TFR

l'argomento TFR merita secondo me 2 parole;

cioè può esser visto come metro di misura della passività ( rincoglionimento ) della classe.

Quì nn si tratta di - presunte - questioni astrattamente teoriche ma del classicissimo conto della serva come si dice. Mi sembra che siamo a livello del gioco delle 3 carte...

Se, come auspicano/contano padroni,banche,assicurazioni e Triplice, almeno il 40-50% dei lavoratori aderirà ai fondi pensione privati di lorsignori penso che allora è ancora notte fonda, dato che tale adesione si dà solo su base ideologica ( nn c'è nessuna evidenza neppure economica della loro convenienza, cioè nn è affatto detto che rendano di più del sistema attuale, anzi... - anche usando un metodo meschinamente bottegaio,ma comune come modo di sentire ) e per beota passività.

Se tale quota nn viene raggiunta, forse vuol dire che la classe un po' incomincia a rispondere agli attachi padronali.

Tra l'altro questo scippo del TFR ci serve sul classico piatto d'argento la possibilità di "agganciarci" con le spiegazioni e posizioni di classe e rivoluzionarie.

Forum: 

la classe non si riconosce come tale

Ciao No Nick, purtroppo la classe non ha coscienza di se stessa ed è per questo che anche quando cerca di darsi una spiegazione al marasma che la circonda finisce per approdare ai soliti minestroni ideologici (destra, sinistra e simili). Nessuno proiletario si ricosce come tale, proletario come parola ricorda i film di Chaplin e il lavoratore del call centre non vi si riconosce. Sperare poi che una quistione come il TFR a cui quasi nessuno si interessa possa fungere da leva per invertire la tendenza è sperare troppo. Meglio puntare sul precariato

Questo non significa mettere la questione del precariato da parte e nemmeno che ci si ripone tutte le nostre speranze. Sarebbe solo un piccolo scalino in più. Tentar non nuoce, giusto No Nick?

Saluti

Rivolunzio

A me invece pare che la questione TFR sia un tema molto caldo, perchè tocca tutti i lavoratori in modo molto evidente.

La fredezza con cui i proletari stanno accogliendo il provvedimento del governo (mi pare che almeno il sessanta per cento dei lavoratori si stia orientando verso la decisione di lasciare tutto in azienda) dimostra che è un terreno su cui si possono aprire contraddizioni importanti , denunciando in primis la manovra interessata dei vertici della CGIL .

Senza nulla togliere al tema della lotta alla precarietà, che resta fondamentale ovviamente.

BESOS

E' verissimo che il proletariato nn si riconosce come classe oggi (Picasso) ed è certo vero che la precarietà è centrale come tema d'intervento x dei rivoluzionari.(Rivo).

Però penso anche che la precarietà è un terreno molto ampio e le sue condizioni nn esplodono apertamente ( lo abbiamo già sottolineato tutti in altri Threads ) proprio xchè la famiglia - intesa come unione di 1 o più salari/pensioni "fissi" - tiene ancora.

Molti precari poi - ad es. - pensano che la loro condizione è dovuta ai troppi diritti dei lavoratori "fissi".

Lo scippo del Tfr altro nn è che una precarizzazione del futuro del lavoratore, anche di quello fisso o più strutturato, che lega la sua pensione al saliscendi dei mercati finanziari mondiali ( nn a caso i piccoli investitori sono chiamati nel gergo finanziario le "vacche da mungere"...).

In ogni caso credo che se il Capitale ha queste necessità di aggiungere nei suoi mercati finanziari 21 MILIARDI di Euro l'anno ( tale è la torta in gioco ) o almeno parte di essi, ciò ci dà la misura della sua crisi e nn dobbiamo certo farla passare sotto silenzio.

ancora sul tfr

Sicuramente quello del tfr è un argomento importante degno di tempo, studio e volantinaggio, occasione per demistificare i falsi miti di un capitalismo che tenderebbe a rendere tutti ricchi e felici. E se proprio non ci riesce sarebbe per colpa dei "comunisti", di Berlusconi, dei musulmani e via elencando. Dico solo che i precari o i lavoratori al nero stanno divenendo la maggioranza nel totale dei lavoratori e non avendo già di base la possibilità reale di un tfr sono poco preoccupati dalla possibilità di perderlo. Quelli che prima erano la base della piramide sociale, ossia operai \ impiegati a tempo indeterminato ora hanno scalato verso l'alto un gradino. Ma le loro condizioni non sono migliorate, anzi è il contrario. Il punto è che sono stati creati nuovi scalini verso il basso occupati da interinali, finti autonomi a termine etc. Quelli che prima erano i più "sfigati" ora sono una sorta di nuova aristocrazia operaia, il padrone li usa come alleati verso i nuovi ultimi. Possono permettersi di preoccuparsi di perdere qualcosa perchè hanno qualcosa da perdere.

