A cosa serve risparmiare energia elettrica?

Ad aumentare i profitti dei produttori di energia elettrica e a peggiorare la situazione ambientale!

Sembra impossibile ed incredibile ma è la realtà.

Purtroppo le nostre singole e lodevoli iniziative tese al risparmio energetico, per quello che riguarda i consumi elettrici domestici, sono utili soltanto a farci sentire in pace con la nostra coscienza e a salvaguardare qualche euro nel portafoglio, ma se pensiamo che quell'azione contribuisca a non peggiorare lo stato dell'ambiente, ci sbagliamo...

Se si vanno ad analizzare i dati dei produttori di energia elettrica, facendo alcuni elementari calcoli e confronti, si scoprono cose che fanno davvero passare la voglia di impegnarsi a risparmiare energia.

Dati del 2008 dal sito di Terna

  1. 617,7 GWh È la quantità di energia elettrica destinata ai pompaggi, ovvero alla pratica di usare pompe per sollevare acqua nei momenti in cui la richiesta di energia elettrica è più bassa dell'energia prodotta disponibile, secondo l'Enel in questo modo si accumula una quantità di acqua che restituirà il 73% dell'energia che altrimenti andrebbe completamente sprecata.

5560,9 GWh energia fornita dall'acqua sollevata grazie ai pompaggi.

2056,78 GWh è quanto si è “perso” durante i pompaggi.

  1. 388,9 GWh rappresenta l'intero consumo del settore residenziale del 2008.

1143,1 kWh è la quota procapite per il settore residenziale ottenuta dividendo l'intero consumo domestico per 59,83 milioni stimati alla fine del 2008

  1. 799.373 è il numero di abitanti che si sarebbero potuti servire per un intero anno con una quantità di energia elettrica identica a quella “dispersa” dai pompaggi, ben più di quanto hanno consumato tutte le utenze residenziali di Napoli, Bologna e Firenze nel 2008.

Napoli ab 1.004.500, Bologna ab 371.217, Firenze ab 356.118, totale 1.731.835

Quale efficacia può avere una “coscienza diffusa del problema del consumo e una cultura del risparmio” di fronte a questi numeri e a questo modo di produrre energia elettrica?

Se si risparmia energia elettrica durante un periodo di sovrapproduzione aumenta il surplus, e quindi per riequilibrare l'offerta con la domanda bisogna usare il pompaggio in modo più intenso.

Visto che il pompaggio è comunque una dispersione di energia, nell'ordine del 27% dell'energia iniziale, più si pompa e più si spreca e più si inquina.

Se per produrre un kWh emetto nell'atmosfera 0,53 kg di CO2, ma di quel kWh ne potrò poi sfruttare solamente il 73%, è evidente che l'emissione per ogni kWh restituito aumenta di conseguenza.

Per essere più precisi bisognerebbe dire che:

Ogni 0,73 kWh utilizzato nei pompaggi comporta la stessa emissione di 1,0 kWh consumato al momento della produzione.

Il grosso problema è questo, il sistema di produzione, trasporto e distribuzione non è elastico. A causa della sua architettura, che è funzionale a soddisfare nel modo più economico il settore industriale e terziario.

Di fatto il sistema è in sovrapproduzione più o meno abbondante per oltre il 40% delle ore di un anno.

Dalle 22 - 23 alle 7 di mattina del giorno successivo di ogni feriale, ovvero minimo 8 ore al giorno per 6 giorni per 48 settimane, escludendo agosto da considerare a parte fanno circa 2300 ore.

A cui vanno aggiunte almeno almeno 18 ore di sovrapproduzione al giorno per le 48 domeniche + i 12 festivi, senza considerare il 15 agosto, ovvero poco più di 1000 ore.

Il periodo totale di sovrapproduzione è quindi di circa 3300 ore su 8000, ovvero il 41% del tempo.

Se fossimo liberi di decidere cosa, quanto, quando, dove e come produrre, questo 41% di tempo in cui si si spreca energia non ci sarebbe, e sicuramente ci servirebbe molta meno energia...

Altro che protocollo di Kyoto.

Poi, come se non bastasse, a tutto ciò va aggiunta la “liberalizzazione” del mercato dell'energia, ovvero il famoso decreto Bersani.

Ci hanno, come sempre, raccontato che l'ingresso di capitali privati la libera concorrenza avrebbe ottenuto il risultato di avere delle tariffe più basse rispetto ad una situazione di tipo monopolistica.

In tutto questo ambaradan è stata istituita la "Borsa elettrica" dove ogni produttore offre una data quantità di energia al prezzo che ritiene giusto, e un'acquirente unico che acquista questa energia per poi distribuirla (venderla) ai clienti finali.

Semplificando, tale meccanismo remunera i produttori pagando a tutti il prezzo di "equilibrio" tra domanda e offerta, che è pari al prezzo dell’offerta più costosa tra quelle accettate per soddisfare la domanda.

Il meccanismo è più chiaro con un esempio: ipotizziamo che la domanda chieda 10 unità di elettricità.

