Documento di Battaglia Comunista sulle lotte universitarie

CONTRO LA LEGGE 133, PER ESTENDERE LA LOTTA!

Il mondo universitario è in subbuglio. Finalmente! - diciamo - dopo tanti anni di torpore e tante riforme che ne hanno progressivamente accentuato il carattere classista. Le proteste, in forme diverse, si stanno moltiplicando in tutta la penisola. Mentre il governo si sforza di ostentare sicurezza, dietro la facciata si intravede chiaramente l’agitazione per una situazione che può sfuggire di mano. Se Sacconi, in una uscita a effetto boomerang ha parlato di pochi “presuntuosi”, Berlusconi ha dichiarato che le occupazioni “sono una violenza” e che avrebbe “convocato Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine”. E mentre tutti possiamo prepararci alle italiche piazze Tienanmen prossime venture, gli studenti milanesi, che tentavano di occupare la stazione Cadorna, hanno già preso le prime manganellate. La violenza, quella vera, è venuta finora solo dalle forze dell’ordine.

Le proteste sono dirette principalmente contro la “Legge 133”, un calderone in cui sono confluiti parecchi provvedimenti eterogenei, accomunati da una matrice fortemente antiproletaria e da un taglio generalizzato delle spese pubbliche, ossia del salario indiretto. Giusto per farsi una idea, la Legge 133 ha coinvolto, tra le altre, le commissioni parlamentari per tesoro e finanze, giustizia, difesa, cultura, ambiente, trasporti, lavoro. Si tratta infatti di una legge finanziaria anticipata nei tempi, approvata dalla Camera il 6 agosto e passata così abbastanza in sordina... Ciò che sta smuovendo le acque, per il momento, sono in particolare i provvedimenti che riguardano l’università.

Prima di tutto, sono previsti grossi tagli ai finanziamenti ordinari, che saliranno dai 63.5 milioni per il 2009 fino ai 455 milioni per il 2013. Si tratta di 1441.5 milioni di euro in meno in 5 anni che, tenendo conto dell’inflazione e degli ulteriori tagli già introdotti quest’autunno, porteranno ad una riduzione di circa il 30% del finanziamento fondamentale. Un vero e proprio salasso di risorse per una università che già annaspa tra carenze di personale, aule e laboratori.

Un altro punto fondamentale della riforma è la trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato, che le aprirebbe ancor più ai finanziamenti privati, asservendole più direttamente agli interessi delle aziende e dei capitali locali. Ma bisogna ricordare che la possibilità di istituire cattedre sotto le indicazioni e mediante convenzioni con le imprese era già stata aperta della legge sull’autonomia didattica e finanziaria introdotta dalla riforma Berlinguer.

Alle fondazioni universitarie sarebbe consentito inoltre di decidere arbitrariamente l’entità delle tasse per gli studenti, superando il limite attuale delle tasse d’iscrizione al 20% del finanziamento statale. Non ci sarebbe, quindi, più nessun tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente, escludendo completamente le fasce proletarie dall’istruzione universitaria.

La Legge 133 impone poi una drastica riduzione del personale delle università, obbligandole a massicci pensionamenti e licenziamenti. A fronte delle espulsioni di personale, viene fissato un limite per il turnover al 20%, che significa che non ci può essere più di una nuova assunzione per ogni cinque espulsioni. E alla lunga questo non potrà avere altro risultato che la cancellazione di molti insegnamenti e interi corsi di laurea, in particolare quelli di minor interesse per l’università e per le aziende sponsor. Per i lavoratori dell’università, questo significherà ancor più precarietà, anzi la condanna alla precarietà perenne, subordinata peraltro al reperimento di finanziamenti privati e quindi alle esigenze della struttura produttiva. La “ricerca” al completo servizio del capitale non sarà quindi nient’altro che ricerca di maggiore produttività, aumento dei ritmi, instabilità dei rapporti di lavoro e minore qualificazione.

