la questione droga

Come vi ponete (e come si pone il marxismo) di fronte al problema della droga?

ritenete che una critica a chi fa uso di queste sostanze sia solo una critica moralista o che possa essere qualcosa di più?

ritenete inoltre che farsi uno "spinello ogni tanto" possa essere una cosa tollerata all'interno di un progetto politico che ha come obiettivo fondamentale la rivoluzione sociale?

insomma,ditemi cosa ne pensate voi di questa cosa facendo un'analisi completa a 360 gradi.

Grazie in anticipo per la vostra disponibilità.Un saluto internazionalista a tutti i compagni!

Forum: 

in poche righe si rischia sempre di essere superficiali ma cmq...

il problema droga, che ovviamente non è solo e neppure tanto lo spinello, è figlio dell' ALIENAZIONE degli individui che la società capitalista divisa classi produce ed alimenta x la sua sopravvivenza.

e ovviamente è un ostacolo ulteriore al suo superamento... così come lo era la vodka peri proletari russi con cui si confrontavano i bolscevichi (tanto x dire).

le droghe comunemente intese sono merci come tutte le altre soggette alle stesse leggi di mercato delle altre, solo molto più remunerative ( secondo alcune stime che ho letto 1 euro investito in eroina/cocaina rende in media qualcosa tipo il 1000% del proprio valore entro 3 o 6 mesi...).

in sè il loro consumo nn ha alcun carattere di ribellione ovviamente quindi; 30 anni fa poteva apparire così forse..oggi gli operai in catena si fanno x mantenere i ritmi e nn pensare alla loro condizione...

poi ti posso dire che l'alcool ha 10 o 50 volte più dipendenti della droga solo che su esso lo stato ci prende direttamente la mazzetta tramite le tasse.

e il 98% dei programmi tv intossicano le menti dei proletari tanto quanto,anzi in modo forse + potente di tutte le altre droghe in circolazione

siccome nn abbiamo un atteggiamento RELIGIOSO nn stiliamo il decalogo dei doveri del "perfetto" rivoluzionario come hanno fatto sciaguratamente altri in passato xchè centrale è il momento collettivo della militanza nn quello privato ( dove prima o poi i preti sedicenti rossi finiscono sempre x voler imporre come ci deve/nn deve divertire, vestire, fare sesso ecc ecc ). ovviamente chi è troppo schiavo o assorbito dalla propria dimensione individuale difficilmente si ritroverà in una prospettiva politica collettiva di rivoluzione sociale

saluti

Grazie della risposta;infatti quelle brevi e superficiali non mi piacciono..

Vorrei fare solo un paio di appunti però.

Tu dici che centrale è il momento colletivo della militanza e non quello privato: ma un soggetto politico non lo è in tutti gli ambiti della sua vita?,poiché esso è inevitabilmente in continuo rapporto con la società.

Inoltre la coerenza politica:se è vero che la droga è un'arma della borghesia,come si può giustificare un rivoluzionario che ne cade vittima? E se un domani dovrà affrontare compiti più difficili,dovrà anche avere quella personalità in grado di essere all'altezza di superare tutte le "tentazioni" che la classe dominante usa per soffocare la lotta di classe.

Qui non è questione di essere religiosi o dogmatici,ma di essere coscienti dei compiti storici che spettano al proletariato ed alla sua avanguardia.Non cadere nella trappola della droga è sinonimo di non aggiungere altre catene allo sfruttamento (non solo fisico) della borghesia nei confronti del proletariato.

Secondo me da queste considerazioni bisogna partire,affinché non si ripetano gli errori del passato,che a mio avviso furono proprio l'ooposto di quelli che hai citato tu.

Un conto è l'imperativo della coerenza anche nella vita privata, un conto è mescolare la sfera privata con quella pubblica, "il personale è politico, il politico è personale", ecc. che invece sono atteggiamenti preteschi che non ci appartengono e che rigetteremo sempre.

Negli anni Settanta i maoisti di "Servire il popolo" (diversi, non a caso, passeranno poi al cattolicesimo) si sposavano solo fra militanti, i sacerdoti dell'organizzazione officiavano i "matrimoni comunisti" (sic), vietavano l'uso dell'asciugacapelli e del tostapane perché merci superflue diffuse dal consumismo capitalista... I comunisti non vogliono insegnare ai proletari e alla società intera come vivere: vogliono fare la rivoluzione che liberi l'umanità dalle catene della divisione in classi e del capitalismo, e permettere così alla comunità umana di scegliere davvero il proprio destino.