I produttori sono più di uno, ed il primo offre 5 unità a 1€, il secondo 4 unità a 2€ ed il terzo 1 unità a 3€. Il totale delle unità domandate ed offerte è così pari a 10, che verranno pagate tutte e 10 a tutti i produttori al prezzo più alto offerto, ovvero 3€, per un totale di 30€.

Questo sistema assurdo, ha lo scopo di premiare chi produce elettricità al minor prezzo cioè con maggior efficienza: è infatti evidente che chi offre a 1€ ed incassa 3€, avrà un utile enorme rispetto ai propri costi.

Questa è una delle cause più importanti dell'alto costo dell'elettricità in Italia.

Ma la liberalizzazione non doveva abbassare i prezzi?

Diventa così possibile che, grazie ad accordi "segreti" oppure a compartecipazioni azionarie, ci sia sempre un produttore che offre piccole quantità di energia a prezzi alti allo scopo di ottenere il massimo profitto possibile per l'intero settore dei produttori di energia elettrica.

La compartecipazione azionaria è il metodo migliore.

Come produttore compro azioni dei produttori più "economici", poi tengo il più alto possibile il prezzo della mia energia facendo fare affari d'oro ai produttori più "economici".

Affari d'oro nei quali ho la mia bella quota... in virtù della compartecipazione azionaria.

Fino a quando non togliamo di mezzo il profitto di pochi, pagheremo caro, pagheremo tutto, pagheremo sempre!

Concludo con una “perla”.

Il prezzo all'ingrosso dell'elettricità, in momenti di sovrapproduzione è intorno ai 35 euro per MWh, mentre nei momenti di massima richiesta il prezzo supera i 120 euro.

Se noi comuni cittadini e in maggioranza proletari, risparmiamo energia elettrica in momenti di sovrapproduzione, non faremo altro che aumentare la quantità di energia disponibile, facendo scendere ancora i prezzi di acquisto.

Uno splendido “regalo” ai produttori che il giorno seguente avranno una maggior quantità di acqua, comprata a prezzi bassissimi, con cui produrre energia a prezzi altissimi, peggiorando come già visto all'inizio la situazione ambientale.

Un pensiero ecologico serio deve porsi come primo obbiettivo il superamento del capitalismo.

Per arrivare al giorno in cui potremmo decidere cosa, quanto, quando, dove e come produrre i beni necessari alla società.

Forum: 

i dati

Scusate, il copia incolla ha fatto casino con i dati, li riporto di nuovo qui.

7617,7 GWh E' la quantità di energia elettrica destinata ai pompaggi, ovvero alla pratica di usare pompe per sollevare acqua nei momenti in cui la richiesta di energia elettrica è più bassa dell'energia prodotta disponibile, secondo l'Enel in questo modo si accumula una quantità di acqua che restituirà il 73% dell'energia che altrimenti andrebbe completamente sprecata.

5560,9 GWh energia fornita dall'acqua sollevata grazie ai pompaggi.

2056,78 GWh è quanto si è “perso” durante i pompaggi.

68388,9 GWh rappresenta l'intero consumo del settore residenziale del 2008.

1143,1 kWh è la quota procapite per il settore residenziale ottenuta dividendo l'intero consumo domestico per 59,83 milioni stimati alla fine del 2008

  1. 799.373 è il numero di abitanti che si sarebbero potuti servire per un intero anno con una quantità di energia elettrica identica a quella “dispersa” dai pompaggi, ben più di quanto hanno consumato tutte le utenze residenziali di Napoli, Bologna e Firenze nel 2008.

non sapevo tutte ‘ste

non sapevo tutte 'ste cose...intrigante davvero

cmq sottoscrivo le tue considerazioni finali

Alcuni spunti di riflessione

Cos’è l’energia elettrica se non “forza lavoro” a prezzi estremamente più convenienti della “forza lavoro umana”?

I processi di automazione nelle fabbriche, da sempre, invece di alleggerire il lavoro degli operai, non hanno fatto altro che diminuirne il numero rispetto alla produzione di beni, aumentando lo sfruttamento del proletariato e di conseguenza il profitto dei capitalisti.

L’energia elettrica, non resta incnita, non chiede aumenti salariali, non occupa le fabbriche, non va in pensione, non va in ferie e soprattutto non sciopera.

In momenti come quello che stiamo attraversando, in cui si sommano la crisi del capitalismo, la prossima fine del petrolio e la difficoltà via via crescente ad estrarne altro e le preoccupazioni per i cambiamenti climatici, in ambito politico si può dire che “sinistre” e “destre” di governo sono fondamentalmente in accordo su questi punti:

  1. Slegare quanto più possibile l'economia dal petrolio, favorendo lo sviluppo delle energie alternative, fotovoltaico, eolico e nucleare compreso, solo sul nucleare c'è una qualche divergenza.
  2. Riqualificazione energetica degli edifici, accusati di sprecare grosse quantità di energia sia elettrica, che sotto la forma primaria, ovvero gas e nafta per il riscaldamento.
  3. Politiche coercitive verso il consumo di energia elettrica in ambito domestico, vietando la vendita di apparecchiature “inefficienti”, vedi le lampadine ad incandescenza e gli elettrodomestici non classificati come classe A.

