti" riguardo alla mia domanda. comunque, guarderò meglio sul sito per cercare altro materiale sull'argomento. la questione immigrazione mi interesa particolarmente.

saluti

giusto un'ultima cosa che mi ero scordato nel post precedente:

occorre denunciare con chiarezza che l'integrazione (di cui la cittadinanza è parte integrante ) è 1 politica borghese così come l'apartheid ( = separazione ).

Che poi si debba lottare contro quest'ultimo mi pare ovvio.

Ma disgiungere tale lotta da un'impostazione di classe ti porta inevitabilmente su di un terreno borghese - vedi l'ANC di Mandela in sudafrica.

Ciao Serdica, anche a noi il tema dell'immigrazione interessa molto. Spero che troverai documenti e articoli interessanti sul sito. Spesso siamo tornati sul'argomento sulle pagine di Battaglia.

Volevo chiederti: tu invece cosa ne pensi dell'immigrazione e in particolare della cittadinanza? Si sono sentite diverse voci qui... Sarebbe interessante sentire anche la tua.

Saluti. Mic

Guarda mic, al momento non sono in grado di dire la mia "schierandomi politicamente", diciamo così. in ogni caso, credo che il fenomeno immigratorio sia male affrontato in italia, secondo molti rispetti. penso che sia stupido collegare il lavoro alla possibilità di poter vivere in uno stato diverso da quello di nascita. ci sarebbe molto da dire, poi, sul perchè ci si sposta soprattutto per motivi di lavoro. credo che la cosa più ovvia sia la libera circolazione in ogni parte del mondo, indipendentemente da nazionalità et similia.

per quanto riguarda la cittadinanza...bhe, se mi si chiedesse "è importante dare la cittadinanza agli immigrati?", a tutta prima risponderei di no, tralasciando comunque aspetti importanti della questione. sono un po' confusa a riguardo, perchè non ritengo la cittadinanza realmente "importante". sinceramente, la abolirei anche per gli italiani.d'altro canto capisco e concordo con quanto detto da reed e da no nick nel suo primo intervento.

spero di aver risposto alla domanda!

saluti

Serdica

Grazie Serdica,

da quello che scrivi mi pare che il tuo modo di affrontare la questione sia molto serio, come il problema richiede. Soprattutto sono d'accordo che:

> ci sarebbe molto da dire, poi, sul perchè ci si sposta soprattutto per motivi di lavoro.

E' l'attuale sistema produttivo a creare i fenomeni migratori, salvo poi montare campagne ideologiche xenofobe contro gli stessi malcapitati... Ci sarebbe molto da dire, e anche molto da fare.

Tienici informati sulle tue attività, sia che tu scriva o organizzi qualcosa, o anche semplicemente sulle tue ricerche e sui tuoi dubbi ulteriori. La discussione è molto interessante.

Ciao. Mic

la rivendicazione della cittadinanza

Molte delle riendicazioni portate avanti dal movimento operaio hanno ricadute interclassiste, ma chi se ne frega.

Non sognamo certo una riforma dello stato borghese come fine del movimento operaio. Abbiamo sempre detto che dalla difese intransigente delle condizioni di vita della classe proletaria nasce la conseguenza della società senza classi. Rivendicare per i lavoratori stranieri gli stessi diritti, di quelli nati e cresciuti in quel paese è necessario per affratellare i proletari.

Questa è la sostanza, il come ossia con quali formule lo stato borghese risponderà alla richiesta della classe in lotta, potrà avere forme diverse, tutte con lo scopo e tentattivo di mantere disuniti i lavoratori ed in competizione tra loro.

Ovvio che nel regime capitalistico non c'è nessuna legge che garantisce le condizioni di vita della classe operaia, l'unica risposta possibile è una classe in lotta con organizzazioni di difesa economica e un partito di riferimento.

Il rischio di quando si imposta la questione partendo dal come, ossia dalla forma, è di ottenerla con contenuti non nostri, ossai in senso interclassista e di maggior divisione tra gli operai di di nazioni diverse.

La svizzera insegna...