Banco dei pegni

Da una vita leggo sul peggioramento delle condizionidi vita della classe proletaria. Se rapportate allo sviluppo delle forze produttive la miseria è crescente. Ma la classe non si muove, anzi stringe alleanze diaboliche con il suo carnefice. Quando gli operai non scioperano e di fatto si adagiano ai sindacati di regime, non si può cercare la spiegazione in sofisimi ideologici o sulla disinformazione e la forza della propaganda di regime.

Il capitalismo ha vinto e vince perchè un tetto e un piatto di minestra lo garantise a tutti, metterle in discussione l'ordine sociale e la sua pace vorrebbe dire perdere la sicurezza del piatto di minestra.

Oggi la classe è ben cosciente che non è più possibile avanzare rivendicazioni parziali senza arrivare direttamente alla scontro politico, arrivare allo scontro politico vuol dire mettere in gioco tutto, proprio tutto. Ecco perchè la classe rincula passo passo, finche non avrà nulla da perdere se non le proprie catene.

Le famiglie proletarie, in questi anni di bengodi hanno accumulato riserve che oggi sono portate passo dopo passo al banco dei pegni per garantire la vita dei figli e dei nipoti.

La rivolta che qua e la affiora è rivolta morale che accomuna strati attraversanti diverse classi, schiafate da questo marcio capitalismo,. Finche la rivolta riguarda le coscienze e non le condizioni materiali forte è rischio di un stravolgimento della dotrina marxista. Nostro compito è ribadire l'ABC del marxismo, monoclassista, antidemocratico e monopartitico.

  • Ciao Spartaco,

mi permetto*

Ciao Spartaco,

mi permetto di sottolineare che la tua analisi lucida e spassionata mi SEMBRA cmq un pò in contraddizione con tuoi interventi precedenti quando affermi in particolare

Oggi la classe è ben cosciente che non è più possibile avanzare rivendicazioni parziali senza arrivare direttamente alla scontro politico, arrivare allo scontro politico vuol dire mettere in gioco tutto, proprio tutto. Ecco perchè la classe rincula passo passo, finche non avrà nulla da perdere se non le proprie catene.

Questa cosa nn mi torna con l'ipotesi delle Leghe di Difesa Economica costituenti il Sindacato di Classe.

Cioè paradossalmente mi pare più coerente con l'impostazione del problema sindacale che fa BC ( ne abbiamo già discusso altrove - nn mi dilungo oltre ).

Saluti

Sofismi ideologici? Mi limito a constatare i fatti. Ascolto le opinioni della gente il cui panorama intellettuale è piuttosto deprimente. Viviamo in una società capitalista dalla maggioranza ritenurta inevitabile e naturale. C'è e basta. Il padronato monopolizza il patrimonio d'idee della classe, con i suoi mezzi d'informazione lo crea, con i sindacati e le chiese lo tutela e lo rafforza. Oggi, ma non è sempre stato così, solo microscopiche minoranze non si riconoscono nel pensiero borghese, pensiero unico fintamente sfaccettato. Questo rende il lavoro ancora più difficile, pazienza dovremo rimbiccarci le maniche. P.S. chi sostiene oggi i sindacati si pone fuori da un ottica comunista

questione di tempi

L'impostazione sindacale di BC è diversa dalla mia.

Sindacato e partito sono due organi distinti della classe, uno economico e l'altro politico. Non è possibile fonderli in un tutt'uno.

Dovra rinascere una organizzazione di difesa economica econ la stessa dinamica e tempistica dovrà rinascere il partito di classe.

Non è detto che militanti sindacali siano militanti di partito, mentre è sicuramente vero il contrario.

saluti

Il sindacato oggi

L'attività pratica di ogni sindacato, non quella che questo o quello presumano che debba essere, è votata in maniera totale al soddisfacimento dei "desiderata" padronali. Tutto ciò è sotto gli occhi di tutti. Al massimo si cerca, quando la situazione e la volontà della ditta del caso lo permette, di scaricare gli ulteriori aggravi imposti dalla situazione economica sulle spalle dei precari allievando relativamente la condizione dei fissi. Si cerca così di dividere i lavoratori in mille rivoli organizzativi e burocratici e di metterli in concorrenza tra di loro. Il sindacato è strutturato in maniera gerarchica e la sua linea di condotta è stabilita dai vertici in accordo e dopo il placet delle ditte. Pensare di conquistarli dall'interno è utopia, chi ci prova o viene emarginato o direttamente espulso. Spartaco, queste non sono fisime ideologiche è la semmplice constatazione della realtà. L'entrismo è inutile e controproducente, serve solo a confondere ulteriormente le acque e mai come adesso abbiamo bisogno di chiarezza

Spartaco, tu dici: "Il capitalismo ha vinto e vince perchè un tetto e un piatto di minestra lo garantise a tutti, metterle in discussione l'ordine sociale e la sua pace vorrebbe dire perdere la sicurezza del piatto di minestra".

Ancora una volta non riesco a seguirti su questo terreno, non esiste un legame così meccanico tra mancata soddisfazione di bisogni elementari e rottura della pace sociale. Mi vengono in mente le parole di Rosa Luxemburg: "La fame è il più pericoloso alleato della controrivoluzione".