Le mie competenze e conoscenze sono legate al mondo dell'elettricità, le mie riflessioni saranno principalmente concentrate sull'energia elettrica, più che sull'energia in senso lato, ritengo comunque che quanto avviene nell'ambito della produzione, uso e consumo dell'elettricità possa essere “esportato” quasi meccanicamente ad altri ambiti.

Siccome la prima e imprescindibile necessità del sistema capitalista è quella di assicurarsi le potenzialità di crescita, questo significa che di fronte a una scarsità di risorse energetiche, il primo obbiettivo sarà quello di assicurarsene quante più possibili al minor prezzo possibile, un poco come accade con la forza lavoro umana, è conveniente e rassicurante avere un esercito di disoccupati pronti a svendersi pur di sopravvivere dignitosamente.

In sostanza Messieur Le Capital non ha bisogno che l'energia provenga dal petrolio, dal carbone o dall'uranio piuttosto che dal sole, dal vento o dall'acqua, ha bisogno che ce ne sia sempre tanta e a al minor prezzo possibile, esattamente come avviene per la forza lavoro umana.

Dato che il passaggio dal petrolio ad altre fonti, rinnovabili o meno, non sarà rapido, Messieur Le Capital nel frattempo vuole il restante petrolio tutto per sé.

E’ mia opinione che, dietro alla drammatizzazione dello “spreco energetico”, quasi tutto attribuito al settore domestico, si nasconda il tentativo di “liberare” quote di energia elettrica da utilizzare principalmente nel settore produttivo e terziario.

In fin dei conti, un KWh “consumato” in casa è solamente un KWh consumato e di fatto sprecato e sottratto a Messieur Le Capital, mentre un KWh “utilizzato” in fabbrica produce profitto e fa crescere il PIL.

In diversi studi commissionati da enti governativi, nonché dalla Commissione Europea, si stima che le politiche di risparmio energetico attraverso l'efficienza energetica, vedi messa al bando delle lampadine a incandescenza, gli elettrodomestici in classe A etc etc, comporterebbe un risparmio di energia elettrica nel settore domestico intorno al 40% .

In questo modo Messieur Le Capital si assicura una disponibilità extra di energia elettrica, ottenuta senza incrementarne la produzione e quindi i costi.

Una maggior disponibilità equivale ad un calo della domanda, che il mercato traduce in una diminuzione dei prezzi, ed è tutto in linea con i “desiderata” di Messieur le Capital, che potrà quindi acquistare questa energia a prezzi più bassi, a tutto vantaggio del suo profitto.

In Italia attualmente il 40% dei consumi domestici, ovvero l'obbiettivo di risparmio domestico ottenibile, equivale a circa 27000 GWh all'anno.

L'attuale fabbisogno industriale è di circa 170000 GWh all'anno, anche un raggiungimento parziale dell'obbiettivo di risparmio nel settore domestico, facciamo di 17000 GWh garantirebbe un margine di crescita di “utilizzo” dell'energia elettrica del 10% da parte del settore industriale.

Se aggiungiamo a questo anche il discorso delle energie alternative, il pannello fotovoltaico da questo punto di vista è il massimo.

Una volta installato permette al “cittadino” di scollegarsi dalla rete elettrica, azzerando di fatto i consumi “visti” dalle centrali elettriche, andando ben oltre il 40% di risparmio e in qualche occasione di vendere energia prodotta in eccesso.

Tutto questo non può che fare piacere a Messieur Le Capital, che può disporre di quasi la totalità del precedente consumo domestico, inoltre se un KWh “consumato” in casa non produce PIL, il pannello fotovoltaico ribalta la situazione, ora produce ricchezzaza.

Sia attraverso la costruzione, la vendita e la manutenzione dei pannelli, che attraverso la vendita di piccole quantità di energia a buon mercato.

Messieur Le Capital, facendo credere che queste azioni servano a salvare il pianteta, usa la nostra sensibilità ambientale ed ecologica per salvare se stesso.

quelli di diavolo rosso sono interventi interessantissimi e con una visione delle cose, che almeno per me è nuova

Interventi interessanti, vero. Però se vogliamo adottare una analisi marxista, allora dobbiamo dire che le materie prime energetiche, elettricità compresa, sono parte del capitale costante come tutte le materie prime e i macchinari usati. A livello di sistema, il loro valore deriva come per le altre merci dal lavoro umano necessario a produrle. Tale valore, nel processo produttivo, si conserva e si trasferisce ai prodotti. Resta costante, non crea plusvalore. C'è da dire che l'energia - forse più di altre merci - è soggetta a speculazioni che ne alterano grandemente il prezzo. Ma in ogni caso per Marx il prezzo non coincide affatto con il valore. Saluti! Mic

Finalmente

Posso anche discutere di questo aspetto "teorico".

