Imperialismo europeo

Secondo me non esiste ( dato di fatto ), e forse non esisterà mai ( previsione ). La prima cosa che salta all'occhio e la mancanza di uno stato nazionale europeo. Ci sono interessi che spingono in questa direzione, e ci sono interessi che divergono da questa prospettiva. Dalla retorica dei giorni nostri, dove tutte le fregature sulla testa della classe operaia vengono argomentate in nome dell'Europa unita bisogna guardarsi e disintossicarsi.

Direi che siamo fermi per l'europa al 1871, al tempo della formazione degli stati nazionali. Al termine della comune, la sentenza di Marx: gli stati si scannano tra loro ma sono federati contro il proletariato.

La mia paura è che agitando il tema dell'imperialismo europeo, la cui esistenza è tutta da dimostrare ( si guardino i famosi punti di Lenin ) si perda di vista la lotta di classe in casa nostra.

Forum: 

non sono d'accordo

i gruppi economici europei hanno capito che per competere con i giganti emergenti dell'asia hanno bisogno di aumentare la loro "mole"...

l'unificazione monetaria, l'adottare una costituzione europea e soprattutto la creazione di un esercito europeo vanno in questa direzione.

La Cina ha raddoppiato il suo arsenale in pochi anni, l'europa sta già correndo ai ripari.

Si ma non esiste nessun esercito Europeo,e la costituzione Europea non è stata approvata... mò vediamo quanto dura la moneta unica...

Fermi al 1871 ??!

Caro Spartaco, io credo che gli internazionalisti per essere all'altezza dei tempi devono saper cogliere le granditendenze storiche, e ribadisco di essere d'accordo su quanto scrive Battaglia sull'imperialismo europeo.

Non è propriopossibile dire che siamo fermi al 1871! Nel 1871 non c'era l'euro, non c'era la Banca centrale europea, non c'era la Commissione europea, non c'era l'Unione Europea, non c'era la Corte di giustizia europoea, non c'era la Forza di reazione rapida europea, non c'era il programma satellitare europeo Galileo, non c'erano colossi economici europei come Airbus, ecc

Non c'era neanche l'ascesa dell'Asia, con la Cina ormai nuova potenza imperialista (anche qui d'accordo con quanto scrive Battaglia).

Essere internazionalisti oggi significa essere consapevoli che la borghesia europea ha compiuto da tempo la scelta strategica di unificarsi per fronteggiare l'ascesa della Cina e dell'Asia: tutti concordano che nessuna singola potenza europea da sola potrebbe farcela, che per la borghesia europea è questione di vita o di morte!

Certo nessun processo è lineare e privo di contraddizioni, nè ci si può aspettare che la storia meccanicamente si ripeta. E' ovvio che non è possibile uno "stato nazionale (?!) europeo", sono possibili e giù esistenti una serie di istituzioni anche federali (BCE) che giè oggi dettano legge ai singoli governi e influisconosulle politiche nazionali(ovviamente e dialetticamente le potenze nazionali, gli interessi dei singoli gruppi economici, influiscono sulla politica UE..) Non dimentichiamo ad es per l'Italia che Prodi era il capo della commissione UE e Padoa Schioppa membro per l'Italia nel board della BCE...sarà un caso che grandi gruppi dell'establishment italianosi siano schierati per il centrosinistra? Sarà un caso che in Europa tutti i governi che si erano fortemente sbilanciati con gli USA nella guerra all'IRAK oggi non ci siano più (Aznar in Spagna, Berlusconi in Italia) o siano in difficoltà (Blair in Gran Bretagna) ?

E riguardo alle ideologie europeiste: la loro pericolosità sta nel fatto che è con esse che domani mobiliteranno i giovani e ilavoratori europei nelle guerre che lo scontro tra le potenze sta già oggi preparando. Per questo non basta, per un internazionalista, schierarsi contro la propria singola nazione, bisogna schierarsi contro la potenzxa imperialista di cui si fa parte. Altrimenti in nome dell'Europa potenza di "pace", dell'Europa potenza "benigna", della guerra ai cinesi o magari agli americani, manderanno i nostri figli a morire nell'ennesimo macello imperialistico...

Sono d'accordo con Vatsetis. Certo, si tratta di un imperialismo "in fieri", ma i segnali di questo processo, senza dubbio non lineare e ricco di contraddizioni, ci sono tutti.

Raccomando ancora una volta la sintesi. Cerchiamo di mantenerci più o meno entro le venti righe, grazie.

accolgo le osservazioni

Cari Compagni,

colgo le vostre annotazioni che sono spunti di riflessione. Non sono sufficienti a dimostrare l'esistenza di un imperialismo europeo. Tutto quanto citato è sovrastruttura (tra l'altro precaria).