Una riflessione, sulla cittadinanza è questa. Nel momento di crisi forte, la patria chiama ! non sarebbe male vedere all'opera una massa di operai che di patria non ne hanno.

saluti

Oggi hanno approvato la legge delega Amato-Ferrero

Da un articolo di Mario Giordano, da [[ilgiornale.it Giornale di oggi]]:

> *E Prodi disse: «Via i negri»*

> Via i negri dall'Italia. Firmato: Romano Prodi. [...] Prodi scriveva proprio così: non aprite le porte ai negri. Diceva proprio: «negri». E domandava: con tutti i problemi che abbiamo dobbiamo aggiungere quelli di una «difficile convivenza razziale»? E poi, ancora, insisteva: «Vogliamo proprio aprire le porte ai lavoratori stranieri» con tutti i disoccupati italiani che ci sono?» [...] L'articolo risale al 19 agosto 1977. [...] (pubblicato sulle) prime pagine del prestigioso Corriere della Sera [...]. L'editoriale commentava una notizia ritenuta dal futuro premier del centrosinistra davvero molto preoccupante: a Reggio Emilia erano stati appena censiti 115 lavoratori arabi. Centoquindici, capite? Un dramma nella pacifica terra dell'aceto balsamico. A ripescarlo è stato il settimanale Il Diario, nel suo ultimo numero dedicato al 1977. Titolo della pagina: «Quando il Professore non voleva i negri».

Il rotolarsi tra le posizioni più svariate a seconda nella necessità e del padrone del momento è classico dei politicanti. Gli esempi potrebbero essere talmente tanti da intasarne di forum!

Hai ragione. Un momento davvero risibile fu quando Prodi se ne uscì con "compagne e compagni" rivolto alla platea diessina. Comunque della scoperta di Diario colpisce il tempismo con la legge criminogena contro gli immigrati, che tutti stanno cantando come chissà quale meraviglia del creatore. Radicalizzando pure le menate della feccia fascista e fascistoide.

E' una recita. I "destri" fanno la parte dei duri e i "sinistri" quella dei compassionevoli, ma in questo caso come in tutti gli altri si limitano ad assecondare le esigenze del padronato. Va detto che nonostante le intenzioni non sempre ci riescono. Per questo torna comodo al padrone alternarli, esattamente come si cambia il capo di un consiglio d'amministrazione. Gli interessi della ditta però non cambiano. Loro si limitano ad atteggiarsi tanto l'uditorio di come vanno le cose ha un'idea vaga e falsata

Aspetto con ansia da piu´parti commenti e critiche alla legge delega Amato - Ferrero. Chissá quanti tra quelli che criticavano la Bossi-Fini avranno il coraggio di considerare migliore l´abominio che ci é toccato in sostituzione. Non c´é sostanzialmente niente di diverso dalla Bossi - Fini. C´é anzi qualcosa di ridicolo nel volerla presentare come la soluzione a tutti i "mali" causati dall´immigrazione e nel volerla differenziare dalla precedente. Mi chiedo, dunque, che bisogno c´era ancora di qualcosa che esisteva giá...

Saluti

sono probabilmente mosse elettolari per dire vedete manteniamo le promesse

I cambiamenti della legge rispetto alla precedente sono in effetti tentativi di rispondere più adeguatamente a delle esigenze del padronato. Non dimentichiamoci che la Bossi-Fini fu criticata per alcuni aspetti anche dalla Confindustria, e la Amato-Ferrero tenta di dare risposte proprio a quelle esigenze. In più sposa le esigenze delle famiglie borghesi e piccolo-borghesi (ma anche di alcuni settori di lavoratori con reddito sufficiente) di sopperire allo smentellamento del welfare state e della crisi del modello tradizionale di famiglia con colf e badanti da schiavizzare con comodità. Anche stavolta si faranno contratti per quattro ore al giorno per tenere recluse delle lavoratrici anche per 24 ore su 24 nelle case dove vengono assunte. per poi essere mandate via, con altrettanta comodità. Per non parlare del resto.