Non voglio certo contraddire Marx, però all'epoca in cui scrisse il Capitale, e fino a pochi decenni orsono, a nessuno sarebbe balenata l'idea di energia esauribile e di essere vicini a questo evento, e avanzo pure l'ipotesi che Marx abbia considerato l'energia come capitale costante perchè in quel momento storico era l'aspetto principale con cui l'energia partecipava alla produzione di merci, e la componente "variabile" era un aspetto secondario e probabilmente irrilevante, ma questa è solo una mia ipotesi.

Voglio fare un esempio usando la mia esperienza diretta, per oltre 25 anni ho fatto l'elettricista, principalmente nel settore industriale.

Ho lavorato per molto tempo, a più riprese, per una grossa ditta nel campo alimentare.

Al reparto "marmellata" erano impiegati 12 operai/e, chiamato per rifare gli impianti per una ristrutturazione, svolgo il mio lavoro predisponendo le linee e collegando i vari utilizzatori, motori, pompe, nastri trasportatori, sollevatori e quant'altro.

Quando la stessa ditta mi richiama per un'altro lavoro, l'anno successivo, al reparto marmellata gli operai sono solamente 7, ed è aumentata la capacità di produzione.

Se prima in otto ore di lavoro si producevano diciamo 3000 vasetti, ora se ne possono produrre 5000.

Se prima il reparto assorbiva mediamente 200 Kwh, dopo il mio intervento il reparto assorbe 300 KWh.

Il processo di automazione della produzione ha comportato quindi un taglio della forza lavoro umana, che è stata di fatto sostituita da un uso più intenso dell'energia elettrica.

Per questi motivi faccio fatica a considerare l'energia elettrica esclusivamente come "capitale costante", in quanto può sostituire, almeno in parte, il "capitale variabile".

Forse e sottolineo il forse, in questo momento storico l'aspetto principale che l'energia assume è più vicino a quello del capitale variabile piuttosto che del capitale costante.

Che io abbia ragione o meno, nulla toglie alle mie precedenti considerazioni, che si tratti di capitale variabile o costante, Messieur Le Capital fa di tutto per "toglierne" quanto più possibile alla disponibilità del proletariato allo scopo di incrementare il profitto, più o meno nello stesso modo in cui cerca costantemente di "togliere" il più possibile ai salari.

Non voglio certo contraddire Marx, però all’epoca in cui scrisse il Capitale, e fino a pochi decenni orsono, a nessuno sarebbe balenata l’idea di energia esauribile e di essere vicini a questo evento, e avanzo pure l’ipotesi che Marx abbia considerato l’energia come capitale costante perchè in quel momento storico era l’aspetto principale con cui l’energia partecipava alla produzione di merci, e la componente “variabile” era un aspetto secondario e probabilmente irrilevante, ma questa è solo una mia ipotesi.

Forse e sottolineo il forse, in questo momento storico l’aspetto principale che l’energia assume è più vicino a quello del capitale variabile piuttosto che del capitale costante.Che io abbia ragione o meno, nulla toglie alle mie precedenti considerazioni, che si tratti di capitale variabile o costante, Messieur Le Capital fa di tutto per “toglierne” quanto più possibile alla disponibilità del proletariato allo scopo di incrementare il profitto, più o meno nello stesso modo in cui cerca costantemente di “togliere” il più possibile ai salari.

Ti stai complicando inutilmente la vita con questi ragionamenti, è sufficiente quello che ha velocemente abbozzato "Mic": capitale variabile e capitale costante derivano il loro essere dal fatto di creare un'eccedenza rispetto al loro valore nel processo di produzione immediato o di non crearla; il capitale costante è detto costante proprio perchè si limita a trasferire il proprio valore alle merci prodotte tramite esso, il suo valore rimane perciò appunto costante; il capitale variabile invece varia perchè crea quell'eccedenza, e una merce con questa caratteristica è solo la forza-lavoro, nessuna altra merce è in grado di creare valore. Perciò il dubbio è presto risolto: non puoi avere ragione. Non capisco invece in che modo possa influire il fatto che un bene naturale sia o non sia in via di esaurimento sul suo essere capitale costante; penso che "Mic" abbia visto giusto quando ti ricorda che prezzo e valore NON sono la stessa cosa, è già nel fatto che prezzo e valore sono differenti la necessità di un saggio medio del profitto e tutto quello che ne consegue; probabilmente fai confusione tra valore e prezzo (di produzione? di mercato?); e confondi anche la distinzione tra capitale variabile e costante (che si riferisce al processo di produzione) con quella tra capitale circolante e fisso (che si riferisce al processo di circolazione). E' un tipico errore perchè i concetti scientifici si discostano sempre dalla terminologia del senso comune, mentre al livello superficiale del processo di (ri)produzione del capitale totale si ha quell'inversione che crea quel fenomeno di apparenza necessaria o di feticizzazione, fonte di queste confusioni (non è tanto un errore soggettivo e basta, quanto un errore soggettivo dovuto al fatto di prendere acriticamente un'oggettualità rovesciata e credere che superficie e nucleo siano identici, mentre non può essere così). C'è un bel saggio di Jacques Ranciere (contenuto in Althusser - "Leggere il Capitale", il cui studio lo consiglio in toto perchè porta alla luce la rivoluzione teorica operata da Marx) dal titolo: "Il concetto di critica e la critica dell'economia politica dai manoscritti del 1844 al capitale" che analizza proprio il processo di inversione e contemporanea feticizzazione nel passaggio dal nucleo alla superficie.