La base di un imperialismo è lo stato nazionale. Questo non può essere definito da accordi interstatali.

Che ci sia una tendenza delle borhesie europe a coalizzarsi contro i colossi emergenti è un fatto reale e visibile, ma rimane una tendenza. E comunque questo non è imperialismo ( vedere le 5 condizioni di Lenin )

Le borghesia si fidanzano e si lasciano con facilità. Non c'è amore solo vil denaro.

nello stato nazionale un pizzico d'amore c'era...

La propsettiva del prossimo scontro militare non sono definite le alleanze sono variabili, e dovranno tener conto dell'obiettivo principale della prossima guerra imperialista. Dovrà distruggere il capitale morto accumulato, ma soprattutto maciullare il proletariato. Dovrà essere una guerra abbastanza lunga da poter rompere le corna al movimento operaio.

saluti

sprtc

  • Ciao Spartaco,

non capisco*

Ciao Spartaco,

non capisco perché non ci sarebbero le famose 5 condizioni di Lenin, se ti riferisci a quelle elencate nel capitolo 7 de "L'Imperialismo...": ci sono, eccome, anzi, il ruolo del parassitismo, per es., credo che sia molto più accentuato oggi che non allora.

In ogni caso, anche secondo me dobbiamo vedere la tendenza; poi, come tutti i processi storici, cioè fatti dagli esseri umani, non è detto che il processo si compia, che segua una via lineare, ma, volente o nolente, la borghesia europea non ha altra scelta.

Anche gli USA, al loro nascere, erano percorsi da tensioni fortissime, tanto che qualche stato non voleva neppure aderire alla federazione; poi, c'è voluta la guerra di secessione per unificare lo stato: se se per la borghesia europea le "guerre di secessione" ci fossero già state? E' una domanda "provocatoria", naturalmente, senza nessuna pretesa di teorizzazione.

Ciao Spartaco e ciao a tutti,

Celso

mi riallaccio a Smirnov. In Usa c'è stata una guerra civile x unificare il mercato alle regole del Nord vincente con un bel tot di milioni di morti - in Europa ad OGGI nn c'è stato nulla di esito simile ( anche se l'area euro combacia assai bene col 3° Reich nel momento di massima espansione - da Lisbona a Bucarest al Baltico, tendendo anche + est Russia permettendo... ). L'unificazione passa attraverso le politiche monetarie, di bilancio etc. per cui è un processo più lungo, soft e soggetto a molte incognite e contro-spinte.

Concordo che la tendenza, anzi la necessità, x la grande borghesia è quella del blocco europeo - ma nn so se sarà in grado di realizzarlo in "tempo utile" mancando una nazione in grado di imporre le proprie regole al resto.

non vorrei inventare niente

le condizioni lenin le riferiva ad uno stato nazionale. Oggi la funzione degli stati nazionali è del tutto reazionaria, è anche vero che in alcuni casi al capitale questa entità è pur stretta.

Ci sono tante spinte che convergono verso il formarsi di uno stato nazionale europeo, e tante altre sono divergenti.

La fase è tale che non ce n'è una dominante. Anzi a mio avviso una c'è e nessuno ne parla, il terrore borghese della ripresa della lotta di classe.

Il proletariato in Europa ha una lunga tradizione di lotta e nel caso si dovesse creare una entità nazionale questa porterebbe ad unificare le lotte.

Le frontiere tuttora esistenti anche se sguarnite di doganieri sono una barriera all'unificazione della classe.

Ripeto a mio avviso bisogna disintossicarsi del batage pubblicitario della classe dominante e di tutti i suoi ciarlatani. Hanno picchiato sulla schiena dei lavoratori con il mito dell'europa, ma questa a parte una misura di conto comune ( l'euro ) è ben poca cosa. Basta vedere le incazzature tra enel edf suez... Oppure al casino bancario.... Per non parlare dei diversi interssi petroliferi Italia olanda spagna danimarca romania inghilterra da una parte, francia belgio germania dall'altra ( tra parentesi al belgio hanno ciullato tutti i pozzi della Fina )

Non c'è nessuna dimostrazione che il prossimo conflitto veda l'europa unita contro il cattivo ( se perde ) di turno.

saluti

Sono d'accordo con Spartaco,non bastano alcuni accordi inter-statali per parlare di imperialismo Europero.