A questo proposito, bisogna chiarire la reale funzione dell’istruzione e dell’università nell’attuale società capitalistica, classista, fondata unicamente sullo sfruttamento del lavoro salariato. Bisogna aver chiaro che al capitale, dell’auspicato “diritto all’istruzione e alla cultura”, in sé fondamentale per la realizzazione delle potenzialità di ciascun individuo, non interessa assolutamente niente. La verità è che i padroni vogliono lavoratori il più possibile ignoranti e asserviti, genericamente addestrati nelle scuole superiori o, quando serve, nelle università. Vogliono lavoratori pronti soprattutto ad accettare flessibilità, precarietà e sottomissione al loro dominio. D’altra parte, proprio la ricerca universitaria viene utilizzata per fornire alle imprese quelle “nuove tecnologie” che permettono di servirsi di forza lavoro sempre meno qualificata.

Il movimento universitario dovrà presto scegliere da quale parte della barricata porsi. Difendere l’università pubblica come ingranaggio fondamentale del “sistema paese” e la ricerca come strumento di “competitività internazionale” significa schierarsi a difesa degli stessi interessi che sottostanno alla Legge 133, figlia della crisi complessiva del capitalismo e del tutto in linea con le riforme adottate in passato dai governi di destra come da quelli di sinistra. Un movimento, che voglia davvero esprimere netta opposizione alle nuove riforme, dovrà necessariamente prendere le distanze dai vari rettori e baroni universitari che, se sono scesi in campo, lo hanno fatto unicamente per difendere i loro privilegi e le loro rendite. Non è un caso che si siano limitati a chiedere solo lo stralcio del capitolo università dalla Legge 133, che invece include attacchi generalizzati al mondo del lavoro dipendente.

Il movimento si troverà quindi presto a dover risolvere le sue ambiguità e dovrà scegliere se schierarsi a difesa dell’ordine capitalistico - e quindi accettare nella sostanza le riforme in atto - oppure opporsi ad esso, cercando l’unione con l’unico fronte possibile di reale antagonismo al sistema attuale, ossia quello di tutti i proletari, sul cui sfruttamento sempre più intenso il sistema si regge. In particolare occorrerà superare gli interessi corporativi, la sudditanza ideologica e le vere e proprie connivenze con il capitale presenti anche in quelle che possono essere considerate le frange più qualificate del proletariato e piccola borghesia in via di proletarizzazione, in cui ricadono un certo numero di lavoratori universitari, soprattutto precari.

Salutiamo quindi con soddisfazione ed entusiasmo questo movimento di protesta contro una riforma profondamente anti-proletaria, schierandoci con tutti quegli studenti e quei lavoratori dell’università che intendono lottare contro la Legge 133 e contro gli interessi capitalistici che la sottendono, a fianco degli altri dipendenti pubblici e di tutti i lavoratori salariati oggetto dell’attacco concertato di padroni e governo. Per avere possibilità di successo, il movimento che sta crescendo un po’ in tutta Italia deve evitare prima di tutto la trappola dell’auto-referenzialità. Seguendo l’esempio delle lotte francesi contro il CPE, bisogna tentare di uscire dalle scuole e dalle università. I tagli all'istruzione, infatti, sono un altro prodotto di quello stesso capitalismo in crisi che attacca i salari e le condizioni di vita del proletariato. Ovviamente, solo l'intervento attivo del partito rivoluzionario può spostare il movimento dal terreno genericamente democraticistico e confuso in cui si trova ora, a quello coerentemente anticapitalistico; nei limiti delle nostre forze, a questo noi lavoriamo.

Lottare contro la Legge 133 deve essere un primo passo per una lotta al capitalismo che ne è alla base, nel tentativo di unificare le lotte dei proletari, cui vengono imposti contratti sempre peggiori, a quelle dei loro figli, che hanno sempre meno possibilità di studio e che hanno di fronte un futuro di precarietà e disoccupazione. Lottiamo per il sapere veramente libero, che potrà esistere solo in una società di uomini liberi, in una società orientata al soddisfacimento dei bisogni umani e non all’accumulazione del capitale.

Forum: 

*Un “bel filmatino” sugli*

Un "bel filmatino" sugli scontri di P.za Navona.

Fascisti, burattini dei padroni. Come volevasi dimostrare.

Bravo Mic

quel gruppetto di servi con le mazze bardate di pezza a trecolori, sono dei militanti di un noto gruppo romano di estrema destra.

Le forze del dis-ordine borghese hanno prontamente rimosso da you tube il video che sputtanava in un colpo loro e la teppaglia nera.