Ultima considerazione. E' la tendenza fondamentale del capitalismo come processo antagonistico quella di sostituire il capitale variabile con il capitale costante, perciò non c'è nulla di nuovo; come sarebbe possibile la caduta tendenziale del saggio medio di profitto senza l'aumento del capitale costante rispetto a quello variabile?

Saluti leninisti

So bene, per quanto mi sia sempre stato tremendamente indigesto leggere e studiare Il Capitale, quale sia la differenza data da Marx a capitale costante e capitale variabile.

Anche per questo ho iniziato le mie riflessioni con una provocazione, Cos’è l’energia elettrica se non “forza lavoro” a prezzi estremamente più convenienti della “forza lavoro umana”?

Nelle mie recenti ricerche, in merito alla messa al bando delle lampadine a incandescenza, ho avuto modo di studiare e di conoscere sia i metodi di produzione dell'energia elettrica e la loro distribuzione, che studiare nei dettagli le politiche di “risparmio” ed efficienza energetiche.

Man mano che approfondivo gli argomenti ho trovato diverse analogie tra l'energia elettrica e la forza lavoro umana.

Allora, da “bravo” materialista dialettico mi sono domandato:

Come mai l'energia elettrica, ovvero capitale costante sta assumendo alcune qualità tipiche della forza lavoro umana ovvero del capitale variabile?

La prima risposta che mi sono dato è stata: Forse la causa principale è la prossima fine del petrolio?

Credo di sì e cercherò di spiegarmi nel migliore modo possibile.

L'attuale crisi energetica e il forzato passaggio dal petrolio ad altre fonti hanno caratteristiche uniche, mai viste in epoche precedenti, dove i passaggi da una fonte energetica all'altra sono stati graduali e non hanno mai esaurito la fonte precedente, come per il passaggio dalla legna al carbone e dal carbone agli idrocarburi.

Adesso si sa che gli idrocarburi sono in esaurimento e non c'è ancora una fonte energetica affidabile con cui sostituirli.

Le cosiddette energie rinnovabili sono per natura intermittenti, o serve il sole, oppure deve tirare vento, non si può quindi garantire che ogni giorno sia disponibile una data quantità costante di energia elettrica.

Voglio proprio vedere Messieur Le Capital che dice agli operai: Tornate tutti a casa, non si lavora oggi, piove e non tira vento.

Il nucleare richiede grossi investimenti e anche l'uranio è in via di esaurimento, l'idrogeno non è una fonte di energia ma un vettore, la situazione è preoccupante per Messieur Le Capital.

Sappiamo che l'incremento della produzione passa attraverso l'ammodernamento degli impianti e coincide un maggior utilizzo di energia elettrica.

Se l'energia disponibile è limitata questo pone dei limiti di crescita a Messieur Le Capital, gli stessi limiti che troverebbe in un ipotetico scenario di piena occupazione.

Messieur Le Capital ha necessità di due eserciti di disoccupati, uno composto da elettroni, l'altro da esseri umani, il primo l'aveva sempre avuto ed sembrava garantito in eterno, ora rischia di non averlo più e provvede a crearselo cercando di appropriarsi subdolamente delle disponibilità di energia del proletariato.

Chiudo con un pensiero ai confini della fantascienza: In un futuro ad energia “limitata”, una forma di lotta efficace potrebbe essere questa:

Alle 7 di mattina cominciamo tutti una consumare costantemente tutti i 3 Kwh a nostra disposizione.

La produzione di energia è pianificata e basata su dati in tempo reale, proiezioni e previsioni, i produttori conoscono l'andamento della richiesta durante le ore della giornata e su questo programmano la messa in servizio delle centrali.

Le conseguenze di un ampio errore nelle previsioni sarebbero black out a chiazza di leopardo, poi dopo un qualche ora la situazione dovrebbe normalizzarsi, in quel momento dovremmo staccare l'interruttore generale, passando tutti insieme a non consumare nulla, creando così un altro grave scompenso sulla rete.

Ciao a tutti,

ho letto velocemente i post sulla questione, ma mi sembra che Proletario - e Mic - abbia posto correttamente la questione: l'energia appartiene sempre alla sfera del capitale costante; che sia energia elettrica o vapore non cambia niente. Il continuo miglioramento o ammodernamento comleto del macchinario fa parte della genetica del capitale, quindi non ci vedo niente di straordinario (in termini teorici) nel fatto che con l'intrevento di Diavolo Rosso si siano prodotti 5000 vasetti invece di 3000.

La storia del capitalismo è storia di continue rivoluzioni scientifico-tecnologiche: chi ci dice che da qui a domani (esagero apposta) o a dieci anni non venga inventato/scoperto un materiale o un processo tecnologico che permetta di utilizzare in termini soddisfacenti (per il capitale) l'energia solare o qualche altra forma di energia che adesso non è di fatto utilizzabile come sostinuto degli idrocarburi? Non è detto, certo, ma non è detto nemmeno il contrario.

