Crisi: omicidi chiamati suicidi

E' diventata quasi una consuetudine, un replicarsi quotidiano di suicidi provocati dalla disperazione indotta dagli effetti della crisi. Li chiamano suicidi, ma sono omicidi.

Operai licenziati, nell'angoscia di un licenziamento che li condanna alla disoccupazione permanente ed all'impossibilità di sostentare la propria famiglia, piccoli commercianti travolti dal collasso dei mercati a causa dell'impoverimento delle loro clientele, piccoli imprenditori a cui le banche negano ogni forma di prestito.

Li chiamano suicidi ma le loro sentenze sono scritte sui libri-mastri dove si annotano i profitti, sulle contabilità spietate delle banche, pronte a scaricare tutti coloro che non dànno certezze di onorare i debiti, sui verbali dei consigli di amministrazione delle industrie, dove un operaio non è più uomo ma numero, ed un numero non dà rimorsi quando viene cancellato.

La stampa borghese dà qualche notizia che non può nascondere, ma molte altre le occulta, le nasconde perchè i suoi committenti, la borghesia, sa che questi episodi producono sdegno, qualcosa che è molto vicino all'odio. Quanti sono in realtà questi morti? centinaia, forse più. La maggior parte sono proletari, come accade sempre quando il capitale chiede sangue. Ma dico di avere pietà umana anche per gli altri.

Un piccolo imprenditore, sostanzialmente un falegname con qualche operaio, si è suicidato perchè in banca gli hanno negato persino un prestito di 1300 euro. Un operaio si è dato fuoco a causa del licenziamento; sono i morti di oggi, 11 marzo, quelli di cui ci hanno dato notizia.

I comunisti non odiano le persone, odiano le ingiustizie che si incarnano nell'essere ed agire di una classe marcia, fallita, e che per sopravvivere trascina le persone al suicidio.

Voi cosa ne pensate?

Forum: 

E' così. La disperazione generata dalla crisi riguarda soprattutto i proletari, ma non solo: la piccola borghesia - e quindi anche tanti piccoli imprenditori/artigiani, che magari hanno un passato da operai - sta vivendo una situazione molto difficile, e in prospettiva è fondamentale per il movimento dei lavoratori riuscire a intercettare almeno in parte questo malessere, altrimenti lo farà la destra reazionaria (leghismo, nazionalismo) e saranno cazzi.

L'odio di classe va indirizzato contro il capitalismo, non contro le singole persone che compongono la classe avversaria. Giusto. D'altronde il comunismo dovranno farlo i proletari, ma per liberare tutta la società e non solo se stessi.

Detto questo, è anche vero che la maggioranza dei capitalisti - grande borghesia - si merita tutto l'odio di questo mondo, perché sono assolutamente consapevoli che i loro enormi privilegi derivano dallo sfruttamento dei lavoratori. Ma non sono certo loro a suicidarsi.

Per toglierli di mezzo - in un modo o nell'altro - ci vorrà una rivoluzione.

Il problema non e' tanto morire, quanto non vivere.

La delusione e' l'altra faccia dell'ideale borghese, della piena realizzazione dell'esistenza che invece cozza contro una realtà di monopoli esclusivi.

L'ideologia dominante, conduce le rivendicazioni a una vita migliore, nel pantano della concorrenza borghese, dove ha buon gioco, ne derivano l'omofobia e il razzismo ed i vari sogni piccolo borghesi del "render pan per focaccia".

Seguirli sarebbe un vero suicidio per il proletariato.

Li spazzeremo via..

Menzogne e menzogne per omissione.

Singolarmente la stampa borghese "progressista" i mostra per quella che è: pennivendoli al servizio del capitale. Il fatto che "l'Italia sta uscendo dalla emergenza" è la più spudorata delle menzogne. Ma chi è "l'Italia per questi signori?". Forse 18 milioni di famiglie che stanno precipitando nell'indigenza? 6 milioni di giovani senza lavoro e/o senza futuro o con un lavoro nero o precario? forse 14 milioni di pensionati la maggior parte dei quali sopravvive come può nell'insufficienza delle pensioni, e più della metà con pensioni intorno ai 500 euro? gli operai licenziati? i piccoli commercianti disperati costretti a chiudere per il collasso dei consumi? Per loro "l'Italia" è lo spread, sono i profitti delle banche e poco importa se per assicurarli il governo dei borghesi deve spremere sangue e vite dai proletari e da tutti coloro che la crisi fa precipitare nella condizione proletaria. La stampa "democratica", "progressista", "liberal", tace, mente per omissione, nasconde il prezzo disumano che la crisi esige ed estorce dai proletari.