Sulle politiche economiche gli stati nazionali dell'UE,e della zona dell'Euro,si sbranano frequentemente.

Sulle guerre imperialistiche l'Europa (politica e monetaria) si è divisa in modo clamoroso.

Perfino sugli inutili pezzi di carta come le costituzioni borghesi di fatto non si è raggiunto nessun accordo.

A me pare,passatemi la provocazione,che l'ultimo serio tentativo di unificazione reale dell'Europa e di costruzione di un Imperialismo Europeo sia stato fatto da Hitler,manu militari.

Unire l'Europa in un unico paese o confederazione di paesi è un compito che non credo possa attuarsi su basi capitalistiche.

Io invece continuo a sostenere che Battaglia ha pienamente raqione sull'imperialismo europeo.

Il mito dell'Europa unita èstato una delle tante ideologie prodotte da correnti borghesi fin dall'800, ma è chiaro che nell'epoca dell'imperialismo questo mito perde la sua natura genericae diventa uno degli attrezzi del confronto tra le potenze.

Dopo il fallimento del tentativo tedesco di unificare il continente manu militare, e la divisione della Germania ad opera di USA e URSS, la borghesia europea ha lavorato per decenni a riprendere il filo dll'unificazione, questa volta partendo dall'economia; l'asse franco-tedesco è stato il motore di questo processo.

La questione è quella di cogliere la scelta strategica di fondo della borghesia imperialista europea. E'evidente l'insufficienza dello stato-nazione per competere con l'ascesa dell'imperialismo cinese e dell'Asia in generale, ascesa che è uan vera e propria svolta epocale.Se la si sottovaluta non si capisce neanche la scelta strategica della borghesia europea.

E' chiaro che questa ascesa impone una ristrutturazione europea, con il massiccio trasferimento ad es di produzioni tedesche in EstEuropa, e la lotta per la formazione di "colossi europei". Da questo punto di vista la l'Europa è per ogni singolo gruppo economicoun'opportunità o una minaccia a secondo ovviamente della situazione di preda o predatore in cui si trova..

Gli USA sono riusciti a dividere l'Europa nella guerra all'Irak. Ma i governi che si erano schierati con gli USA sono caduti (Aznar, Berlusconi) e oggi una troika UE con Germania, Francia e Gran Bretagna conducono a nome dell'Europa le trattative con l'Iran insieme a USA, CINA,RUSSIA..

Lenin aveva colto la trasformazione del capitalismo in imperialismo. Oggi seecondo me i marxisti devono studiare e comprendere l'evoluzione della lotta per la spartizione del mercato mondiale, che è oggi un confronto tra potenze di stazza continentale, con tutte le sue conseguenze...

PS: ho visto di sfuggita il forum sui gay e sono sobbalzato, evito ogni commento per carità di patria, e invoco l'intervento del censore...!!

Per carità di patria, visto che gli omofobi stanno in Forza nuova e in Lotta comunista, non sobbalzate, compagni.

Meglio lasciar perdere l'ultimo post di vatsetis.

Allarghiamo il vero e unico partito internazionalista.

Ma insomma, secondo me si perde un po' di vista il nocciolo della questione.

Qualcuno ha parlato di sovrastruttura. Ma è del concentrarsi delle forze produttive, dell'accumularsi di realtà nazionali in strutture produttive sovranazionali che bisogna prendere atto. Certo come è stato detto non è un processo indolore. Ma questa è una banalità. La verità è che si stanno moltiplicando le fusioni amichevoli o meno che siano, tra gruppi di vari stati europei. E questo porta ad una sola conclusione.

Trovo interessante la notazione di spartaco sul proletariato. Se si unisce l'europa si unisce il proletariato europeo. Forse è anche questo a impedire la formazione di una sovrastruttura statale europea. Una federazione di stati con un'economia sostanzialmente unita, ma con ancora le vecchie bandiere ad impedire al proletariato di sentirsi unito? Tanto per buttar li un'ipotesi

Zazza postaci un volantino della tua organizzazione e lo commentiamo...

Volentieri. Allora magari apro un topic nuovo perchè sennò non posso scrivere tutto il volantino visto che ho un limite di 10 righe o giù di li da un po' di tempo a questa parte. Datemi solo il tempo di procurarmi qualcosa di attinente all'argomento.

Volantino

Come richiesto da qualcuno posto qui un volantino di lc sull'europa. E' un volantino un po' vecchio, ma visto che non son passato in sede questa settimana ho rovistato nel mio "archivio" personale.

E' Un volantino di invito ad una conferenza tenutasi lo scorso gennaio qui a bologna sulla concentrazione dell'industria europea. E un passo del giornale di luglio 2006.