Ciao compagni,

Smirnov

Anche per questo ho iniziato le mie riflessioni con una provocazione, Cos’è l’energia elettrica se non “forza lavoro” a prezzi estremamente più convenienti della “forza lavoro umana”?.

E' vero che è una forza (non lavoro) a prezzi più convenienti della forza-lavoro (c'è sempre da chiedersi fino a quando lo sarà; non va mai dimenticato che nel capitalismo non è in gioco l'utilità sociale di un oggetto, ma la sua capacità di essere portatore di valore); ma rimane il fatto che l'energia da sola non valorizza il capitale, senza lavoro umano (e anche nel capitale costante ce n'è, per questo lo si chiama anche lavoro accumulato) l'energia sarebbe solo una forza naturale al servizio del ricambio naturale. Perciò non capisco la frase seguente.

Nelle mie recenti ricerche, in merito alla messa al bando delle lampadine a incandescenza, ho avuto modo di studiare e di conoscere sia i metodi di produzione dell’energia elettrica e la loro distribuzione, che studiare nei dettagli le politiche di “risparmio” ed efficienza energetiche. Man mano che approfondivo gli argomenti ho trovato diverse analogie tra l’energia elettrica e la forza lavoro umana. Allora, da “bravo” materialista dialettico mi sono domandato: Come mai l’energia elettrica, ovvero capitale costante sta assumendo alcune qualità tipiche della forza lavoro umana ovvero del capitale variabile? La prima risposta che mi sono dato è stata: Forse la causa principale è la prossima fine del petrolio? Credo di sì e cercherò di spiegarmi nel migliore modo possibile.

Cosa significa che il capitale costante sta assumendo alcune qualità tipiche del capitale variabile? Se ti riferisci alla flessibilità confondi piani diversi. Non aggiungo altro perchè prima aspetto una tua risposta.

Saluti leninisti

E' verissimo che, nell'ambito della produzione di merci, l'energia da sola non valorizza il capitale, come è altrettanto vero per la forza lavoro da sola, per la macchina tenuta spenta e per le materie prime ammassate in magazzino.

Per valorizzare il capitale occorre trasformare le materie prime attraverso il lavoro, inteso anche nel senso fisico del termine e non solamente lavoro umano.

E' anche vero quello che sostiene Proletario nel suo primo intervento, cioè “E’ la tendenza fondamentale del capitalismo come processo antagonistico quella di sostituire il capitale variabile con il capitale costante, perciò non c’è nulla di nuovo (…)

Quello che a mio avviso c'è di nuovo, devo ripetermi, è la prossima fine del petrolio e la prospettiva per Monsieur Le Capital, di non poter disporre a piacere di energia elettrica, questo aldilà del prezzo presente e futuro delle macchine e dei kWh che le muovono.

"Se il logoramento giornaliero di un martello a vapore, il suo consumo di carbone, ecc., si distribuiscono sopra enormi masse di ferro martellato, ogni quintale di ferro non assorbe che una minima parte di valore; questa porzione sarebbe evidentemente considerevole se l'istrumento ciclopico non facesse che conficcare piccoli chiodi" (K. Marx).

Se il martello a vapore, non essendoci sufficiente carbone, riesce a martellare solo piccole quantità di ferro la situazione cambia assai.

Esattamente come se, per fare funzionare il martello, ci fosse la disponibilità di un solo operaio e per un numero limitato di ore.

Sappiamo come Monsieur Le Capital risolve questo problema, crea un esercito di disoccupati pronti a fare funzionare il martello.

Attualmente di fronte alla prospettiva di energia “limitata”, sta cercando attraverso le politiche di efficienza energetica, di creare un esercito di elettroni disoccupati, sempre pronti al suo servizio.

Quando mi sono domandato: “Come mai l’energia elettrica, ovvero capitale costante sta assumendo alcune qualità tipiche della forza lavoro umana, ovvero del capitale variabile?” pensavo principalmente al fatto che Monsieur Le Capital tratta nello stesso identico modo le due forze lavoro, e durante i ciclici ammodernamenti tende a sostituire non tanto le macchine in quanto tali alla forza lavoro, ma l'energia che le muove.

Spero di essermi spiegato.

Detto questo vorrei riportare l'attenzione sul tema che più mi preme, togliere la maschera ecologica dal volto di Monsieur Le Capital.