Per chi volesse, qui i compagni possono leggere direttamente il testo licenziato oggi del [[stranieriinitalia.it di legge delega Amato-Ferrero]]

aggiunto

Grazie Reed, ho aggiunto il testo nel nostro archivio di "[[ibrp.org | documenti del nemico]]".

completamente d´accordo con reed

Sarebbe ottima cosa dettagliare tutti gli aspetti della legge, spiegarne le motivazioni da cui hanno avuto origine e sopratutto creare un ponte tra i cittadini italiani coscenti del loro significato e gli immigrati più coscenti e disposti ad approfondire le ragioni e le cause della loro condizione. Si potrebbe anche parlare delle realtà del famoso "sociale" che su questi cambiamenti epocali ci campa.

Concordo con Picasso. Per la riforma vera e propria bisognerà aspettare fino a un anno, la legge appena approvata stabilisce i criteri e i principi cui la legge dovrà far riferimento. Quindi un'analisi dettagliata dovrà attendere: però già quello che si ha è interessante, e secondo me sufficente (non ci dice ancora molto del //come//, ma abbastanza del //cosa//). Se i compagni hanno dato un'occhiata alla legge, avranno trovato 15 punti (indicati con lettere da //a// a //q//), ognuno dei quali diviso in punti indicati numericamente che dettagliano un minimo quanto si dice. In sintesi, ad una prima lettura, direi che si possano schematizzare i punti così:

*a.* ridefinire le quote in base agli interessi del padronato (come è molto esplicitamente indicato).

*b.* agevolare le rimesse (che è una cosa interessante, poi se volete ci torniamo)

*c.-d.-f.-n.* Snellimento burocratico, visto i casini che hanno fatto finora e che creano disordine e casini anche per i padroni.

*e.-i.-o.* Integrazione nella società borghese

*g.-h.* Efficienza nelle deportazioni dei "//clandestini//" e riqualificazione dei //lager//

*l.* Miglioramenti nell'assistenza sociale e sanitaria

*m.-p.* Facilitare gli interventi di carattere //umanitario//

L'impianto mi sembra molto chiaro. Magari lo si può approfondire nel corso della discussione.

Per quanto riguarda "l'integrazione" nella società borghese intendi il fondersi tra proletariato "italiano" e straniero magari iniziando dall'estensione del "diritto" di voto? Il discorso del voto agli immigrati va affrontato con metodo. Dal punto di vista padronale può essere vantaggioso, ma può esserlo anche il suo contrario. E' illusorio pensare di risolvere i nostri problemi votando in una società capitalista quale quella in cui viviamo. Però gli immigrati non votano, quindi non possono essere presi in giro, quindi potrebbero cercare altre vie più concrete di lotta. Indi voto ed inganno per tutti. L'altro sistema è cercare di dividere la classe tra aventi diritto e non aventi. Gli aventi, anche non avendo in pratica alcunchè rispetto agli altri, si sentirebbero privilegiati e vicini al padronato e ai suoi politici.

  • Ciao a tutti,

penso che*

Ciao a tutti,

penso che Reed abbia individuato i punt chiave - ovviamente classisti - della nuova legge. Era tanto razzista e schifosa che nemmeno ai padroni, o almeno non a tutti, andava bene, perché creava colli di bottiglia nel reperimento veloce della forza-lavoro. In certi settori - alcuni dell'agricoltura, per es. - i padroni si lamentavano perché mentre vedevano arrivare le "braccia" col contagocce, la frutta deperiva sugli alberi. In pratica, come tutte le leggi borghesi, questa ha il compito di gestire al meglio la forza-lavoro e, allo stesso tempo, di addomesticarla con l'integrazione. Forse, se si volesse sintetizzare, rispetto a quella del centro-destra c'è qualche carotina in più e un bastone"normale" al posto di una troppo rozza clava.

Di nuovo,

Smirnov

confesso che della nuova legge ho letto poco o nulla.

cmq tempo fa leggevo che negli ultimissimi anni c'è stato un fort eincremento di immigrati che aprono conti nelle banche ed accendono mutui x l'acquisto della casa ( anche x lo scandaloso caro-affitti).