I GRANDI GRUPPI EUROPEI CORRONO PIù VELOCEMENTE DEI POTERI POLITICI CONTINENTALI

iL MERCATO EUROPEO è IN PIENO SVILUPPO

Nel loro complesso le 100società del nostro campione di studio registrano risultati significativi. Il fatturato totale cresce del 13%. I profitti ()aumentano del 30%. Le attività, segno di un forte aumento dimensionale, si accrescono del 20%. E per la prima volta da un lustro aumentano anche gli addetti (+3%). Come ovvio, vi son risultati differenziati per gruppi e settori, ma l'andamento è generalizzato: il 94% società aumenta il fatturato, il 99% è in utilee il 70% aumenta il proprio personale.

Le operazioni di acquisizione e di fusione sono in pieno boom con un aumento del 75% nel primo trimestre del 2006.

Ne ho anche un altro distribuito al I maggio di quest'altro, ma forse è meglio commentare questo prima.

  • Ciao Zazza,

scusa, ma che*

Ciao Zazza,

scusa, ma che razza di volantino e'? non dice nulla di nulla - di politico - non ci sono indicazioni, non c'è proprio niente che possa farlo sembrare un volantino comunista. Potrebbe essere preso pari pari da un articolo del Sole24 Ore: non c'è nessuna differenza.

Quanto poi al mercato europeo in pieno sviluppo e agli altri ati, beh, anche qui sembra più un bollettino propagandistico che a un'analisi, che vuole avvicinarsi all'obiettività, della situazione economica. Ma, ovviamente, ci addentriamo in quelle che sono le radicali divergenze metodologiche tra noi e Lotta, con le relative opposte prospettive. Se questi sono i vostri volantini, molto meglio meglio leggersi l'originale, cioè il Sole o Affari&Finanza.

Ciao,

Smirnov

Non vorrei continuare anche qua la conversazione su lotta. Ho postato solo la parte del volantino che parla dello sviluppo europeo.

Sullo stesso volantino c'è anche un passo del manifesto: "nella stessa misura in cui si sviluppa il capitale, di pari passo si sviluppa il proletariato, ossia la classe degli operai moderni, i quali vivono solo finchè trovano lavoro e trovano lavoro solo finchèil loro lavoro accrece il capitale. Questi operai, che sono costretti a vendersi giorno per giorno, non sono che una merce come tutte le altre e perciò soggetta a tutte le leggi della concorrenza e a tutte le fluttuazioni del mercato.

E si conclude con un'altro passo del giornale di cui cito solo le 2 righe finali: "Il mutamento manda in soffitta tutti i vecchi assetti, cambia le relazioni di forza trra gli stati, preme sui rapporti tra le classi.

Questo poi è un volantino di invito ad una conferenza, e non vuole affatto esaurire la questione in 2 righe. Comunque l'analisi sula concentrazione dei grandi gruppi europei sfocia in una sola conclusione, cioè che permette ai lavoratori europei di unirsi tra loro e superrare gli odi che gli sono inculcati da chi regge le loro bandiere, e che l'occasione di rendere utile questa unità di intenti, beninteso ancora lontana dall'essere messa in pratica, sono le divisioni e gli scontri tra potenze che sono già in preparazione.

Vedo che la limitazione a 10 righe dei miei interventi di cui parlavo in qualche mio intervento è stata cassata. Cercherò di non abusarne.

E' un passo del giornale di luglio 2006. è un volantino di invito ad una conferenza

Come sempre, vedo.

Ricordo una volta c'era grande eccitazione perché un Comitato (la presenza in una città o provincia è detta Comitato, che può avere diversi Circoli al suo interno, *n.*) produceva addirittura un volantino al mese! Venni un giorno in possesso del volantino: era, ovviamente, solo la trascrizione della manchette del giornale (cioè il testo in grassetto posto in box nell'ultima pagina).

A proposito di manchette, ne ho trovata una carina da Lotta n.293 del 1995. Il riferimento è alla posizione dei sindacati quando Dini, contestato come ministro, viene poi festeggiato come presidente del consiglio, ma sorvoliamo sulla contingenza:

> Pur di conservare gli sgabelli che il sistema ha riservato ai suoi fedeli servitori, i dirigenti sindacali sono disposti a tutto. Non é mai successo, in Italia e altrove, che, nel giro di un mese, i tromboni sindacali tuonino in piazza contro un ministro e, poi, lo acclamino quando diventa capo del governo. Mancava ancora la buffonata su Dini, nella sciagurata carriera di personaggi che rappresentano, purtroppo, lavoratori. L’esito della loro gestione è catastrofico.