La droga diffusa dalla borghesia per narcotizzare i proletari? Non credo. Non penso che ci sia "un piano" calato dall'alto per diffondere le droghe e neutralizzare la lotta di classe. E' proprio il contrario: il bassissimo livello di lotta di classe, la frantumazione e dispersione della comunità operaia, l'alienazione e l'individualismo sfrenato che ne deriva, spinge molti giovani proletari (e non solo) verso la ricerca dello sballo e dell'oblio, trovandolo nell'alcol e nella droga.

Cosa è giusto e cosa è sbagliato fare nel tempo libero? Per fortuna un vademecum comunista sull'argomento non esiste! Io credo che se c'è una legge universale da seguire è quella dell'equilibrio. Una sbronza o una canna con gli amici ogni tanto frena la lotta per il comunismo? Non penso proprio. La dipendenza dall'alcol e da qualunque tipo di droga invece sì.

Si può certamente scegliere di boicottare il consumo di qualunque tipo di droga illegale perché i soldi vanno direttamente alle organizzazioni mafiose, cioè alla borghesia armata che ha nell'anticomunismo uno dei suoi presupposti fondamentali. Da qui la storica alleanza stato-mafia, al di là degli arresti eccellenti che non tagliano certo il fenomeno mafioso alla radice (che è il capitalismo stesso). Così come c'è chi sceglie di boicottare le multinazionali, i prodotti israeliani, ecc. Ma non confondiamo queste scelte individuali con la strategia comunista e con la lotta al capitale nel sua totalità, che si fa su un terreno collettivo contro tutto il sistema, legale o illegale, sobrio o sballato che sia.

una considerazione altre a quelle condivisibili del Gek:

io nn considero la militanza qualcosa simile ad un'esperienza mistica con "tentazioni" da cui star lontani, "prove" di coerenza da superare ecc...

mi ricorderebbe troppo questa società, cui già noi proletari vendiamo parecchio del ns tempo.

Anche accettare il lavoro salariato senza ribellarsi è formalmente incoerente x un comunista opp proclamarsi rivoluzionari senza aver mai trascorso un giorno in prgione... no??

@Gek

La coerenza nella vita privata,che tu affermi essere un imperativo per ogni rivoluzionario,non assume forse un connotato politico? Attenzione: io non parlo ne di atteggiamenti preteschi ne di vademecum comunisti,bensì parlo della consapevolezza oggettiva che ogni militante dovrebbe maturare.

Probabilmente non mi sono spiegato bene o sono stato frainteso...

Ciò che dovrebbe collegare la scelta di un militante comunista al rifiuto categorico all'uso di qualsiasi droga va ben oltre ogni regola etico-morale imposta dal partito.

Oggi la borghesia seleziona e forma con cura i propri quadri dirigenti,ma rivolgendosi alle grandi masse giovanili si è ridotta all'apologia del disimpegno,qualche volta arrivando a spacciare per scelte di libertà degradanti scelte di sottomissione come l'uso di sostanze stupefacenti.

Nessun moralismo su questo,ma la partita che abbiamo da giocare richiede un chiaro atteggiamento da "tolleranza zero": chi si propone di cambiare il mondo ha bisogno di tutta la lucidità,la forza e l'intelligenza che la natura gli concede.

La coscienza di un marxista è dunque la coscienza di un materialista,che basa la propria "disciplina rivoluzionaria" in rapporto ai compiti storici che il proletariato dovrà affrontare,consapevole dunque di tutte le trappole e gli ostacoli che la classe dominante metterà sul percorso verso il comunismo.

La borghesia ci specula alla grande sul disagio sociale dei proletari..questo è poco ma sicuro.

Il "piano" è quello della produzione e del commercio di droga che la borghesia internazionale volutamente organizza.

Il problema non è una canna o una sbronza ogni tanto,perché il problema non è tanto e solo la dipendenza fisica dalla droga.

La questione riguarda soprattutto una certa attitudine mentale e una forza di volontà,che se non è all'altezza di sottrarsi alle "tentazioni" che la borghesia ci spaccia oggi,tanto meno lo sarà in futuro quando la lotta diventerà piu difficile e piu irta di ostacoli.