Cittadinanza, voto etc.etc. sono anche legati a questi materialisticissimi meccanismi sociali.

senza contare l'enorme massa di denaro che gira intorno alle "rimesse" degli immigrati: mi pare che ad es. il Pil dell'Ucraina è dovuto x qualcosa tipo il 40% alle rimesse delle sue immigrate in giro nel mondo.

Penso che la questione dell'integrazione sia //non poco// contraddittoria. Se prendiamo in considerazione il diritto di voto, o all'assistenza sociale e sanitaria (per la quale non ci sarebbero i soldi, e in base a questo molti, anche della maggioranza, dicono che la legge è economicamente insostenibile), o altro ancora, saltano subito agli occhi alcune cose: da una parte sono cose che riguarderebbero un'esigua minoranza degli immigrati realmente in Italia, quindi si manterrebbe alta la divisione nella classe; poi, gli elementi di "integrazione" non interverrebbero sostanzialmente sulla condizione precaria degli immigrati, anzi ne acuirebbero i termini di dipendenza e ricattabilità; questo si estenderebbe anche a chi non ha niente di tutto ciò, nella prospettiva di averlo. Non si tratterebbe di un'integrazione ampia, come nel caso della cittadinanza, ma parziale e transitoria/revocabile, e si complicherebbe ulteriormente la contraddizione interna alla classe e la relazione di dipendenza rispetto al padronato, o ai suoi spauracchi. Si tratterebbe dell'inquadramento di alcuni immigrati nelle regole della società borghese, contrastando le tendenze al conflitto e al disordine sociale (anche Fini proponeva cose del genere, in disaccordo con An e CdL), sempre tuttavia in termini di forte contraddizione. Alla fin fine direi che emerge una incredibile vacuità di politiche di integrazione così balbettanti, e al contempo la difficoltà ad andare oltre le stesse. Più che altro si ottiene il risultato di accentuare la passività dinanzi alle condizioni infami e schiavistiche, accendendo qualche lucina in più intorno al proverbiale specchietto per le allodole. Forse proprio dalla vita cui costringe questa passività divamperà qualcosa.

Per quanto riguarda il "diritto" al voto mi riferivo alla necessità da parte del padronato di estendere la presa di giro anche agli immigrati presenti in Italia. Contrapponevo poi questa tattica alla più consueta "divide et impera", la colpa della mancanza del lavoro per esempio, viene fatta ricadere su gli immigrati che lo ruberebbero, via così ad una guerra tra proletari impiegnati, come succede oggi, a legnarsi tra di loro cercando una fetta più alta di briciole invece di unirsi per combattere chi gli lascia solo quelle. In genere la prima è espressa dalla sinistra e da un certo cattolicesimo, la seconda dalla destra. In Italia e fuori. Ovviamente il contenuto reale è infiocchettato di amenità tipo la patria, la razza, la solidarietà, il "volemose bene". Per il padronato è indispensabile poter contare su gente senza un centesimo ed alla disperazione, abituata a talmente poco tanto che anche due bicci possano essere presentati come una buona paga. Che venga da tuguri tali da far sembrare un casale diroccato diviso in dieci una reggia. Ma questa è solo la prima generazione, la seconda già vuole un miglioramento sensibile e rispetto. L'inganno è più efficace della forza bruta, tra non molto avremo grandi estensioni di cittadinanza e diritto di voto. A Fucecchio (Prato) in questi giorni si vota per i consiglieri aggiunti delle "comunità" immigrate, le istituzioni aperte a tutti, lo straniero che paga le tasse è finalmente rappresentato e balle varie. Tutto grasso che cola per la propaganda borghese. Tenete conto che già oggi abbiamo in Italia una piccola borghesia di origine immigrata, e da loro che avremo probabilmente i nuovi rappresentanti del popolo.

Sono d'accordo col tuo intervento, prima mettevo giusto un altro po' di carne a cuocere.