*Chi ci ricorda?*

siamo alle solite

vorrei parafrasare, un motto storico, il peggior prodotto di lotta comunista è l'antilottacomunista.

  • Cioè?

Non capisco,*

Cioè?

Non capisco, Sparataco, cosa vuoi dire?

Saluti,

Smirnov

No Nick ha ovviamente ragione. Ma forse l'avverbio "ovviamente" è eccessivamente ottimistico. La contrattazione. Il sindacato non è solo un'arma spuntata, tanto è vero che contrattando non ottiene mai niente (con buona pace di chi, mentendo, asserisce che sta nel sindacato non perchè lo approvi ma allo scopo di ottenere qualcosa, fosse anche poco) ma è una struttura copscentemente dedita alla repressione di ogni richiesta dei lavoratori\disoccupati\pensionati. Il suo compito "istituzionale" consiste nel far passare gli ordini del padronato creando a quest'ultimo meno rogne possibili.

Le argomentazioni di Zazza sembrano quelle di D'Alema!

Forse sei più informato di me reed, ma non ci arrivo. Spiegami chi ci ricorda per cortesia.

Come sempre non direi, Comunque è vero che spesso i volantini di lotta sono ripresi dal giornale. Nulla di male secondo me, visto che sul giornale sono ripresi anche i temi di più stretta attualità. E molti volantini che vengono distribuiti dai singoli circoli sono scritti e stampati alla sede centrale di Milano.

A Bologna molti volantini vengono scritti direttamente da noi. Io stesso ne ho preparati alcuni. Prendendo spunto sia dal giornale che da libri degli autori più disparati. Ma anche lavorando di fantasia. Ma vi sembra strano tutto ciò? Mi pare che ovunque un volantino venga approntato in questo modo.

Venendo al contenuto, che forse è la cosa più interessante, mi pare che questo volantino offra degli spunti.

L'europa economica è più veloce dell'europa politica.

Il proletariato europeo risente dei cambiamenti in atto. Li può sfruttare se si organizza.

Ne discutiamo?

Lascio un messaggio-lampo ché sono di corsa. Anche ammettendo i dati esposti e tutto il resto, che significa l'Europa economica è più veloce dell'Europa politica? Quei dati propagandano la crescita dell'economia capitalistica basandosi su un campione di 100 imprese, giusto? Come si fa a fare un parallelo di velocità rispetto all'Europa politica? Mica è una descrizione dell'integrazione economica europea e della sua velocità... e anche se lo fosse non avrebbe legami meccanicistici o comunque dovuti con l'unificazione politica, quindi il confronto non avrebbe senso...

Se si vuol dire solo che alcuni grandi gruppi europei "corrono" nella loro crescita e i poteri politici continentali no, mi sembra una cosa senza molto senso... E' buttata lì, non c'è nesso tra le due parti della proposizione, vale come "l'umidità cresce, i miei gerani no": 'sti ca**i, non credi?

Quei dati propagandano la crescita dell’economia...

...europea, ovviamente.

i marxisti una volta dicevano che se l'economia "tira" bisognava strappare più conquiste possibili sotto forma di salario (diretto,indiretto e differito ), riduzioni d'orario etc. etc.

..se invece nn tira + ...beh vuol dire che il sistema è alla frutta ed allora è il momento di cambiarlo.

Te però nn si capisce dove vuoi andare a parare ( eccetto indirizzare verso le azioni delle aziende in crescita chi ha soldi da investirvi !!)

saluti

Significa esattamente ciò che ho detto. Ciò che è sotto gli occhi di tutti. Cosa non ti è chiaro? Quei dati MOSTRANO non propagandano, non la crescita economica dell'europa, ma la concentrazione sempre maggiore dei grandi gruppi che ne guidano le scelte ANCHE politiche. E la loro dimensione continentale che si fa sempre più definita. Ovvio che non c'è una corrispondenza immediata con l'unità politica europea, cosa che d'altra parte è dimostrata dallo stato attuale delle cose.

Si vuol dire esattamente questo: c'è un interesse generale dei grandi gruppi della borghesia europea a raggiungere una dimensione continentale. A dominare in mercato europeo. Per avere una base più solida per contrastare le economie extraeuropee in crescita. Tutto ciò sarebbe senz'altro agevolato da una unione politica europea, che tarda a venire. Un caso di mancanza di corrispondenza della sovrastruttura politica alle esigenze dell'economia.

...europea, ovviamente.