Io non ho mai detto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.Per quanto mi riguarda ognuno è libero di fare ciò che vuole della propria vita...ma se parliamo di prassi rivoluzionaria il soggettivismo,con tanto di presunto "equilibro" in nome di una legge univerale,lascia il tempo che trova.

Inoltre ritengo il"boicottagio" delle merci uno strumento di pseudo-lotta sterile ed inuitle,anzi,in certi casi anche dannoso...un classico esempio di passivismo sociale.

@No Nick

Ho risposto già al compagno Gek...

Per il resto:

E' un paragone che non c'azzecca...

C'è una bella differenza tra la necessità materiale di lavorare per la propria sopravvivena e la "non scelta" (una finta libertà) di sballarsi con l'illusione di sfuggire da questa realtà.

Tant'è vero che nel comunismo il lavoro rimarrà,mentre le droghe non saranno più necessarie,poiché non esisterà più lo sfruttamento e l'alienazione.

Chi ha detto che i proletari accettano il lavoro salariato senza ribellarsi? la LOTTA DI CLASSE che cos'è?

Il percorso politico di un rivoluzionario vive anche di fasi storiche diverse,in se dialettiche,ovvero: oggi come oggi,cioè in una fase controrivoluzionaria,la borghesia non teme rivolte radicali,quindi non ha necessariamente bisogno di usare il pugno duro contro i rivoluzionari...questo in nome di una presunta "democrazia" (funzionale a mantenere nel modo migliore il dominio di classe),non certo per una spiccata bontà dei capitalisti.

La storia ci ha insegnato che ad ogni "assalto al cielo" molti compagni comunisti sono finiti o in prigione o nel peggiore dei casi condannati a morte.

Detto ciò non voglio certo dire che questa sia una legge universale o un destino già deciso per noi comunisti.Ovviamente questi episodi si rapportano anche allo sviluppo e alla realtiva vittoria della rivoluzione.

Se in futuro non finiremo in prigione non sarà certo per colpa della nostra incoerenza,(non vogliamo mica fare i martiri),ma per i rapporti di forza che il fronte rivoluzionario riuscirà ad imporre nei confronti dei nemici di classe.

Spero di essere stato abbastanza chiaro.

Di nuovo un saluto internazionalista a tutti i compagni del forum!

"Tolleranza zero" verso chi? Certamente verso chi è dipendente dalla droga o dall'alcol, che non potrà mai essere un compagno né lucido né affidabille, ovvio.

"Tolleranza zero" verso chi ogni tanto si fa una canna o si sbronza? E perché? Non è una questione di equilibrio? Lo è eccome.

Facciamo esempi concreti. Il mio. Sono comunista militante da vent'anni, le canne non mi sono mai piaciute (preferisco la pipa e i cigarillos) ma ogni tanto bevo con gli amici, perdo momentaneamente lucidità con loro perché è divertente e passo alcune ore piacevoli, poi ci dormo su e il giorno dopo (solitamente è domenica) eccoci di nuovo con gli occhi bene aperti sul mondo. Qual è il problema?

Il problema sono quei "compagni" che si presentano con la canna in bocca o la bottiglia in mano in manifestazione o nelle assemblee. Il problema sono quei "militanti" che si sbronzano quando il giorno dopo devono svegliarsi all'alba per andare a volantinare davanti a una fabbrica. Il problema sono quei "sinistri" che fanno della marjuana una bandiera di rivolta, per riempire in qualche modo il loro vuoto politico.

Il problema sono tutti quei proletari che abusano di alcol e di droga e buttano nel cesso la propria vita.

Non c'è differenza fra le droghe? C'è eccome. L'eroina ti ammazza e crea subito dipendenza, e basta una pasticca fatta male per mandarti in pappa il cervello...

E' giustissimo demolire il mito fricchettone dello sballo, ma la "tolleranza zero" va applicata con criterio.

beh seocndo me il disocrso è un pò più complicato di come lo fai te P.N. anche se credo di comprenderne il senso e le motivazioni...

gli "stili di vita pericolosi" possono essere molteplici...il fumo delle sigarette opp colesterolo alto ad es. mietono molte più vittime delle varie droghe e nn è una maledizione divina né frutto di un piano preordinato del capitale per sterminare gente secondo me ( al più per lucrarci sù).

Tolleranza zero?? difficile farlo, meglio parlare di padronanza di sè e mi ricollego a quanto dice il Gek sopra.