Ps. Proprio oggi ho parlato con un amico del Pakistan che mi ha raccontato che prima delle elezioni erano tutti a pregare Allah che salisse Prodi per avere i documenti, e chiamavano i familiari a casa tranquillizzandoli col disegno di un futuro radioso. Ora hanno sbattuto la testa contro la realtà, e vaffanculo pure a Prodi: questo però, purtroppo, sarà probabilmente la leva di nuovi inganni, e Picasso suppone efficacemente le tendenze a venire; e più si è disperati, più ogni parolina e ogni cavolata diventano preziosissime speranze e catene ancor più pesanti.

nel futuro imminente

Ciao, volevo chiedere ai compagni di Battaglia se pensate che con l'acuirsi delle contraddizioni legate al fenomeno immigratorio, sia più facile che avanguardie di questi lavoratori di seconda scelta per il capitalismo, possano avvicinarsi a posizioni internazionaliste; concordo riguardo la panoramica sulla situazione attuale e penso che sia uno dei temi sul quale i comunisti dovranno lottare contro le interpretazioni borghesi di sinistra e destra, contro il solidarismo cattolico e romantiche idealizzazioni umaniste.

  • Ciao Redmizar,

forse le*

Ciao Redmizar,

forse le condizioni si porrebbero anche di per sè, però penso che se prima o contemporaneamente non si muove anche il proletariato indigeno - diciamo così - le lotte degli immigrati restino all'interno del contesto attuale. Vedi la grandiosa mobilitazione degli immigrati negli Usa pochi mesi fa, con manifestazioni partecipatissime a New York e los Angeles, dove però essi si sono riconosciuti come IMMIGRATI e nn come CLASSE.

Ossia se parallelamente ad esse ci saranno movimenti potenti contro il caro-vita,caro affitti, precarietà etc. del tipo di quelli che negli ultimi anni hanno visto protagonisti gli operai di Melfi, gli autoferrotranvieri, i lavoratori dei call-center etc.. etc.

sì è vero, di sicuro mancano in questi movimenti connotati essenziali perchè diventino adesso movimenti di classe, e certo dovranno essere affiancati dal proletariato delle metropoli, ma non mi stupirei che alcuni, i più sensibili tra i lavoratori immigrati possono e potranno riconoscere il proprio terreno di classe proprio per le contraddizioni che vivono sulla loro pelle giorno dopo giorno e che sono molto più importanti di quelle che affronta il proletariato metropolitano. Questo premettendo che possibili movimenti di classe non possono nascere da conteesti spontanei..

basta che non confondiate quello che è successo a milano con un movimento rivoluzionario erano i classici problemi fra giunte e commercianti in tutte le città parlo per esperienza personale

No Nick

Il punto No Nick è riuscire ad enucleare dalla enorme massa degli immigrati quei pochi che si riconoscano come proletari e non come stranieri che vivono in Italia. I sudamericani che hanno invocato maggiori diritti lo hanno fatto in quanto sudamericani, immigrati senza nazionalità, in contrapposizione ai cittadini statunitensi. Ti riferisci alle manifestazioni in California, vero? E' estremamente difficile trovare un ponte con gli immigrati di prima generazione, magari pendolari stagionali anche se dobbiamo provarci comunque. Ormai in Italia è presente una piccola borghesia di origine immigrata che si candida a diventare la rappresentante politica dei propri connazionali diventandone in definitiva la gestrice, sfruttandoli in maniera subordinata alla più grande borghesia italiana. Il pericolo è che i rumeni o i senegalesi, per esempio, finiscano non col fraternizzare con i loro omologhi italiani, che come loro sono costrretti a trovarsi un lavoro a vantaggio altrui per poter sopravvivere o poco più ma con borghese originario del loro stesso paese.

per rispondere

è vero che i fatti a cui fa riferimento raes non rappresentano certo un movimento rivoluzionario, ma penso che riguardo quei fatti non si possa esaurirli solo in una lotta tra piccoli bottegai. Infatti c'è lo zampone della giunta e compari che usa queste campagne e altre per rafforzare il proprio elettorato, e questo si riflette poi nella gente e che finiscono inevitabilmente per generare atteggiamenti nazionalisti e razzisti, perchè queste campagne colpiscono tutti gli stranieri di cui la stragrande maggioranza è composta da lavoratori, mi sembra che il fenomeno della piccola borghesia straniera che sta nascendo, sia ancora un fenomeno poco rilevante. Il pericolo è quello che dice picasso, ossia che i lavoratori stranieri formino blocchi interclassisti uniti fra loro solo dall'etnia, dal paese di provenienza o dalla religione e che quindi non riconoscono i loro compagni di classe nelle lotte dei lavoratori che ricordava no nick penso che occorre cercare di contrastare questo, nei limiti delle forze di cui si dispone, per ora!