Zazza, io non nego una tendenza contraddittoria all'unificazione europea, anzi. L'unificazione monetaria e la centralizzazione delle politiche monetarie vanno fortemente nella direzione dell'unità politica. Le contraddizioni esistenti non sembrano porsi ad ostacolo a tale tendenza. Concordo con quanto sostenuto in [[ibrp.org delineano i primi fronti futuri dell'imperialismo]], alcune tensioni filo-atlantiche o la preferenza contingente della salvaguardia di interessi nazionali particolari non possono portare al fallimento dell'Euro, al limite al rallentamento del processo di unificazione.

>Al di là delle chiacchiere, i dati del febbraio 2003 (gli ultimi dati Istat disponibili) indicano chiaramente che il mercato di riferimento dell’economia italiana è quello europeo, e non certo quello americano

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>Quel che [...] esiste nella realtà è — per quanto riguarda l’Europa — un trasferimento di sovranità dallo stato-nazione allo stato-continente e in forme e modalità che prefigurano il confronto prima e lo scontro poi con l’altro stato-continente che già esiste, gli Stati Uniti d’America.

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>Abbiamo tempi che si stanno riducendo per riuscire a gettare le basi politiche dell’alternativa a un terzo macello mondiale, che sarebbe di gran lunga più mostruoso dei due precedenti.

Semplicemente però i dati che hai riportato non spiegano granché. Forse sono decontestualizzati, non so, ma presi così come sono non sorreggono nessuna tesi, il legame che si vuole evidente è invece forzato e con le gambe fragili. Non che legame non ci sia con l'economia, questo è chiaro a tutti, ma bisognerebbe usare i dati in maniera seria e appropriata.

E attenzione all'uso spregiudicato del concetto di non-corrispondenza...

Analizzare una situazione serve per capirla. Capire serve a sua volta a decidere cosa fare o non fare. Il punto per quanto riguarda Lotta è che dalle sue analisi, tra l'altro ricalcanti quella della sinistra "moderata", DS e Margherita, di cui è la propagine, non è possibile ricavare nessuna indicazione per la nostra classe sociale. Come comportarsi se la temperatura sociale arrivasse all'ebollizione? Quali indicazioni dare ai compagni, a eventuali proletari che avessero deciso di darsi una svegliata? Il punto è che Lotta ha il compito di continuare a farli dormire.

unificazione europea

Il processo di unificazione europea è ben lungi da essere concluso. Ho i miei forti dubbi che tale processo arrivi in fondo, (forse dopo la III guerra mondiale.)

Parlare di imperialismo europeo mi sembra prematuro, ed è pericoloso. Pericoloso quando si dimentica che in sedicesimo il primo nostro nemico è quello itallico.

Ricordiamo se ce ne fosse bisogno che il compito primario dello Stato, nella dottrina marxista, è quello del dominio di classe.

Affrontrare il tema dello sviluppo quantitativo e qulitattivo delle economie capitalistiche deve servivre a testare il polso al nemico di classe.

sal sprtc

Possiamo dire che la sinistra incarna la politico di integrazione europea, la creazione di un blocco imperialista omogeneo. Questo perchè ciò va incontro agli interessi economici dei pezzi grossi di Confindustria di cui Prodi e co sono i burattini. La destra, Berlusconi in testa, cerca di boicottare questo processo preferendo un rapporto privilegiato con gli USA. Anche in questo si accoda agli interessi di cassa dei suoi referenti economici. Per la Fiat lo sviluppo cinese è un'opportunità, per la ditta tessile di Prato una condanna al fallimento. Di qui gkli slogan contro l'Europa forcolandia o i taroccatori cinesi della Lega. La Lega esprime gli interessi delle piccole imprese del nord - est minacciata dai nuovi giganti economici come Cina, India e Brasile

Si conferma sempre più quanto scritto in [[ibrp.org | Sulla crisi dell'Unione europea dopo i referendum in Francia e Olanda]],

> Per quanto riguarda l’Italia, al suo interno esistono sicuramente forze filo-statunitensi, ma non vi sono dubbi che l’orientamento prevalente all’interno della borghesia e di entrambi gli schieramenti politici è decisamente filo-europeo con la Lega Nord, una forza politica localistica e comunque con uno scarso peso politico a livello nazionale, che strumentalizza un disagio economico crescente di ampi settori del proletariato e della piccola borghesia, e con l'azzeramento (con l'elezione dell'europeista Prodi) degli spazi di cui si è avvalso il governo Berlusconi per una politica più sbilanciata a favore degli Usa.