"mens sana in corpore sano" :)

penso i "giorni che valgono anni" saranno suggestivi anchè perchè vedranno rimescolare le carte ben bene...con gente di sposta a lottare che mai ti saresti aspettato ed altri su cui avresti scommesso invece defilati

ciao

@No Nick

Per quanto giusti possano essere i tuoi esempi, non sono comunque in grado di mettere in discussione l'incoerenza profonda tra l'uso della droga e la militanza rivoluzionaria.

Inoltre: Non è solo un caso se in commercio si trovano prodotti alimentari ricchi di colesterolo.Poi bisogna specificare che tipo di colesterolo.Tu probabilmente ti riferisci al LDL.

Certo,non è una maledizione divina né frutto di un piano preordinato del capitale per sterminare gente,ma questa non è tutta la verità.

Come disse Marx: " Il capitale aborre la mancanza di profitto o il profitto molto esiguo,come la natura aborre il vuoto.[..]Se il tumulto e le liti portano profitto, esso incoraggerà l'uno e le altre".

Questo per farti capire come in ogni caso,anche in quello più stupido del problema "colesterolo" ci sia lo zampino della "legge del profitto".Il capitale,oltre ad essere ipocrita,non ha coscienza degli "effetti collaterali".

Poi ci tengo a farti sapere che il colesterolo è presente nel cibo..cioè lo prendi attraverso un gesto naturale dell'uomo,che è quello di nutrirsi.Dal nostro punto di vista non mi puoi paragonare il problema del colesterolo con quello della tossicodipendenza!

La sigaretta può essere considerata tutt'al più un "vizio" (prodotto sempre del capitalismo),ma non una vera e propria droga.E' vero che crea dipendenza,ma non ha i principi attivi classici delle droghe,poiché non crea gli stessi effetti sul fisico e sulla mente.Lungi da me giustificare chi fuma le sigarette,ma è un paragone che non calza se ci riferiamo sempre al rapporto tra queste cose e la militanza politica.

"Tolleranza zero" nel senso che non puoi essere sempre sicuro al 100% che tutti riescano ad avere una certa padronanza di se.Se parliamo di soggetti che militano all'interno di un partito bisogna parlare di "tolleranza zero".Bisogna creare delle regole precise ed essere rigidi (ovviamente le motivazioni bisogna farle capire per essere condivise),e nulla dev'essere lasciato al caso o allo sbaraglio.Solo in questo modo riesci a creare dei quadri di partito in grado di affrontare responsabilità che in futuro saranno ben piu importanti.

"penso i “giorni che valgono anni” saranno suggestivi anchè perchè vedranno rimescolare le carte ben bene…con gente di sposta a lottare che mai ti saresti aspettato ed altri su cui avresti scommesso invece defilati" : già,la realtà è dialettica,ma questi casi saranno molto piu legati a singole eccezioni che ad una regola piu generale.Il partito,con la sua organizzazione e la sua avanguardia di classe,diventa una necessità politica e storica.

Io preferisco andare sul sicuro formando quadri rivoluzionari oggi,che scommettere sul futuro e su persone che mai mi aspetterei.La storia dovrebbe aver insegnato qualcosa riguardo alle brucianti sconfitte del movimento operaio,dico bene?

Anche perché queste idee potrebbero rinnegare tutto il lavoro teorico e pratico compiuto da Lenin (e dai bolscevichi) riguardo il ruolo fondamentale della militanza all'interno del partito ed i compiti del proletariato in vista della rivoluzione.

Saluti Internazionalisti

beh la Chiesa richiede il celibato ai propri militanti con la tonaca ...

tutto sommato è preferibile la tolleranza zero verso le droghe dei comunisti !!

p.s. è una battuta che nn vuole essere offensiva :)

Conosco militanti integerrimi che ogni tanto si fumano una canna o si bevono una buona bottiglia di vino in compagnia. Compagni con anni di lotte alle spalle di cui mi fido ciecamente.

Conosco anche tanti compagni salutisti (non bevono, non fumano, ecc.) che si impegnano nella lotta solo quando non hanno di meglio da fare.

Sono ben altri i discrimini che fanno un quadro rivoluzionario.

@No Nick

Offensiva? tutt'altro compagno :) ...questa battuta invece ti dovrebbe far riflettere molto sulla funzionalità di precise regole all'interno di una organizzazione politica.

La Chiesa è l'istituzione più potente del mondo (oltre ad essere millenaria).Forse un motivo ci sarà.