sai in questo caso mi ricorda tanto le rivolte contro le chiusere alle auto dei centri storici e contro gli orari dei permessi per scaricare più che 1 rivolta antirazzista anche nella miacittà ci sono state manifestazioni e serrate per motivi simili e non cerano cinesi è vero che poi è stata caricata dalla giunta e dai mas media di significati raziali.p.s. io ho 1 banco e ti posso garantire che 1 mio collega ha detto che si sentiva tanta 1 cinese

per chiarire quanto dicevo prima, forse il caso in questione non si presta allo scopo, non voglio certo sbandierare quanto avvenuto come movimento rivoluzionario ma neppure affermare che ci siano compagne di caccia all'immigrato, forse esempi più concernenti sono il disagio delle periferie di Londra dove risiede una forte comunità asiatica che spesso è sfociato in disordini (razziali), i fatti delle banlieu parigine, dove protagonisti sono stati immigrati di 2 o 3 generazione privi di quei caratteri di classe che potevano avere le lotte dei lavoratori immigrati della Renault in Francia negli anni '70 o quelle del medesimo periodo dei lavoratori neri di Chicago, ma nelle quali comunque il razzismo veniva usato da partiti, padroni e sindacati per dividere i lavoratori.

Redmizar, secondo me cogli perfettamente il punto. Occorre che questi movimenti, quando si manifesteranno, anche con fiammate improvvise - penso alle Banlieu francesi - acquisiscano un carattere marcatamente classista. Però, perchè questa non sia una formula vuota, occorre che ci siano davvero delle avanguardie che agiscano e siano sufficientemente radicate nei quartieri, nel *territorio*.

Il territorialismo delle avanguardie è una delle precondizioni su cui il PCInt fonda la possibilità di rinascita di un movimento classista. Le grandi concentrazioni industriali infatti si riducono, la classe è sparsa sul territorio, nei quartieri, in piccole aziende, in tante fabbriche e fabbrichette. Da qui bisogna ripartire, e crescere assieme ai movimenti di protesta che si presentano e si presenteranno, siano essi per migliori condizioni di lavoro, per il salario, contro l'inquinamento ambientale, contro il degrado delle periferie, contro le discriminazioni razziali.

Questi problemi, se ben analizzati, affondano le loro radici nella divisione in classi della società. E bisogna che sfocino proprio nella lotta tra le classi.

E' una sfida, certo. Non abbiamo sacre scritture dove leggere il futuro. Dobbiamo rimboccarci le maniche, per saldare le lotte degli immigrati, a quelle dei lavoratori italiani, a quelle dei disoccupati. Altrimenti prevarranno le divisioni nazionali, o di altro tipo, all'interno di un proletariato debole e succube dell'ideologia borghese, che al massimo potrà sfogare la sua rabbia cieca incendiando la macchina del vicino di casa - come accaduto in Francia.

Perfettamente d'accordo con Mic. Manifestazioni come le rivolte parigine sono in sè inutili se non dannose. Nascono da esigenze sacrosante da rabbia giustificata da legittimo desiderio di miglioramento e riscossa, ma senza una guida politica finiscono per esaurirsi in un inutile vandalismo che dipinge la vittima da aggressore. Certo non bisogna confondere eventi che coinvolgono migliaia di persone con il micro terrorismo di piccoli gruppi ormai fuori dalla realtà. Se questi erano gravi errori negli anni settanta adesso siamo all'imbecillità eretta a sistema. A Pisa oggi si processano degli sprovveduti che pensavano di salvare il mondo minando tralicci. Trent'anni passati invano!

è vero tutto quello che dici, picasso in quello che dicevo lo davo per scontato.

