Il manifesto che rischia di chiudere

Il manifesto che rischia di chiudere è un campanello d'allarme.

Sappiamo tutti quanto sia grande la distanza che ci separa dalle posizioni che questo giornale esprime, nonostante si richiami idealmente al comunismo, ma sappiamo anche che si tratta del quotidiano più sensibile alle tematiche che ci interessano. Non a caso è una delle fonti giornalistiche più utilizzate dai compagni per documentarsi sui fatti.

Se chiude Il manifesto significa che in questa società - che qualcuno ha ancora il coraggio di chiamare democratica - non c'è più spazio nemmeno per chi cerca di informare sui guasti quotidiani che genera il capitalismo.

O il pensiero unico o niente. Proprio mentre la crisi avanza e continua a colpire i lavoratori.

Un brutto segno. Rimbocchiamoci le maniche...

Forum: 

..Mi fa piacere che anche su sponde lontane dalla sinistra mainstream ci si renda conto del pericolo che comporta la scomparsa del manifesto.

Senza il manifesto il giornale piu' a sinistra sarebbe il fatto...mamma mia..

A mio parere, più che d'una presunta volontà di affermare il "pensiero unico", qui si tratta di una necessità. La crisi economica sta costringendo la classe dominante a rinunciare alle apparenze, in quanto le perdite finanziarie legate al loro mantenimento in vita ormai appaiono loro insostenibili. Figuriamoci che una borghesia che ha rinunciato ad ogni apparenza di responsabilità democratica dei governanti esiti a fregarsene del simulacro della libertà di stampa, tanto meno a por fine al mantenimento di un periodico piccolo-borghese che per di più si vende male. Da tutto questo, poi, il proletariato può trarre importanti vantaggi. Ciò poiché, nonostante a noi molte di queste apparenze paiano ridicole, la lealtà di innumerevoli proletari verso le istituzioni borghesi, nonché la loro fiducia in esse, non è nutrita da altro che che da tali apparenze.

Il mio commento voleva esser una risposta al post iniziale (del compagno Gek), ma l'ho piazzato male.

@ Un ossu

"Importanti vantaggi" per i proletari dalla chiusura del manifesto? Tanto peggio tanto meglio? Se il senso delle tue parole è questo non sono affatto d'accordo.

Non è certo la chiusura di un giornale di sinistra - tra l'altro l'unico, fra i quotidiani, a riportare certe notizie che riguardano il mondo del lavoro - che darà la sveglia alla classe lavoratrice. L'avvento del regime fascista in Italia non ha scatenato la rivoluzione, anzi, è successo esattamente il contrario: la classe in ritirata ha favorito l'avvento della dittatura.

Se l'attacco della borghesia alla libertà di stampa avvenisse in un momento di crescita del protagonismo proletario, attraverso un aumento generalizzato delle lotte, dell'impegno politico e della militanza, allora il discorso sarebbe diverso, perché allora il campanello d'allarme starebbe suonando per i capitalisti.

Invece qui siamo di fronte a una borghesia che gioca d'anticipo e una classe lavoratrice che, nel complesso, a parte qualche eccezione, sta ancora subendo senza reagire.

Io non ho per nulla sostenuto che dalla chiusura del Manifesto possa arrivare un vantaggio ai lavoratori e se l'avessi fatto sarebbe stata una cosa assurda. Quel che ho scritto e che tale chiusura, anziché ad un disegno di imporre un pensiero unico, è dovuta piuttosto alla necessità, risentita dalla borghesia, di tagliare le spese delle apparenze democratiche correndo in tal modo il rischio di un denudamento della natura monoclassista e fondamentalmente oppressiva delle sue istituzioni. Forse esprimendomi in un modo un poco maldestro ("da tutto questo"), ho voluto dire che questa caduta delle maschere potrebbe giovare alla classe lavoratrice. Inoltre, un confronto con l'avvento del fascismo non regge, in quanto la borghesia, nonostante la sua esibizione d'un viso sempre più cinico, non ha nessun bisogno di reprimere per mezzo di squadrismo fascista un proletariato talmente assopito. Quindi, quando ho parlato di restrizione della libertà di stampa, non ho affatto avuto in mente sequestri di periodici o arresti di chi scrive contro lo Stato, cosa che senz'altro sarebbe assai pregiudizievole per il proletariato, ma una crescente noncuranza coatta da parte della classe dominante nei confronti della sua immagine pubblica. In breve, ho sostenuto che questa crescente noncuranza e questo sempre più borioso cinismo, presi nella loro totalità, e in concomitanza con altri presupposti, potessero favorire un risveglio della classe lavoratrice, e non invece che dalla chiusura di un qualsiasi giornale possa derivare un qualsivoglia vantaggio per essa.