Di nuovo,saluti internazionalisti!

@Gek

Quindi anche i "no global",movimentisti vari e ragazzi dei centri sociali possono essere considerati dei "compagni" con anni di lotte alle loro spalle.

Ti dico questo non perché voglio fare delle discriminazioni,ma perché il rifiuto COSCIENTE dell'uso della droga si rapporta soprattutto con il tipo di militanza! :)

Ti prego,non mi paragonare un buon bicchiere di vino con l'uso di sostanze stupefacenti.Abbiamo già ripetuto più volte qual'è il ruolo delle droghe nella nostra società.

Ci tengo a precisare che la mia opinione non nasce da una mia tendenza "salutista",anche perché non lo sono..

Non sono ossessionato dalla salute degli altri compagni,poiché la mia osservazione (riguardo la droga) si può limitare (e riassumere) ad una piccola ma fondamentale analisi politica.

Nessun moralismo sulle scelte di libertà degradanti e sulle scelte di sottomissione come l’uso di sostanze stupefacenti,ma la partita che abbiamo da giocare richiede un chiaro atteggiamento da “tolleranza zero”: chi si propone di cambiare il mondo ha bisogno di tutta la lucidità,la forza e l’intelligenza che la natura gli concede.

Ognuno è libero di scegliere cosa fare e cosa non fare nella vita,ma chi si vuole impegnare nella lotta (non giustifico i "salutisti" che non si impegnano) deve partire da queste semplici considerazioni che si rapportano ai problemi materiali della militanza rivoluzionaria.

Per un comunista la "canna" è solo uno dei tanti "ostacoli".

penso che il "chiaro atteggiamento da tolleranza zero" rischia di osmigliare un pò troppo ad una sorta di " ricatto affettivo" del tipo " se vuoi stare quà...niente canne etc. etc." che alla lunga genera dinamiche secondo me di omologazione e sottomissione per DISCIPLINA E NON PER CONSENSO - cosa che in un partito rivoluzionario rischia di essere molto pericoloso.

viceversa penso che ( anche se più difficile ) compito dei militanti sia quello di sviluppare un ambiente, un'attività ecc dove NN C'E' BISOGNO di certi tipi di "svaghi" per sentirsi vivi e soddisfatti - solo così si possono formare e far crescere realmente i compagni ed i rivoluzionari.

ciao

Siete solo degli stupidi pagliacci, criticate tutto e tutti senza però mai proporre nulla di concreto facile così vero? Se foste veramente determinati a cambiare il mondo avreste fondato un partito serio con un'ideologia e un prgramma seri non un circolo di fumati depressi che odiano tutto tranne questa fantomatica classe operaia così rivoluzionaria da aver messo al potere Berlusconi.

Il primo paese comunista è stato creato nel 1917 ancora oggi esistono paesi comunisti se in nessuno di questi si è mai realizzato il ''vero comunismo'' quando e dove questo si realizzerà?

In fondo lo sapete anche voi che la risposta è mai e da nessuna parte.

io ero comunista a 15 anni ho smesso di esserlo a 17 quando ho capito come funziona il mondo, se siete contro la borghesia e vi fate le canne siete soltanto dei fottuti ipcriti come tutta la sinistra extraparlamentare

e te che hai capito come funziona il mondo allora ci spieghi cosa è un programma ed una ideologia seri x cambiare il mondo o quali sono i tuoi ??

faccio finta di ignorare lo "STUPIDI" come eccesso d'esuberanza giovanile... PER QUESTA VOLTA

Bravo Anonimo, continua a non essere comunista. Di stupidi pagliacci come te che insultano vigliaccamente da dietro una tastiera e buttano via il loro tempo sul nostro forum non abbiamo certo bisogno.

Mi sorprende che tu sia stato comunista per due anni. Probabilmente non lo eri neanche allora.

@ Prospettiva

Non capisco il riferimento ai "no global"... ho forse detto che se uno si fa le canne è per questo un compagno?

Paragono tranquillamente due, tre bicchieri di vino che ti rendono "allegro" a una canna, perché l'effetto è lo stesso. Così come posso tranquillamente paragonare un drogato a un alcolizzato.

Ogni tanto un compagno può sbronzarsi o farsi una canna, se gli aggrada. E' la dipendenza da qualunque tipo di sostanza e, più in generale, l'anteporre lo svago senza misura alla lotta, che è incompatibile con un serio impegno militante.