Meglio di questa stampa di mentitori, gli effetti della crisi me ,li ha fatti vedere il mio salumiere: una caduta verticale degli acquisti di alimenti che sempre più si riducono alla pura sussistenza. Grandi supermercati hanno modificato le modalità di vendita ed aperto reparti in cui si può acquistare a peso, a misura e non a confezione; magari 300 grammi di spaghetti, un misurino di olio, ecc. ..appunto..."l'Italia sta uscendo dall'emergenza" spingendo nella miseria e nella disperazione i proletari. Ho assistito in televisione alla discussione in Parlamento sui decreti del governo: nessuno, dico nessuno dei nobilissimi "rappresentati del popolo" ha neppure vagamente accennato a tutto questo; perduta la sua retorica riformista il parlamentarismo borghese si mostra per quello che è, una fabbrica di menzogne e di menzogne per omissione, con un ributtante cinismo, fingendo di non sapere, camminando sui cadaveri dei suicidati. Niente, neppure una parola di tutto questo. E pensare che ci sono "comunisti" (absit injuria verbis) che ambiscono a far parte di questo parlamento, a mescolarsi con i fiduciari del capitalismo!

Tutta la forza della borghesia consiste precisamente nella disorganizzazione del proletariato, nella mancanza di un partito e di un insieme di forze classiste che renda evidente il fallimento del capitalismo, l'inutilità dei sacrifici, perchè la crisi non ha uscita, e la prospettiva di una società di liberi lavoratori.

No debito! Le proteste riguardanti il discutibile salvataggio delle banche con soldi pubblici, quindi "i nostri", così come per gli accordi lassi tra governo e banche, che poi sono tutti i governi, al fatto che una volta incassato il contributo pubblico gli istituti di credito non facciano il loro lavoro cioè concedere credito, e' un'anomalia che molti giudicano insopportabile e arrogante. Bene... Le proteste, anche piuttosto decise, verso gli apparati del complesso capitalistico sia bancario che politico, non tengono pero' conto del legame che esiste tra banche e capitale: l'uno non esisterebbe senza l'altro.Il salvataggio degli istituti e ' in realtà la medicina "necessaria" ad un sistema in crisi di profitti, come pure lo sfruttamento sempre piu intenso dei lavoratori, l'idea stessa di -non pagare- colla speranza che il danaro resti nelle nostre tasche, tradisce una visione di fondo intimamente legata alle contraddizioni che si vorrebbero combattere.- Inconcepibile e' la società senza l'effettiva circolazione del denaro nella vita di tutti i giorni,- ancora una volta una risposta controrivoluzionaria basata sull'assunto che attribuisce a presunti "difetti" della politica corrotta la colpa delle disgrazie attuali, trasformando le contraddizioni del capitale in proprietà immanenti del genere umano. La causa non e' "dentro di noi" , ma nell'alterazione dei rapporti prodotta dalle logiche di profitto che non permettono la ragionevolezza delle scelte politiche e sociali.

Un prete, Monsignor Crociata, il vice del Cardinale Bagnasco, ha fatto una osservazione abbastanza singolare. Si é domandato: "L'umanità è in grado di produrre ciò di cui abbisogna? Si. - si è risposto - Ma allora perchè la crisi?". E' lo stesso prete che disse che alcune merci dovevano essere sottratte alle speculazioni di mercato, parlava di alimenti e di farmaci.

Non importa se sia stato un prete a dirlo, ma l'evidenza tra potenziale produttivo e miseria crescente indica un colpevole, una classe di colpevoli che condanna l'umanità alle sofferenze solo per sopravvivere al suo fallimento, contro l'umanità.

Tutti i paesi del mondo hanno un debito pubblico spaventoso: ma se siamo tutti debitori, chi è il creditore? è un'altra domanda banale che però porta alla medesima conclusione. Il debito pubblico italiano richiede interessi annui maggiori del PIL, cioé tutto ciò che produciamo non basta a pagarli, il debito pubblico non potrà mai essere estinto. Sapreste immaginare un meccanismo di sfruttamento del mondo più efficiente e che, per di più, ha come esattore lo Stato stesso?

I titoli di Stato, in italia, vengono acquistati solo per 1,6-2 % dal cosiddetto "azionariato diffuso" e per il 98- 98,4% dalle banche, quelle estere, con la tecnica del debito incrociato per cui le banche italiane acquistano titoli di altri paesi e così via.Un altro elemento che fa pensare è il fatto che ciascuna banca è azionista di altre banche, una catena ininterrota di collegamenti degli istituti finanziari che è in grado di manipolare e decidere la vita di interi paesi

Si determina così una enorme rete di debito mondiale dove tutti sono vincolati a tutti. Questo sistema ha però una sua fragilità, ricorda il parabrezza di un'auto che, in qualunque punto viene colpito collassa. La sindrome greca è questo, la politica di "risanamento del debito pubblico" di Monti e dei governi borghesi ha precisamente lo scopo di garantire il più a lungo possibile la continuazione di questo meccanismo.

Il compagno GCom ha osservato come i 500 miliardi erogati dalla Banca Centrale Europea siano andati direttamente alle banche che ne dispongono come soldi propri, e sono soldi nostri e saranno nuovo debito, senza fine, almeno finchè regge il sistema capitalistico.