Ho interpretato male. Ritengo in ogni caso che, essendo oggi il livello di sensibilità civile piuttosto basso (per non dire della coscienza di classe) la chiusura di un quotidiano critico non fa cadere nessuna maschera perché, in linea di massima, se ne accorgono solo quelli che una certa idea della democrazia borghese in cui viviamo ce l'hanno già.

La borghesia lo sa, e gioca d'anticipo.

Non penso che la classe dominante abbia in questo momento bisogno d'indossare la camicia nera, semplicemente perché riesce a mantenere la pace sociale molto più con il controllo ideologico che con il manganello. Per il momento. Ma le cose negli ultimi mesi stanno cambiando in fretta, la crisi sociale potrebbe esplodere come in Grecia e le mosse preventive in senso autoritario, come io vedo il tentativo di chiudere Il manifesto, non si fanno attendere.

Secondo me siamo gia' in una fase autoritaria. Che ovviamente non si traduce nell'orbace nero ma in una sospensione delle regole della democrazia borghese,nelle restrizioni delle liberta' dei lavoratori, nel restringimento degli spazi di discussione. Nel ritorno di una magistratura che persegue i movimenti di piazza e assolve chi provoca le morti bianche.

Perdere il manifesto sarebbe un peccato. Bisogna provare ad avere piu' strumenti possibili.

Manganelli, allarme anarchici: "Solo per caso non hanno ancora ucciso".Il Capo della Polizia: "Racconto cose che ci risultano, e il reato associativo non è perseguibile". ....mannaggia! dire.it

Il Manifesto costa quanto un calciatore; almeno, dal punto di vista delle retribuzioni, sono egualitari.

Non si tratta di soldi, si tratta d'altro. Il manifesto ebbe un ruolo importante nell'organizzare la manifestazione dei giovani precari, è uno strumento di comunicazione della sinistra ed è l'unico giornale a tiratura nazionale che dà le notizie che la stampa borghese occulta. Con la sua chiusura (e con le sentenze della magistratura sui morti sul lavoro) comincia qualcosa, una fase di inasprimento dovuta alla paura delle proteste e delle reazioni che comincia a serpeggiare negli apparati di potere della borghesia.

Mi importa poco quali siano le mie attuali divergenze con la linea del "Manifesto". E' l'unico giornale a tiratura nazionale che dice ciò che la stampa borghese occulta ed é stato importantissimo nella promozione della manifestazione dei precari a Roma e di altre manifestazioni.

Non si tratta dei costi, in fin dei conti il giornale costa meno di un calciatore, si tratta di altro e precisamente si tratta della paura che comincia a serpeggiare nella borghesia di fronte al crescere della protesta sociale.

Una magistratura del lavoro sempre più orientata a consentire ogni sorta di delitto (vedi omicidi bianchi e sentenze varie), distruzione dei diritti dei lavoratori, attacco all'Art.18, la totale collusione del riformismo borghese con questa linea del potere, il diktat sulle rappresentanze dei lavoratori in fabbrica.......e una sinistra di classe incapace di mettere in campo un minimo di forze per innescare una mobilitazione a difesa dei proletari......

La borghesia non si fermerà a questo, non può farlo perché è pressata dalla sua crisi epocale, deve stroncare ogni possibilità di opposizione alla sua politica, deve imporre dosi di miseria sempre più massicce, condizioni di esistenza sempre più disumane. Non aspetterà certo che la sinistra di classe si decida ad accantonare polemiche e divergenze ed agisca unitariamente, la previene.