Quali sono le vostre posizioni sull'Olocausto e sul Negazionismo?

Buon giorno,

come in oggetto.

Forum: 

la cosa migliore per capirlo è leggere questo articolo: leftcom.org

Ti ringrazio,

ma la posizione del partito, di preciso, qual è?

in estrema sintesi:

l'olocausto è stato un gigantesco sterminio di massa - né il primo né l'unico - inscritto a pieno titolo nella logica della società divisa in classi e del profitto, nn quindi frutto della "malvagità innata" dei "mostri nazisti" tanto x esser chiari.

il negazionismo è un'ideologia borghesissima - dalle premesse alle conclusioni - che di tanto torna fuori a seconda degli interessi contigenti di certe frazioni della classe dominante e che nn mette minimamente in discussione il capitale ed il profitto.

saluti

olocausto, revisionismo e negazionismo

La seconda guerra mondiale fu un enorme macello di proletari, ad est come ad ovest. Una vera e propria cura ricostituente per l'ormai maturo e marcio modo di produzione capitalistico.

I vincitori per la giustificazione ideologica di questo macello di cui furono diretti responsabil ( 5, 8 milioni di civili morti sotto i bombardamenti in germania .... se arrivavano a sei era olocausto ? ) scodellalorono una enorme campagna sullo sterminio degli ebrei da parte della borghesia tedesca e della sua ideologia nazionalsocialista.

Negare l'esistenza dei campi di concentramento, i forni crematori le camere a gas è opera infame, leggere il tutto attraverso la lente deformata degli imperialismi vincitori è opera infame.

Il nazismo come male assoluto, la colpa del "popolo tedesco" è propaganda borghese che serve a nascondere al proletariato la verità.

Nella guerra imperialista tutto era funzionale a fiaccare la resitenza di classe ed estorcere il massimo profitto dalla pelle dei lavoratori.

Chiunque si opponga alla liturgia di santa democrazia e bollato come revisionista ed in certi paesi rischia la galera.

In Italia i proletari deportati per colmare i vuoti nelle fabbriche tedesche furono oltre 140.000 ossia 20 volte gli ebrei deportati. Ma non se ne celebra nessuna memoria. Di questi parecchi non fecero ritorno, 3 militanti del partito comunista internazionalista sono tra questi, altri militanti tornarono per raccontare che in germania in mezzo ai proletari di tutti i paesi esisteva la solidarietà di classe.

La propaganda sullo sterminio naziasta ha assunto connotati schifosi e ridicoli nello stesso tempo, libri di memorie di persone mai esistite, racconti di ferocie fini a se stesse....

La spiegazione materialista della necessità sa parte della borghesia mondiale ed in particolar modo quella tedesca di accanirsi contro il popolo ebraico si può leggere in parte nel famoso scritto "auschiwitz il grande alibi " non scritto da bordiga, ma da una compagna di marsiglia, nello stesso tempo è evidente la necessità d manodopera per le fabbriche costo zero. Da cui si capisce che la deportazione racchiudeva in se tanti scopi che si concretizzavano nella deportazione e sterminio del popole ebraico.

Va ricordato che in germania 500.000 coumisti socialisti, ananrchici, lavoratori morirono nei campi di concentramento, 135.ooo ebrei tedeschi non sopravvissero alla II guerra mondiale....

Domanda al Compagno No Nik

Caro Compagno No Nik,

al di là della tua (vera) analisi di classe nell'olocausto, le domande che vengono spontanee

sono:

- esiste una innata malvagità umana?

- se esiste, esiste anche una relazione tra forme sociali e tale sentimento?

- cosa pensi della natura umana?

Ciao.

mi poni 3 domandoni mica da poco....

e, oltretutto, nn sono né il santone SaiBaba né il "maestro di vita" Do Nascimiento :)

scherzi a parte... in poche righe sul forum rischio di essere cmq impreciso o superficiale;

nn credo che la malvagità sia Innata; credo altresì che faccia molto comodo crederlo, insegnarlo - il famoso "homo homini lupus" - xchè è funzionale al mantenimento dello status quo ben più della coercizione materiale violenta.

credo che sia un comportamento antisociale che venga stimolato, alimentato e probabilmente creato da precise condizioni umane di esistenza. La divisione in classi della società innnanzitutto con la relativa alienzione degli individui che ne consegue.

ciao

Natura umana

Caro Compagno No Nik.

E' assolutamente vero quanto tu dici ed è una parte importantissima di un ragionamento sulla natura umana. Ma, attenzione: dicendo "non credo che la malvagità sia innata" rischiamo di definire l'uomo un soggetto metastorico. Io credo che l'uomo sua un soggetto in evoluzione e che porti in sè contraddizioni che si sono prodotte nel conflitto tra ciò che proviene dalla sua storia naturale e ciò che si è determinato nella sua storia sociale.

Se un comportamento antisociale può essere "stimolato, alimentato", ed hai ben ragione a dirlo, allora su quale base psicologica è possibile per il capitalismo fare questo?

Quando pensiamo al comunismo, non stiamo forse anche pensando ad un ambiente sociale che ci consenta di risolvere e superare i lmiti che la nostra storia, naturale e sociale, ha imposto allo sviluppo della socialità umana? Non siamo noi per primi a ritenere che l'evoluzione sociale dell'uomo possa e debba compiersi grazie al fatto che superiamo le società classiste?

Ultima domanda: possiamo riconoscere un elemento comune, riconducibile alla natura umana, in tutte le classi dominanti che si sono prodotte nella storia?

ho letto i tuoi interventi e se ti pongo queste domande è perchè credo che tu sia in grado di rispondervi pienamente. Quì la qualità dei compagni è alta.

Ciao compagni,

mi intrometto veolcemente, col rischio di sganciare banalità, di cui mi scuso anticipatamente.