Ok, ad esempio si può parlare di non corrispondenza con riferimento al referendum francese sulla costituzione, che ne ha rallentato non poco la ratifica.

I dati citati dal volantino non li leggerei come un voler spiegare ma come un voler destare l'attenzione su questi temi. Ma rendono l'idea di come se l'economia europea in generale cresce poco, non cosi si può dire dei gruppi più grandi. Questi, fagocitando i più piccoli, tentano di rimanere competitivi con le potenze extraeuropee, non solo gli stati uniti. E proprio da questa corsa traggono energia.

Quali sono secondo te più nel dettaglio le forze che tendono ad ostacolare lo sviluppo dell'unità politica europea?

Non vorrei appesantire la discussione con un eccesso di rimandi a e citazioni di articoli, ma secondo me l'ultimo articolo di cui suggerivo la lettura lo spiega molto bene, e comunque la penso negli stessi termini: il processo di unificazione europea, una necessità spinta e scandita da "pressioni esterne" "ha favorito l’aggregazione anche di realtà molto differenziate fra loro". La differenza tra gli Stati li spingerebbe a rispondere diversamente all'andamento ciclico, ma l'aggregazione continentale impedisce un'espressione svincolata di queste risposte al ciclo economico, generando tensioni e contraddizioni, pur in un contesto tale che non è sostanzialmente discutibile l'euro e non è interesse generalizzato bloccare la possibilità di uno sviluppo del processo d'unificazione che alla moneta unica consegue.

Tutto ciò è comprensibile solo alla luce della crisi del ciclo di accumulazione, e credo che su questo, Zazza, non sarai per niente d'accordo.

Non direi, sono anzi perfettamente d'accordo sul fatto che una situazione di forte sviluppo economico si tradurrebbe in una politica totalmente diversa e non si parlerebbe certo di europa unita.

Ma vedo che dovrò leggermi gli articoli che mi segnali per capirti meglio. Quindi non perdo altro tempo.

Nei corridoi di Confindustria prevale sicuramente un orientamento europeista. Il governo Berlusconi, non per niente accolto al suo esordio alla guida dell'unione da contestazioni finite in una ridicola sceneggiata (con Berlusconi che da al tedesco Schulz del nazista e con quei damerini ingiacchettati a far finta di essere ultras), è riuscito a far fallire l'incontro di Roma. Purtroppo per lui, la delusione del Berlusca e di Fini era palese, il suo alleato irlandese non è riuscito a fare altrettanto a Dublino. E' una delle ragioni per cui è stato giubilato. Il governo Aznar in Spagna ha fatto la stessa fine per le stesse ragioni. Guardate come la Francia a nome dell'Europa cerca di avere un ruolo neklla crisi iraniane. L'Italia fa lo stesso in Libano. Tanto a crepare toccherà sempre ai soliti!

Zazza, sulla crisi sei

Zazza, sulla //crisi// sei d'accordo con le posizioni del Partito comunista internazionalista?

Le varie nazioni europee sono in difficoltà a competere singolarmente nell'agone mondiale. Da qui la necessità di unirsi. Hanno però anche interessi contrastanti e concorrenziali tra di loro. Per questo ancora non esistono gli Stati Uniti d'Europa. Dalla presa che gli USA, avversi a questo progetto, hanno ancora su molte nazioni europee e dell'ex URSS, direi che la partita è apertissima. Non facciamo finta di avere la sfera di cristallo, quella è la parodia dell'opera di Marx.

Scusa il ritardo ma sono in pieno trasloco.

Ma guarda che lotta non dice mica che in europa ci sia prosperità economica. Anzi l'allargamento all'europa dell'est è proprio dettato dalla ricerca di mercati a più alto saldo di profitto.

Poi occorre distinguere tra crisi "conclamata" dico io (che a tutti gli effetti non c'è), e crisi latente, rimandata solo dagli investimenti nelle, enormi, zone del mondo che di crisi non vedono neanche l'ombra, ancora.

E'vero che le condizioni di lavoro vanno peggiorando da tempo in europa. Ma è una tendenza che il proletariato inizia a "sentire" solo ora. E ancora è solo un "lieve"sentore. Mentre battaglia pretenderebbe da anni di trovare operai super incazzati a destra e a manca. Il movimento reale non dice questo. Non c'è quasi nessun movimento. Anche ora che i sindacati confederati, e non, si fanno prendere per il culo dal governo amico, non si muove quasi niente.