Il riferimento agni anni 70 è un collegamento storico, legato non a quei gruppi che per fortuna sono scomparsi anche se qualche imbecille come dici sopravvive sempre, ma a quel ciclo di lotte tredunionistiche che vedevao mobilitarsi migliaia di operai e lavoratori; neri nel caso degli Stati Uniti, nordafricani nel caso francese , schiacciati da repressione e nazionalismo e i cui nemici si chiamavano Pcf, pacifisti, sindacati e gruppi che erano tutto furochè di classe e internazionalisti.

sono di accordi anch'io .la mia era solo 1 precisazione su1 episodio concreto .sulla francia cera un post ma credo che ora sia chiuso

Parliamo spesso di lotte; è necessario che vengano fatte e noi dobbiamo impegnarci a sostenerle. Ma cosa intendere con il termine "lotta"? Un esempio significativo. Dopo i roghi parigini di auto abbiamo avuto un altro, e più efficace, metodo di confronto. Fissi, precari, disoccupati, francesi, immigrati e francesi di seconda o terza generazione hanno datto vita a manifestazioni coordinate ed imponenti contro l'ennesimo tentativo di precarizzare ulteriormente il rapporto tra datore di lavoro e dipendente. Praticamente eravamo al licenziamento libero modello film americano. Non c'era alla testa un partito comunista, è vero, ma comunque era prefissato un risultato concreto da realizzare ed è stato realizzato. Si sono evitati i disordini di piazza che avrebbero fatto il gioco di chi tra il padronato avesse voluto mostrare i manifestanti come una manica di selvaggi, di vandali per il giusto di esserlo. Si è tirati dritti allo scopo senza perdersi in cervelloticismi o a beghe settarie. La legge non è passata. Poi, purtroppo, la tensione è calata e la massa si è dispersa. Presente una formazione comunista, ai militanti il compito di sensibilizzare e coinvolgere i più attenti per andare al di là dell'episodio.

Sottoscrivo

Redmizzar, dato che sembriamo essere all'incirca sulla stessa linea di pensiero che dici di farci una visita in una delle nostre sedi. Parliamo di costruire il partito, iniziamo collegandoci tra di noi!

Grazie dell'invito picasso, probabilmente una visita la farò, anche se sono un militante di Pagine Marxiste e che so che esistono delle differenze, penso che il confronto sia sempre utile, anche perchè leggo sempre con attenzione il materiale che producete

Non era una provocazione ma un semplice invito. Non sapevo fossi di Pagine Marxiste. Dopo l'esperienza in LC ho vagato un pò vagliando tutti i possibili approdi, il PCInt è risultato il migliore pur, ovviamente, non essendo nè infallibile nè perfetto. Del resto il partito "metafisico" esistente indipendentemente le azioni e le idee dei suoi militanti prospera solo nella propaganda interessata di LC. Io nel mio piccolo cerco di portare un contributo positivo in tutti gli ambiti. Sono lungi da essere un settario che interpreta al modo del tifo da stadio. Penso che il PCInt sia uno dei vari aggregati che in un futuro spero prossimi daranno vita al partito rivoluzionario.

Quando non si hanno mezzi termini... : [[italy.peacelink.org Lega]]

E' un manifesto finto, ma coglie lo spirito

Oggi sul quotidiano "La Stampa" interessante articolo su immigrati e banche. Esiste un'ampia fascia di immigrati stabilizzata, meno folcloristica dei baraccati lungo le tangenziali ma più numerosa e significativa, che bussa alle porte del sistema bancario nazionale. Intuito l'affare la banche si stanno organizzando. Altro bussiness il sostegno alle piccole imprese aperte da non italiani. Ad Arezzo la Confindustria locale ha aperto un'apposita sezione dedicata a iscritti stranieri. nuova borghesia e nuovo proletariato

  • giusta sottolineatura.

Per*

giusta sottolineatura.

Per inquadrare il problema in termini strettamente di classe - fuori cioè dalla retorica dei diritti/doveri, diritto di nascita e paroloni simili.

In questa nostra bella società contano i soldini, quanti ne hai o ne potrai ragionevolmente avere e quanti spendere. Il resto chiacchere da bar sport x pensionati annoiati.

Produci, Consuma & Crepa.