*Di nuovo...*

Vabbè, dai. Anche i camerati hanno il diritto di manifestare senza essere provocati ed aggrediti.

Poco prima degli scontri in piazza Navona i fascisti avevano preso con la forza la testa del corteo al grido "Duce, Duce", e pestato a freddo due compagni con cinghie e bastoni. Per cui non tiriamo fuori banalità come "tutti hanno diritto di manifestare". Chi ti pesta e ti accoltella dev'essere, per lo meno, buttato fuori dai cortei a calci nel culo.

La cosa interessante, piuttosto, è che la parola d'ordine dei fasci ("né rossi né neri, ma liberi pensieri") andrebbe benissimo anche a quegli ipocriti opportunisti dell'UDU. Che mondo... qui ci vuole la rivoluzione

Diciamo che in questa circostanza sarebbero stati aggrediti i compagni (o sedicenti tali in quanto stalinisti e comunisti gandhiani).

Ho letto un 3d sul forum di rifognazione dove si istigava alla violenza contro i camerati che avrebbero preso parte alle manifestazioni (salvo scoprire, ad esempio, che una compagna in questione, in seguito sputtanata pubblicamente, è stata ospitata per giorni a casa di un forzanovista...a riprova della malafede dei cosiddetti compagni) mentre, stranamente, sui forum dei camerati gli interventi si dividevano tra quelli di chi era favorevole a manifestare al fianco dei sedicenti compagni e quelli di chi trovava irrealizzabile tale proposta.

Indovinate chi ha perso credibilità ai miei occhi ?.

A miei occhi la sinistra generica non ha mai avuto molta credibilità, ma questo non toglie che fascisti e provocatori vadano tenuti lontano, con le buone o con le cattive, se necessario. Aggiungo che a noi la guerra fra bande con i teppisti neri non interessa, ma difendiamo a spada tratta LA LIBERTA' DI FARE POLITICA nei movimenti studenteschi e IL DIRITTO DI ESSERE COMUNISTI e di poterlo dire a gran voce in qualunque circostanza. Se i fascisti, o quelli dell'UDU o chiunque altro cerca di impedirlo, è giusto reagire.

Cari compagni, quale giudizio possiamo dare degli scontri di piazza tra i modaiol-sinistri-studentifuoritempomassimo e i neri?

Chiamarli “modaiol-sinistri”

Chiamarli "modaiol-sinistri" ecc. non mi sembra affatto giusto. Cacciare i picchiatori era il minimo da fare. Qui trovate le foto del pestaggio compiuto dai fascisti in piazza Navona poco prima che venissero caricati dai compagni

militant-blog.org

Un conto sono le strumentalizzazioni che il governo fa sugli scontri, un conto è la necessità di tenere lontani questi provocatori e servi delle guardie dai cortei.

Giacca, cravatta e walkie-talkie

Un'altra testimonianza importante sui fatti di piazza Navona dal sito di Repubblica

repubblica.it

…la prima applicazione della

...la prima applicazione della direttiva-Kossiga...

x la cronaca il tipo presunto-sbirro-infiltrato ripreso da diversi video ed anche da Beppe Grillo rivendica in un altro video la sua appartenenza a casapound dal 2005 e di avere 21 anni ( digitate casapound e lo trovate, chi ha tempo e voglia ), quindi nn di essere un poliziotto in borghese. Il che nn vuol dire ovviamente che nn abbia agito di concerto con gli stessi.

gli sbirri caricano e sgomberano gli occupanti di un ospedale a rischio chiusura a roma ( il S.Giacomo). ferendo anche degenti e personale di servizio...

[[roma.repubblica.it]] [1]

la crisi avanza sulla ns pelle, così come la risposta dello Stato.

Saluti

[1] sullo stesso sito ci sono anche altre foto dell'aggressione del BloccoStudentesco al corteo prima del presunto "finimondo" di p.zza navona ( sempre troppo poche e troppo tarde le genuine seggiolate ai giovani balilla). Con Francesco - il capomanipolo dalla camicia a righe nonchè amico del dirigente Digos che lo chiama x nome dicendogli di togliersi di mezzo durante le cariche... - ed i suoi camerati in azione.

Istruttivo aggiornamento sui fatti di piazza Navona: it.youtube.com