Dal mio punto di vista la questione di fondo è la dialettica tra l'essere umano come essere naturale (o biologico, animale) e la sua storicità, tra l'individuo e la società, in breve, il suo essere un individuo sociale.

Come tutti gli animali, l'uomo reagisce a determinati stimoli: anche il cane più mansueto, se viene preso a calci e non è stato condizionato... come un essere umano, a subire, morde o si incazza. Su questa base naturale-animale, si è poi inserita, e non è certo una cosa da niente, ben al contrario!, la storicità dell'essere umano, che negli ultimi millenni, via via estendosi a settori sempre più ampi di umanità, ha voluto dire una storicità all'insegna del dominio di classe, il che significa la rottura della comunità primitiva, senza classi, duqnue la separatezza di un gruppo umano - minoritario - dal resto della società, fino alla separatezza di un solo individuo (per ese., il re, sia pure come espressione di una determinata classe). Questo, compagno Bogdanov, mi pare il tratto comune (o uno dei tratti comuni) delle società di classe.

Ma qui mi fermo salutandovi tutti e scusandomi di nuovo,

Smirnov

Caro Compagno Smirnov,

altro che banalità; hai afferrato il nucleo centrale della questione e cioè:

- la relazione dialettica tra storia naturale e storia sociale dell'uomo

- il fatto che l'uomo non è un essere metastorico ma anch'esso soggetto di evoluzione

- che esiste una relazione attiva tra natura umana e forme sociali.

Rispondendo ad un amico teologo insieme ad altri compagni scrivevamo:

...pensiamo che l’uomo viva in un precario equilibrio tra istinto e civiltà, tra competizione e cooperazione. La civiltà, in altre parole, è una vittoria parziale sugli istinti, una vittoria che spesso ci appare effimera, labile, dato che basta poco, pochissimo a disfare tutta la costruzione psicologica dell’educazione sociale facendo riemergere la matrice istintuale del predatore.

....negare l’evoluzione, sostituire i concetti evolutivi con un teleologismo di tipo calvinista, e per di più indimostrabile e contraddittorio, significa negare all’uomo la possibilità di evolversi, di superarsi. Se l’uomo non avesse questa possibilità dovremmo, di conseguenza, definire la santità come una patologia. Noi non siamo credenti , e forse proprio perciò apprezziamo più di altri il valore sociale di quei religiosi che si sono spesi per il prossimo e più di altri siamo disposti a pensare a loro come campioni di umanità, costruttori di fratellanza tra gli uomini. Se queste persone, i santi sociali, hanno potuto vincere quella contraddizione e manifestare fino allo stremo la loro solidarietà per l’umanità, allora perché non dovrebbe essere possibile spingersi in questa direzione, e particolarmente in una società che abbia già eliminato la violenza nella sua struttura e nelle sue istituzioni, una società di lavoratori liberi ed eguali?

Se hai altre "banalità" di questo genere, sono interessatissimo a leggerle. Ciao.

anche se un pò in ritardo replico brevemente.... :(

beh ritengo che una delle "funzioni primarie" del comunismo sia, anzi sarà proprio quella di "liberare" lo sviluppo degli uomini, permettendo loro di superare parte almeno dei limiti sociali e naturali che ancor oggi ci portiamo dietro come fardello.

poi io personalmente nn sono in grado - ammesso enn concesso che lo si possa essere - di distinguere agevolmente dove iniziano quelli "naturali" e dove invece quelli "sociali", cioè socialmente indotti da 10 0 20 mila anni di società divise in classi che hanno cancellato o cmq coperto "bene" la memoria del cosiddetto "comunismo primitivo" pur durato 20 o 30 volte di più ( vado a memoria coi numeri...in caso di eventuali imprecisioni...).

saluti

Salve a tutti,

complimenti per gli interventi, tutti molto interessanti. Avrei una domanda: se il comunismo ha la funzione primaria di liberare lo sviluppo dell'uomo, come mai, storicamente, il comunisco ovunque è stato applicato (o parzialmente applicato) non è mai stato in grado di liberare l'uomo? Ho sempre pensato che il comunismo può, in linea teorica, garantire l'uguaglianza, la giustizia sociale, cancellare il classismo, ecc. Però, nella pratica conduce solo ad una piatta omologazione degli individui. La domanda quindi è: una rassegnata omologazione, spesso indotta e mantenuta con la forza, libera davvero l'uomo?

per scettico, forse perchè il comunismo non è masi stato applicato da nessuna parte, neanche nella russia di lenin perchè non cerano le condizioni

per noi il comunismo come è normalmente inteso xchè così spacciato da dx e sx ( Urss, Cina, Cuba, Cambogia e via dicendo ) nn è Comunismo nè Socialismo ma forme diverse - pur molto diverse tra loro - di capitalismo. In quanto permaneva l'sistenza di uno stato, di classi sociali, plusvalore ecc

come corrente siamo nati negli ann' '20 proprio criticando la presunta natura "socialista" dell' Urss...in seguito quella della Cina, cuba ecc.

in questo senso siamo "eretici" :)

l'omologazione più o meno rassegnata di cui parli mi pare propria di questa società, del capitalismo, cioè - basta guardarsi intorno direi :)

E ovviamente nn libera affatto l'uomo...

il comunismo nn è una dottrina che si "applica", forzando la realtà.

è la liberazione delle enormi potenzialità produttive/tecnicologiche/conoscitive ecc al fine di garantire una vita enormemente migliore alla stragrande parte dell'umanità ( senza contare gli sviluppi possibili ad oggi nn ancora immaginabili ) al posto delle odierne esigenze di valorizzazione delle sterminate masse di capitali circolanti nelle borse di tutto il mondo...

Saluti