Così, a naso, ti stai ingarbugliando in un "cul de sac"; non trovi la soluzione semplicemente per il fatto che è la domanda ad essere sbagliata. Al capitale (e non lo chiamerei continuamente con un sostantivo, altrimenti si rischia anche di dimenticarsi che non è una cosa ma un rapporto sociale) non interessa il valore d'uso, quanto il valore, perciò gli è relativamente indifferente produrre energia con uomini bruciati o uranio (sto appositamente esagerando); da questo punto di vista il tuo è un problema che nemmeno si pone, perchè quello che importa è quanto profitto riesce ad ottenere. Tuttavia ho detto relativamente apposta: 1) nemmeno il capitale può oltrepassare le leggi naturali (c'è un limite al bruciare uomini, ci sono i limiti ambientali, ogni fonte energetica ha propri limiti di utilizzabilità ...); 2) il capitale fisso è più difficilmente flessibilizzabile rispetto a quello circolante (le materie prime e la forza-lavoro) per i motivi più banali (ammortamenti, difficoltà negli spostamenti verso zone a più alta profittabilità ...) e la tecnologia che si basa sugli idrocarburi è molto resistente (ai cambiamenti di tecnologia appunto), è vincolante; perciò queste sono controtendenze diciamo rispetto alla tendenza di rivoluzionare continuamente il modo di produzione (nei limiti dell'economia borghese ovviamente). Ciò che importa ai comunisti non è studiare le conseguenze in sè derivanti dalla fine della tecnologia basata sugli idrocarburi (non è e non può essere una novità, le crisi permanenti non esistono, non c'è crisi da cui il capitale non possa uscire con le proprie forze, il punto è: a quale costo per i lavoratori?) Questo importa: quali saranno le ricadute in termini di presa di coscienza di classe da parte del proletariato una volta che la crisi diventerà forse vicina alla barbarie? Quali sono gli spazi "positivi" per il Partito Comunista in cui inserirsi per fare agitazione rivoluzionaria? La fine della tecnologia basata sugli idrocarburi avvicinerà una III Guerra Mondiale e quindi un nuovo periodo di guerre e rivoluzioni? Ecc. ecc.

Sei troppo succube dell'esistente, cerca più autonomia. Non ti porre problemi dal lato del capitale, poniteli dal nostro lato, solo così potrai uscirne, non puoi uscire correttamente da problemi imposti dal capitale, utilizzando i metodi capitalistici, è solo uno spostare in avanti le contraddizioni ingigantendole.

Saluti leninisti

Questa discussione mi ha fato capire alcune cose.

A) Quanto sia importante il linguaggio rispetto all'interlocutore, normalmente non mi rivolgo a marxisti, ma al massimo a persone che si riconoscono nel PD, in Greenpeace o nei Verdi.

B) Che devo rimettermi a studiare i classici del marxismo, anche se non ho più il tempo e la mente allenata come diversi anni fa.

Visto che, nonostante le critiche, l'argomento in questione è stato ritenuto interessante, invito tutti a riflettere su quanto scritto da Proletario:

"//Questo importa: quali saranno le ricadute in termini di presa di coscienza di classe da parte del proletariato una volta che la crisi diventerà forse vicina alla barbarie? Quali sono gli spazi “positivi” per il Partito Comunista in cui inserirsi per fare agitazione rivoluzionaria? La fine della tecnologia basata sugli idrocarburi avvicinerà una III Guerra Mondiale e quindi un nuovo periodo di guerre e rivoluzioni?"//

A cui aggiungerei anche il fatto che la coscienza "ecologica" è sempre più diffusa, e che i comunisti possono, denunciando con forza le menzogne dipinte di verde degli "ecologisti" borghesi, fare crescere una coscienza di classe, fare capire che non può essere possibile alcuna vera "ecologia" finchè non si supera il capitalismo.

La cosa più difficile da fare è quella di avanzare già da ora, proposte e forme di lotta di "ecologia proletaria" se mi consentite il termine, e di legarle alla lotta più generale contro il capitalismo, e questo è il principale motivo che mi ha spinto a scrivere su questo forum.

proposte e forme di lotta di

proposte e forme di lotta di “ecologia proletaria” se mi consentite il termine.

Passo molto volentieri il termine perchè un grande insegnamento del leninismo è quello di "non sopravvalutare mai il materiale umano con cui abbiamo a che fare"; la grande crisi ambientale - solo agli inizi, concordo con te - sta smuovendo le coscienze delle masse, ovviamente essendo un moto spontaneo è succube dell'ideologia dominante della classe dominante, che protestano contro il lerciume che quotidianamente mangiano-respirano-ingoiano-calpestano-cagano ...; noi comunisti dobbiamo "sfruttare" questi moti spontanei facendo la corretta propaganda, ovvero ricondando scientificamente che questo non è un disastro ambientale in sè, ma è un disastro ambientale capitalistico, provocato da questo modo di produzione che sfrutta l'uomo tramite l'uomo e la natura tramite l'uomo; forse agitando i lavoratori anche su questo fronte - e i compagni che ci ospitano lo stanno facendo - riusciremo a strappare all'ideologia borghese nuove leve per le battaglie future. Qualche "purista" storce ancora il naso, perchè "fa più chic" (ma solo chic e non comunista) battere il solo tasto del lavoro (questioni sindacali, residui di diritti democratici da difendere, la famigerata libertà ...), beh, quel qualcuno si dimentica che il comunista deve agitare il proletariato affinchè combatta per - stante le condizioni socio-economiche esistenti - strappare brandelli di salario SOCIALE (non serve quasi a nulla incaponirsi per ottenere 3 euro in più di salario per sè, noi siamo una classe, non siamo singoli individui, è essenziale invece ribadire con forza e costanza il salario globale della nostra classe, ormai mondiale) da ogni buco disponibile, non per ottenere un inesistente "valore pieno della forza-lavoro", ma per inasprire le contraddizioni, in modo da rendere palese ai lavoratori che questa società non ci garantisce nulla, nemmeno l'aria che respiriamo; la presa di coscienza è un processo che deve procedere nella lotta e la lotta procede grazie alla presa di coscienza (questa è la dialettica, si è meccanici se si pensa: "basta una guerra"), in una spirale che conduce al fino allo scoppio violento della rivoluzione mondiale. Ben vengano contributi di compagni come DiavoloRosso che ci ricordano i tasti da battere, ognuno deve portare il proprio sforzo per quanto gli è possibile.