Meccanicismo anti-marxista

E dove hai letto che Battaglia "pretende da anni di trovare operai incazzati a destra e a manca"? E' una tua fantasia, che, peraltro, si addice perfettamente al meccanicismo anti-marxista di LC. Se infatti c'è la crisi e le condizioni di vita dei proletari vanno peggiorando progressivamente, non significa che questo abbia una ripercussione immediata e meccanica sul piano della lotta di classe; la sovrastruttura ideologica borghese (fra cui la potenza del controllo e delle falsità di cui è fatto IL GUINZAGLIO ANTI-OPERAIO TARGATO CGIL) e altri fattori come la fine del "mito" socialista seguito al crollo del muro di Berlino, la frammentazione delle grandi concentrazioni operaie e altro ancora (non voglio dilungarmi: in proposito abbiamo scritto moltissimo, si vedano, in particolare, i Prometeo di fine anni '90, primi anni 2000) sono fra gli ostacoli che impediscono, nell'immediato, un'adeguata risposta di classe ai continui attacchi sferrati dal capitale in crisi. Ma quando questa risposta arriverà, il primo risultato sarà lo scavalcamento da parte dei lavoratori di tutte quelle gabbie e di quei guardiani (sindacato in primis) che fino al giorno prima cercavano in tutti i modi di impedire la lotta.

  • Ciao Zazza,

senza asprezze:*

Ciao Zazza,

senza asprezze: ma dove hai letto o sentito che noi diciamo quelle cose che tu ci attribuisci su una presunta incazzatura generale-mobilitazione degli operai? Sono anni e anni che diciamo esattamente il contrario. O hai letto male o riporti cose false che ti hanno riferito: per favore, documentati prima di fare certe affermazioni.

Ciao,

Smirnov

PS I sindacati non si fanno prendere per il culo dal governo amico: fanno quello che fanno in piena coscienza, perché quello è il loro ruolo, e semmai prendono per il culo i lavoratori nonché i militanti di Lotta (penso onesti) come te che a loro volta sono presi per il culo dai loro capi, i quali raccontano simili barzellette e le fanno bere come acqua fresca alla base dell'organizzazione.

Volevo dire quello che ha detto Smirnov, ma l'ha già detto lui!Epifani e Cofferati due ingenui pieni di buone intenzioni. Di fantasia ne hai tanta!

Beh ma infatti a me questo discorso non risulta ancora per niente chiaro. Ne parlerei volentieri più a lungo.

Sui sindacati. Senza dubbio l'atteggiamento che hanno tenuto nelle recenti trattative col governo e confindustria non rivelano solo incapacità. Ma anche mancanza di volontà di lottare duramente. Ma epifani lo ha detto chiaro e tondo. Ha firmato gli accordi per RESPONSABILITA'. Verso chi? Non certo verso i lavoratori che dovrebbe difendere. Verso montezemolo forse.

Se un dirigente non è in grado di ottenere risultati che si attendono da lui viene rimosso dall'incarico.

Ma l'avete sentita la storia degli acordi cambiati subito prima di entrare al tavolo delle trattative?? Firmati perche non c'era tempo per discuterne. Perche "senno non li firma confindustria". E chi se ne frega!!

Se epifani con tutte le figure che si è fatto è ancora al suo posto è solo perchè fa comodo un po' a tutti. Fa da parafulmine alle ire dei lavoratori con la sua conclamata incapacità e alla fine ottiene i risultati. In favore di chi conta davvreo.

Dunque la parola d'ordine è: FUORI E CONTRO IL SINDACATO, PER L'AUTORGANIZZAZIONE DELLE LOTTE, PER LA COSTITUZIONE DI GRUPPI INTERNAZIONALISTI DI FABBRICA E TERRITORIO

Mi sembra ovvio.

Saluti rossi

Povero Epifani!

Giorni amari per la CGIL! Da una parte deve far finta essere integerrima ed accanita nel difendere i lavoratori per mantenerne il consenso. Poi deve vendere questo consenso a Confindustria, favori in cambio di lavoratori succubi che si fanno fare qualunque cosa. Purtroppo però la gente sta sempre peggio e non si accontenta più di chiacchiere a salve e promesse da marinai. Per il sindacato "rosso" diventa sempre più difficile incantare le folle e mostrarsi "responsabile" nei confronti dei suoi referenti. E' un pò come quando Fassino in campagna elettorale era costretto a dire, e sudava sudava, che avrebbe aiutato i più svantaggiati, per poi aprirsi nel suo più bel sorriso e dire: e le ditte, gli imprenditori. Un poco di populismo ci vuole, speriamo solo che Montezzemolo e co. lo capiscano.... Tempi duri per i difensori del popolo.