L'argomento è interessante, ti ho scritto un saluto in privato, se la mia e-mail non è comparsa, rispondimi e te la invio, così puoi eventualmente mandarmi del materiale, mi interesserebbe approfondire alcune questioni tecniche.

Saluti leninisti

Ulteriore dimostrazione

Di quanto vado pensando circa il risparmio domestico.

Si tratta, sottolineano le societa' in una nota, di un ulteriore passo avanti verso lo *sviluppo delle cosiddette 'smart grids', le reti intelligenti*, che in futuro consentiranno l'invio di informazioni agli elettrodomestici che potranno '*autoprogrammarsi*' in base alla disponibilita' e al prezzo dell'energia, entrando in funzione nelle ore non di picco dei consumi e a minor costo, evitando che il contatore si stacchi per sovraccarico, bilanciandone automaticamente il consumo senza compromettere la corretta esecuzione dei cicli.

Questo nuovo sistema, inoltre, sara' anche in grado di fornire agli utenti *informazioni sui propri consumi domestici direttamente sul computer*, sul cellulare o sul display dell'elettrodomestico. Grazie al facile accesso alle informazioni sui consumi e alla possibilita' di scaricare programmi personalizzati nell'ottica del risparmio energetico, i consumatori potranno cosi' utilizzare in modo 'intelligente' gli elettrodomestici, con l'obiettivo di rendere *sempre piu' efficiente* l'intero sistema.(...)

In estrema sintesi si sta andando verso uno scenario in cui non potremo nemmeno decidere quando fare la lavatrice, stirare o guardare la televisione...

scusate

Il copia incolla ha fatto ancora casino.

Riposto tutto

Roma, 30 ott. - (Adnkronos) - Electrolux, Enel, Indesit e Telecom Italia hanno firmato un accordo finalizzato allo studio e allo sviluppo di servizi innovativi basati sulla comunicazione tra gli elettrodomestici di futura generazione di Electrolux e Indesit, l'infrastruttura del Telegestore Enel, che consente il controllo e la gestione da remoto dei consumi di elettricita', e l'infrastruttura di telecomunicazioni su rete broadband fissa e mobile di Telecom Italia. Scopo di 'Energy@Home', questo il nome del progetto, e' sviluppare un sistema di gestione in cui gli elettrodomestici ''intelligenti'' saranno capaci di autogestirsi, regolando i consumi di energia dell'intera casa ed evitando cosi' picchi e sovraccarichi di rete.

  • Si tratta, sottolineano le societa' in una nota, di un ulteriore passo avanti verso lo sviluppo delle cosiddette 'smart grids', le reti intelligenti, che in futuro consentiranno l'invio di informazioni agli elettrodomestici che potranno 'autoprogrammarsi' in base alla disponibilita' e al prezzo dell'energia, entrando in funzione nelle ore non di picco dei consumi e a minor costo, evitando che il contatore si stacchi per sovraccarico, bilanciandone automaticamente il consumo senza compromettere la corretta esecuzione dei cicli.

Questo nuovo sistema, inoltre, sara' anche in grado di fornire agli utenti informazioni sui propri consumi domestici direttamente sul computer, sul cellulare o sul display dell'elettrodomestico. Grazie al facile accesso alle informazioni sui consumi e alla possibilita' di scaricare programmi personalizzati nell'ottica del risparmio energetico, i consumatori potranno cosi' utilizzare in modo 'intelligente' gli elettrodomestici, con l'obiettivo di rendere sempre piu' efficiente l'intero sistema.(...)

adnkronos.com

In estrema sintesi si sta andando verso uno scenario in cui non potremo nemmeno decidere quando fare la lavatrice, stirare o guardare la televisione…

E 'estremamente importante per risparmiare energia elettrica o energia e rendere la maggior parte di fonte rinnovabile .. Abbiamo bisogno di risolvere la crisi energetica ed è il modo ideale per farlo ..

esiste un modo solo per risolvere la crisi energetica: consumare meno e meglio, ma questo è possibile - in maniera generalizzata e risolutiva, almeno - solo con il socialismo... per questo il miglior modo per lottare per l'ambiente è di aderire al Partito Comunista Internazionalista.